domenica 27 febbraio 2011

"Madagascar??! Wow che bello!

Ci sono i lemuri, e chissa' come vi divertirete...come in un cartone animato!" Questi i commenti a caldo degli amici quando raccontavamo dove ci avrebbe portato la strada dell'adozione che stavamo percorrendo ormai da qualche anno. Ma a noi frullavano in testa altre domande: "Si maaa...e l'alloggio? Dove staremo per 3 mesi? Porteremo con noi anche nostra figlia, una bambina di 7 anni, ci sarà la Tachipirina?
E il latte di soia, per la sua allergia? E come la mettiamo con la malaria? e i vaccini?"
Sapevamo solo che nostro figlio Romeo aveva 5 anni e si trovava a Mananjary, al sud del Madagascar.

 "...e i trasferimenti, da Tanà a Mananjary come li organizziamo?"
Annaspavamo preoccupati, ma per fortuna non eravamo i primi, a volte arrivare secondi ha qualche vantaggio.
Annalisa e Marco, la famiglia adottiva che ci ha preceduto di qualche mese e che ha veramente segnato la pista con il machete,  ci ha dato mille preziose informazioni, ma una fondamentale: "Chiamate Aldo."
Aldo Sunseri è stato il primo contatto con AIM, e ci ha dato la sensazione di quanto fosse bello avere risposte a problemi di cui non avevamo nemmeno percepito l'esistenza. Ad esempio la necessità di avere una SIM malgascia che abbiamo trovato già pronta per noi al nostro arrivo. E come avremmo scoperto altrimenti che in Madagascar l'ambasciata italiana non esiste più  e che i nostri documenti sarebbero dovuti andare fino in Sudafrica? Informazioni impagabili.
AIM è la dimostrazione di quanto possa essere accogliente una manciata di italiani all'estero: senso pratico, umanità, e tanto, tanto buon senso. Un insieme di persone che, ciascuna con le proprie competenze, ci ha aiutato ad apprezzare  i lati affascinanti di un paese cosi complesso e ci ha accompagnato attraverso intrighi burocratici e procedure a noi sconosciute.
Poi abbiamo conosciuto Lorenzo, Henintsoa e la loro Guest House, un pezzo di ospitalità Toscana nel cuore dell'Isola Rossa.
Basti dire che il latte di soia era già li ad aspettarci!!
Con il loro calore ci hanno preso per mano, ci hanno portato a conoscere,  abbandonando ogni timore, un ambiente nuovo e sorprendente e alla fine ad amarlo.
E ancora, nel momento critico del Visto ecco Umberto Lanza, Presidente dell'Associazione, ma anche per noi  traduttore infaticabile e puntuale di noiosissimi documenti in "avvocatese".
Grazie AIM. Le nostre preoccupazioni si sono sciolte e abbiamo finalmente potuto dedicarci
all'incontro con nostro figlio Romeo, e alla nascita della nostra nuova famiglia.

Ecco perchè, ora che li abbiamo conosciuti, per noi AIM ha un altro significato:
Angelicustodi-Italo-Malgasci.
                                                       Elena, Franco, Alice e Romeo


                                                                

Nasce l'agenzia di turismo spaziale

http://dizionari.corriere.it/images/info.gifMILANO - Turismo spaziale, si ricomincia. Dopo aver spedito nell’ultimo decennio sette privati cittadini sulla Stazione spaziale internazionale (Iss), l’agenzia Space Adventures ha annunciato per il 2013 la disponibilità di altri tre posti. La destinazione non cambia e neppure il mezzo di trasporto: i cosmonauti dilettanti saranno trasportati nello spazio dalla navicella russa Soyuz.
RICHIESTE - Il viaggio, della durata di circa dieci giorni, costerà «qualcosina in più» dei 30-35 milioni di dollari spesi dagli ultimi clienti. Un costo difficile da immaginare; eppure, dichiara il presidente di Space Adventures, Eric Anderson, le richieste sono in continuo aumento. Un forte impulso ai «viaggi cosmici» è stato dato da Guy Laliberté, il miliardario canadese fondatore del Cirque du Soleil, che nel 2009 trascorse dodici giorni nello spazio cogliendo l’occasione per promuovere una campagna di sensibilizzazione sulla necessità di assicurare a tutti acqua potabile. Una vetrina «spaziale» fa gola sia a privati che a organizzazioni commerciali, e Anderson ha annunciato potenziali «grandi novità» per l’anno a venire.
ALTERNATIVE - A chi ha sempre sognato lo spazio ma non dispone di milioni di dollari, Space Adventures offre varie alternative. La più economica (4.950 dollari a persona) consiste nel programma Zero-G: un volo a gravità zero a bordo di un Boeing 727 appositamente modificato. Descrivendo dai 12 ai 15 archi parabolici, il velivolo ricrea le condizioni di assenza di peso che consentono agli astronauti di galleggiare nel vuoto.


Elisabetta Curzel

PIZZA: riunione a Napoli per inserirla fra i patrimoni Unesco




AGI-L'arte della pizza napoletana patrimonio dell'Unesco. Presso il municipio di Napoli, questa mattina e' in corso l'incontro per la candidatura dell'arte della pizza napoletana nella Lista dei capolavori dell'Unesco tra l'assessore comunale al turismo, Graziella Pagano, e il coordinatore del gruppo di lavoro Unesco del Ministero delle politiche agricole, Pier Luigi Petrillo. All'incontro prenderanno parte - spiega una nota del Ministero delle Politche Agricole - anche il presidente dell'associazione "Pizzaiuoli napoletani", Sergio Miccu', il direttore dell'ufficio promozione agroalimentare del Mipaaf, Stefania Ricciardi, e l'autore del dossier di candidatura, Giovanni Scepi. Il dossier di candidatura dovra' poi essere trasmesso all'Unesco entro il 30 marzo 2011.

Terapisti Dentali in Madagascar: due incontri organizzati da Progetto Missioni Onlus il 26 febbraio


Bordighera - Il progetto nasce dall'esigenza di fornire cure dentistiche alla popolazione del sud del Madagascar: qui, infatti, esistono dentisti e odontoiatri malgasci, ma molto spesso sono troppo costosi e lontani. Sabato 26 Febbraio Progetto Missioni onlus organizza un doppio incontro, alle ore 15.00 presso il salone parrocchiale dell'Oratorio Don Bosco di Vallecrosia e alle ore 18.00 presso la sala "Melograno" - Via Marsaglia – Sanremo riguardante il Progetto “Terapisti Dentali in Madagascar”; si tratta di un progetto speciale, organizzato da Progetto Missioni onlus con altre associazioni, che ha come obiettivo la formazione di personale locale come "Terapista Dentale" e "Odontoiatra" e l'apertura di ambulatori dentistici in Madagascar.
Il progetto nasce dall'esigenza di fornire cure dentistiche alla popolazione del sud del Madagascar: qui, infatti, esistono dentisti e odontoiatri malgasci, ma molto spesso sono troppo costosi e lontani; così, specialmente nei villaggi più poveri, gli abitanti non hanno accesso neanche alle cure più basilari. E' nata quindi l'idea di creare un corso di formazione rivolto a ragazzi e ragazze del posto, e conseguentemente aprire degli ambulatori dentistici dove possano lavorare, in modo da non dover dipendere dai volontari europei. 
Il progetto, partito circa un anno fa, si è concluso lo scorso gennaio ed ha visto ruotare come insegnanti volontari quattro odontoiatri e tre odontotecnici; al termine, sono stati formati cinque terapisti dentali e cinque odontoiatri, che ora sono tornati ai loro villaggi di origine dove potranno curare i primi pazienti negli ambulatori che andiamo costruendo.
L’incontro sarà un'occasione particolare per conoscere la realtà del Madagascar e per ascoltare chi ha vissuto questa straordinaria esperienza di volontariato. Interverranno il Dott. Marco Verrando, odontoiatra di Sanremo e referente di Progetto Missioni onlus, e il Prof. Vittorio Pirrotta, odontotecnico e insegnante presso l'Istituto Ercole Marelli di Milano; entrambi hanno insegnato come volontari nei corsi di formazione nella missione di Sakalalina.
Progetto Missioni onlus è un’associazione di volontari con sede a Bordighera; supportiamo le missioni delle Suore di San Giuseppe di Aosta in Romania, Madagascar e Costa d’Avorio; inoltre gestiamo sostegni a distanza, progetti di aiuto a famiglie disagiate, ecc.

