martedì 15 maggio 2012
Le 36 "nuove" specie di rane della piccola foresta del Madagascar
Biodiversity and Conservation ha pubblicato lo studio "The
amphibians of the relict Betampona low-elevation rainforest, eastern
Madagascar: an application of the integrative taxonomy approach to biodiversity
assessments" realizzato da un team internazionale del quale fanno parte
gli italiani Franco Andreone del Museo di scienze naturali di Torino e Angelica
Crottini de Dipartimento di biologia, sezione di zoologia e citologia
dell'Università di Milano e ricercatori portoghesi, britannici e tedeschi.
Andreone è anche l'autore della monografia "A Conservation Strategy
for the Amphibians of Madagascar" che raccoglie i contributi di oltre 60
fra i maggiori specialisti degli anfibi del Madagascar e della loro
conservazione ed autore di diversi studi pubblicati su "PLoS
Biology", tra i quali l'importante "The Challenge of Conserving
Amphibian Megadiversity in Madagascar" del 2008. Il Madagascar è
importante per due motivi: non è stata ad oggi accertata la presenza del
Batrachochytrium dendrobatidis, un fungo che ha decimato intere popolazioni e
specie di anfibi in tutto il mondo, una malattia che viene di solito veicolata
dal commercio di anfibi vivi e non è ancora riuscita a penetrare in Madagascar,
dove esiste un commercio di animali destinati ad uso commerciale ma, almeno per
il momento, solo in uscita e non in entrata. «La Riserva naturale di Betampona
protegge uno degli ultimi relitti delle foreste pluviali di pianura
rimanenti (circa 2.228 ha) nella parte orientale del Madagascar -
spiegano i ricercatori su Biodiversity and Conservation - Eppure poco è
stato precedentemente pubblicato sulla fauna di anfibi di questa foresta
pluviale. Nel corso del 2004 e del 2007, Betampona è stata indagata per un
periodo totale di 102 giorni. Le rane sono stati ricercate con l'opportunistic
searching, il trappolamento e le indagini acustiche. Il lavoro di indagine ha
confermato la presenza di 76 taxa, di cui 36 sono attualmente specie candidati
e circa il 30% sono state considerati come specie non descritte.
L'identificazione delle specie include un approccio multidimensionale e
integrativo che unisce morfologia, bioacustica, ecologia e genetica. Di questi
taxa, 24 specie sono potenzialmente endemiche di questa regione orientale a
bassa quota. Considerando l'area relativamente piccola della foresta Betampona,
e il suo ristretto range di elevazione, 76 specie di anfibi rappresentano una
ricchezza insolitamente elevata rispetto ad altri siti in Madagascar. Anche se
la regione orientale è ormai in gran parte disboscata, i nostri risultati
rivelano l'importanza di questa foresta relitta, che sta proteggendo una fauna
di anfibi diversa che include molte specie potenzialmente endemiche».
La foresta di Betampona è ormai così piccola che potrebbe stare più di
cinque volte nel Walt Disney World Resort in Florida, ma, per fare una
proporzione, insieme gli Usa e il Canada hanno solo 88 specie di rane, 12 in
più di questo frammento del Madagascar, con una superficie di quasi un milione
di volte più grande di Betampona. L'autore principale dello studio, Gonçalo M.
