Un destino nelle grinfie di despoti feroci, avide
oligarchie, multinazionali insensibili a tutto tranne che al profitto.
È quello
preconizzato da molti osservatori, che si fondano sull’osservazione di parecchi
precedenti, per le nazioni che si scoprono ricche di oro nero ma non abbastanza
provvedute da saperne gestire le ricchezze: senza considerare le possibili
conseguenze devastanti sull’ambiente.
Ed è proprio questa la prospettiva che comincia ad aleggiare
sull’isola (non a caso) protagonista, per le sue bellezze naturali, di una
fortunata serie cinematografica: il Madagascar. Dove, a 300 chilometri a nord
della capitale Antananarivo, sulla costa occidentale, è stato scoperto un
significativo giacimento di petrolio.
La regione montuosa del Melaky (foto) ospita parchi naturali incredibili ma è anche così difficilmente accessibile che, per arrivarci, sono necessari piccoli aeroplani privati. Secondo gli studi, sotto gli sbuffi di petrolio che affiorano qua e là sulla terra, ci sono giacimenti per 1,7 miliardi di barili.
Al momento ne vengono estratte poche decine al giorno, ma la Madagascar Oil (che ha sede a Houston, Texas e ha i diritti del giacimento) conta di arrivare a mille al giorno il prossimo anno. Solo che si tratta di un petrolio difficile da prendere: per farlo, è necessario “iniettare” vapore nel sottosuolo. Operazione, secondo le organizzazioni ambientaliste come il Wwf e la coalizione locale Vooari Gasy, foriera di contaminazioni e di conseguenze pesanti sul consumo d’acqua.
La regione montuosa del Melaky (foto) ospita parchi naturali incredibili ma è anche così difficilmente accessibile che, per arrivarci, sono necessari piccoli aeroplani privati. Secondo gli studi, sotto gli sbuffi di petrolio che affiorano qua e là sulla terra, ci sono giacimenti per 1,7 miliardi di barili.
Al momento ne vengono estratte poche decine al giorno, ma la Madagascar Oil (che ha sede a Houston, Texas e ha i diritti del giacimento) conta di arrivare a mille al giorno il prossimo anno. Solo che si tratta di un petrolio difficile da prendere: per farlo, è necessario “iniettare” vapore nel sottosuolo. Operazione, secondo le organizzazioni ambientaliste come il Wwf e la coalizione locale Vooari Gasy, foriera di contaminazioni e di conseguenze pesanti sul consumo d’acqua.
Houston, che ha respinto le accuse punto per punto, ora
vuole ottenere una “dichiarazione di commerciabilità” del petrolio del
Madagascar. Benedizione o maledizione, insomma, questo oro nero per gli
abitanti dell’isola? Quel che è certo, intanto, è che il Paese vive, ormai dal
2009, una assoluta instabilità politica (le elezioni dovrebbero tenersi l’anno
prossimo) che, secondo gli ultimi calcoli, ha portato altri 4 milioni di
persone a vivere con un euro al giorno e costretto 500mila bambini a lasciare
la scuola. In queste condizioni, battersi in difesa dell’ambiente è davvero
difficile.
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