Tutto nasce dal fatto che questo microcontinente in mezzo all’oceano si staccò dall’Africa e dal supercontinente delGondwana 160 milioni di anni or sono, quando la geografia del pianeta era ben diversa dall’attuale e sulla terra dominavano ancora incontrastati i dinosauri, per cui flora e fauna hanno subìto nel tempo un’evoluzione autonoma e differente da quella di tutti gli altri continenti, con il risultato che un elevato numero di piante e di animali malgasci costituiscono dei veri endemismi, cioè non si trovano in nessuna altra parte. Sono endemiche l’ 80 % delle piante, quasi tutti i mammiferi, la metà degli uccelli e il 97 % di rettili e anfibi. Mentre sono assenti tutti i grandi animali africani, sono endemici ad esempio i lemuri, le simpatiche e curiose proscimmie (che da soli meriterebbero un viaggio), i tenrec, insettivori simili al porcospino, il fossa, carnivoro assimilabile al puma, la gigantesca testuggine radiata, la gran parte di camaleonti, manguste, mammiferi, rettili (tutti innocui), anfibi, farfalle e uccelli, così come la maggioranza delle 12 mila specie diverse di piante, molte ancora da scoprire. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Per tutta, o quasi, la loro lunga storia piante ed animali hanno vissuto sovrani in un incontaminato laboratorio dell’evoluzione, o se preferite in un vero Paradiso Terrestre (come accadde alleGalapagos e nell’isola yemenita di Socotra), privo dell’unica specie davvero nefanda per tutti, l’uomo, che compare sulla scena soltanto 2 mila anni fa, producendo una notevole biodiversità. Sull’isola la natura ha potuto fare le cose in grande: se in Africa il baobab è presente con una sola specie, qui ne potete incontrare ben sette, tra cui una capace di arrivare a 35 m di altezza, e oltre 60 specie di camaleonti, più della metà di quelle mondiali, mentre la barriera corallina malgascia è seconda per lunghezza solo a quella australiana; la palma ravenala, simbolo del paese, potrete invece ammirarla soltanto qua, come la farfalla cometa, lunga 20 cm. Anche l’uccello più grande del mondo, l’Aepyornis, viveva sull’isola, ma è stato annientato dall’uomo. Si possono incontrare 63 varietà di gechi, 57 di serpenti, compreso un innocuo boa lungo 4 m, 250 specie di uccelli, 300 di farfalle, 28 di pipistrelli, 6 tartarughe marine e oltre 100 specie di lemure, di cui 42 scoperte negli ultimi dieci anni.
L’altra grande valenza del Madagascar è costituita
dai suoi abitanti, che non provengono – come ci si potrebbe aspettare – dalla vicina
Africa, bensì dalle lontane Indonesia e Malesiaa bordo delle loro fragili canoe a
bilanciere tuttora in uso. I caratteri somatici dei malgasci, divisi in 18 tribù, risultano assai indefinibili, mescolando su un substrato sudasiatico
elementi indiani, arabi, africani ed europei, giunti questi ultimi solo nel
1500. Diciotto etnie ma quattro denominatori comuni: la lingua, con parole
lunghissime, l’abbigliamento, un unico pareo per uomini e donne, il carattere,
calmo e serafico, e la cultura che si basa sui tabù, il culto degli antenati, i
sacrifici rituali, l’astrologia e la superstizione.
Anche qui le curiosità non mancano: i Vezo, ad esempio, sono abili pescatori ma nomadi, che si spostano con le loro minuscole canoe a bilanciere lungo tutta la costa, vivendo sempre in villaggi provvisori. I primi immigrati, che introdussero i metalli, il baco da seta, maiali, polli e zebù, riso, cocco e agrumi, trovarono un’isola interamente ricoperta da vegetazione intonsa, un vero Giardino dell’Eden; oggi, con l’uso dissennato dell’agricoltura che brucia le foreste, almeno l’ 80 per cento delle piante è scomparso e con esse anche gli animali; uno dei paesi ecologicamente più ricchi del pianeta, con essenze uniche, si sta trasformando in uno dei più poveri ed improduttivi, complice anche un folle sviluppo demografico: ogni donna malgascia genera non meno di sei figli. Il Madagascar dovrebbe fornire un’eloquente lezione di gestione del territorio.
