sabato 28 aprile 2012

Adis e Gianni Kech




Siamo per gli amici Gianni nato a Torino ed Adis nata a Belluno, più formalmente Giovanni Kech ed Adis Bianchet.
Spieghiamo subito gli interrogativi sui nomi che ci perseguitano sin dall’infanzia:
 Il cognome di Gianni è tedesco e dovrebbe essere scritto Keck, ma quando il nonno paterno lo ha registrato stavano bombardando (ultima guerra mondiale) e c’è stato un errore di trascrizione e la k è stata trasformata in h.
Adis invece è proprio Addis Abeba ( con altro errore di trascrizione all’anagrafe) perché, sempre c’è la guerra di mezzo, il papà di Adis,  ha combattuto laggiù e inopinatamente s’è innamorato di quel posto.


La pensione
Siamo entrambi in età pensione, Gianni l’ha presa giusto in tempo, Adis appartiene alla classe più sfigata della ultima riforma pensionistica, che il giorno della presentazione della proposta di legge, ha fatto piangere il Ministro Fornero, in diretta televisiva, e le sue lacrime non sono servite a ritrattare la proposta e quindi Adis, suo malgrado, è in attesa.

Il lavoro
Entrambi abbiamo avuto una normale vita lavorativa che ci ha assorbito per tantissimi anni e che ci ha visti nel Top Management della Citicorp, della Chase Manhattan e nel gruppo Fiat.
Poi gli ultimi 6 anni di attività li abbiamo trascorsi ristrutturando Banche Italiane e anche qualche Banca dell’est europeo.

Il Madagascar
Una vacanza in Madagascar nel 2004 ci ha portati casualmente, senza grande convinzione, a trascorrere una settimana nel sud ovest,  precisamente ad Andavadoaka, dove abbiamo incontrato un hotel italiano che in quel momento aveva, oltre a noi, solo altri due clienti.
Le giornate  erano però allietate dalle frequentazioni con la simpatica popolazione del posto che appartengono alla etnia Vezo, ma soprattutto con i loro tanti bambini.
Il sole, il mare, le spiagge, ma soprattutto la gente ci ha fatto pensare che la nostra pensione(sic!) che era  prossima, avrebbe potuto godere di tutto questo, e ci siamo immaginati anche che potevamo dare qualche aiuto alla gente del posto che non naviga nell’oro.

La casa
Nel 2005 iniziamo a costruirci una casa ove trascorrere almeno alcuni mesi all’anno.
Dopo aver trascorso una vita a fare strategie di sviluppo per le banche, forse per reazione, abbiamo iniziato a prendere decisioni giorno per giorno trascinati dalle emozioni più che dal ragionamento.

Le difficoltà
Abbiamo avuto momenti difficili, in particolare quando il nostro amico, che si stava occupando della costruzione della nostra casa delle vacanze, è morto improvvisamente.
È stata un’esperienza che non avevamo mai provato in Italia, anche perchè la morte in Madagascar viene affrontata in un modo del tutto particolare.
Qui ad Andavadoaka, la morte ti coinvolge in prima persona e ti obbliga ad occuparti di questioni cui non avresti mai voluto fare l’esperienza.
Adis ed io ci troviamo unici Vazaha (stranieri europei) presenti ad occuparci dell’amico deceduto, senza alcuna cognizione sul da farsi. 
Anche procurarsi il legno per il feretro è stato un problema,  e poi dovevamo rispettare le usanze locali.

La cultura
Fu il nostro battesimo nella cultura Malgascia, un contatto non ricercato e sgradevole, che ci ha lasciato anche qualche amarezza.
Cerchiamo di essere rispettosi delle credenze malgasce e pensiamo che tutte le culture si siano sviluppate a seguito della necessità di dare risposte ai problemi posti dall’ambiente, ma noi siamo italiani e siamo anche orgogliosi della nostra cultura e quindi pensiamo che rispetto non significhi anche condivisione.
Quell’esperienza ha messo in risalto alcune tradizioni locali che tuttora riteniamo inadatte al nostro modo di intendere la vita.

La scoperta
Pero’ col tempo abbiamo anche scoperto alcuni valori da noi ormai perduti, come per esempio la famiglia, il cui ruolo sociale, in Madagascar, primeggia in modo molto evidente, anche se talvolta diventa un complesso insieme di obblighi che pesa su molte scelte individuali.
Vivere ad Andavadoaka ci porta a riconoscere che non possiamo parlare della nostra conoscenza del popolo Malgascio, ma molto più limitatamente pensiamo di esserci addentrati nella cultura Vezo che incominciamo a intuire, senza necessariamente condividerla.
Vivere tra loro comunque significa non poter ignorare le sofferenze che affrontano quasi sempre con il sorriso e con un fatalismo disarmante. Essere qui e non farsi trascinare dai loro problemi ci sembrava impossibile.

Il contributo
Con un gruppo di amici italiani abbiamo dunque pensato di contribuire in qualche modo aiutando dei giovani per dare loro l’opportunità di affrontare un futuro migliore e con qualche strumento culturale in più.
La cultura Vezo non ragiona quasi mai in termini di “futuro”, il quotidiano è così pesante che assorbe tutte le loro energie. Questo pone il problema dello sviluppo dei giovani che sempre meno trovano occupazione nelle attività tradizionali di pesca. Di conseguenza una preparazione scolare di base diventa sempre più fondamentale per garantire qualche opportunità di trovare occupazioni alternative.
Abitiamo a Valahantsaka, nella zona di Andavadoaka e quindi il gruppo di amici da noi costituito, porta lo stesso nome e sostiene la scuola cattolica locale fornendo il pagamento della retta ed il materiale scolastico richiesto dall’istituto.
L’aiuto va alla scuola Cattolica in quanto è l’unica struttura esistente in loco che può garantire continuità di insegnamento. I nostri contributi però  non hanno alcuna identità religiosa e quando se ne presenterà l’occasione potranno coinvolgere anche gruppi o comunità di diverso orientamento confessionale.

I bungalow
Con il passare del tempo la nostra casa, finita nel 2007, si è ingrandita di tre bungalow e di un ristorante , trasformando un ozioso soggiorno in un lavoro che ci mantiene impegnati e vivi e ci lega sempre di più alla gente  del posto.

I rapporti
Abbiamo con tutti ottimi rapporti, che sono in continua evoluzione sia perchè noi riusciamo poco alla volta a immagazzinare il loro modo di pensare e i loro usi e costumi e quindi cominciamo a capire le loro tradizioni, senza rinunciare al nostro passato e alle nostre tradizioni italiane.




Il Resort
Ed ecco dunque il nostro impegno lavorativo, il Resort Valahantsaka www.valahantsaka.com che punta sulla qualità dei servizi e dei prodotti della cucina che da oltre un anno i nostri clienti  apprezzano.
Quello che offriamo innanzi tutto è una grande tranquillità in una zona lontana dal villaggio, ma non tanto, da non consentire con una facile passeggiata di visitarlo. I settanta ettari di terra di pura foresta spinosa offrono un’alternativa alle solite passeggiate, percorrendo i sentieri costieri; le donne del villaggio usano gli stessi sentieri per raggiungere le zone di raccolta dei polpi nei momenti di bassa marea.

Le infrastrutture
Ad Andavadoaka abbiamo dovuto procurarci l’energia elettrica con l’impianto solare e l’acqua scavando pozzi nei dintorni del Resort.
Infatti, qui lo Stato non è presente in alcun modo con infrastrutture e servizi, tutto dipende dagli investimenti di tempo e denaro dei pochi privati, tra cui eccelle la costruzione dell’ospedale italiano Hopitali Vezo ed il nuovo aeroporto che avrà voli interni Airmad ad iniziare dal giugno 2012 costruito dagli investitori della società Corail. Non possiamo poi non citare la benefica opera ambientale e sociale svolta dalla ONG Blue Venture che salvaguarda il patrimonio ittico con parchi marini e contribuisce a sostenere l’istruzione di un centinaio di bambini e che ha messo a disposizione un consultorio famigliare per i tanti problemi affrontati quotidianamente dalle donne del posto.




