Legname dal Madagascar
sequestrato. L'azienda si difende: «Acquisto regolare. Ma il processo ci
costava troppo»
Trecentomila dollari per aver importato illegalmente
ebano dal Madagascar. E' la multa inflitta alla Gibson, la società statunitense
che produce alcune delle chitarre più famose del mondo, usate da artisti come
come B.B. King (la sua, nera, si chiama «Lucille»), Jimmy Page, Angus Young,
The Edge, Mick Taylor per citare i più noti. L'azienda, martedì 7 agosto, ha
preferito raggiungere un accordo economico con il governo statunitense ed
evitare un processo penale che nel corso del tempo sarebbe potuto costare
parecchio. Oltre alla multa, la Gibson ha accettato di versare 50.000 dollari
alla National Fish and Wildlife Foundation (ente statunitense che si occupa di preservare il
patrimonio naturale) e di rinunciare al legno che le autorità americane avevano
sequestrato durante una perquisizione avvenuta lo scorso anno e che varrebbe
circa 200.000 dollari.
DISBOSCAMENTO -
Il legno pregiato sarebbe stato usato dalla società di Nashville per la
fabbricazione di tastiere per alcuni modelli di chitarre. Ma la società,
acquistandolo, avrebbe violato il Lacey Act del 2008 che «rende illegale
importare, esportare, trasportare, vendere o acquistare nel territorio
americano elementi della flora e della fauna e i loro derivati, provenienti da
siti naturali non autorizzati di tutto il mondo». Secondo il ministero della
Giustizia statunitense, la Gibson ha riconosciuto «di non aver preso alcuna
iniziativa dopo essere stata informata che l'ebano acquistato in Madagascar
poteva essere stato ottenuto violando le leggi che puniscono il disboscamento e
lo sfruttamento di foreste preziose». Il disboscamento illegale è diventato uno
dei problemi più grandi del Madagascar soprattutto dopo l'avvento al potere del
presidente Andry Rajoelina nel 2009. Unrapporto della Banca Mondiale afferma che il legname illegalmente esportato vale,
per la criminalità organizzata locale, circa 15 miliardi di dollari l’anno.
NESSUNA IRREGOLARITA' -
Da parte sua la Gibson ribadisce tuttora che nessuna illegalità o irregolarità
è stata commessa dall'azienda. Ma i dirigenti della società ritengono più
conveniente un accordo con il governo per evitare di portare avanti una lunga e
costosa causa legale. Nel settembre del 2011, pochi giorni dopo la
perquisizione negli stabilimenti della società, l'amministratore delegato Henry
Juszkiewicz aveva rivelato che la Gibson non era colpevole di «alcun
contrabbando» e aveva accusato il governo di «eccessivo zelo». Adesso ai media
americani ha ribadito: «Siamo stati costretti a risolvere il caso in modo da
evitare un processo che ci poteva costare milioni di dollari e ci avrebbe fatto
perdere tanto tempo. Adesso possiamo tornare a fare il nostro lavoro, cioè
fabbricare chitarre»
Francesco Tortora
Corriere della sera
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