Progetto Missioni onlus ti invita ad un incontro speciale:
SABATO 26 FEBBRAIO 2011
alle ore 15.00 presso il salone parrocchiale dell'Oratorio Don Bosco di Vallecrosia
e
alle ore 18.00 presso la sala "Melograno" - Via Marsaglia - Sanremo
interverranno:
il Dott. Marco Verrando
Odontoiatra di Sanremo - ASL1 Imperiese
referente di Progetto Missioni onlus per il progetto "Terapisti Dentali in Madagascar"
il Prof. Vittorio Pirrotta
Odontotecnico e insegnante presso l'Istituto Ercole Marelli di Milano
volontario istruttore nella missione di Sakalalina
...e altri volontari con i loro racconti...
Vuoi conoscere meglio il Progetto Terapisti Dentali in Madagascar? Qui trovi tutte le fasi del progetto, come è cominciato e come sta procedendo in questo momento.
ATTENZIONE abbiamo ancora bisogno di odontoiatri ed odontotecnici volontari che diano supporto agli allievi del corso che, tornando alle rispettive sedi, dovranno comprarsi attrezzature e materiale e iniziare a lavorare. Se sei un odontoiatra o un odontotecnico e vuoi fare una esperienza veramente eccezionale... contattaci subito!!!

Referendum in Sardegna: dalla regione contributi per le spese di viaggio agli elettori emigrati

 Per agevolare l'esercizio del diritto al voto dei cittadini sardi residenti all'estero la Regione ha previsto dei contributi in favore degli emigrati sardi che si recheranno a votare in occasione del referendum sul nucleare in Sardegna del prossimo 15 maggio 2011. Gli interessati dovranno rivolgersi al Comune di residenza dove esercitano il diritto di voto. Gli elettori devono essere iscritti all'Aire di un Comune sardo (possono beneficiare dell'agevolazione anche gli elettori per i quali la procedura di iscrizione sia ancora in corso, se attestata dall’Ufficio consolare dello Stato estero di provenienza); aver votato in occasione di consultazioni per il rinnovo del Consiglio comunale e per l'elezione del Sindaco o in occasione di elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale o regionale oppure di referendum abrogativi e consultivi a carattere strettamente regionale; aver compiuto il viaggio di arrivo al Comune sardo non prima di due mesi dalla data delle votazioni e quello di rientro al Paese estero non oltre i due mesi successivi. Non hanno, invece, diritto al contributo gli elettori che si trovano all’estero per motivi di studio o per lavoro a tempo determinato che non possono, per legge, trasferire la residenza all’estero. Gli elettori interessati devono richiedere il contributo prima del rientro al Paese estero presentando questa documentazione: biglietti di viaggio per l’andata ed il ritorno; tessera elettorale vidimata dalla sezione elettorale;  documento d'identità. Il contributo è pari a 361,52 euro per gli elettori provenienti da paesi europei ed a 619,75 euro per gli elettori provenienti da paesi extraeuropei. In caso di ballottaggio, l'elettore rientrato all'estero che affronta un nuovo viaggio ha diritto ad un ulteriore contributo dello stesso importo, se dimostra, con i biglietti di viaggio dell'intero tragitto, l'avvenuto spostamento. (aise)

Frequentare corsi universitari telematici anche stando in Madagascar

È stata firmata questa mattina la convenzione tra la UIM e la PEGASO, l’Università che svolge in forma telematica corsi di Laurea e attività formative. Attraverso le sedi UIM nel mondo, la PEGASO estenderà ai connazionali residenti all’estero l’opportunità di accedere ai corsi universitari on-line, al termine dei quali vengono rilasciati i titoli accademici che hanno identico valore legale di quelli rilasciati dalle Università tradizionali.

"La cultura è l’elemento che radica e ci tiene uniti agli italiani all’estero – commenta Alberto Sera, Presidente UIM – e vogliamo festeggiare i 150° dell’Unità d’Italia anche con questo nuovo servizio offerto grazie alla collaborazione con l’Università telematica Pegaso". "La convenzione con la UIM – gli fa eco Danilo Iervolino, Presidente di PEGASO - rientra nel processo di internazionalizzazione della cultura italiana come elemento di eccellenza dell’Italia e, con l’istituzione di corsi on-line di alta specializzazione nel campo ad esempio dell’enogastronomia, possiamo contribuire alla diffusione del Made in Italy nel mondo". Presente alla firma anche Mario Castellengo, vice Presidente ITAL e consigliere CGIE, che ha ricordato come la collaborazione con la Pegaso nasca dalle "richieste sempre più numerose di conoscenza e approfondimento della lingua e cultura italiana nel mondo che si scontrano con i pesanti tagli realizzati dal Governo nei confronti delle risorse destinate agli italiani all’estero". (aise)
Gentile AIM
non appena avremmo a disposizione i depliant informativi sui corsi Vi invieremo copia per email.
Cordiali saluti
Gabriele Di Mascio
UIM
www.uim.it      +390685233508 Via Po, 168    00198 Roma

Gli Italiani vedono il 2011 con pessimismo.

