Ricerca su Lancet. Olio di oliva invece del burro e vino al
posto degli alcolici. Ma facciamo ancora poco sport. Il professor Attilio
Maseri, per anni cardiologo di fiducia della regina Elisabetta: "A Londra
non si devono lamentare, hanno tagliato troppo sulla sanità"
Italiani grandi fumatori, con un sistema sanitario
spendaccione e anche colpiti dalla crisi economica. "Eppure vivono più a
lungo di noi": gli inglesi non si spiegano come è possibile che nello
scassato Belpaese l'aspettativa di vita sia di 81,5 anni, un anno e mezzo
superiore alla loro. Del resto, il dato ci colloca al secondo posto nella
classifica mondiale della longevità.
Quando la rivista scientifica Lancet ha pubblicato l'imponente studio "Global burden of disease", dedicato al peso mondiale delle malattie, e veramente globale nella raccolta dei dati (187 paesi esaminati da 486 ricercatori per 5 anni), la Bbc ha contattato l'Istituto superiore di sanità per chiedere chiarimenti e consigli. Volevano capire come mai gli italiani vanno meglio di loro.
La formula della nostra superiorità in questa classifica che mette di buon umore è facile, ed è legata alla tanto elogiata dieta mediterranea. Ma anche a un modo di bere ancora legato al bicchiere di vino a pasto più che al "binge drinking", cioè l'assunzione in tempi rapidi di molte bevande alcoliche. Da loro è diffusissima, da noi sta prendendo piede in modo preoccupante soprattutto tra i giovani. "A partire dagli anni '60, la dieta degli italiani è notevolmente migliorata, arricchendosi di frutta e verdura fresca, pesce e diventando più varia - spiega Stefania Salmaso, la dirigente dell'Istituto superiore di sanità che è stata contattata nei giorni scorsi dagli inglesi - Inoltre, l'olio d'oliva è parte della tradizione alimentare della dieta mediterranea, mentre nella dieta britannica prevalgono i grassi di origine animale".
Solo il Giappone supera l'Italia in quanto a longevità. Di oltre un anno (ne vivono 82,6 in media) secondo la maxi ricerca che coinvolge tra l'altro le Università di Washington, Harvard, Johns Hopkins, Tokio, Londra e l'Oms e che prende in considerazione il cambiamento dello stato di salute di una buona fetta delle popolazioni del mondo tra il 1990 e il 2010. A dicembre sono stati pubblicati i dati generali, che raccontano, tra l'altro, di come nella mortalità generale pesino meno le malattie infettive neonatali o materne (sono passate da un terzo a un quarto dei decessi) e come denutrizione e inquinamento abbiano lasciato il posto a pressione e fumo di tabacco come fattori di rischio più importanti. Ormai sono le malattie croniche le responsabili della maggior parte delle morti, cioè 34,5 milioni sui 52,8 presi in considerazione.
Alcuni giorni fa, infine, sono state pubblicate le schede dei singoli paesi. L'Italia, al di là del dato secco sull'aspettativa di vita, ottiene un buon risultato anche per quanto riguarda le condizioni di salute, perché ha una durata media della disabilità abbastanza ridotta, cioè la sesta più breve nel mondo. Le malattie gravi più diffuse (infarto, ictus e tumori) e responsabili della mortalità prematura, possono essere in parte prevenute lavorando su alcuni fattori che mettono a rischio la popolazione.
Il più diffuso ha a che fare con l'alimentazione sbagliata, segno che il mito della dieta mediterranea è stato incrinato anche se riesce ancora a far stare gli italiani meglio degli altri. Seguono la pressione alta, il fumo, il sovrappeso e la sedentarietà. Per migliorare ancora e magari raggiungere il Giappone sarebbe importante prima di tutto fare più attività fisica.
Quando la rivista scientifica Lancet ha pubblicato l'imponente studio "Global burden of disease", dedicato al peso mondiale delle malattie, e veramente globale nella raccolta dei dati (187 paesi esaminati da 486 ricercatori per 5 anni), la Bbc ha contattato l'Istituto superiore di sanità per chiedere chiarimenti e consigli. Volevano capire come mai gli italiani vanno meglio di loro.
La formula della nostra superiorità in questa classifica che mette di buon umore è facile, ed è legata alla tanto elogiata dieta mediterranea. Ma anche a un modo di bere ancora legato al bicchiere di vino a pasto più che al "binge drinking", cioè l'assunzione in tempi rapidi di molte bevande alcoliche. Da loro è diffusissima, da noi sta prendendo piede in modo preoccupante soprattutto tra i giovani. "A partire dagli anni '60, la dieta degli italiani è notevolmente migliorata, arricchendosi di frutta e verdura fresca, pesce e diventando più varia - spiega Stefania Salmaso, la dirigente dell'Istituto superiore di sanità che è stata contattata nei giorni scorsi dagli inglesi - Inoltre, l'olio d'oliva è parte della tradizione alimentare della dieta mediterranea, mentre nella dieta britannica prevalgono i grassi di origine animale".
Solo il Giappone supera l'Italia in quanto a longevità. Di oltre un anno (ne vivono 82,6 in media) secondo la maxi ricerca che coinvolge tra l'altro le Università di Washington, Harvard, Johns Hopkins, Tokio, Londra e l'Oms e che prende in considerazione il cambiamento dello stato di salute di una buona fetta delle popolazioni del mondo tra il 1990 e il 2010. A dicembre sono stati pubblicati i dati generali, che raccontano, tra l'altro, di come nella mortalità generale pesino meno le malattie infettive neonatali o materne (sono passate da un terzo a un quarto dei decessi) e come denutrizione e inquinamento abbiano lasciato il posto a pressione e fumo di tabacco come fattori di rischio più importanti. Ormai sono le malattie croniche le responsabili della maggior parte delle morti, cioè 34,5 milioni sui 52,8 presi in considerazione.
Alcuni giorni fa, infine, sono state pubblicate le schede dei singoli paesi. L'Italia, al di là del dato secco sull'aspettativa di vita, ottiene un buon risultato anche per quanto riguarda le condizioni di salute, perché ha una durata media della disabilità abbastanza ridotta, cioè la sesta più breve nel mondo. Le malattie gravi più diffuse (infarto, ictus e tumori) e responsabili della mortalità prematura, possono essere in parte prevenute lavorando su alcuni fattori che mettono a rischio la popolazione.
Il più diffuso ha a che fare con l'alimentazione sbagliata, segno che il mito della dieta mediterranea è stato incrinato anche se riesce ancora a far stare gli italiani meglio degli altri. Seguono la pressione alta, il fumo, il sovrappeso e la sedentarietà. Per migliorare ancora e magari raggiungere il Giappone sarebbe importante prima di tutto fare più attività fisica.
Fonte: MICHELE BOCCI
Repubblica.it
Ciao
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