Uno dei migliori ecosistemi del mondo è quello che comprende
le aride foreste del sud del Madagascar. Purtroppo però queste sono sempre più
a rischio dato che gli abitanti della regione, siccitosa e aggravata dalla
insicurezza alimentare, stanno deforestando l’intera zona.
Infatti tagliano gli
alberi per dare spazio alla coltivazione e alla produzione di legna da ardere.
Per cercare di limitare questo rapido processo di deforestazione e per fare
fronte all’insicurezza alimentare cronica, il Programma Alimentare Mondiale
(PAM), insieme con il World Wildlife Fund (WWF), sta provvedendo a piantare
1.000 ettari di alberi attraverso un progetto definito “cibo in cambio di
lavoro” da cui trarranno beneficio 60 mila persone. Gli abitanti di alcune
piccole città hanno accolto favorevolmente questa proposta, consapevoli del
fatto che una volta tagliati gli alberi ci sarebbero voluti altri 15 anni per
la ricrescita e nessun giovamento per l’ambiente e per la loro sicurezza
alimentare.
Secondo le statistiche del PAM, da novembre 2012, 676 mila malgasci sono a
rischio. Il progetto lanciato offre 2.4 kg di mais e fagioli in cambio di 5 ore
di lavoro di rimboschimento. Tutti quelli che hanno aderito stanno piantando un
tipo di albero utile sia per la costruzione che per la produzione di carbone.
Nel villaggio di Anjanahasoa, vicino al parco nazionale Andohahela, gli
abitanti si sono organizzati per rimboschire la foresta andata distrutta da un
incendio. Ogni famiglia pianterà 30 alberelli all’anno. A causa della deforestazione,
la regione è diventata più secca e il terreno meno fertile. Anche se sarà
difficile arrestare il fenomeno, il progetto del PAM tende a rallentarlo e a
proteggere i mezzi di sussistenza da esso minacciati. Prima della crisi
politica del 2009 che ha danneggiato l’economia malgascia, molti agricoltori
della regione si sono trasferiti in città per cercare lavoro. Purtroppo sono
ancora tanti i disoccupati
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