La Situazione economica del Paese Italia? Un peggioramento generalizzato, dove sempre più spesso dietro una apparente normalità si nascondono situazioni di profondo disagio. È quanto emerge dai dati raccolti dall’Eurispes per la 29esima edizione del "Rapporto Italia 2011" che dedica un focus alla situazione economica percepita dagli italiani rispetto a risparmi e prestiti, non dimenticando rapporti con le banche e le assicurazioni. La maggior parte degli italiani (51,8%) considera la situazione economica del nostro Paese nettamente peggiorata (+4,7% rispetto al 2010). Un dato così significativo si era registrato solo nel 2005 (54%). Se a questi si aggiungono coloro che denunciano comunque un peggioramento anche se lieve (29,8%) si arriva al 81,6% di pessimisti. In questo inizio 2011, sono anche diminuiti gli ottimisti che definiscono la nostra economia lievemente migliorata (3,7%) nel corso degli ultimi dodici mesi e addirittura non vi è nessuno che, nel corso del 2010, abbia individuato un netto miglioramento. E il futuro non è roseo…Dal 2003 ad oggi, accade per la prima volta che la maggioranza del campione (50,7%) preveda situazioni ancora peggiori per i prossimi dodici mesi (26,8% nel 2003; 36,4% nel 2004; 39,3% nel 2005; 30,1% nel 2006; 36,2% nel 2007; 47,7% nel 2008 e 36,3% nel 2010). Di conseguenza raggiunge livelli bassissimi il dato di quanti si dicono convinti di un futuro economico migliore per il nostro Paese (8,9% vs il 18,3% nel 2010 ma nel 2007, solo 4 anni fa, erano il 35,6%). Il 29% degli italiani non intravede la possibilità di grossi cambiamenti e ritiene che la situazione economica resterà sostanzialmente invariata. I residenti delle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est manifestano maggior pessimismo nei confronti della futura situazione economica del Paese: rispettivamente nel 52,4% e nel 52,2% dei casi si dichiarano convinti di un ulteriore peggioramento. Segnali di maggior fiducia provengono soprattutto dai residenti nelle regioni del Centro Italia che, nel 10,6% dei casi, prevedono scenari di ripresa economica. Nel Mezzogiorno (32,2%) e nelle Isole (32,4%) prevale l’opinione secondo cui, nei prossimi 12 mesi, la situazione economica italiana rimarrà stabile. Prezzi in aumento. Quest’anno, rispetto al 2010, è cresciuta in maniera considerevole la quota (70%) di quanti sostengono che i prezzi in Italia siano aumentati. Cala la percentuale di chi sostiene che nel corso dell’anno precedente, i prezzi in Italia abbiano subìto un decremento: il 3% contro il 4,9% del 2010 e diminuisce il numero di chi non ha rilevato alcun tipo di variazione dei prezzi (dal 35% del 2010 al 22,8% del 2011). Ma in che misura si è innalzato il costo della vita? Risulta in aumento la percentuale degli italiani che ha indicato un elevato (46,3%, 45,6% nel 2010) ed un eccessivo (15,5%, 13,6% nel 2010) aumento del costo della vita. Diminuisce di contro la quota di chi asserisce che l’aumento dei prezzi sia stato contenuto e non superiore al 3%: 32,3% contro il 34,5% del 2010. L’aumento elevato dei prezzi (tra il 3% e l’8%) è particolarmente accentuato nell’Italia insulare (55,6%), in quella meridionale (50%) e nell’area Nord-Est (49,1%). La crescita eccessiva dei prezzi, ossia superiori all’8%, è stata avvertita in modo particolare dai residenti del Sud (17,7%) seguiti da quelli del Nord-Ovest (16%) e del Nord-Est (15,3%). Aumentati soprattutto carburanti, generi alimentari e bollette. La quasi totalità degli italiani (95,5%) sostiene che l’aumento dei prezzi abbia colpito in modo particolare il carburante per le auto. A seguire i settori più colpiti sono quello dei generi alimentari (88,4%), le bollette (87,9%), i trasporti (80,8%), le spese per la salute (79,7%), i pasti e le consumazioni fuori casa (77%). Anche le spese per il settore del vestiario e del calzaturiero (65,9%), quelle per la cura della persona (64,4%), le vacanze e i viaggi (59,5%) e l’arredamento per la casa (59,7%) hanno, secondo i cittadini, fatto registrare aumenti. Le spese telefoniche e quelle per il cinema e le attività culturali hanno inciso sul carovita rispettivamente secondo il 59% ed il 57,1% degli intervistati. Incidono in misura decisamente inferiore le spese per il settore tecnologico (41,4%). Sul fronte immobiliare l’aumento dei prezzi è stato segnalato per gli affitti (60,4%) e meno nel mercato della compravendita immobiliare (49,3%). Consumi e comportamenti d’acquisto: continua la tendenza all’adattamento. Si tagliano le spese superflue e si riducono i beni non essenziali, prima fra tutte la spesa per i regali (77,8%, 75,3% nel 2010), per i pasti fuori casa (73,5%) ma anche per i viaggi (70%, +4,8%) e il tempo libero (69,3%, +8,8% rispetto al 2010). Un ulteriore punto fermo in clima di recessione economica, l’acquisto dei prodotti in saldo (74,5%, 68,3% nel 2010) o comunque presso punti vendita più economici come grandi magazzini, mercatini o outlet (71,3%, +0,4%). Grandi accortezze anche per l’acquisto di prodotti alimentari: il 67,8% cambia marca di un prodotto se questo è più conveniente ed il 55,6% sceglie punti vendita più economici come i discount. Nel 25,5% dei casi ci si rivolge per gli acquisti al mercato dell’usato (+7,2% rispetto al 2010). L’e-commerce è sempre più diffuso: ben il 36,2% degli italiani ha acquistato prodotti online essenzialmente per risparmiare o per aderire ad offerte speciali. La difficoltà ad arrivare alla quarta settimana, per molti ormai alla terza, è una questione che accomuna milioni di famiglie italiane: un disagio ulteriormente confermato dal 54,7% di quanti confessano che, ad un certo punto del mese, incontrano difficoltà a far quadrare il proprio bilancio familiare (in aumento del 6,3% rispetto al 2010). Crisi: una famiglia su tre intacca i propri risparmi. Sopravvivere alla crisi non vuol dire soltanto modificare le abitudini e gli stili di vita. Molto spesso accade che, nonostante si presti attenzione al bilancio familiare tagliando le uscite superflue, il budget mensile non sia comunque sufficiente a coprire il fabbisogno ed è necessario ricorrere ai risparmi familiari: questo accade a circa una famiglia italiana su tre (36,2%). In sofferenza i mutui e gli affitti. La casa rappresenta da sempre il capitolo di spesa più incisivo per l’economia familiare e, dai risultati della rilevazione, emerge un quadro preoccupante se si confrontano i dati del 2011 con quelli dell’anno precedente: il 40% delle famiglie italiane ha difficoltà a pagare la rata del mutuo (rispetto al 23,2% del 2010) ed il 38,1% (contro il 18,1% del 2010) a pagare il canone d’affitto. Soprattutto il dato sui mutui sembra essere in linea con l’aumento delle insolvenze registrato in questi ultimi anni nel nostro Paese. Anche quando si indaga sulla condizione economica non individuale, ma complessiva della famiglia dell’intervistato, la situazione appare preoccupante: sono in diminuzione le famiglie italiane che, nonostante tutto, riescono a risparmiare qualcosa (26,2% contro il 30,8% del 2010) e a raggiungere l’oramai ambìto traguardo della “fine del mese” (61% vs 66% del 2010). Un traguardo che rappresenta invece uno scoglio insormontabile per il 35,1% delle famiglie (nel 2010 erano il 28,6%); si tratta di un disagio particolarmente acuto nel Sud (43%), nel Nord-Est (37%) e nelle Isole (36,5%). Propensione al risparmio: prevale il pessimismo. Il 33,8% degli intervistati prevede che, con molta probabilità, non riuscirà a risparmiare nulla nel prossimo anno ed il 23,6% ne è proprio sicuro. I pessimisti rappresentano, quindi, il 57,4%. Complessivamente il 30,6% degli italiani sono fermamente convinti (8,4%) o comunque determinati (22,2%) a risparmiare qualcosa nel corso del prossimo anno. Banche e assicurazioni: italiani in crisi di fiducia. In tempi di crisi economica e di recessione è normale attendersi una discesa della popolarità della banche. Se ciò è vero in assoluto, la gravità della crisi che ha caratterizzato la fine del primo decennio del XXI secolo giustifica un calo di fiducia senza precedenti negli istituti bancari, la cui propensione speculativa ha contribuito ad innescare un crollo finanziario che non ha tardato a far sentire i propri effetti sull’economia reale di tutti i paesi più avanzati. Eppure, rispetto agli altri paesi, in Italia l’intervento pubblico a favore delle banche è stato meno pesante, con esborsi di capitale, attraverso i cosiddetti Tremonti bond, per poco più di 4 miliardi di euro. Il nostro sistema bancario è infatti uscito sostanzialmente indenne dal terremoto che ha sconvolto la finanza globale e gli istituti italiani si rivelano relativamente protetti anche davanti al pericolo default dei debiti sovrani che agita oggi Borse e investitori, proprio perché tra i meno esposti in Europa sui mercati esteri.  Nonostante questi punti di forza, le banche italiane non sembrano tuttavia godere di grande credito presso i cittadini: per il secondo anno la rilevazione dell’Eurispes fotografa un risparmiatore molto scettico e disincantato rispetto alla capacità delle banche di farsi carico delle necessità delle famiglie, delle imprese e più in generale della crescita dell’economia nazionale. Intervistati sulla situazione economica individuale dell’ultimo anno, la maggioranza assoluta del campione (57,3%) ha indicato un peggioramento: grave nel 23,9% dei casi o lieve nel 33,4%. Rispetto ad un anno fa, il numero dei pessimisti ha subìto una lieve contrazione, pari a 2 punti percentuali; della stessa entità si è rivelata tuttavia la crescita di quanti hanno dichiarato un miglioramento (passati dal 6,9% all’8,8%), mentre è rimasto sostanzialmente stabile il dato relativo a quanti ritengono invariata la propria posizione economica (33,2% contro il 32,9% del 2010). La necessità di chiedere un prestito bancario registra una lieve contrazione rispetto ai dati del 2010: se un anno fa il 34,2% del campione aveva infatti espresso questo bisogno, per il 2011 la percentuale si ferma al 29,5%, contro il 70,5% che dichiara di non aver avuto tale esigenza. Tuttavia, se si analizza il motivo (per questa domanda era possibile più di una risposta) per cui è stato richiesto il prestito: emerge una sensibile contrazione di quanti hanno deciso di accendere un mutuo per l’acquisto di una casa, che in un anno passano dal 47,7% al 40,3%. Ma il dato che più colpisce è quello relativo al bisogno di credito espresso per pagare prestiti contratti in precedenza con altre banche o finanziarie (30,7%) oppure per pagare debiti accumulati (38,9%). Per il 2011 crescono le richieste comprese tra 10.001 e 30.000 mila euro (32,2% contro il 20,9% del 2010); ma soprattutto diminuiscono considerevolmente le richieste superiori ai 100mila euro, che passano dal 23,3% al 14,1 per cento. Un dato, quest’ultimo, che deve essere letto tenendo in considerazione la parallela contrazione registrata nell’ambito dei mutui bancari finalizzati all’acquisto di una casa. Le banche viste dagli italiani. Alla domanda se "il tasso di interesse applicato al suo prestito le è sembrato…" il 43,6% degli intervistati ha infatti risposto "alto" a fronte di un 35,7% che ha invece scelto "adeguato". A distanza di un anno, si ripropone dunque una valutazione molto critica circa l’onerosità dei prestiti concessi ai clienti (nella precedente rilevazione il 45,7% aveva infatti risposto "alto") e ciò nonostante la dinamica dei tassi si sia mantenuta per tutto il 2010 su livelli generalmente bassi. Il 42,5% non è per niente convinto che "le banche siano sensibili nei confronti delle necessità delle famiglie" e il 38% si dice poco convinto. Per contro, l’83,8% è molto (53,3%) o abbastanza (30,5%) d’accordo nel ritenere che gli istituti diano credito solo a chi dimostra già di possedere beni e l’88,3% giudica le banche molto (48,2%) o abbastanza (40,1%) "esose". L’opinione che il sistema bancario "raccolga i risparmi dei piccoli per finanziare i grandi" trova molto d’accordo il 41% e abbastanza d’accordo il 33,2%. Da rilevare inoltre la diffusa convinzione che "le banche diano credito ai potenti indipendentemente dalle garanzie", sulla quale converge il 72,4% delle risposte (il 44,6% si dice "molto" d’accordo e il 27,8% "abbastanza" d’accordo). Il campione si divide in maniera significativa solo davanti alla domanda se le banche siano "importanti perché finanziano le imprese e la crescita dell’economia": se il 46,2% si dichiara abbastanza (31,5%) o molto (14,7%) convinto, il 45% si dice poco (30,2%) o per niente d’accordo (14,8%). Banche: promosse con la sufficienza per il servizio offerto. Il 48,8% dei cittadini ha espresso una valutazione “sufficiente” e il 13,1% una “positiva” nei confronti della propria banca; soltanto il 23,2% si dice in questo caso molto (8,7%) o comunque insoddisfatto (14,5%). I dati sembrano essere in linea rispetto a quelli rilevati nel 2010 con una variazione però a ribasso per la sufficienza (era al 52,1%), così come per i giudizi negativi (21,2% nel 2010) o del tutto negativi (5,1%). Stabile, invece, il numero di quanto esprimono un giudizio positivo (12,9% nel 2010). Le assicurazioni. Nel 64,9% dei casi gli intervistati hanno indicato un aumento dei costi dell’assicurazione sull’auto; pochissimi ritengono siano diminuiti (3,4%) e per alcuni invece (15,9%) sono rimasti invariati. Assicurarsi? Solo per il furto dell’auto e sulla vita. Pur non essendo esplicitamente richiesto in questo caso un giudizio sulla soddisfazione nel rapporto stabilito con le assicurazioni, la maggioranza degli intervistati dimostra di affidarsi poco ai vari tipi di servizi offerti dalle compagnie. Solo il 21,1% ha stipulato una assicurazione sanitaria; bassa anche la percentuale di coloro che hanno scelto una pensione integrativa (19,3%). Il bene ritenuto per eccellenza più importante per gli italiani, la casa, risulta essere stato assicurato soltanto nel 22,7% dei casi, superato dal numero di assicurazioni stipulate sulla vita (25,5%). È invece l’auto a raggiungere la quota più elevata di polizze stipulate contro il furto (42%). (aise)