Residenti
Nonostante l’età  siamo dei novellini in Madagascar e quindi non abbiamo nulla da raccontare che altri vazaha, residenti da più tempo di noi, non sappiano già, in particolare non abbiamo nulla da insegnare o da suggerire perché riteniamo che venire a vivere per lunghi periodi (Gianni trascorre almeno 9 mesi all’anno ed Adis 7) in un paese tanto diverso dalla nostra cultura sia un percorso assolutamente personale ed intimo che ognuno deve misurare con il proprio metro della disponibilità e talvolta della sopportazione.
Quando ci domandano se siamo residenti talvolta dobbiamo riflettere prima di rispondere, segno che abbiamo ancora le radici nella nostra casa italiana, anche se i documenti dicono che siamo residenti in Madagascar.

Italiani innazi tutto
Abbiamo difficoltà di rinunciare al nostro essere italiani, forse una delle esperienze che più ci pesa è quella della rinuncia al bello.
Sembra paradossale, affermare cio’ in un paese come il Madagascar, osannato per le bellezze dei suoi luoghi, per il  suo clima, per la biodiversità della sua flora e fauna.
Ma per un Italiano la bellezza è il prodotto dell’ingegno ed in questo noi siamo esigenti e credo che sentiamo sempre la necessità di ritornare nel nostro paese per fare il pieno di quella bellezza che secoli di storia ha sedimentato nelle nostre città d’arte nei nostri territori forgiati da architetti ed artisti, non dimenticando che anche la nostra natura è talvolta ugualmente eccezionale.

Sulla nostra iniziativa sarà facile documentarsi accedendo al nostro sito www.valahantsaka.com



Trovata una nuova popolazione di uno dei lemuri più rari del mondo


Si pensava che i prolemuri dal naso largo (Prolemur simius - lemuri maggiori del bambù del Madagascar) fossero ormai ad un passo dall'estinzione, con una popolazione ridotta a circa 300 individui. Ma sulle pagine dell'American Journal of Primatology è stata pubblicata una notizia che arriva dal Madagascar e che da speranza per la sopravvivenza di questa specie. I ricercatori dell'Ong malgascia Mitsinjo, insieme all'Aspinall Foundation, il gruppo di studio dei primate del Madagascar Gerp e Conservation International Madagascar hanno  seguito le indicazioni ed i racconti delle popolazioni locali ed hanno ritrovato di nuovo una popolazione "persa" di questi lemuri,  una "scoperta" che raddoppia la superficie del  ridotto areale di questo primate endemico del Madagascar.
Il team di ricercatori opera nell' Ankeniheny-Zahamena Corridor, dove resta la maggior parte delle foreste della costa orientale del Madagascar e stanno lavorando con le comunità locali per monitorare e proteggere le specie della  foresta pluviale devastata e spesso annientata dalla distruzione degli habitat da parte dell'industria illegale del legname, dalla caccia e dalla produzione di carbone di legna.
I prolemuri dal naso largo sono l'unica specie nota del genere Prolemur e si nutrono principalmente di bambù e questa dipendenza da un unico cibo, come per il panda cinese, li ha resi particolarmente vulnerabili ai cambiamenti ambientali.
Si tratta di lemuri di taglia medio-grande: 25-45 cm di lunghezza, con una coda di 25-55 cm, e pesano da uno a 2,5 kg. Hanno una pelliccia color crema e grigio-bruno sulla testa, con ciuffi di peli bianco-grigiastri che ricoprono le orecchie. E' spesso descritto come una delle specie più rare del mondo e come uno dei 25 primati più minacciati del pianeta. L'ultimo rapporto dell'Iucn parlava dell'esistenza di meno di 250 individui maturi.
Rainer Dolch, che nel 2007 ha coordinato delle ricerche su una prima popolazione sopravvissuta, spiega alla Bbc News che di questi lemuri «Si pensava che fossero confinati nel sud-est del Madagascar fino a quando non abbiamo scoperto una nuova popolazione nelle paludi di Torotorofotsy, i primi individui della specie scoperti a nord del fiume Mangoro da 130 anni».
Il suo team ritornata l'anno scorso in Madagascar per esaminare i siti isolati ai margini del corridoio Ankeniheny-Zahamena , dopo aver raccolto notizie tra la popolazione locale sia sulla presenza dei lemuri che del loro habitat del bambù e i loro sforzi sono stati ricompensati con l'avvistamento di 65 individui di lemuri maggiori del bambù e le prove della presenza di una popolazione di Prolemur simius di una densità di oltre il doppio di quella riscontrata in altri siti dove vivono. La scoperta estende l'areale di questi lemuri 85 km più a nord di quanto si sapeva fino ad oggi.
Dolch attribuisce il merito del ritrovamento dei lemuri "scomparsi" all'aiuto avuto dalle popolazioni locali che «Hanno avuto un ruolo cruciale nella scoperta delle specie e giocheranno un ruolo cruciale nella sua salvaguardia». E' del tutto evidente che la collaborazione delle povere popolazioni della foresta con i ricercatori segna una svolta rispetto alla caccia illegale, alla frammentazione e distruzione degli habitat che hanno causato la quasi estinzione dei prolemuri dal naso largo.
Quello che ora preoccupa di più  l'Ong Mitsinjo sono attività umane come il taglio indiscriminato della foresta e le attività minerarie e vedono nelle popolazioni locali, che ne subiscono i danni, alleati preziosi per salvare la foresta e i lemuri con azioni positive. «Stiamo lavorando a stretto contatto con le comunità locali per il monitoraggio delle specie e la protezione del loro habitat», assicura Dolch. Mitsinjo, che è prima di tutto una Ong sociale ed umanitaria che si occupa anche di ambiente, e che sta lavorando insieme ai ricercatori stranieri per ripiantare alberi e collegare con corridoi ecologici le zone frammentate di foresta pluviale.
Fonte: Greenreport

Madagascar. Incontro con l'onlus Omeo Bon Bon

Breve scheda di presentazione e qualche immagine per cominciare a conoscersi



I soci fondatori della Onlus Omeo bon bon sono il Dottor Antonio Vasco, medico psicologo siciliano, originario di Enna, ed Emanuele Gessi, piccolo imprenditore di Ferrara.
Perché “Omeo bon bon”? In lingua malgascia significa “mi dai una caramella” ed è la frase che i bimbi del Madagascar, soprattutto quelli che vivono mendicando lungo le strade, rivolgono agli stranieri.
Antonio Vasco, professionista di scuola basagliana laureato all'università di Padova, arriva a questa decisione dopo anni di ricerca interiore, sulla base di una sua sempre maggiore distanza dalle logiche di compromesso della nostra società e sulla spinta della sua necessità di mettere in pratica una attività di servizio ed equità verso i meno fortunati nel terzo mondo, mettendo  le sue conoscenze e la sua buona volontà a disposizione di questo intento.
L'attività si concretizza nel 2005, anno di fondazione e registrazione della nostra associazione, dopo un suo viaggio in Madagascar con visita ad una missione gestita da missionari conoscenti di una sua parente suora; qui vede finalmente cosa e come fare per cercare di dare un futuro ed una speranza di vita: aiutare i bambini a crescere con un punto di vista diverso e, fondamentalmente attraverso l'istruzione e l'educazione, promuovere un futuro di dignitoso lavoro e di conseguenza di consapevole autosostegno nella vita sociale in cui andranno ad inserirsi col nostro aiuto.

