venerdì 28 gennaio 2011

IL TRASFERIMENTO COME “SOLUZIONE FINALE”


Fino a prima dello scoppio della guerra, l’emigrazione in tutti i paesi disposti ad accogliere gli Ebrei fu il principio ispiratore della politica nazionalsocialista. Dall’introduzione delle leggi di Norimberga nel 1935 fino alla cosiddetta “Notte dei Cristalli” (nel 1938), i media nazisti alimentarono il clima d’odio nei confronti degli ebrei, con l’obiettivo di spingerli all’emigrazione, rendendo il Riech judenfrei (libero da ebrei).
In tal senso fu elaborato il cosiddetto: “Piano Madagascar”. Tale idea, presa in considerazione dai nazisti tra il ’38 e ’39, prevedeva di trasferire tutti gli ebrei nell’isola Madagascar, che all'epoca era una colonia francese, e creare una regione speciale.
In un articolo del 2008, scritto dallo staff di S.O.S Razzismo sull’argomento, si legge: L'idea (del piano n.d.r.) non era sorta dal nulla. Sin dal 1885 Paul de Lagarde, nel clima di acceso antisemitismo che animava la Francia di fine secolo, aveva proposto di deportare tutti gli ebrei europei in Madagascar. L'isola era stata vista anche come possibile luogo per risolvere problemi di sovrappopolazione. In questo senso tra il 1926 ed il 1927 se ne erano interessati sia i polacchi che i giapponesi. I polacchi avevano tanto seriamente considerato l'idea da spedire nel 1937 una commissione governativa per comprendere la fattibilità del progetto. Della commissione - oltre al presidente Mieczyslaw Lepecki - faceva parte anche Leon Alter presidente della Associazione Ebraica per l'Emigrazione. La commissione non espresse un parere unanime: secondo alcuni la grande isola avrebbe potuto ospitare al massimo 60.000 persone, secondo altri non più di 2.000. Ciononostante il governo polacco continuò ad esplorare questa possibilità in ulteriori colloqui con la Francia dalla quale il Madagascar dipendeva. Insomma, pare che l’idea fosse già radicata da tempo negli ambienti antisemiti europei. Lo ricordò anche Alfred Rosenberg in un articolo intitolato «Juden auf Madagaskar» (Ebrei in Madagascar) dove scrisse che già ad un congresso antiebraico di Budapest del 1927 fu trattata la questione di una futura evacuazione degli Ebrei dall’Europa, e in tale occasione per la prima volta affiorò la proposta di propagandare appunto il Madagascar come futuro domicilio degli Ebrei. Tale previsione doveva necessariamente considerare un accordo con il governo francese, che non fu mai raggiunto.Solo dopo la disfatta francese nella primavera del 1940, l’idea di trasferire il popolo ebraico sull’isola africana riprese corpo. La possibilità di inserire la questione ebraica in un eventuale trattato di pace venne presa seriamente in considerazione dagli alti vertici nazisti. Franz Rademacher, capo della sezione ebraica del ministero degli Esteri, stilò nel luglio del 1940 un memorandum per il ministro degli Esteri Von Ribbentrop intitolato "La questione giudaica nel trattato di pace". Nel documento, dopo una breve analisi della situazione politica e militare, si illustra in modo dettagliato la realizzazione del piano di trasferimento: Secondo il trattato di pace la Francia dovrà rendere disponibile l'isola del Madagascar per la risoluzione della questione ebraica e trasferire e rimborsare i circa 25.000 cittadini francesi che vivono lì. L'isola sarà trasferita sotto mandato tedesco. La baia di Diego Suarez e il porto di Antisirane, che sono di importanza strategica, diverranno basi navali tedesche (se la marina militare lo ritiene, queste basi navali saranno estese anche alle rade di Tamatave, Andevorante, Mananjara, etc.). In aggiunta a queste basi navali appropriate aree del paese verranno escluse dal territorio ebraico (Judenterritorium) per la costruzione di basi aeronautiche. La parte dell'isola non necessaria per gli scopi militari sarà posta sotto l'amministrazione di un governatore della polizia tedesca che sarà alle dipendenze del Reichsführer SS. Tolto questo, gli Ebrei avranno una propria amministrazione del territorio: i loro sindaci, la loro polizia, le loro poste, le loro ferrovie, etc. Gli ebrei saranno congiuntamente responsabili delle valuta dell'isola. A questo fine le loro precedenti risorse finanziarie in Europa saranno trasferite in uso ad una banca europea da istituire per lo scopo. Così che, siccome le risorse non sono sufficienti per pagare la terra che riceveranno e per acquistare in Europa i beni necessari per lo sviluppo dell'isola, gli Ebrei potranno ottenere crediti da questa stessa banca.Siccome il Madagascar sarà solo un mandato, gli Ebrei che ci vivranno non potranno acquisire la cittadinanza tedesca. D'altra parte, gli Ebrei deportati in Madagascar perderanno la cittadinanza dei paesi europei a partire dalla data di deportazione. Diverranno invece residenti del mandato del Madagascar.
Rademacher valuta anche la possibilità di utilizzare l’operazione a scopo propagandistico: La dimostrazione di generosità data dalla Germania nel permettere agli Ebrei una autonoma amministrazione culturale, economica, amministrativa e legale potrà essere usata a scopi propagandistici; potrà essere enfatizzato allo stesso tempo il nostro tedesco senso di responsabilità verso il mondo che proibisce di donare uno stato sovrano ad una razza che non ha avuto uno stato indipendente per migliaia di anni: questo richiede ancora il giudizio della storia.