Centro studi “fuga dei talenti”

La “Fuga dei Talenti” è un fenomeno per molti versi ancora sconosciuto nella sua reale entità. Sporadici articoli sui giornali, e ancora più sporadiche ricerche ufficiali o semi-ufficiali, provano da anni a tratteggiarne i contorni. Mancano tuttavia ricerche organiche.


Un Ingegnere in Silicon Valley


In California ho trovato un sacco di gente entusiasta del proprio lavoro: nessuno ha problemi a lavorare anche 10 ore al giorno, perché qua si fanno cose interessanti, dove uno vede il suo contributo diretto al successo dell’azienda… e l’azienda ti ricompensa pure! Anche se l’impresa è grossa, il feeling è sempre quello di una piccola azienda, dove la singola persona può fare la differenza. E si è valorizzati per quello“: così Simone Morellato, 34 anni, ingegnere al lavoro per la multinazionale Cisco in Silicon Valley, descrive l’ambiente di lavoro sulla costa del Pacifico. Lontano, e non solo geograficamente, dall’Italia.
Simone è arrivato negli Stati Uniti poco dopo la fine dell’università, forte di una laurea in Ingegneria Elettronica. In Italia gli si era presentata solamente l’occasione di uno stage -ovviamente non retribuito- presso un’azienda informatica di Treviso. Poi però è prevalsa la voglia di fare un’esperienza all’estero, sostenuta da un docente universitario, che aiuta Simone a trovare una internship presso Cisco: “quando ho visto che per fare uno stage mi retribuivano pure, che avevo una casa pagata, e che andavo a lavorare nell’azienda più importante al mondo per quanto riguarda le reti… beh, allora è stata una decisione facile“, chiosa Simone.
Il protagonista della puntata odierna scala rapidamente -nel corso dell’ultimo decennio- le posizioni professionali al’interno del colosso americano, arrivando a ricoprire la carica diSenior Technical Marketing Engineer, per la quale si occupa di training e test di laboratorio. Contemporaneamente, grazie agli stimoli che provengono dal contesto californiano, si getta nell’avventura imprenditoriale, aprendo una propria azienda di produzione di applicazioni per IPhone, la “JustApps”.
Qui ho trovato davvero l’America“, afferma soddisfatto Simone: “mi posso permettere praticamente tutto quello che voglio, posso svolgere qualsiasi attività con facilità, posso viaggiare, ho la possibilità di conoscere ogni giorno gente nuova e da tutte le parti del mondo. Insomma, mi è proprio cambiata la vita“.

Firma anche tu: Impegnati a rendere l’Italia “un Paese per Giovani”


IL MANIFESTO:
1. Il fenomeno dell’espatrio dei giovani professionisti qualificati dall’Italia è un’emergenza nazionale. Si parte, ma non si torna (se non per assoluta necessità), né si attraggono giovani di talento da altri Paesi. In Italia non esiste “circolazione” dei talenti.
2. L’Italia non è un Paese per Giovani. È per questo che siamo dovuti andar via, o non possiamo a breve farvi ritorno. L’Italia è un Paese col freno a mano tirato, nella migliore delle ipotesi. Un Paese dove la classe dirigente -che si autoriproduce da decenni- ha fallito. All’estero i giovani hanno uguale diritto di cittadinanza delle generazioni che li hanno preceduti.
3. Il processo selettivo all’estero è di gran lunga più trasparente e meritocratico rispetto all’Italia. Anche la quantità di offerte lavorative è maggiore, di migliore qualità e meglio pubblicizzata.
4. Il percorso di carriera all’estero è chiaro, definito e prevede salari mediamente di gran lunga maggiori rispetto all’Italia, soprattutto per giovani neolaureati.
5. All’estero non conta l’anagrafe: puoi ottenere posizioni di responsabilità a qualsiasi età, se vali. Anche a 25 anni.
6. La “raccomandazione” all’estero è trasparente: chi segnala ci mette la faccia e si gioca la reputazione. In Italia è nascosta, premia i mediocri, i “figli-nipoti-cugini di” e i cooptati. Il nepotismo è una piaga nazionale, da debellare anche mediante l’introduzione di uno specifico reato penale.
7. All’estero si scommette sulle idee dei giovani. Le si finanzia e le si sostiene, nel nome dell’innovazione. In Italia -invece- i finanziamenti vanno prevalentemente a chi ha un nome o un’affiliazione.
8. All’estero esiste -in molti casi- un welfare state che sostiene i giovani, per esempio attraverso un reddito minimo di disoccupazione o sovvenzioni per il pagamento dell’affitto. In Italia il Welfare State è quasi interamente “regalato” agli anziani. I giovani sono abbandonati a se stessi, a carico delle famiglie. Il vero “ammortizzatore sociale” nel Belpaese sono le famiglie: lo Stato, la politica, hanno fallito.
9. All’estero esiste il ricambio generazionale: in politica, come in imprenditoria, come nell’accademia o negli altri settori della società civile, le generazioni si cedono il passo, per far progredire la società.
10. Noi giovani professionisti italiani espatriati intendiamo impegnarci, affinché l’Italia torni ad essere un “Paese per Giovani”, meritocratico, moderno, innovatore. Affinché esca dalla sua condizione terzomondista, conservatrice e ipocrita. E torni ad essere a pieno titolo un Paese europeo e occidentale. 

