Il gruppo di Giovani missionari
partito lo scorso mese, ha incontrato il Sindaco di San Giovanni La Punta per
raccontare la loro esperienza in Madagascar1
L'esperienza vissuta
dai 5 giovani missionari partiti per il Madagascar, nel mese di ottobre e
rientrati a novembre, nell'ambito del progetto "Un ponte per i bimbi del
mondo", al quale hanno aderito oltre al Comune puntese, Ente capofila,
anche Pedara e Gravina, è stata sicuramente un arricchimento umano non
indifferente.
Tutti insieme, anche agli altri 8
volontari, rimasti in sede a coordinare ed assemblare la mole di materiale
inviata giornalmente dal Madagascar, hanno voluto incontrare il sindaco Andrea
Messina e la dirigente dei Servizi sociali dott.ssa Maria Angela Angemi, per
raccontare lo scambio umano e culturale della loro missione.
I ragazzi missionari hanno avuto modo di insegnare la lingua italiana in un liceo ed all'Università Cattolica Carmelitana, presenti in Madagascar nelle vicinanze del villaggio di Marovoay, avendo così la possibilità di uno scambio culturale e non solo con i loro coetanei malgasci.
Una popolazione giovanissima li ha accolti a braccia aperte, mettendosi a disposizione e condividendo quel poco o quasi nulla in loro possesso.
"Serve educarli all'igiene, alla sanità ed ai diritti dei minori- spiega una giovane missionaria- e soprattutto hanno bisogno di laureati, non ci sono insegnanti o medici abbastanza preparati, per questo è necessario effettuare l'adozione degli universitari in modo da dare loro la possibilità di studiare e contribuire dunque alla crescita del loro paese". L'unica istituzione ad operare è la chiesa, non soltanto cattolica, che si occupa di creare una nuova classe sociale.
I ragazzi missionari hanno avuto modo di insegnare la lingua italiana in un liceo ed all'Università Cattolica Carmelitana, presenti in Madagascar nelle vicinanze del villaggio di Marovoay, avendo così la possibilità di uno scambio culturale e non solo con i loro coetanei malgasci.
Una popolazione giovanissima li ha accolti a braccia aperte, mettendosi a disposizione e condividendo quel poco o quasi nulla in loro possesso.
"Serve educarli all'igiene, alla sanità ed ai diritti dei minori- spiega una giovane missionaria- e soprattutto hanno bisogno di laureati, non ci sono insegnanti o medici abbastanza preparati, per questo è necessario effettuare l'adozione degli universitari in modo da dare loro la possibilità di studiare e contribuire dunque alla crescita del loro paese". L'unica istituzione ad operare è la chiesa, non soltanto cattolica, che si occupa di creare una nuova classe sociale.
Un altro mondo dunque, ma sicuramente
più felice, dove si balla e si canta per festeggiare ogni piccolo avvenimento e
poi "mora mora vahaza" ovvero "piano piano straniero"
perché i loro ritmi sono sicuramente molto più lenti rispetto a quelli
occidentali.
I giovani missionari hanno in programma
la visita in numerose scuole per sensibilizzare i ragazzi all'adozione a
distanza e soprattutto a godere di quel tanto che hanno a loro disposizione.
"Sapevamo fin da prima della partenza dei nostri giovani missionari- a parlare il sindaco dott. Andrea Messina- che questa sarebbe stata una grande opportunità per la loro crescita e soprattutto per l'eco che avrebbe avuto al loro rientro, nei vari incontri con i loro coetanei adesso trasmetteranno lo stesso entusiasmo che hanno manifestato nel corso di questo nostro incontro".
"Sapevamo fin da prima della partenza dei nostri giovani missionari- a parlare il sindaco dott. Andrea Messina- che questa sarebbe stata una grande opportunità per la loro crescita e soprattutto per l'eco che avrebbe avuto al loro rientro, nei vari incontri con i loro coetanei adesso trasmetteranno lo stesso entusiasmo che hanno manifestato nel corso di questo nostro incontro".
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