L'attività si svolge essenzialmente con la gestione di “case famiglia”, tre al momento, in cui vengono accolti, in accordo coi servizi sociali locali, bambini di strada abbandonati, orfani o figli di carcerati; a questi bimbi vengono garantite dunque, oltre ovviamente a vitto e alloggio, una educazione scolastica, una assistenza sanitaria continua e sopratutto una situazione di vita dignitosa ed amorevole che li aiuta a superare gli shock causati dal tipo di vita che conducevano prima e a crescere in modo sereno.
Attualmente i ragazzi ospiti delle tre “case famiglia” sono una quarantina, con età compresa fra i tre e i 20 anni.
Il progetto attuale dell'associazione è quello di costruire una “casa famiglia” più grande, capace di ospitare un maggior numero di ragazzi, con annessi laboratori (falegnameria, officina, lavorazione della rafia per la produzione di oggetti di artigianato) attraverso i quali avviare i ragazzi più grandi al lavoro e dare nel contempo ad altri, la possibilità di impararne uno. È sicuramente un progetto molto ambizioso per le possibilità attuali dell'associazione ma l'intento che motiva tutti sostiene anche negli sforzi necessari per realizzarlo.
Emanuele Gessi ha condiviso per tanti anni con Tony Vasco il percorso di ricerca e crescita interiore frequentando insieme scuole, situazioni e contatti che lo hanno portato a condividere totalmente il suo punto di vista sulla vita e la necessità interiore di fare qualcosa di vero per cercare di fare la differenza nelle vite di chi non sa nemmeno di avere il sacrosanto diritto ad una vita dignitosa.
Tony Vasco dunque vive in Madagascar, nella provincia di Fianarantsoa (altipiani centrali), ormai da sette anni occupandosi in prima persona della gestione pratica dell'attività dell'associazione e seguendo personalmente i ragazzi; Emanuele, in qualità di presidente, gestisce, con l'aiuto di pochi volontari, tutte le attività per la raccolta dei fondi necessari al sostegno del lavoro svolto.
Tutte le attività sono fatte su base assolutamente volontaria e la gestione diretta, senza intermediari o dipendenti, permette di garantire che la totalità di quanto si raccoglie venga usata per sostenere la gestione del lavoro, svolto senza il minimo spreco.
Fonte: Tellus Folio

I parchi nazionali e le Aree marine protette funzionano davvero?


L'Ecologist in edicola si fa due domande cruciali: «Le aree protette per la fauna selvatica funzionano davvero? Possono i parchi nazionali e le aree marine protette salvaguardare la fauna selvatica in pericolo contro le crescenti pressioni della crescita della popolazione e dei cambiamenti climatici?» e per rispondere parte da molto lontano, dalla più antica area protetta del mondo, che non è Yellowstone negli Usa, come moltissimi credono, ma la montagna sacra di Bogd Khan (nella foto), vicino alla capitale della Mongolia Ulan Bator, designata come Parco nazionale fino dal 1778, ma salvaguardata addirittura dal XIII secolo.
Ecologist sottolinea che un editto imperiale del XVIII secolo vietava ai mortali da dissacrare quel regno divino, dove erano limitate le costruzioni e vietata la caccia. Il primo caso in cui i riti sacri si incontrano con un proto-ambientalismo in uno Stato strutturato, cosa quindi ben  diversa dai tabù delle tribù animiste. Purtroppo il Bogd Khan Uul National Park è oggi aggredito dal turismo e dall'inquinamento di Ulan Bator.
Da allora molto cammino è stato fatto e nel mondo attualmente ci sono circa 112.000 aree protette, che però secondo Ecologist difendono veramente solo il 6% delle terre emerse (le cifre ufficiali superano il 10%) e l'1% degli oceani. Nel 2011 uno studio canadese ha confermato che la biodiversità è in calo in tutto il  mondo nonostante l'aumento delle aeree protette, che non solo dovrebbero essere più numerose, ma soprattutto più grandi e con meno interferenze antropiche. Un bel problema, visto che la popolazione mondiale destinata a crescere fino a 9 miliardi entro il 2050, comportando un  impatto ancora maggiore su specie ed habitat ed accrescendo le difficoltà di proteggerli. Lo studio ha identificato  l'urgente necessità di trovare altre soluzioni per fermare la perdita di biodiversità, e la principale è quella di " stabilizzare"  il numero di esseri umani sul pianeta e le nostre esigenze ecologiche sulla biodiversità. 
Un altro problema è che la fauna selvatica non conosce i confini tracciati dall'uomo: «Gli uccelli in migrazione, gli orsi alla ricerca di cibo o i banchi di pesci perdono ogni protezione che hanno una volta che attraversano una linea invisibile - si legge  su Ecologist -  Questi pericoli possono iniziare letteralmente sulla soglia di casa. L'International union for conservation of nature and natural resources sottolinea: «In molti casi  [le aree protette] sono solo isole di protezione in ampie zone degradate dagli esseri umani». Un degrado che è spesso il frutto di un altro frutto avvelenato della sovrappopolazione: la povertà, che può portare gli agricoltori a radere al suolo le foreste o a guerre che costringono intere popolazioni a spostarsi in habitat ecologicamente sensibili, causando la distruzione della fauna selvatica. 
Ma anche nel ricco mondo industrializzato le cose non funzionano bene. Ecologist fa l'esempio della Gran Bretagna, dove «Le aree protette non sono sempre efficaci». Un rapporto del  2010 criticava le riserve naturali e parchi nazionali inglesi perché non proteggevano efficacemente  le specie, «Essendo mal gestiti, troppo piccoli, troppo accessibili al pubblico e non interconnessi a sufficienza». Gli autori, alcuni tra i maggiori esperti di fauna britannici, raccomandavano al governo di istituire 12 grandi "‘ecological restoration zones" con un investimento di circa 1 miliardo di sterline. 
Ma la crisi economica  (e l'Italia ne sa qualcosa) porta i governi a tagliare i fondi alle aree protette, per non parlare dei continui tentativi politici di attenuare le forme di salvaguardia nei Parchi. Luke Dollar, uno scienziato della Duke University che studia la fossa, il più grande carnivoro del Madagascar, pensa che abbia poco senso ampliare le aree protette se non si aumentano anche le capacità e i fondi per gestirle: «Si è investito molto nella strategia e pianificazione di progetti come i "corridoi". Purtroppo, fino a che non verrà  acquisita e mantenuta una solida comprensione delle zone già designate per la protezione, stiamo mettendo il carro davanti ai buoi. Negli ultimi 10  anni o giù di lì, il Madagascar ha quasi triplicato la superficie delle aree designate per la protezione. Non ha però fatto seguito una magica triplicazione di enti capaci e manager esperti, nonché una moltiplicazione analoga del finanziamento - spiega su Ecoilogist -  e i "parchi di carta", aree protette senza un' intensa presenza fisica, sono in via di estinzione come aree protette. Avranno successo solo se gli ambientalisti e la popolazione locale lavoreranno insieme e saranno ugualmente coinvolti per raggiungere un equilibrio tra utilizzo delle risorse e conservazione».
Naturalmente i successi delle aree protette non mancano: la scorsa settimana sono nati 18 moriglioni del Madagascar, l'anatra più a rischio del mondo. In Montana, da quando negli anni '90 sono state istituite le Grizzly Bear Management Areas, le popolazioni dei grandi carnivori americani sono aumentate, grazie al divieto di caccia ed a severi limiti per i mezzi motorizzati. 
Ecologist cita l'Australia come "cattivo  esempio": con più di 9.000 parchi nazionali e riserve marine, la natura è protetta ancora in maniera inadeguata ed oltre l'80% delle 1.320 specie sono minacciate di estinzione. Secondo un rapporto dell'Università del Queensland del 2010, «il 12% delle specie esiste solo fuori delle aree protette, mentre un quinto delle specie in pericolo critico non ha alcun tipo di protezione formale. Se le aree protette venissero aumentate (dal 12 al 18% del territorio australiano) e meglio posizionate e gestite, tutte le specie minacciate potrebbe essere garantite».
Sono soprattutto le Aree marine protette (Amp) a dare risultati concreti. John Cigliano, un marine conservation ecologist del Cedar Crest College della Pennsylvania, partecipa al progetto per salvare la conchiglia regina nella Sapodilla Cayes Marine Reserve della barriera corallina del Belize e spiega che  il numero di questi rari molluschi è cresciuto molto da quando, nel 1996, è stata istituita la riserva marina. 
Ma nonostante sia evidente che, come ha confermato il summit mondiale sulla biodiversità di  Nagoya, bisogna proteggere al più presto il 10% degli oceani per poi arrivare almeno al 20%, le Amp si estendono su meno dell'1% dei mari del mondo e secondo Cigliano solo una parte di queste Amp sono davvero efficaci, dato che molte non attuano le forme di protezione previste: «La maggior parte delle Amp sono in acque poco profonde, dobbiamo fare Amp in mare aperto. E dobbiamo fare in modo che tutti i tipi di habitat siano protetti in modo che effettivamente ci sia una protezione di tali habitat a tempo indeterminato.  E' importante collegare le aree marine protette con delle reti, perché le specie marine sono mobili, sia per  soggetti adulti, come i tonni e balene, che per le larve planctoniche». 
Le aree marine protette possono essere vittime del loro stesso successo: quando le popolazioni di una particolare specie si riprendono, l'attività di pesca tende concentrarsi nelle aree verso cui gravitano i pesci al di fuori della riserva. Inoltre le aree dove la pesca è completamente vietata (le zone "A" italiane) sono quasi sempre troppo piccole, «Per questo  è necessario un piano di gestione completo ed integrato che includa la protezione dell'area circostante -  dice Cigliano - Le Amp devono essere adeguatamente progettate e vanno fissati specifici obiettivi  socio-economico e  di conservazione. Se tali obiettivi non sono rispettati, le cose devono cambiare». 
Glyn Davies, direttore dei programmi del Wwf Gran Bretagna sottolinea che i benefici delle aree protette possono variare nel tempo, a causa di forze esterne: «Un decennio di conflitto interno in Nepal, per esempio, ha portato ad un calo nei grandi numeri dei mammiferi sia all'interno che all'esterno riserve. Le aree protette ben gestite vanno a beneficio delle persone e l'ambiente. Di recente ho visitato il Chitwan National Park nelle "praterie" del Terai del Nepal, dove sono stati  fatti degli sforzi per ricostituire le popolazioni di grandi mammiferi rari, tigri e rinoceronti in particolare. La concentrazione di queste specie in via di estinzione incoraggia i turisti internazionali a visitarle, con un fatturato condiviso  direttamente con le comunità che circondano il parco. Ho anche visto miglioramenti fantastici sia nella fauna selvatica che per i mezzi di sussistenza nelle "conservancies" nel nord della Namibia e ho visitato parchi in Colombia e in Brasile, dove le comunità indigene hanno richiesto le aree protette per salvaguardare i propri valori e modi di vita». 
Ma nessun parco nazionale o area protetta può difendersi da sola dal cambiamento climatico. Secondo il rapporto  "China's 40 panda reserves only protect half of its 1.000 or so bears" pubblicato a marzo dall'International Journal of Ecology, entro i prossimi 70 anni il 60% dell'habitat del panda gigante andrà perso a causa del global warming. Ma Luke Dollar dice che questa è solo «Una distrazione dato l'attuale tasso di perdita delle foreste mondiali. Se non mettiamo un freno alle cause profonde dell'attuale e continua perdita di foreste a livello mondiale e non tentiamo di arginare direttamente tali tassi di depauperamento, non ci potrà essere una parvenza significativa delle nostre attuali foreste globali su cui puntare, qualunque sia il consenso sul clima che potrà emergere». 
Fonte: Greenreport