Dal Corrispondente Antalaha

Procediamo controcorrente nelle acque basse del Fiume Onive. In piedi sulla piroga, Remon, un giovane in calzoncini e canottiera, spinge avanti l’imbarcazione con una lunga pertica di bambù. Sopra di noi il cielo minaccioso dispensa raffiche di pioggia, poi sole, poi ancora pioggia. Il ragazzo non se ne cura, così come ignora i coccodrilli prostrati sulla riva. Altri uomini in piroga navigano in direzione opposta. Remon li saluta con un grido, loro ricambiano. Sono i suoi “colleghi” del fiume, e ognuno trasporta un gigantesco tronco di legno di rosa (una varietà di palissandro) abbattuto illegalmente dalla foresta pluviale ai depositi di legname della città di Antalaha, nel Nord-Est del Madagascar. Lì riceveranno in cambio un assegno. Remon farà lo stesso dopo averci lasciati ai margini della foresta. A Remon non piace questo lavoro. Il suo capo - di cui non conosce il nome - gli ha detto che deve lavorare tutto il giorno senza sosta; le guardie forestali sono state pagate per tenersi alla larga per un periodo limitato, al termine del quale si aspetteranno di ricevere un’altra bustarella. Trasportare alberi già abbattuti è comunque meglio che abbatterli. Remon lo sa bene: prima faceva quel lavoro, ma lo ha lasciato perché era diventato troppo rischioso. Benché fosse praticato da anni, l’abbattimento illegale ha subito una brusca impennata dal marzo 2009 quando, in seguito alla caduta del governo malgascio, i controlli sono scomparsi e la foresta ha cominciato a pullulare di bande organizzate scatenate in una corsa sfrenata al disboscamento, alimentata anche dall’insaziabile appetito di legname degli approvvigionatori cinesi, che nel giro di pochi mesi hanno importato dalle foreste del Nord-Est del paese legno di rosa per un valore di circa 160 milioni di euro. Remon racconta di un taglialegna di sua conoscenza al quale una banda ha rubato il legname con una minaccia semplice ma efficace: «Noi siamo in 30, tu sei solo».  A un certo punto la corrente del fiume si placa, e Remon accende una sigaretta di tabacco e marijuana. Parla dei fady, i tabù che hanno protetto per secoli la foresta. Ogni volta che un albero cade e sfonda la testa di qualcuno, o che qualcun altro si rompe una gamba nelle rapide del fiume, tra i predatori di legname si diffonde l’inquietudine: Abbiamo fatto arrabbiare i nostri antenati. Ci stanno punendo. Remon è stato avvertito dagli anziani dei rischi che si corrono nel depredare ciò che è sacro. «Ma provate voi a dare da mangiare alla vostra famiglia il legno di quegli alberi», ribatte. Prima Remon sfamava la famiglia lavorando nelle piantagioni di vaniglia vicino ad Antalaha, città costiera che, come tutta l’isola, è ricca di risorse e povera sotto ogni altro punto di vista. Vent’anni fa, l’allora presidente del Madagascar, Didier Ratsiraka, andava talmente fiero della reputazione di Antalaha come capitale mondiale della produzione di vaniglia che mandò un funzionario a rendere omaggio alla città. «Il presidente credeva che avessimo grandi palazzi e strade asfaltate», racconta l’esportatore di vaniglia Michel Lomone. «Rimase profondamente deluso dal resoconto del suo consigliere». Da allora, un susseguirsi di cicloni e il crollo dei prezzi hanno contribuito a privare la città del suo primato di “regina della vaniglia”. Oggi Antalaha è un centro polveroso e sonnolento, e anche se la sua arteria principale, Rue de Tananarive, è stata finalmente asfaltata nel 2005 con i fondi dell’Unione Europea, il traffico è costituito per lo più da qualche taxi malandato, biciclette arrugginite, pollame, capre, e soprattutto pedoni che camminano scalzi sotto la pioggia coprendosi la testa con le grandi foglie della cosiddetta “palma del viaggiatore”. Così almeno è stato fino alla primavera del 2009. In quel periodo, infatti, per le strade di Antalaha sì è cominciato a udire il rombo delle motociclette. Nell’unico negozio di Rue de Tananarive che le vendeva sono andate a ruba in poco tempo, tanto che, in risposta alla grande richiesta, è stato aperto un secondo negozio sulla stessa strada. Gli acquirenti erano tutti giovani magri e ossuti, e chiunque ad Antalaha sapeva da dove provenissero i loro effimeri guadagni. Di sicuro non dalle piantagioni di vaniglia. Erano gli stessi giovani che si vedevano arrivare in città seduti sul retro di furgoni carichi di legname abbattuto illegalmente, e che si riempivano le tasche di facili guadagni abbattendo in modo selettivo i preziosi alberi di legno di rosa delle foreste del Madagascar. Il Madagascar è un’isola. Certo, è la quarta del mondo per superficie (585 mila chilometri quadrati), ma è pur sempre un’isola. Sebbene tutte le isole abbiano una loro biosfera unica, il Madagascar (che si è separato dall’Africa circa 165 milioni di anni fa) è un caso a sé: circa il 90 per cento della flora e della fauna sono endemiche, e non si trovano in nessun altro luogo del pianeta. Lo spettacolo extraterrestre di enormi baobab con i tronchi a forma di carota, di spettrali lemuri, e di intere “foreste” di alti pinnacoli di pietra può far sgranare gli occhi anche al più navigato dei viaggiatori. Ma questa bellezza unica e indimenticabile va a braccetto con la disperazione quotidiana della popolazione. I malgasci, principale gruppo etnico dell’isola, hanno un modo di dire a dir poco eloquente:  “meglio morire domani che morire oggi”. Il malgascio medio vive con circa un dollaro al giorno. E dato che la popolazione del Madagascar, più di 20 milioni di abitanti, cresce del tre per cento ogni anno - uno dei tassi di crescita più alti di tutta l’Africa - il contrasto tra la ricchezza della terra e la povertà dei suoi abitanti aumenta di giorno in giorno. Per questo motivo gli ambientalisti, allarmati, hanno definito il Madagascar un punto caldo della biodiversità, esprimendo la loro disapprovazione in particolare per la pratica agricola del “taglia e brucia”, molto diffusa sull’isola, che consiste nel dare fuoco ad ampi tratti di foresta per convertirli in risaie.  Nel 2002 la comunità ambientalista internazionale aveva accolto con entusiasmo l’elezione  del presidente Marc Ravalomanana, con il suo programma sensibile all’ambiente. Allo stesso modo ha reagito con sconforto quando, nella primavera del 2009, un golpe militare lo ha destituito, insediando al suo posto un ex disc jockey radiofonico troppo giovane, secondo la costituzione, per ricoprire la carica di presidente.  Nel settembre del 2009, dopo diversi mesi in cui ogni giorno veniva tagliato illegalmente legno di rosa per un valore di oltre 360 mila euro, il nuovo governo, a corto di denaro, ha revocato il divieto di esportazione del legno, in vigore dal 2000, e ha emanato un decreto per legalizzare la vendita dei tronchi già abbattuti e stoccati nei depositi. Lo scorso aprile, messo sotto pressione dalla comunità internazionale, il governo ha rimesso in vigore il bando. Ma il taglio continua. In realtà il resto del mondo non è nella posizione di poter giudicare, data la sua voracità - a volte benefica, altre meno - nei confronti delle straordinarie risorse del Madagascar. Il saccheggio delle foreste dimostra con quanta facilità si possa spezzare il fragile equilibrio tra le esigenze umane e quelle della natura, equilibrio che in Madagascar è sempre stato precario. I diritti di prospezione ed estrazione mineraria delle riserve d’oro, nichel, cobalto, ilmenite e zaffiri sono per lo più in mano a holding straniere. La ExxonMobil ha dato inizio quattro anni fa alle ricerche per il petrolio nelle acque al largo dell’isola, e per anni i migliori costruttori di chitarre americani hanno dotato i loro strumenti di tastiere realizzate in pregiato ebano del Madagascar. In tempi recenti il governo federale dell’isola ha tentato di affittare terreni arabili alla Corea del Sud e di vendere acqua all’Arabia Saudita. Una politica che porta allo sfruttamento di una grande quantità di risorse con ben pochi benefici per il malgascio medio. Non c’è da stupirsi quindi se i minatori locali depredano la terra di pietre preziose da smerciare sui mercati asiatici. O che animali come il geco dalla coda a foglia o la testuggine dal vomere, in via d’estinzione, vengano esportati clandestinamente da piccoli commercianti di animali che li vendono ai collezionisti. O che i giovani smagriti di Antalaha finiscano per decidere che è meglio morire domani, e intascare oggi i soldi dei cinesi che comprano il legno di rosa. «È un bene per l’economia, un male per l’ecologia», commenta un uomo coinvolto nel commercio illecito di legname. Ma ad Antalaha il piccolo boom economico si è rivelato una bolla di sapone. Anche volendo lasciare da parte le devastanti conseguenze a lungo termine della spoliazione della foresta (la scomparsa del prezioso legno su almeno 10 mila dei 4,5 milioni di ettari di area protetta del paese, l’estinzione dei lemuri e di altre specie endemiche, la piaga dell’erosione del suolo che fa insabbiare i fiumi e fa morire i terreni agricoli confinanti, la perdita delle entrate derivanti dal turismo) i perversi effetti secondari del saccheggio del legno di rosa si sentono già da ora. Gli abitanti di Antalaha, che all’improvviso si sono trovati a dover schivare motociclette, hanno anche cominciato a notare l’aumento dei prezzi di pesce, riso e altri generi d’uso quotidiano. La ragione è semplice: ci sono meno uomini sia in mare, sia nei campi. «Sono nella foresta», afferma Michel Lomone, l’esportatore di vaniglia. «Sono tutti nella foresta».
Antalaha

