I racket delle recensioni false, hotel e locali nel mirino dei ricatti
La denuncia di Fipe
Toscana: dietro le opinioni online su ristoranti e alberghi si cela un mercato
di affari ed estorsioni. Giudizi fasulli usati come ‘tangente’ per ottenere
sconti. Società che vendono pacchetti di opinioni false: fino a 5000 euro
l’anno per la fama virtuale
Quanto vale la
reputazione digitale di un hotel o di un ristorante? E cosa si è disposti a
fare per conservarla? Acquistare casse di vino, concedere sconti o pagare 5000
euro di ‘pizzo’, ad esempio. Tutto pur di non essere diffamati da una pioggia
di opinioni negative e anonime, sui maggiori portali di viaggio.
Primo su tutti TripAdvisor: secondo un’inchiesta della Fipe Toscana, la Federazione italiana pubblici esercizi, un giudizio su tre pubblicato sul sito sarebbe falso. L’indagine svela un vero e proprio mercato delle recensioni fasulle, promesse in cambio di favori o vendute come merce di scambio da agenzie di online reputation. Che usano la fama sul web come arma di ricatto, una potente forma di racket telematico.
Una valanga di denunce. La rivolta degli esercenti contro il business delle opinioni fittizie è partita da Firenze per estendersi a tutta Italia. Le prime lamentele sono arrivate alla Fipe Confcommercio Toscana a inizio agosto: «Ci siamo mossi in seguito a diverse segnalazioni di nostri associati - racconta il presidente regionale e vicario nazionale Aldo Cursano -. Su Tripadvisor sedicenti clienti screditano locali, senza averli mai visitati. Non si tratta di episodi isolati ma di un mercato, a volte sono casi di vera estorsione». I falsi autori di opinioni sfruttano i portali di viaggi più noti a loro insaputa. Un terzo delle recensioni pubblicate online, denuncia la Fipe, sarebbero false. Uno dei primi a sollevare il velo sulle ‘tangenti’ digitali è stato il ristoratore fiorentino Amerigo Capria: un fornitore di vino gli ha promesso un blocco di valutazioni lusinghiere online per convincerlo ad acquistare le sue bottiglie.
Dietro le bugie, un sistema. Come lui centinaia di imprenditori sono diventati bersaglio di opinioni fasulle da parte di grossisti delusi per un affare andato a monte o aspiranti clienti insoddisfatti per uno sconto negato. In alcuni casi, però, dietro le menzogne online ci sono agenzie di web marketing. Società ad hoc che propongono, a un costo compreso tra i duemila e i cinquemila euro l’anno, pacchetti di recensioni positive per aumentare la fama del locale. Magari assumendo studenti, che per pochi euro a post si dedicano al copia-incolla degli elogi a pagamento.
Primo su tutti TripAdvisor: secondo un’inchiesta della Fipe Toscana, la Federazione italiana pubblici esercizi, un giudizio su tre pubblicato sul sito sarebbe falso. L’indagine svela un vero e proprio mercato delle recensioni fasulle, promesse in cambio di favori o vendute come merce di scambio da agenzie di online reputation. Che usano la fama sul web come arma di ricatto, una potente forma di racket telematico.
Una valanga di denunce. La rivolta degli esercenti contro il business delle opinioni fittizie è partita da Firenze per estendersi a tutta Italia. Le prime lamentele sono arrivate alla Fipe Confcommercio Toscana a inizio agosto: «Ci siamo mossi in seguito a diverse segnalazioni di nostri associati - racconta il presidente regionale e vicario nazionale Aldo Cursano -. Su Tripadvisor sedicenti clienti screditano locali, senza averli mai visitati. Non si tratta di episodi isolati ma di un mercato, a volte sono casi di vera estorsione». I falsi autori di opinioni sfruttano i portali di viaggi più noti a loro insaputa. Un terzo delle recensioni pubblicate online, denuncia la Fipe, sarebbero false. Uno dei primi a sollevare il velo sulle ‘tangenti’ digitali è stato il ristoratore fiorentino Amerigo Capria: un fornitore di vino gli ha promesso un blocco di valutazioni lusinghiere online per convincerlo ad acquistare le sue bottiglie.
Dietro le bugie, un sistema. Come lui centinaia di imprenditori sono diventati bersaglio di opinioni fasulle da parte di grossisti delusi per un affare andato a monte o aspiranti clienti insoddisfatti per uno sconto negato. In alcuni casi, però, dietro le menzogne online ci sono agenzie di web marketing. Società ad hoc che propongono, a un costo compreso tra i duemila e i cinquemila euro l’anno, pacchetti di recensioni positive per aumentare la fama del locale. Magari assumendo studenti, che per pochi euro a post si dedicano al copia-incolla degli elogi a pagamento.