La favola dell'arte per il Madagascar


Roma, La quarta edizione di In fabula art, fra gli artisti Paladino e Kounellis

Immaginate di essere nel Madagascar, immaginate di voler fare l’artista in quella terra dove non esistono pennelli, tele, gallerie, critici o mercanti. Immaginate inoltre di essere donna e fare arte contemporanea. Questa è la situazione di Vonjiniaina Annnie Ratovonirina, l’artista malgascia che è stata scelta per la quarta edizione di In fabula art. Quest’anno l’evento ha come obbiettivo quello di sostenere la terra d’origine dell’artista grazie al Vim, Villaggio Impresa Madagascar. 
Il percorso espositivo, nel
 museo San Salvatore in Lauro a Roma, si sviluppa in tre ambienti separati. Al primo è dedicata la prima personale italiana di Ratovonirina con un’installazione dove le tele, spesso senza alcun supporto, sono appese come lenzuoli direttamente alle pareti scure. Il secondo spazio invece è letteralmente invaso dai disegni dei bambini delle scuole elementari italiane e di Mahajanga che hanno reinterpretato delle favole appartenenti alle due diverse tradizioni. Sono infatti più di quattromila disegni a coprire un piccolo spazio, i muri si riempiono di colori sgargianti, forme inconsuete e composizioni particolari. Il terzo ambiente ospita una serie di opere firmate da artisti noti, tra gli altri Mimmo Paladino, Jannis Kounellis e Sante Monachesi e meno noti. Le creazioni sono state regalate per essere battute all’asta e con il ricavato sostentare il Villaggio Impresa Madagascar.
Come nelle passate edizioni In Fabula si conferma un evento vivo e volenteroso di proporre nuovi artisti sconosciuti nel panorama occidentale. Conferma la sua vocazione sociale che passa per l’educazione all’arte dei più piccoli fino al sostentamento di aree povere spingendo il territorio verso una autonomia consapevole.
Fino al 9 maggio
Museo di san Salvatore in Lauro, piazza di san Salvatore in Lauro 15, Roma
Info:
 www.fabulainart.org

Fonte:Inside Art

 

All'asta Kounellis, Lim e Paladino per villaggio in Madagascar

(Adnkronos) - Kounellis, Lim, Paladino, Ruffo, Savini, Fila, Spaziani sono solo alcuni dai nomi degli artisti che andranno all'asta da Christie's per sostenere a Mahajanga, in Madagascar, un Villaggio-Impresa, gestito dalla dottoressa Candide Horace. A questo villaggio sono dedicati quest'anno i fondi della quarta edizione di Fabula.
I bambini delle scuole elementari italiane e di scuole di Mahajanga, sono stati invitati a realizzare disegni ispirati a fiabe delle rispettive tradizioni, che sono diventate cosi' strumento di identificazione sociale, di trasmissione di valori e di istruzione. Inoltre ai bambini è stato chiesto, quest'anno per la prima volta, di scrivere una favola sui temi della natura, degli usi e dei costumi propri del Madagascar.
Quasi duemila i disegni che verranno esposti lunedi' 23 aprile al Museo di San Salvatore in Lauro accanto alle oltre 40 opere di grandi artisti, come Jannis Kounellis, Mimmo Paladino, H.H. Lim, Pietro Ruffo, Maurizio Savini, Tahar Ben Jelloun, Sidival Fila, Ettore de Conciliis, Riccardo Ajossa, Sante Monachesi, Natino Chirico, Donatella Spaziani e ai lavori dell'artista malgascia Vonjiniaina Annie Ratovonirina, per la prima volta in Italia. La Ratovonirina ha esposto nel 2002 alla Biennale di Dak'Art come rappresentante del Madagascar. Nel pomeriggio del 23 parteciperanno all'evento Claudia Gerini e Silvia Salemi.