Rosa, del Centro di biologia ambientale dell'università di Lisbona, ha detto a
Mongabay.com che «Il motivo per cui questa foresta ospita così tante
specie di rane è ancora un mistero. Fino a 24 delle specie della foresta
potrebbero essere endemiche, cioè non si trovano nel resto del mondo. Ma
Betampona è minuscola ed è per questo che questi numeri sono così straordinari
soprattutto in confronto con altre foreste tropicali, Betampona è anche
considerato un "hotspot" botanico con 20 delle 100 piante più a
rischio del Madagascar che si trovano all'interno dei suoi confini». Inoltre,
un recente pubblicato sul Science Conservation Tropical ha rivelato che
Betampona ha una delle maggiori concentrazioni di specie arboree e arbustive
del mondo: ne sono state catalogate 244 in meno di un ettaro. Betampona ospita
anche 11 specie di lemuri, compreso il lemure biancoi-nero (Varecia variegata)
a grave rischio di estinzione. Ma le foreste che ospitano le rane del
Madagascar sono sempre più a rischio a causa della piccola agricoltura di
sopravvivenza "taglia e brucia", per il sovrasfruttamento, il taglio
di alberi illegale e la caccia di frodo, il tutto alimentato da una povertà
diffusa, dal malgoverno e dalla sovrappopolazione.
Rosa, Andreone, Crottini e i loro colleghi stanno esaminando attentamene
le rane potenzialmente "nuove", per determinare quali siano davvero
endemiche di Betamona e il ricercatore portoghese spiega che l'approccio
multidisciplinare, genetico, morfologico ed acustico «E' essenziale al giorno
d'oggi per risolvere il reale stato di una specie che si afferma che sia
"nuova" basandosi solo su un aspetto. Ma questo gioiello biologico,
meno della metà delle dimensioni di Manhattan, non è completamente sicuro.
Betampona rappresenta oggi un isola dio foresta pluviale circondata da aree
degradate. I problemi di conservazione che Betampona deve affrontare sono
simili a quelli già citati per molte altre foreste e massicci montuosi, come il
disboscamento illegale o la caccia per la carne degli animali selvatici.: anche
se si pensa che la fauna di anfibi di Betampona sia a rischio a causa
delle piccole dimensioni della riserva e del suo isolamento da altre foreste e
di altre popolazioni di anfibi. Questo potrebbe portare ad un generale
impoverimento della fauna di anfibi che vivono lì, come osservato in altre
foreste frammentate. Inoltre una specie di piante esotiche, la guava (Psidium
guajava ), sta costituendo una nuova sfida per la riserva. Eppure, c'è speranza
per le rane. La riserva è una delle aree protette meglio gestite in Madagascar.
La riserva di Betampona è attualmente sotto la direzione del Madagascar fauna
group e del Madagascar national parks. L'alto livello di formazione delle guide
che lavorano a Betampona ha permesso un incredibile controllo continuo della
riserva»,
Il Museo di scienze naturali di Torino evidenzia che il Madagascar è
diventato un vero e proprio laboratorio per sperimentare azioni
"propedeutiche" e non "reattive" nella battaglia al
chitridio ed attuare una strategia per impedire l'accesso della malattia e
proteggere le straordinarie rane malgasce, tuttora minacciate dall'alterazione
degli ambienti naturali e degli ecosistemi. Una strategia attuata con il
"Sahonagasy Action Plan" curato da Andreone e Herilala Randriamahazo,
coordinatori dell'Amphibian Specialist Group per il Madagascar che è stato
pubblicato dal Museo torinese in collaborazione con Conservation International
e altre Ong ambientaliste. il Piano d'azione per la conservazione degli anfibi
del Madagascar prevede: il coordinamento della ricerca e delle azioni di
conservazione; le iniziative di monitoraggio; il controllo delle patologie
emergenti; l'effetto del cambio climatico; la gestione delle aree focali per la
conservazione degli anfibi; l'effetto della raccolta e del commercio degli
anfibi; le azioni d'allevamento e il contributo degli zoo;
la realizzazione di collezioni naturalistiche. Ulteriori azioni del Piano
d'Azione prevedevano la creazione di riserve per specie ancora non
salvaguardate dal sistema di aree protette del Madagascar come, per esempio,
Mantella cowani, Boophis williamsi e Mantidactylus pauliani, ma nel frattempo
sono state scoperte altre "nuove" specie e la nuova scoperta di
Betampona è veramente eccezionale per numero e concentrazione di anfibi.
Fonte:Greenreport.it
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