Per andare da Antalaha alla foresta - dove per foresta s’intende il Parco nazionale di Masoala, il più esteso del paese - bisogna intraprendere un viaggio lungo e faticoso. Il confine sudoccidentale del parco è segnato dalla Baia di Antongil, dove tra luglio e settembre partoriscono le megattere. Nel ventre selvaggio di questa foresta pluviale di 235 mila ettari, la perseveranza del visitatore può essere ripagata da straordinarie apparizioni di orchidee, piante carnivore, aquile serpentarie, sfolgoranti camaleonti di Parson o lemuri come il vari rosso. Masoala offre una varietà apparentemente infinita di erbe medicinali, bacche selvatiche e legna da ardere per gli abitanti dei villaggi, che si recano quotidianamente a piedi nudi nella foresta, cantando o chiacchierando. I giovani che vengono dalla città per affari, invece, sembrano smarriti in questo umido e misterioso groviglio di vegetazione. Campeggiano in piccoli gruppi vicino agli alberi che hanno selezionato per il taglio, cibandosi di riso e caffè per settimane. Poi appare il capo che, dopo aver ispezionato gli alberi, dà l’ordine di abbatterli. I tronchi vengono tagliati a colpi d’ascia. Nel giro di poche ore si abbatte un albero che magari aveva messo radici 500 anni prima. I taglialegna rimuovono con le asce tutta la parte esterna del tronco finché rimane solo il caratteristico cuore violaceo. L’albero viene quindi ridotto in ceppi lunghi circa due metri. Un altro gruppo di due uomini imbraga ciascun ceppo con delle corde e lo trascina attraverso la foresta fino alla sponda del fiume, un’impresa che richiede due giorni e viene pagata tra gli 8 e i 16 euro a ceppo, a seconda della distanza percorsa.  Avanzando con difficoltà nella foresta, mi imbatto di tanto in tanto in due figure che trascinano stoicamente un ceppo di 180 chili a cui fanno scalare pendii impossibili, discendere cascate e attraversare acquitrini simili a sabbie mobili: uno sforzo di proporzioni bibliche, se non fosse che i due lo fanno per soldi.       Come per soldi (20 euro a ceppo) lo fa il tizio che i due incontreranno al fiume, che legherà il ceppo a una zattera fatta a mano con la quale supererà le rapide. Per soldi (9,5 euro a ceppo) lo fa anche il conducente della piroga che attende la zattera dove le acque tornano calme. Per soldi (160 euro per due settimane) lo fa la guardia forestale che i signori del legname hanno corrotto perché si tenesse alla larga. E per soldi (16 euro a testa) lo fanno anche i poliziotti ai posti di blocco sulla strada che porta ad Antalaha. Il danno alla foresta è di gran lunga più grave della perdita del prezioso legname: per ciascuno di quei ceppi di legno di rosa vengono abbattuti quattro o cinque alberi dal tronco più leggero, con i quali viene fabbricata la zattera che porterà il pesante ceppo a valle.

Relazione sul viaggio in Madagascar

CONSIDERAZIONI GENERALI:
Viaggio affascinante e ben organizzato, consente di vedere i luoghi di maggiore interesse. Non è stancante, la prima parte è molto selvaggia e ha poche strutture turistiche, mentre la seconda è più soft e godibile. Natura, spazi, soprattutto: persone deliziose e gentili. Un Paese dal sapore incontaminato e immediatamente accattivante. Con ritmi lenti ("mora mora") che ti prendono subito… bellissimo! Cibo ottimo, sistemazioni decenti, strade in genere malconce con media oraria di 30 km/h. L'"estensione" è stata ridotta a 4 giorni, è cara, ma il mare vale davvero la pena….