I "Bricchi" di Isola d'Asti ospitano il 3° Memorial Vastadore di tennistavolo


Domenica prossima il Centro Commerciale del paese astigiano ospiterà la manifestazione sportiva a scopo benefico con il ricavato che sarà devoluto all'Associazione Onlus Progetto Sarah per il Madagascar



Domenica 29 aprile si terrà al Centro Commerciale I Bricchi la 3^ edizione del torneo amatoriale di tennis tavolo a scopo benefico dedicato alla memoria di Paolo Vastadore, un ragazzo scomparso prematuramente che ha lasciato un grande vuoto nel cuore degli amici e dei compagni di scuola di Isola d’Asti. Per trasformare il suo ricordo in un’occasione benefica, il ricavato delle iscrizioni della competizione sportiva verrà destinato quest’anno all’Associazione Onlus Progetto Sarah che si impegna a sostenere la Missione Cattolica che opera quotidianamente in Madagascar.
I fondi raccolti serviranno per migliorare le condizione igienico-sanitarie della Missione, che si preoccupa di alfabetizzare la comunità del piccolo villaggio di Andronovolo e fornire pasti caldi, vestiti puliti e medicinali indispensabili per migliorare la vita dei bambini disagiati, che potranno così accedere così al cibo, all’acqua ed all’istruzione necessaria per sopravvivere e costruirsi un futuro meno difficile.
Il Torneo inizierà alle ore 9 di Domenica 29 Aprile e nel corso della giornata si alterneranno le sfide per decretare i vincitori delle diverse categorie previste: Bravi (bon), Non Bravi (nen bon), Ragazzi e Ragazze. Le iscrizioni al torneo si chiuderanno nella mattinata di Domenica.
Il Direttore del Centro Commerciale I Bricchi, Emanuele Delmonte, rinnova anche quest’anno il sostegno del Centro e del Gruppo IGD a questa manifestazione : "Fin dalla nostra apertura ci siamo impegnati per creare un rapporto di reciproca collaborazione con il Comune di Isola d’Asti e la sua comunità. Dare spazio ad iniziative simili e lavorare al fianco delle associazioni del territorio fa parte del nostro dna. Desideriamo sempre di più che la nostra struttura sia un luogo complementare della città, una delle tante piazze dove potersi incontrare.
Un appuntamento come il Memorial Paolo Vastadore diventa un’opportunità, oltre che aggregativa, anche per dare un contributo concreto a progetti benefici di ampio respiro. Il Centro Commerciale I Bricchi vuole essere uno spazio da vivere e in questo caso desideriamo che possa diventare anche uno strumento solidale. Per questo motivo abbiamo di nuovo fortemente voluto metterci a disposizione degli organizzatori del torneo, allargando l’invito a partecipare sia agli esperti sia ai neofiti ".    
Le iscrizioni si chiuderanno Domenica 29 Aprile. Info iscrizioni:  Marco Marchesi,  Tel. 333 6110886/mail: marco-marchesi(at)hotmail.com.   
Fonte: AT news

venerdì 27 aprile 2012

SACE con Intesa Sanpaolo per l’internazionalizzazione delle PMI


Obiettivo: finanziare le imprese che investono in progetti di respiro internazionale, senza richiedere garanzie reali. A disposizione, € 500 milioni destinati alle imprese con fatturato sotto i € 250 milioni, interessate a investire all’estero

SACE e il Gruppo Intesa Sanpaolo hanno annunciato la finalizzazione di un accordo per sostenere l’internazionalizzazione delle PMI italiane facilitandone l’accesso al credito.
Firmato da Raoul Ascari, Chief Operating Officer di SACE, Carlo Stocchetti, Direttore Generale di Mediocredito Italiano e da Stefano Stangoni,Responsabile Global Banking & Transaction di Intesa Sanpaolo, l’accordo crea un plafond di € 500 milioni a cui le imprese con fatturato non superiore a 250 milioni di euro, generato almeno al 10% all’estero, potranno accedere per finanziare i loro piani di sviluppo oltreconfine.
Sono varie le attività finanziabili, quali ad esempio: acquisto, riqualificazione o rinnovo di impianti, macchinari, attrezzature industriali e commerciali; promozione, pubblicità, tutela di marchi e brevetti, ricerca, sviluppo e partecipazione a fiere internazionali; acquisizione di partecipazioni non finanziarie all’estero; acquisto di terreni e loro riqualificazione, immobili e loro ristrutturazioni; accordi di cooperazione e di joint venture con imprese estere.
I finanziamenti, per importi tra € 250 mila e € 5 milioni e durate tra 3 e 5 anni, beneficeranno della garanzia di SACE fino al 70% e saranno erogati da Mediocredito Italiano, banca del Gruppo Intesa Sanpaolo specializzata nello sviluppo delle imprese, attraverso il nuovo prodotto International+con garanzia SACE.

I vantaggi sono molteplici
. La garanzia rilasciata da SACE consente alla banca di finanziare i progetti di internazionalizzazione fino all’80% del costo senza garanzie reali quali pegni e ipoteche. Inoltre, gli specialisti di Mediocredito Italiano valutano i progetti di internazionalizzazione, oltre che dal punto di vista del merito creditizio, anche sotto il profilo delle prospettive e dei piani di sviluppo dell’impresa. L’impresa può ottenere un’assistenza personalizzata di alto profilo anche grazie alle analisi dell’Ufficio Studi di SACE e del Servizio Internazionalizzazione di Intesa Sanpaolo su scenari economici, mercati, rischi e opportunità di crescita connessi ai suoi progetti.
“Nell’attuale congiuntura economica e finanziaria, l’insufficienza del credito è un nodo importante da sciogliere per garantire la crescita delle imprese e richiede azioni di risposta concertate tra più soggetti”, ha dichiarato Raoul Ascari“Per questo siamo molto lieti dell’accordo di oggi, che ci vede al fianco di un gruppo bancario di primario rilievo come Intesa Sanpaolo, unendo le nostre esperienze nella valutazione e assunzione dei rischi e le nostre capacità distributive per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese italiane, in particolare le PMI, più esposte alla morsa del credito”.
“Con la firma di questo accordo 
- ha dichiarato Stefano Stangoni, Responsabile Direzione Global Banking and Transaction - Intesa Sanpaolo intende confermare il suo costante supporto alle PMI a sostegno del loro processo di internazionalizzazione. Soprattutto in questa fase, particolarmente delicata per tutto il Sistema Italia, sottolineiamo l’importanza della nostra collaborazione con SACE, esempio brillante di quel Partenariato Pubblico e Privato indispensabile per realizzare, in modo coordinato e sinergico, le migliori soluzioni per il tessuto industriale italiano.L’accordo si pone l’obiettivo di ampliare la gamma di prodotti e servizi offerti alle imprese italiane e mette a loro disposizione un'ulteriore opportunità per la crescita ed il consolidamento sui mercati esteri del Made in Italy”.
Oggi più che mai - ha commentato Roberto Dal Mas, Responsabile Direzione Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo - la capacità di adattamento alle nuove logiche dell’economia e l’attivazione efficiente e sistematica di progetti di internazionalizzazione rappresentano elementi indispensabili per le imprese che vogliono rimanere nel mercato ed essere competitive. La forte capillarità sul territorio e l’esperienza consolidata di Intesa Sanpaolo in ambito internazionale rappresentano elementi di enorme supporto in questo percorso”.
“Le nostre strutture specialistiche
 - ha sottolineato infine Carlo Stocchetti, Direttore Generale Mediocredito Italiano - sono caratterizzate dalla capacità di comprendere la validità tecnico-industriale delle iniziative per un’analisi dinamica e prospettica dell’azienda a completamento della tradizionale analisi di merito di credito, ancora più importante in una fase storica come quella attuale. Essere partner di SACE per noi vuol dire mettere a disposizione degli imprenditori servizi di assistenza e consulenza a 360 gradi per favorire e sostenere concretamente la crescita della loro impresa e dell’economia del Paese”. (ItalPlanet News)

“Scuola a oltranza”