In un’isola tanto grande c’è ovviamente parecchio da vedere, con alcuni luoghi impedibili.. Si può partire da Fort Dauphin, nell’estremo sud-est, cittadina dal passato coloniale affacciata su una baia di notevole bellezza per le spiagge e l’esuberante vegetazione, comprendente palme, orchidee e buganvillee. A breve distanza si possono visitare la riserva di Berenty, lembo di foresta primaria dove si concentra un gran numero di lemuri, e il parco nazionale di Andoahela, vasto ecosistema di foreste e savane. Sul lato opposto dalla città portuale di Tulear si accede alla bella spiaggia di Anakao, base dei pescatori Vezo, i nomadi del mare, al parco nazionale di Tsimanampesotse, che oltre a lemuri,uccelli e tartarughe ospita possenti baobab e inconsuete piante grasse, e all’arboretum di Antsokay, per una visione dettagliata della flora malgascia. Puntando all’interno si raggiunge il Parco dell’Isalo, spettacolare massiccio di friabile roccia calcarea modellato dall’erosione in forme bizzarre: tra canyon, guglie e pinnacoli si celano rarità botaniche, lemuri e uccelli. Dopo aver iniziato la risalita graduale dell’altopiano centrale, si incontrano in successione Ambalavao, centro di produzione di una carta papiro con fiori secchi incorporati, l’antica città reale di Fianarantsoa, famosa per la produzione di tè, il Parco Ranomafana, colline coperte da foresta pluviale dove vivono 12 specie diverse di lemuri, felci, palme, orchidee, piante medicinali e carnivore e bambù giganti, Ambositra, centro artigianale del legno, e infine Antsirabè, cittadina termale famosa per la lavorazione di minerali e pietre preziose, prima di raggiungere la capitale Antananarivo, sede di un ricco mercato artigianale e di spezie.
Anche qui le curiosità non mancano: i Vezo, ad esempio, sono abili pescatori ma nomadi, che si spostano con le loro minuscole canoe a bilanciere lungo tutta la costa, vivendo sempre in villaggi provvisori. I primi immigrati, che introdussero i metalli, il baco da seta, maiali, polli e zebù, riso, cocco e agrumi, trovarono un’isola interamente ricoperta da vegetazione intonsa, un vero Giardino dell’Eden; oggi, con l’uso dissennato dell’agricoltura che brucia le foreste, almeno l’ 80 per cento delle piante è scomparso e con esse anche gli animali; uno dei paesi ecologicamente più ricchi del pianeta, con essenze uniche, si sta trasformando in uno dei più poveri ed improduttivi, complice anche un folle sviluppo demografico: ogni donna malgascia genera non meno di sei figli. Il Madagascar dovrebbe fornire un’eloquente lezione di gestione del territorio.
In un’isola tanto grande c’è ovviamente parecchio da vedere, con alcuni luoghi impedibili.. Si può partire da Fort Dauphin, nell’estremo sud-est, cittadina dal passato coloniale affacciata su una baia di notevole bellezza per le spiagge e l’esuberante vegetazione, comprendente palme, orchidee e buganvillee. A breve distanza si possono visitare la riserva di Berenty, lembo di foresta primaria dove si concentra un gran numero di lemuri, e il parco nazionale di Andoahela, vasto ecosistema di foreste e savane. Sul lato opposto dalla città portuale di Tulear si accede alla bella spiaggia di Anakao, base dei pescatori Vezo, i nomadi del mare, al parco nazionale di Tsimanampesotse, che oltre a lemuri,uccelli e tartarughe ospita possenti baobab e inconsuete piante grasse, e all’arboretum di Antsokay, per una visione dettagliata della flora malgascia. Puntando all’interno si raggiunge il Parco dell’Isalo, spettacolare massiccio di friabile roccia calcarea modellato dall’erosione in forme bizzarre: tra canyon, guglie e pinnacoli si celano rarità botaniche, lemuri e uccelli. Dopo aver iniziato la risalita graduale dell’altopiano centrale, si incontrano in successione Ambalavao, centro di produzione di una carta papiro con fiori secchi incorporati, l’antica città reale di Fianarantsoa, famosa per la produzione di tè, il Parco Ranomafana, colline coperte da foresta pluviale dove vivono 12 specie diverse di lemuri, felci, palme, orchidee, piante medicinali e carnivore e bambù giganti, Ambositra, centro artigianale del legno, e infine Antsirabè, cittadina termale famosa per la lavorazione di minerali e pietre preziose, prima di raggiungere la capitale Antananarivo, sede di un ricco mercato artigianale e di spezie.
Fonte:ilTurista (Blog)
Nessun commento:
Posta un commento
Si invitano i lettori ad inviare il loro indirizzo email o di amici interessati per ricevere le NEWS AIM Madagascar: news@aim.mg
Lasciare un commento anche anonimo ci aiuta a migliorare il nostro blog.
Grazie