1. Bus Tana - Antsirabe e Antsirabe - Miandrivazo (750.000 Fmg / dì) 1.500.000 + 850.000 Fmg di benzina
2. Belo s/Tsiribihina - Tsingy - Morondava: due jeep per 4 gg. (700.000 Fmg l'una/dì) + 1.000.000 Fmg di benzina (compreso transfer in aeroporto il 5° giorno)
3. Bus da Tulear a Ifaty e ritorno (fino in aeroporto) 1.000.000
4. Bus per due giorni da Tulear all'Isalo (750.000 Fmg / dì) ed un giorno in cui il bus è impiegato solo per accompagnarci all'ingresso del parco, pochi km, alla tariffa ridotta di 650.000 Fmg + 750.000 Fmg benzina
tot. 12.750.000 = 1861 Euro, alla fine spuntati a 1830 Euro (non interamente versati in anticipo…) Per i disagi subiti, Bebé ci ha abbuonato pochissimo: perde ottime occasioni per fare buona figura ed essere umano.
ALTRE ESCURSIONI:
- Gita sul fiume Tsiribihina: 955.000 Fmg pax per tre giorni scarsi di navigazione con tre pranzi due colazioni due cene di livello eccezionale!!! grazie ad Andreanie e alla figlia e amichetta… gita travagliata dalla poca acqua nel fiume, per cui siamo scesi a spingere spesso per smuovere la barca (sic!) dai banchi di sabbia. Ho visto un coccodrillo… e abbiamo trovato due carcasse, quindi boh? sulla sicurezza e opportunità di tale operazione. Magari informarsi sulla portata dello Tsiribihina da Tana (ma è questo il punto di forza dell'itinerario…). La gita è piacevole nel complesso, e si sta davvero in mezzo al nulla per tre giorni, per poi arrivare in un posto dimenticato da tutti, dove attendono le due jeep per andare a Bekopaka e da lì al parco di Tsingy… bello!!! Contattare la figlia di George, Andreanie: email rcps&wanadoo.mg, cell. 0331163048. Lei vive a Tana, scende a Miandrivazo in occasione dell’arrivo del gruppo.
- Fort Dauphin: 'Air Fort Services organizza la bella gita alla Penisola di Lokaro con pranzo al sacco, notte in bungalows da 4 + 6 posti, cena e pranzo cucinati, trasporti, guida in italiano per 250.000 Fmg /pax. TLF. Volendo si può fare in un solo giorno, senza pernottare, ma è un posto davvero bello. Un bus mandato dalla sua agenzia viene all'aeroporto a prendere il gruppo, e lo riaccompagna in partenza. Traffichino ma affidabile. Nel villaggio Evotra manca l'acqua per lavarsi, si usa la laguna, ma lui non dà ad intendere di voler capire che per quel prezzo offre un servizio inadeguato. Volendo, si arriva a Evotra in 3 ore a piedi da Fort Dauphin lungo la spiaggia, e si fa tutto senza il suo taglieggiamento…
- Isalo: Entrata al parco 50.000 pax, TL 2500, guida 37500 pax;
- Tsingy: entrata 50.000 pax no TLF (valido per tre giorni), guida 18.660 Fmg (pax;
- Manambolo Gorges: 20.000 pax no TLF con guida (si sono sbagliati…)
- Parco Kirindi: passeggiata di un'ora e mezza con guida, ingresso 50.000 pax, guida 7000 pax
- Isola di Tanikeli a Nosy Be: 125.000 pax TLF
- Nosy Be: Marc provvede a procurare i tassì o il bus per il trasporto dall'aeroporto all'hotel scelto, poi ti porta nel suo (bello! In luogo tranquillissimo). Fornisce barca con motori moderni e potenti per le escursioni, ma a prezzi non bassi. Abbiamo preso la gita a Tanikeli, deliziosa isoletta con barriera corallina vicinissima alla spiaggia, pranzo ottimo preparato dal valido cuoco Mohamed (mitico granchio in salsa di cocco e curry!!!) per 125.000 Fmg /pax. Volendo si può contattare al porto di una barca per il solo trasporto a/r, portandosi il pranzo, e si spende circa un quarto…
COSA PORTARE:
In agosto, abbiamo avuto freddo un po' a Tana e ad Antsirabe (1500 mt slm), in genere 25-27 °C, di solito abbiamo dormito con la coperta. Zanzare non molte, ma ci sono. Postare le zanzariere perché a volte gi alberghi ne sono sprovvisti. Tenda e sacco a pelo se si fa la discesa dello Tsiribihina, altrimenti è sufficiente il sacco lenzuolo per la dubbia igiene di qualche albergo. Io però ho sempre dormito nelle lenzuola dei vari posti. Sacco copri-zaino, sandali, scarpe da ginnastica o trek leggere, pile, k-way (pioggia un po' a Fort Dauphin e Nosy Be), torcia frontale, zampironi, materiale scolastico e medicine da lasciare nei vari dispensari, missioni, etc.
CASSA COMUNE:
Ogni partecipante ha versato 712 Euro, di cui 155 vanno come cassa viaggi, che comunque risulta assai più cara: vedi dettaglio dei fornitori. In fondo durante l'escursione ci siamo limitati a Tanikeli, se avessimo fatto anche la crociera alle Mitsio (saltata perché il tempo stringeva, e ci piaceva stare a Nosy Be) avremmo speso di più. Il viaggio ha compreso 15 notti in Madagascar e 4 notti a Nosy Be. Abbiamo pagato il visto (32 Euro pax) i trasporti (203 Euro pax), pernottamenti, ingressi, cene, qualche pranzo, l'acqua, le guide, le mance. I partecipanti hanno speso circa altri 150 Euro per spese personali e acquisti in loco.
RISTORANTI
Antsirabe - HTL Diamant: 26.000 Fmg pax (TLF)
Miandrivazo - HTL Gite sur Tsiribihina: 30.000 Fmg pax (TLF)
Ifaty 30.000
Fort Dauphin HTL Petit Bonheur - cena tipica 50.000 (TLF); altra cena fuori cassa all'HTL Mirage, cara e non offre un buon rapporto qualità/prezzo.
Tulear, da Vassili il greco: 40.000 (TLF)
Morondawa - da Gabriele, La Capannina (caro, ottimo!), 60.000 (TLF)
Ranohira, Htl Orchidee cena menu fisso 30.000 TLF, HTL Berny cena alla carta 36000 pax, no TLF. Colazione da Berny 10.000 no TLF (perché non dormivamo lì…)
Nosy Be: Tzara Loke OTTIMO! Accanto ai bungalows Joli Coin a Ambondrona, prezzi medi 30.000 il piatto principale, cucina genuina e tutto freschissimo, TLF.
ALBERGHI
Antsirabe - HTL Diamant 36.000 pax (una tripla, tre doppie)
Miandrivazo - HTL Gite sur Tsiribihina: 30.000 pax (tre doppie, una tripla)
Ifaty - Mora Mora bungalow vista mare 120.000, fila interna 100.000 per 2 o 3 pax
Fort Dauphin - HTL Petit Bonheur stanza 100.000, bungalow 85.000
Tulear, HTL Refuge stanza doppia 85.000, tripla 110.000
Morondawa Beach bungalows da tre 90.000 (no TLF)
Ranohira, HTL Orchidée 91.000 dp
Nosy Be, Joli Coin (da Marc) 150.000 il bungalow per due con colazione, molto carini, acqua fredda TLF