    Tutto da inventare, ma .... priorità assoluta alle piccole scuole, soprattutto di campagna. Il 26 marzo 2011 – sotto la presidenza del giovane Vescovo diocesano, Mgr. Marie Raharilamboniaina , ocd, le cui priorità pastorali sono appunto scuola e scuole -lanciammo  il nostro programma “Scuola a oltranza”, chiamando a raccolta tutti i responsabili civili della regione. Un successo!  Di scuole, per ora ne abbiamo già aperte tre, nella povertà più assoluta. Puntiamo su una diecina.... Dal Belgio, l’Associazione (OFS) MAD QUATRE, ci dà già una mano, ed è pronta a sostenerci per creare strutture complete per un centro scolastico per elementari, a Andranomena. Al centro abbiamo già realizzato un primo lotto, per una scuola elementare completa (quattro belle e spaziose aule scolastiche), gestita in collaborazione con le nostre Suore MIC (che ci aiutano anche per le scuole di campagna). Un grazie sentito all’OPAM che ci ha  aiutato per banchi, tavoli, armadi e scansie. Cantiere già in corso per  una magnifica chiesa, in onore della Madonna delle Lacrime di Siracusa, finanziata da Mons. Pasquale Magnano, un sacerdote di Siracusa. Progetti: una chiesa (al centro) in onore di San Padre  Pio da Pietrelcina (ora preghiamo riparati da un gran tetto di paglia, sempre con la paura che qualche ciclone ce lo spazzi via!...), e un salone di riunioni (cultura e ricreazione) in onore del   Padre Mariano Paolo Roasenda da Torino, il predicatore della TV italiana degli anni 60-70, oggi Venerabile, in attesa della Beatificazione. Sogno (anche): l’apertura di un dispensario. Da mettere sotto la protezione del Beato Giovanni Paolo II. Abbiamo già delle Suore pronte a portarlo avanti.
     In vista di una testimonianza credibile di amore al lavoro per i nostri confratelli malagasy, in vista anche di una educazione al lavoro per la nostra gente – dietro aiuto dei nostri fratelli cappuccini di Francia – abbiamo acquistato 12 ettari di terreno, da destinare in parte a rimboschimento di essenze pregiate locali, alberi da frutta (soprattutto mango), manioca e altri  prodotti destinati all’alimentazione, quale complemento del famoso piatto di riso quotidiano.
     Mass media: una bella locandina “verde” e un sito web (non completo, ma già in funzione: sosbaobabmakisos
     Il mio lavoro-ricerche sulla missione delle Seychelles, - di cui parlo sopra - fine febbraio c.a., l’ho affidato – per la messa punto, in vista d’una eventuale pubblicazione (spero che ci si arrivi in uno spazio di tempo ragionevole) – al confratello cappuccino, Salvatore Vacca di Messina, direttore della rivista “Laurentianum”, del Collegio Internazione San Lorenzo da Brindisi, dei Frati Minori Cappuccini, in Roma.
 
     Aggiornamento ultimo:  in Roma, 21 marzo 2012
 ******************************************************************************
Flash. Nuova  Fondazione Missionaria – Morondava MADAGASCAR
Tanambao Marofototra – Morondava , a 15 km da Morondava-città, all’incrocio della strada su Belo sur Tsiribihina (dove fr. Vincenzo Sirizzotti  ha lavorato durante  5 anni, fondando scuole e Radio FM). Nuova missione (dal 24 ottobre 2010). Tutto da inventare.  La casa della missione (4 stanze) costruita in fretta e in furia (tetti scolabrodo) senza servizi igienici (fatti in seguito). Acqua potabile e doccia: a 150 m. dalla casa. Traino: carriola. Acqua x servizi igienici: pozzo provvisorio, acqua tirata con corda e secchio. Illuminazione: candela e torcia a pile... Chiesa di paglia, che fa da casa di preghiera e da sala di riunioni, fino a quando qualche ciclone non  la porta via. PRIORITA’ : scuola e scuole, al centro e, soprattutto, nella campagna (lungo un tratto di 60 km).  Tre piccole scuole, in campagna,  per ora alloggiate in poverissime capanne. Lavoro: comprati – come detto sopra - 12 h. di terra per piantagioni locali. Scopo. Guadagnarci un po’ di “pane” e essere di modello (amore al lavoro e tecnica di lavoro) alla nostra gente. URGENZE: Pozzo  e castello per l’acqua x servizi igienici. Pannelli solari per la nostra e per la chiesa (sala).Chiesa centrale (San Pio da Pietrelcina), salone multiuso (Venerabile Padre Mariano Paolo Roasenda da Torino), dispensario (Beato Giovanni Paolo II°); campo di basket; proiettore, lettore DVD, schermo (sala di spettacolo: per ora la chiesa in paglia); tre scuole di campagna di cui sopra...  REALIZZAZIONI: Servizi igienici, un magazzino in legno. 4 aule scolastiche. Chiesa “Madonna delle Lacrime” (in corso di realizzazione). Personale attuale: P. Vincenzo Sirizzotti e tre Fratelli Malagasy (due  sacerdoti e un diacono). Vescovo (molto giovane,  e  nominato da appena due ann): Mgr. Marie Fabien Raharilamboniaina, ocd.
(Roma, 23 marzo 2012)
Conto banca nel Madagascar: BFV-SOCIETE GENERALE, sede di Morondava 619 Titolare : ECAR EGLISE SAINT PIO MORONDAVA. IBAN:  MG4600008007700500400630402. BIC BFAVMGMG
5xmille pro missionari cappuccini romani: ONLUS C.F 975448700588
Tel. 00261.33.19.138.03 // 00261.34.96.447.89
Indirizzo postale : P. Vincenzo Sirizzotti, BP. 132 – 619 MORONDAVA  MADAGASCAR

“Scuola a oltranza”


Tutto da inventare, ma .... priorità assoluta alle piccole scuole, soprattutto di campagna. Il 26 marzo 2011 – sotto la presidenza del giovane Vescovo diocesano, Mgr. Marie Raharilamboniaina , ocd, le cui priorità pastorali sono appunto scuola e scuole -lanciammo  il nostro programma “Scuola a oltranza”, chiamando a raccolta tutti i responsabili civili della regione. Un successo!  Di scuole, per ora ne abbiamo già aperte tre, nella povertà più assoluta. Puntiamo su una diecina.... Dal Belgio, l’Associazione (OFS) MAD QUATRE, ci dà già una mano, ed è pronta a sostenerci per creare strutture complete per un centro scolastico per elementari, a Andranomena. Al centro abbiamo già realizzato un primo lotto, per una scuola elementare completa (quattro belle e spaziose aule scolastiche), gestita in collaborazione con le nostre Suore MIC (che ci aiutano anche per le scuole di campagna). Un grazie sentito all’OPAM che ci ha  aiutato per banchi, tavoli, armadi e scansie. Cantiere già in corso per  una magnifica chiesa, in onore della Madonna delle Lacrime di Siracusa, finanziata da Mons. Pasquale Magnano, un sacerdote di Siracusa. Progetti: una chiesa (al centro) in onore di San Padre  Pio da Pietrelcina (ora preghiamo riparati da un gran tetto di paglia, sempre con la paura che qualche ciclone ce lo spazzi via!...), e un salone di riunioni (cultura e ricreazione) in onore del   Padre Mariano Paolo Roasenda da Torino, il predicatore della TV italiana degli anni 60-70, oggi Venerabile, in attesa della Beatificazione. Sogno (anche): l’apertura di un dispensario. Da mettere sotto la protezione del Beato Giovanni Paolo II. Abbiamo già delle Suore pronte a portarlo avanti.
     In vista di una testimonianza credibile di amore al lavoro per i nostri confratelli malagasy, in vista anche di una educazione al lavoro per la nostra gente – dietro aiuto dei nostri fratelli cappuccini di Francia – abbiamo acquistato 12 ettari di terreno, da destinare in parte a rimboschimento di essenze pregiate locali, alberi da frutta (soprattutto mango), manioca e altri  prodotti destinati all’alimentazione, quale complemento del famoso piatto di riso quotidiano.
     Mass media: una bella locandina “verde” e un sito web (non completo, ma già in funzione: sosbaobabmakisos
     Il mio lavoro-ricerche sulla missione delle Seychelles, - di cui parlo sopra - fine febbraio c.a., l’ho affidato – per la messa punto, in vista d’una eventuale pubblicazione (spero che ci si arrivi in uno spazio di tempo ragionevole) – al confratello cappuccino, Salvatore Vacca di Messina, direttore della rivista “Laurentianum”, del Collegio Internazione San Lorenzo da Brindisi, dei Frati Minori Cappuccini, in Roma.
 