Il meccanismo, fa notare Umberto
Rapetto, docente di investigazioni digitali e sicurezza nelle
telecomunicazioni, sfrutta la possibilità fornita ai portali di viaggio di
esprimere valutazioni anonime, o sotto un nickname falso.
Anche se ciò non dovrebbe accadere, perché la legge impone ai siti di vigilare sulla liceità dei contenuti e di conservare ‘i dati di log’ degli utenti che esprimono opinioni per risalire alla loro identità. Inoltre i portali devono rimuovere tempestivamente i giudizi oggetto di lamentela: esistono appositi software per controllare ogni recensione e risalire agli autori. «Contro i messaggi diffamatori l’esercente ha diritto di essere tutelato in primis dal titolare del portale che dovrebbe rispondere al pari del direttore di una testata giornalistica» commenta Marcello Fiore, direttore generale della Fipe.
La replica di TripAdvisor. Quasi una ‘bibbia del viaggiatore’, il portale è il veicolo perfetto per creare e distruggere la fama di una struttura ricettiva. Con 75 milioni di recensioni in 30 paesi del mondo e oltre due milioni di visitatori unici mensili solo in Italia, TripAdvisor è uno tra i più autorevoli portali di opinioni online. Per scongiurare gli imbrogli e l’uso improprio dei giudizi, il sito adotta sofisticati filtri anti-frode e si avvale di 70 addetti ai controlli. Contro le accuse della Fipe, il portale difende la sua affidabilità: «Non è assolutamente vero che in media le recensioni sulla piattaforma sono negative, anzi – spiega il portavoce Lorenzo Brufani -. I giudizi sugli alberghi e sui ristoratori d’Italia sono i migliori d’Europa».
Le contromisure. In attesa di chiarire l’effettiva portata del fenomeno, la Fipe ha attivato una task force per monitorare le recensioni dei ristoranti in Toscana, sia su TripAdvisor che sui principali portali di viaggi. Il servizio allerta i proprietari se emergono giudizi sospetti, segnala ai siti le eventuali calunnie e valuta se è il caso di agire per le vie legali. Da qualche settimana è anche attiva una pagina su Facebook per sensibilizzare sul tema, che già raccoglie molte testimonianze..
Anche se ciò non dovrebbe accadere, perché la legge impone ai siti di vigilare sulla liceità dei contenuti e di conservare ‘i dati di log’ degli utenti che esprimono opinioni per risalire alla loro identità. Inoltre i portali devono rimuovere tempestivamente i giudizi oggetto di lamentela: esistono appositi software per controllare ogni recensione e risalire agli autori. «Contro i messaggi diffamatori l’esercente ha diritto di essere tutelato in primis dal titolare del portale che dovrebbe rispondere al pari del direttore di una testata giornalistica» commenta Marcello Fiore, direttore generale della Fipe.
La replica di TripAdvisor. Quasi una ‘bibbia del viaggiatore’, il portale è il veicolo perfetto per creare e distruggere la fama di una struttura ricettiva. Con 75 milioni di recensioni in 30 paesi del mondo e oltre due milioni di visitatori unici mensili solo in Italia, TripAdvisor è uno tra i più autorevoli portali di opinioni online. Per scongiurare gli imbrogli e l’uso improprio dei giudizi, il sito adotta sofisticati filtri anti-frode e si avvale di 70 addetti ai controlli. Contro le accuse della Fipe, il portale difende la sua affidabilità: «Non è assolutamente vero che in media le recensioni sulla piattaforma sono negative, anzi – spiega il portavoce Lorenzo Brufani -. I giudizi sugli alberghi e sui ristoratori d’Italia sono i migliori d’Europa».
Le contromisure. In attesa di chiarire l’effettiva portata del fenomeno, la Fipe ha attivato una task force per monitorare le recensioni dei ristoranti in Toscana, sia su TripAdvisor che sui principali portali di viaggi. Il servizio allerta i proprietari se emergono giudizi sospetti, segnala ai siti le eventuali calunnie e valuta se è il caso di agire per le vie legali. Da qualche settimana è anche attiva una pagina su Facebook per sensibilizzare sul tema, che già raccoglie molte testimonianze..
Erika Tomasicchio
Kataweb