mercoledì 26 ottobre 2011

Ricongiungimento familiare nei paesi europei


Uno studio sul ricongiungimento familiare è stato presentato da Gabriele Di Mascio, del Patronato Ital Uil, nel Convegno "Ricongiungere l’integrazione", svolto oggi a Roma. Lo studio, realizzato dall’Ital Nazionale grazie anche al contributo delle sedi all’estero, è stato condotto su otto Paesi e ha messo a confronto le leggi nazionali che regolano il diritto di ricongiungimento familiare in Italia, Francia Spagna, Belgio, Romania, Svizzera e Regno Unito. L’analisi mette a confronto vari aspetti del ricongiungimento familiare come i soggetti richiedenti, i familiari autorizzati, i requisiti richiesti, la procedura prevista, la struttura competente e i mezzi di ricorso amministrativo. Dallo studio emerge come la Gran Bretagna, la Spagna, il Belgio e la Germania riconoscano il ricongiungimento familiare anche ai partner conviventi non coniugati, mentre solamente la Gran Bretagna permetta il ricongiungimento anche con fratelli, sorelle, zii e nonni in presenza di particolari condizioni. In merito ai requisiti richiesti per ottenere il ricongiungimento si evidenzia che in Francia e in Germania l’autorizzazione è subordinata al soddisfacimento di determinate misure d’integrazione, requisito che in Germania si aggiunge al possesso di un’assicurazione sanitaria, prevista anche in Spagna, Belgio, Romania. Adempimento che in Italia viene richiesto solo per i genitori ultra sessantacinquenni. Dal confronto europeo spiccano la puntualità della Svizzera e della Germania nel  rilasciare l’autorizzazione al ricongiungimento, tre mesi contro la media dei nove effettivi degli altri Paesi considerati nell’analisi. La presentazione dello studio è stata arricchita dagli interventi video dei responsabili delle sedi Ital all’estero, testimonianza arrivata dalla Gran Bretagna, Romania e dal Canada. "L’esempio canadese – ha affermato Di Mascio a conclusione della presentazione della ricerca – mette in evidenza una differenza concettuale nella procedura del ricongiungimento familiare rispetto ai Paesi europei. La figura dello sponsor come soggetto autorizzato a richiedere il ricongiungimento – ha proseguito Di Mascio – rappresenta un punto di riferimento per i familiari all’estero che vogliono trasferirsi e una risorsa importante per il Canada nel processo d’integrazione dei cittadini stranieri". Ricongiungere l’integrazione, favorire l’inserimento, promuovere l’unione familiare: la famiglia transnazionale è stata al centro del dibattito di questa mattina che ha visto le istituzioni, il sindacato, il mondo dell’associazionismo confrontarsi su un tema attuale ma poco discusso e condiviso pubblicamente. Il convegno di oggi, anche attraverso i racconti di esperienze vissute dai rappresentanti delle comunità straniere, ha aperto una porta sul tema dell’immigrazione, ha fatto riflettere sui numeri, sugli adempimenti, sulle difficoltà che incontrano i cittadini, le intere famiglie straniere, che soffrono di per sé già la lontananza dai propri cari. Una relazione della mattinata ha provato ad immaginare come potrebbe essere il Lazio senza la presenza degli immigrati, provocazione arrivata da Aldo Forte, Assessore alle politiche sociali e della famiglia della Regione Lazio, che ha prontamente risposto affermando che sarebbe sicuramente più povera dal punto di vista culturale ed economico e più vecchia rispetto a quello anagrafico. Per Claudio Cecchini, Assessore alle politiche sociali e per la famiglia della Provincia di Roma, il ricongiungimento familiare rappresenta un elemento di stabilità per gli immigrati, aumenta il processo d’integrazione e riduce i danni sulla tenuta dei legami familiari. Concludendo i lavori del convegno, Guglielmo Loy, Segretario Nazionale della Uil, ha ribadito l’importanza di "favorire i processi d’integrazione non solo dal punto di vista abitativo e lavorativo, ma anche dal punto di vista familiare per dare respiro e sicurezza a una politica d’integrazione sempre più incisiva".   Lo studio presentato oggi ha analizzato un campione di 120 immigrati: l’indagine della Uil di Roma e del Lazio ha riguardato il 47,5% uomini, il 50,8% donne e l’1,6% transgender. La stragrande maggioranza degli intervistati, il 66,6% ha un’età compresa tra i 30 e i 50 anni. Il 61% ha dichiarato di non aver avuto difficoltà nell’ottenimento del ricongiungimento familiare. La comunicazione è risultato un fattore importante per il collegamento con la famiglia che è rimasta nel Paese d’origine o in Paesi confinanti: infatti, la totalità degli intervistati dichiara di comunicare con i familiari con il telefono, e solo in pochi attraverso le e-mail e la chat.  Solo un 30% dichiara di non essere più tornato nel Paese d’origine, mentre più del 40% va ogni due o tre anni.
La fine del questionario è stata riservata ad una domanda a risposta aperta  legata al mondo dei desideri e delle aspirazioni. Dai risultati è emerso che gli intervistati dell’America Latina hanno espresso 24 desideri legati alla famiglia e ai sentimenti, 16 legati al lavoro e alla stabilità economica. L’Asia ha espresso 13 desideri legati all’Italia e 18 legati al Paese di provenienza. Infine gli intervistati provenienti dall’Africa e dall’Est Europa hanno manifestato molti più desideri legati alla famiglia e meno legati al lavoro e alla stabilità materiale aise

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