     Aggiornamento ultimo:  in Roma, 21 marzo 2012
 ******************************************************************************
Flash. Nuova  Fondazione Missionaria – Morondava MADAGASCAR
Tanambao Marofototra – Morondava , a 15 km da Morondava-città, all’incrocio della strada su Belo sur Tsiribihina (dove fr. Vincenzo Sirizzotti  ha lavorato durante  5 anni, fondando scuole e Radio FM). Nuova missione (dal 24 ottobre 2010). Tutto da inventare.  La casa della missione (4 stanze) costruita in fretta e in furia (tetti scolabrodo) senza servizi igienici (fatti in seguito). Acqua potabile e doccia: a 150 m. dalla casa. Traino: carriola. Acqua x servizi igienici: pozzo provvisorio, acqua tirata con corda e secchio. Illuminazione: candela e torcia a pile... Chiesa di paglia, che fa da casa di preghiera e da sala di riunioni, fino a quando qualche ciclone non  la porta via. PRIORITA’ : scuola e scuole, al centro e, soprattutto, nella campagna (lungo un tratto di 60 km).  Tre piccole scuole, in campagna,  per ora alloggiate in poverissime capanne. Lavoro: comprati – come detto sopra - 12 h. di terra per piantagioni locali. Scopo. Guadagnarci un po’ di “pane” e essere di modello (amore al lavoro e tecnica di lavoro) alla nostra gente. URGENZE: Pozzo  e castello per l’acqua x servizi igienici. Pannelli solari per la nostra e per la chiesa (sala).Chiesa centrale (San Pio da Pietrelcina), salone multiuso (Venerabile Padre Mariano Paolo Roasenda da Torino), dispensario (Beato Giovanni Paolo II°); campo di basket; proiettore, lettore DVD, schermo (sala di spettacolo: per ora la chiesa in paglia); tre scuole di campagna di cui sopra...  REALIZZAZIONI: Servizi igienici, un magazzino in legno. 4 aule scolastiche. Chiesa “Madonna delle Lacrime” (in corso di realizzazione). Personale attuale: P. Vincenzo Sirizzotti e tre Fratelli Malagasy (due  sacerdoti e un diacono). Vescovo (molto giovane,  e  nominato da appena due ann): Mgr. Marie Fabien Raharilamboniaina, ocd.
(Roma, 23 marzo 2012)
Conto banca nel Madagascar: BFV-SOCIETE GENERALE, sede di Morondava 619 Titolare : ECAR EGLISE SAINT PIO MORONDAVA. IBAN:  MG4600008007700500400630402. BIC BFAVMGMG
5xmille pro missionari cappuccini romani: ONLUS C.F 975448700588
Tel. 00261.33.19.138.03 // 00261.34.96.447.89
Indirizzo postale : P. Vincenzo Sirizzotti, BP. 132 – 619 MORONDAVA  MADAGASCAR

Madagascar: è corsa alle pietre preziose


Ancora una volta sono le risorse del sottosuolo africano a far muovere gli uomini d’affari di tutto il mondo verso il Continente Nero, questa volta in direzione Madagascar dove, da poco, è stato scoperto un giacimento di pietre preziose, situato sotto la foresta pluviale protetta di Zahamena.
In poche ore minatori ed affaristi da tutto il globo hanno invaso l’isola africana ammassandosi nel capoluogo della regione orientale di Alaotra Mangoro, Ambatondrazaka, pronti a mettere le mani su un bottino di entità ancora sconosciuta ma sicuramente consistente, mentre Rasolonirina Ramenason, direttore regionale per l’Ambiente e le Foreste, afferma che “quasi la metà dei minatori ha invaso la zona di conservazione delle pietre preziose”.
L’area di Zahamena, già nel 2007 dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, situata pochi chilometri ad est del lago Alaotra, ospita una foresta pluviale di oltre sessantaquattromila ettari, in cui vivono centinaia di specie di piante ed animali di cui molti presenti solo in quella zona. La foresta ospita inoltre svariati villaggi di popoli autoctoni di etnia Sihanaka o Betsimisaraka.
A dimostrare l’importanza di questa regione, un terzo del territorio occupato dalla foresta è stato dichiarato riserva naturale integrale, vietandone l’accesso a turisti o visitatori.
Finché era considerata solo un’area scoscesa coperta da alberi nessuno, a parte qualche botanico o naturalista, se ne era mai curato e molti probabilmente ne ignoravano anche l’esistenza, conservandone l’integrità.
Ora che l’intera zona si è trasformata in un forziere pieno di diamanti e pietre preziose di vario colore, mantenerla inviolata sarà sicuramente molto più difficile se non impossibile, soprattutto viste le condizioni disastrate in cui versa l’economia del Paese, per il quale l’inizio di un’attività mineraria fiorente potrebbe portare entrate non indifferenti.
Spetterà solo a chi governa l’isola di decidere se proteggere una foresta patrimonio dell’umanità, o se trasformare l’intera area in un’enorme miniera.
 Fonte:
Rinascita

A questo comunicato , aggiungiamo qualche notizia avuta di prima mano

Sono stati trovati degli zaffiri blu di ottima qualità e che tagliati è stato già possibile apprezzarne la purezza.
I minatori arrivati sul posto sono oltre 15.000 e sono arrivati anche parecchi compratori da tutto il mondo, soprattutto dallo Sri Lanka.
La zona interessata è nel comune di Didy, a 50 chilometri a sud di  Ambatodrazaka.
Gli alberghi di Ambatodrazaka sono super affollati e quelli che ne piangono le conseguenze sono i residenti perchè tutti i generi di prima necessità sono divenuti carissimi.

Intanto il Governo ha inviato delle forze di polizia per contenere questa enorme massa di avventurieri.

sabato 21 aprile 2012

Tony Vasco


L’intervista

Arrivo in Madagascar
Sono  venuto in Madagascar nel 2004. Non era un viaggio di piacere, raggiungevo una missione cattolica che si trova sugli altopiani del sud est dell’isola: Ankaditsiary.   Ero già adulto, in uno di quei momenti  nei quali la mia vita mi chiedeva altro, una sorta di conversione verso la Vita stessa.
Ricordo che da Tanà ad Ambositra tutto mi sembrava come offuscato ancora dai miei pensieri “italiani”, ma  in me non c’era la minima paura, nessun rimpianto verso ciò che “avrei lasciato”.
Quando da Ambatofinandrahana ci siamo inoltrati lungo la pista che conduceva alla missione (ero con dei giovani, mai conosciuti prima,  che avevano già vissuto presso la missione ) sono ritornato in me, ho come aperto gli occhi ed ho visto tanta povertà. Il deserto circondava la toyota land cruiser del prete.....era segnato  da luminosi sorrisi di bambini; sporchi, senza scarpe, con vestitini antichi, ma quel sorriso  riempiva il cuore.    Una povertà  così totale e così permanente che si corre il rischio di abituarsi.....

Presentazione
 Mi chiamo Toni Vasco, sono nato ad Enna ed ho svolto la professione di psicologo presso il servizio di salute mentale. Avevo lavorato per due anni a Trieste, ai tempi di Basaglia ed ero stato catturato dal fervore di quella che si chiamava “antipsichiatria”.  L’interesse per la conoscenza  diciamo pure “non convenzionale” mi ha condotto verso le terapie alternative. Sono diplomato in shiatsu e shin tay. Ho anche conseguito il diploma in Raja Yoga.