RELAZIONE GIORNALIERA
28.7 partenza per l'imbarco, prendiamo due taxi incredibilmente marcianti (scassati e stipati: noi più l'equipaggio e la spesa…). Verso le 11 carichiamo la barca, nel posto dove è ormeggiata troviamo mucchi di bimbi, qualcuno ha bisogno di cure e i 4 medici del gruppo iniziano a prodigarsi. La gita sul fiume è carina, ma molto cara… un viaggio pittoresco ma si vedono pochi animali. La barca ha avuto mille problemi di motore… e in più il fiume era mezzo secco, abbiamo fatto frequenti soste per spingere la barca via dalle secche (ma io mi sono divertita, i torinesi schifiltosi un po' meno. Poi ho strillato che era opportuno aiutare tutti…). L'ottima cucina di Andreanie è indimenticabile… abbiamo fatto incetta di ricette!!! Due notti in tenda, navigazione tranquilla. Si avvistano scimmie, lemuri, un coccodrillo. La mattina del secondo giorno abbiamo problemi con la partenza, la batteria nuova è scarica e l'albero del motore non si riesce a farlo girare, i nostri piedi affondano nella melma (sulla Lonely Planet avvertono di non camminare scalzi sulla riva del mare e dei fiumi… noi ci siamo ripetutamente immersi fino al ginocchio per interi quarti d'ora…).
29.7 gita Tisiribihina
30.7 La mattina, ancora problemi col motore. C'è nebbia. Con l'aiuto della corrente ci trasferiamo sulla sponda opposta: noi visitiamo la cascata da mille e una notte, i tipi della barca si danno fa dare col motore. Finalmente alle 12 partiamo… arrivo a Belo dopo l'ultimo pranzo alle 14.30', incontriamo gli autisti della jeep e del pick up, molto simpatici e gentili. Dopo un rinfresco all'hotel partiamo sul far del tramonto per andare a Bekopaka, sarà un vero raid notturno, con tanto di avvistamento di un pitone… tramonto nella savana. Si guadano un paio di corsi d'acqua da panico. Autisti bravissimi. Anche se è avventato girare di notte, arriviamo al camp e riusciamo anche a cenare al vicino lussuoso Resort, alle 22.00 pochi italiani arrivati dopo di noi resteranno senza cena…
31.7 Cerchiamo di alzarci presto, c'è un guasto ad una jeep, prendiamo un passaggio dai genovesi che sono con noi al camp e andiamo all'ufficio parchi dell'ANGAP. Poiché siamo in ritardo, sono finite le imbragature… ne abbiamo due in 12 persone! Le useranno le persone con più vertigini. Altra ora e mezza per arrivare, con le guide, all'inizio del percorso. Bellissimo il trek al Grande Tsingy, bravissime le guide. Alle 17.000 usciamo dal circuito, felici!!!
1.8 Lasciamo il camp, io e Raffa facciamo colazione "etnica" con patata dolce e frittelline da una signora lì vicino, grazie all'aiuto dell'autista Job. Visita con piroghe e guida alle gole del Manambolo, molto carine. Salvataggio di un lemure piccino che abbiamo importunato mentre dormiva… Andiamo a Belo, arriviamo nel pomeriggio e la sera restiamo a dormire lì nell'hotel di un greco con la moglie che cucina benissimo, gamberoni di fiume… Visito la missione dei cappuccini lì vicino…. La sera, con Job andiamo a ballare in un localino un po' losco, divertente.
2.8 Al mattino alle 8 siamo all'imbarcadero di Belo, prendiamo il "traghetto" (davvero una baracca) e dall'altra parte del fiume troviamo una strada sterrata abbastanza buona e tutta di terra rossa… bellissima! Lungo la strada per Morondava visitiamo il Parco Kirindy, a piedi con guida. Carino vedere i primi lemuri da vicino, ma l'ingresso è caro e c'è poco tempo, tutto sommato. Arrivando a Morondava, lunga sosta foto al fantastico viale dei baobab. Arrivando, cerco di avere notizie sul volo dell'indomani per Tulear, passiamo dall'aeroporto. Poi passo dall'agenzia delle jeep per concordare il trasferimento in aeroporto dell'indomani (discussione con l'indiamo). Andiamo ad alloggiare ai bungalow Morondava Beach che avevo prenotato via baracchino da Miandrivazo, per fortuna! Pochi sono disponibili, è tutto in ristrutturazione… La spiaggia è bellissima, lunga. Un paio di ragazze tornano al viale dei Baobab al tramonto. La sera, cena alla Capannina da Gabriele, ottima (e cara…)
3.8 Aereo per Tulear alle 8.30, all'arrivo troviamo il pulmino per andare a Ifaty dove arriviamo a mezzogiorno. Alloggiamo al villaggio Mora Mora, bello e sulla riva del mare. La marea cala dopo pranzo, in 4 andiamo con la piroga a vedere la barriera. L'acqua è gelidina ma la barriera per me che la vedo per la prima volta un vero mito!!!
4.8 Rapido trasferimento di nuovo in aeroporto a Tulear (questo giro a Ifaty è davvero sacrificato…), aereo per Fort Dauphin alle 12.40. Arrivati, troviamo Aziz, andiamo in bus all'hotel del simpatico Eric (camere umidissime!!!). Organizzo per la gita dell'indomani alla Penisola di Lokaro. Cena al ristorante Mirage della russa simpatica sopra l'hotel Petit Bonheur.
5.8 Escursione penisola Lokaro: col bus fino all'imbarcadero, poi 45' in barca, si arriva al villaggio di Evotra (very ethic!!!), poi si cammina cammina lungo la riva e nel bosco con la nostra guida. Bellissima giornata!!!!! Pranzo al sacco, bagno, pennica, raccolta conchiglie, giro naturistico. Nel villaggio, al ritorno, doccia con acqua di palude, cena a lume di candela, cori di bambini (dis-organizzati dal maestro locale, che bussa soldi).
6.8 La mattina altra passeggiata, si sale fino alla fonte, oltre la scuola, fino ad un'altra spiaggetta. Qui purtroppo ad un certo punto la quiete è interrotta da 30 turisti di qualche Tour operator italiano… Dopo pranzo (non eccellente), in barca ritorno a Fort Dauphin. Sera: banchetto malgascio in hotel (buono ma eravamo assolutamente colmi di cibo).
7.8 Tempo libero per mercatino, aereo per Tulear alle 12.40. Qui, il solito pulmino scaciato ci attende per andare a Ranohira. Arrivo la sera, buio, freddo e vento. Qualche incertezza per l'hotel, poi ci fermiamo all'Orchidée.
La mattina presto troviamo la guida all'ufficio dell'ANGAP, Remy, facciamo spesa per pranzo e via in bus 20' e poi inizia la cavalcata… visitiamo i due canyon delle scimmie e dei topi. Valeria abbandona, non sta bene e torna in albergo. Noi proseguiamo, un'ora e mezza in salita (picchia molto!) in un panorama bellissimo, vasto, aperto, cielo blu, temperatura perfetta, venticello e sole… ce la godiamo proprio. Remy ha un buon passo… Il trek termina alle 17 alla cascata (siamo in due a fare il bagno, merita davvero. Il posto è incantevole, davvero tropicale!!!). Per via del freddo notturno avevamo deciso di finire in giornata, per cui alle 18 passate siamo di nuovo al pulmino che ci è venuto a prendere all'altro parcheggio. Sera in hotel, Valeria sta meglio.
9.8 Lasciamo la zona dell'Isalo dopo alcune visite al museo, alla "Fenetre" etc…, pranzo a Sakaraha, ancora ore in bus e arrivo Tulear alle 16.00. Dormiamo all'hotel Le Refuge, giretto pomeridiano in città (offre poco) e cena dal greco… siamo solo noi, tanto per cambiare!
10.8 Dopo i giretti mattutini a Tulear partenza nel primo pomeriggio per Tana e poi per Nosy Be, con due aerei in stretta coincidenza. Arrivati a Nosy Be c'era Marc ad attenderci, che con dei taxi (cari, 75.000 fmg per vettura) ci ha accompagnati per vedere di trovare da dormire da Madame Senga ad Ambatoloaka (che non ha telefono, e il posto è un po' squallidino in effetti) o da Tsara Loke ad Ambondrona, ma poi abbiamo deciso di dormire da Marc al suo Joli Coin, davvero carino. Anche se appartato, si trova infatti in fondo alla spiaggia, il posto è ideale per rilassarsi, in un'ora si arriva sulla spiaggia di Ambatoloaka che è un po' più turistica. Accanto, c'è il mitico ristorante Tsara Loke (che ha le camere, e dei bungalow ma più cari di quelli di Marc) dove abbiamo cenato con grande soddisfazione per due/tre volte… davvero imperdibile!
11.8 Giro in barca a Tanikeli, bellissima…. La sera, abbiamo comprato pesce per tutti da un pescatore a 30.000 Fmg, e ce lo siamo fatto cucinare da Mohamed che ha preparato anche insalata e patate fritte.
13.8 Giornata di visite: chi sta iun giro, chi va a Komba a trovare un tipo italiano che fa da protettore per un villagio locale, io vado a Nosy Sakatia. Cena tutti insieme alla Belle Plage, a pochi km a nord di Ambondrona.
14.8 Raffa sta poco bene (troppe ostriche???), mattinata libera per le ultime passeggiate, il bagno, le treccine etc etc. Partenza per l'aeroporto con taxi a 50.000 Fmg l'uno, Raffa non sta ancora bene ma regge fino alla partenza per la Francia. Saluto il gruppo che si imbarca stanco ma felice, e proseguo in solitaria per Sainte Marie il giorno dopo, per un'altra settimana malgascia e il "meritato riposo del capo"…
Buon viaggio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Il Madagascar punta al mercato italiano

Obiettivo estendere la stagione turistica e portare i visitatori non solo a Nosy Be
Il Madagascar punta a crescere sul mercato italiano, oggi secondo per la destinazione dopo quello francese, con il 12% degli arrivi, pari a circa 25-30mila visitatori l'anno.
I turisti del Belpaese conoscono la destinazione soprattutto per le spiagge di Nosy Be, dove molti t.o. hanno aperto loro villaggi, frequentate in particolar modo nell'alta stagione estiva. "Quello che vogliamo - ci ha detto Vola Raveloson, direttore esecutivo dell'Office National du Tourisme de Magagascar - è far conoscere la destinazione nel suo complesso ed estendere la stagione turistica, portando i turisti italiani in Madagascar nei mesi di spalla per visitare anche l'interno del Paese".

Concentrato di giovinezza

Ho 30 anni e combatto (i primi segni del tempo)

di Cristina Milanesi

BELLE PER SEMPRE 

Il primo gesto di giovinezza per la pelle (delle trentenni)? 
Hydra Life, la linea di trattamenti pensata da Dior per contrastare i primi segni del tempo. 
Perfetta per pelli da normali a secche, 
Crème Protectrice Pro-Jeunesse SPF 15, dalla texture ricca e vellutata, contiene nella formula un siero anti-età, un concentrato di tre estratti vegetali puri provenienti dai Giardini Dior:
- il 
Jesten del giardino dell’Uzbekistan, aumenta i movimenti dell’acqua stimolando le Acquaporine a tutti i livelli cellulari.
- la 
Centella del giardino del Madagascar, gli eterosidi aumentano la produzione di collagene di tipo I e III.
- la 
Rosa nera del giardino di Bretagna, coltivata in ambiente biologico protetto, rafforza i meccanismi di difesa dai radicali liberi. 
I risultati? più idratazione (74 per cento dopo 4 ore), compattezza (+ 14 per cento di collagene in 24 ore) e protezione dai radicali liberi. Aggressioni esterne, stanchezza e segni dell’età, adieu.