In meno di 20 anni il numero delle prostitute registrato
nella principale città portuale del Madagascar, Toamasina, dove vivono circa
200 mila persone, è salito da 17 mila del 1993 a 29 mila del 2012. Si calcola
che una donna su 7 sia sfruttata sessualmente. Lo stato di povertà sempre più
dilagante e la vicinanza della città all’Ambatovy, una delle miniere di nichel
e cobalto più grandi del mondo, contribuiscono all’aggravarsi del fenomeno.
Secondo le stime del governo, oltre tre quarti della popolazione malgascia vive
attualmente con meno di 1 dollaro al giorno. La costruzione della miniera e i
recenti miglioramenti del porto hanno portato l’afflusso di migliaia di
lavoratori stranieri. Il costo della vita è aumentato e le attività commerciali
tradizionali sono collassate, spingendo sempre più donne verso l’industria del
sesso. La prostituzione, infatti, è un fenomeno normale e legale in Madagascar,
un mezzo per sopravvivere. Le ragazze vengono dalle campagne per lavorare in
città come cameriere. Poi, quando hanno un problema con il loro datore di
lavoro, altre ragazze della loro stessa regione le introducono alla
prostituzione. Nonostante la prevalenza di HIV/AIDS sia più bassa rispetto ad
altri paesi dell’Africa, con circa lo 0.2% di persone tra 15 e 49 anni
contagiate dal virus, l’incidenza delle infezioni sessualmente trasmissibili
(STIs), come la sifilide, è molto al di sopra della media regionale. Secondo le
statistiche ne è colpito il 4% delle donne incinte, come pure il 12% delle
prostitute donne. Fino a sei anni fa, Antsohihy, la capitale della regione
settentrionale di Sofia, è stata tagliata fuori dal resto del paese, ma nel
2006 il rifacimento di una strada per la capitale, Antananarivo, ha riaperto
l’area al commercio, compreso quello del sesso. Non si hanno dati certi su
questa città e, negli ultimi anni, i governi comunali hanno istituito un
sistema di identificazione per le prostitute che le tutela legalmente e offre
loro assistenza sanitaria specializzata. Questo stesso sistema non ha
funzionato a Toamasina, dove le carte di identità sono state sostituite da
libri rossi non ufficiali che danno accesso alle prostitute alle cliniche giudiziarie
nella vicina destinazione turistica di Mahambo.
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