Ovviamente il presupposto principale per la realizzazione del trasferimento degli ebrei era una rapida conclusione della guerra, sia con la Francia che con la Gran Bretagna. Il controllo sui mari di quest’ultima (soprattutto in punti chiave come lo stretto di Gibilterra e il Canale di Suez) rendeva nei fatti impossibile realizzare uno spostamento via nave di milioni di ebrei.
CAMBIO DI ROTTA
Furono la strenua resistenza inglese e l’apertura del fronte russo nel 1941, che fecero abbandonare ai tedeschi il “progetto Madagascar”. Le difficoltà create dalla guerra e le conquiste territoriali raggiunte durante la campagna di Russia, portarono ad un cambio di rotta radicale nella politica nazionalsocialista: la deportazione degli Ebrei europei nei territori orientali occupati dai Tedeschi. Questo cambiamento fu proposto il 22 agosto 1941 dall’SS-Sturmbannführer Carltheo Zeitschel, consigliere presso l’ambasciata tedesca a Parigi, in una nota redatta per l’ambasciatore Otto Abetz: La crescente conquista e occupazione dei vasti territori orientali potrebbe attualmente portare, in brevissimo tempo, il problema ebraico ad una soluzione definitiva e soddisfacente. Come risulta da un appello di tutta la stampa ebraica della Palestina agli Ebrei americani, nei territori da noi occupati nelle ultime settimane, specialmente in Bessarabia, risiedono oltre 6 milioni di Ebrei (27), cioè un terzo dell’ebraismo mondiale. Nel nuovo ordine dello spazio orientale bisognerebbe radunare in qualche modo questi 6 milioni di Ebrei dopo aver previamente delimitato per loro un territorio speciale. Ciò non dovrebbe costituire un problema troppo grande, anche se vi si aggiungessero gli Ebrei di tutti gli altri Stati europei e vi fossero deportati anche gli Ebrei attualmente rinchiusi nei ghetti di Varsavia, Litzmannstadt, Lublino, ecc. Per quanto riguarda i territori occupati, come Olanda, Belgio, Lussemburgo, Norvegia, Jugoslavia, Grecia, gli Ebrei potrebbero essere trasferiti nel nuovo territorio in trasporti di massa semplicemente con ordini militari; agli altri Stati si potrebbe raccomandare di seguire l’esempio e di mandare i loro Ebrei in questo territorio. Allora potremmo avere in brevissimo tempo un’Europa libera da Ebrei.
La realizzazione del Piano Madagascar fu abbandonato nei primi mesi del 1942. Una lettera informativa di Rademacher al delegato Harald Bielfeld del ministero degli Esteri in data 10 febbraio 1942 ne spiega le ragioni: Nell’agosto del 1940 Le consegnai per i Suoi atti il piano della soluzione finale della questione ebraica elaborato dal mio ufficio, secondo il quale, al trattato di pace, si doveva esigere dalla Francia l’isola di Madagascar, ma l’esecuzione pratica del compito doveva essere affidata al Reichsicherheitshauptamt. Conformemente a questo piano, il Gruppenführer Heydrich è stato incaricato dal Führer di attuare la soluzione della questione ebraica in Europa. La guerra contro l’Unione Sovietica ha frattanto offerto la possibilità di mettere a disposizione altri territori per la soluzione finale. Di conseguenza il Führer ha deciso che gli Ebrei non devono essere espulsi in Madagascar, ma all’Est. Perciò il Madagascar non deve più essere previsto per la soluzione finale.
La nuova politica nei confronti degli Ebrei fu comunicata in maniera ufficiale alla conferenza di Wannsee, organizzata in una villa fuori Berlino all’inizio del 1942. All’incontro parteciparono una quindicina di ufficiali nazisti che avevano il compito di trovare una soluzione definitiva alla “questione ebraica”. I dati, illustrati da Heydrich, parlavano di 11 milioni di ebrei. Nel corso della soluzione finale gli ebrei saranno instradati, sotto appropriata sorveglianza, verso l'Est, al fine di utilizzare il loro lavoro. Saranno separati in base al sesso. Quelli in grado di lavorare saranno condotti in grosse colonne nelle regioni di grandi lavori per costruire strade, e senza dubbio un grande numero morirà per selezione naturale. Coloro che resteranno, che certo saranno gli elementi più forti, dovranno essere trattati di conseguenza, perché rappresentano una selezione naturale, la cui liberazione dovrà essere considerata come la cellula germinale di un nuovo sviluppo ebraico.
Si passò quindi dall’idea di trasferire gli ebrei nel Madagascar a quella – sicuramente più fattibile – di convogliarli verso i territori occupati dell’Est europeo e sfruttarli come manodopera a costo zero.
NOTA
Per la giornata della Memoria non ho voluto fare il solito articolo ripetitivo sulla cosiddetta “soluzione Finale”. Come ho già detto, inizialmente la politica di discriminazione e persecuzione degli ebrei da parte dei nazionalsocialisti era impostata in modo differente; il culmine della persecuzione - cioè l’aberrante idea di eliminare totalmente il popolo ebraico - si sviluppò in una fase successiva, durante la guerra, ed è ancora oggi un argomento di dibattito tra gli storici. Ecco, piuttosto che soffermarsi sempre e solo sugli stessi aspetti (che però, intendiamoci, non vanno mai dimenticati) mi è sembrato giusto e interessante analizzare un aspetto poco noto nella storia della tragedia subita dal popolo ebraico
Luca Villa
(Fonti: Raul Hilberg ed i «centri di sterminio» nazionalsocialisti. Fonti e metodologia)

1 commento:

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