L’Associazione
Ma torniamo al Madagascar e alla Associazione che ho fondato (febbraio 2005 a Ferrara) e di cui sono responsabile in Madagascar. Dal 2005 al 2010 non sono mai tornato in Italia. Le attività dell’Associazione si riempivano di significato e richiedevano molto impegno.  I primi progetti riguardavano l’aiuto sanitario (e ringrazio il Dr. Luciano Tuseo per la sua disponibilità e i suoi consigli circa la malaria), la prevenzione, e cominciava a delinearsi con maggiore chiarezza quello che poi e ad oggi é la priorità della Associazione: permettere ai giovani ed ai bambini di seguire gli studi  così da potere intravvedere un avvenire un pò meno difficile.

Casa Famiglia
Da tre anni e mezzo l’Associazione ha aperto una casa famiglia per bambini di strada a Fianarantsoa. Ne accogliamo 19. Tutti vanno a scuola,  hanno le cure sanitarie e tutto ciò che può servire per crescere meglio. Ci sono poi altre tre case (due a Fianarantsoa ed una ad Ambositra) dove abitano dei giovani. Anche per loro l’Associazione garantisce gli studi e naturalmente tutto il resto (cibo, cure sanitarie, vestiti...)
E ancora é possibile garantire gli studi per altri bambini  e giovani che vivono in condizioni sfavorevoli, e abitano con le rispettive famiglie.
L’Associazione riesce anche a farsi carico di progetti straordinari come aiuti sanitari per gravi malattie rivolti  a bimbi e meno bimbi.

Progetto
Il futuro prevede la costruzione di una grande casa famiglia che possa accogliere 60 bambini, e di piccole case per quelle  famiglie che desiderano cambiare le loro condizioni sociali e così avranno la possibilità di lavorare la terra (abbiamo comprato un grande terreno che permetterà diverse attività).  Queste case saranno affittate con il criterio del riscatto e mi auguro che le persone possano comprendere l’opportunità  che gli viene offerta.

Oggi  e il domani
Devo dire che vivere con 19 bambini é una esperienza nuova ogni momento.  Quando penso a  come li ho conosciuti, in strada, e a come crescono, vi confesso che faccio fatica a trattenere le lacrime.
Certo non é tutto facile.  Spesso le difficoltà sorgono nel rapporto con gli adulti rispetto soprattutto alla convinzione, credo molto diffusa, del “quì ed ora”.  E’ molto comune il fatto che quando le persone  trovano la quantità di riso giornaliero, poi si dimenticano del domani. Non mi riferisco all’idea dell’avvenire secondo una visione  classicamente “straniera e spesso disumanamente civilizzata”, ma proprio del domani domani.  E’ facile immaginare come questo comporti una costante revisione del mio modo di pensare, e uno sforzo  teso a trovare una via di mezzo tra questo  estremo “quì ed ora” ed uno sguardo  che veda un tantino più al di là.

 Famadihana (la riesumazione)
Quando ero presso la missione, sono stato invitato alla cerimonia della riesumazione (famadihana). Tre giorni di festa alla quale partecipa tutto il villaggio, con canti e balli e cibo e toka (alcool artigianale). Il culto dei morti sembra molto  radicato nella cultura di questo popolo. Certo,  mi suona un pò  strano se messo a confronto con il “culto della vita” che a volte sembra un pò meno preso in considerazione.   Ma quello che ancora oggi mi viene difficile comprendere é la facilità di provare gelosia verso chi riesce ad emancipare la propria esistenza. Sembra che stare un pò meglio sia fonte di vergogna  e di gelosia assieme. E allora bisogna evitare  che gli altri si accorgano che si progredisce, si ha quasi paura di questo, ed evitare così la gelosia o, peggio, qualche maleficio.

Vaovao
Anni  fa sono ritornato ad Ankaditsiary con dei dentisti italiani ed ho incontrato una ragazza che avevo conosciuto ancora adolescente. Aveva tra le braccia un bambino  nato da pochi giorni: suo figlio. In Madagascar la gente si saluta chiedendo “inona ny vaovao” (che novità?). Mi sono rivolto alla giovane con la stessa domanda e lei mi ha risposto “tsy misy vaovao” (nessuna novità).  Il fatto é che aveva da pochi giorni avuto  un bambino.....e non era una novità. Gli anziani mi hanno detto che rispondere così é perché, in genere le vaovao sono notizie tristi  e allora....

fihavanana
Sento spesso evocare la fihavanana (solidarietà) come cardine portante della cultura malgascia. E’ certo una grande forza che può essere espressa, nella vita quotidiana, nel rapporto con chi ha più bisogno...e con tutti.
Certo però che ho avuto anche l’occasione di vedere avvilire questa grande saggezza malgascia, e avvilirla da una forma più o meno appariscente di accondiscendenza, di simulazione e  quasi di vergogna ad esprimere ciò che si pensa  e dare spazio così ad una certa ipocrisia che impedisce poi la fiducia reciproca e forse mantiene una sorta di sottomissione verso chi ha più potere (di qualsiasi tipo). E non so se poi questo possa produrre delle reazioni che infine contraddicono lo spirito degli antichi, la solidarietà.

E comunque mi chiedo ancora se l’emancipazione sia frutto del benessere economico o é il contrario, o vanno di pari passo....(la solita questione dell’uovo e della gallina....?)
Ma  alla fine ognuno fa ciò che può, nel senso che si comporta e crede secondo la propria coscienza. Nulla accade per caso e allora noi esseri umani seguiamo ciò che la Vita ci offre e ci permette.
Quante volte magari desideriamo una qualche cosa, e la desideriamo con tanta forza da perderci il sonno. E poi accade che si verifichi tutto il contrario e ne rimaniamo delusi. Forse non riusciamo a comprendere il significato e l’utilità di ciò che é avvenuto. Ma come diceva un maestro indiano: “la vita é giusta in ogni caso.”
E allora mi chiedo se e come posso dare il mio contributo senza però volere convincere nessuno delle mie idee verso la vita.

omeo bon bon (mi dai una caramella)
L’Associazione si chiama “omeo bon bon” (mi dai una caramella) e la casa famiglia “iriko ny mijery lanitra” (desidero guardare il cielo).  Omeo bon bon perché nei quasi due anni di permanenza presso la missione ho constatato che i bambini non chiedevano mai soldi, ma caramelle o biscotti. Mi é rimasto impresso ed ho pensato che potesse essere bello ricordare ciò con l’associazione. “Iriko ny mijery lanitra” perché credo che dovremmo ogni tanto alzare gli occhi verso il cielo per non sprofondare nella illusione della vita materiale e, permettetemi, ringraziare la Grande Vita per tutto ciò che ci offre.

  Il simbolo é un girasole:  un fiore  che rivolge la propria corolla sempre verso la luce del sole.
Qualcuno mi ha chiesto se ho delle ambizioni.  Credo di non averne. Quello che però posso dire con certezza é che ho una chiara intenzione:  imparare a servire la Vita in tutte le sue manifestazioni , e con “presenza”.
Devo dire che non mancano gli impegni. Ma devo anche dire che non mancano le occasioni di scoramento e, diciamo pure, di irritabilità. Ma sapete bene come va....

Il Dalai Lama ha detto : “Siate egoisti, pensate agli altri.”
Sembra un paradosso ma nasconde una grande verità. Quando vengo preso da questi turbamenti   mi viene voglia di abbassare gli occhi e non vedo  null’altro che me stesso.  Mi rianima essere poi capace di alzare gli occhi e rendermi conto di quanto sconforto e tristezza ci sia attorno a me. Allora mi dico che il mio scoramento e la mia irritabilità sono veramente cose da niente. E che tutti siamo veramente uniti da questa  straordinaria prova che é la Vita. E allora il Dalai Lama ha ragione: nel momento in cui riapro gli occhi sul mondo mi sento bene e in questo senso do nutrimento al mio “egoismo”.
E se avrete voglia di venire a trovarci saremo felici di accogliervi.
Contatti:   vascotony@hotmail.com       00261-33 14 302 66