mercoledì 21 marzo 2012

Pensionati, addio Italia . Si vive meglio all'estero


Caraibi e Oriente: la fuga dei 29 mila lombardi (bresciani e bergamaschi in cima alla lista). La risposta alla crisi? I Paesi meno cari, dove l'Inps recapita il denaro.



Tiziana Cestaro, ex barista milanese, ha 62 anni e ha lasciato l'Italia tempo fa. Lo ha deciso con suo marito, che adesso non c'è più. Sono andati prima in Madagascar e poi a Santo Domingo. Dove sono rimasti. «Ormai la mia vita è qui», dice. Teresa Cestaro è una degli oltre 29 mila pensionati lombardi ai quali l'Inps paga la pensione all'estero. Nel 2006 erano circa 24 mila. In Italia sono più di 400 mila. Una parte ha lavorato un certo periodo in Italia e poi è emigrata. Una parte è formata da quelli che con 600 o 1.000 euro al mese hanno cercato un nuovo posto dove vivere, per esempio: Santo Domingo, la Thailandia, il Madagascar o il Marocco. Vacanze sempre più lunghe, che a volte durano tutto il resto della vita. Sono i pensionati in fuga dalla crisi, dal caro vita, dal freddo dell'inverno o da qualche bega familiare. «In giro nelle assemblee ogni tanto ti raccontano di qualcuno che è partito - spiega Tino Fumagalli, segretario generale aggiunto dei pensionati Cisl in Lombardia - ad andare sono quelli fra i 60 e i 70 anni, la maggior parte uomini. La maggior parte sverna e basta. Un po' è la voglia di cambiare e un po' è per fuggire dal caro vita. Con mille euro al mese in alcune zone del mondo stai come un signore». Su chi va, quelli che restano dicono: «È matto». Ma qualcuno ammette: «Forse l'ha indovinata».
In genere a partire sono bergamaschi, bresciani e milanesi. Spesso la prima scelta è una «vacanza lunga» magari di 6 mesi, poi si valuta. Secondo i dati Inps, in Thailandia i pensionati lombardi che hanno fatto il salto definitivo sono 30 (erano 25 nel 2010), in Brasile sono 726, nelle Filippine 28, in Spagna (che comprende anche le isole Canarie) sono 640 contro i 597 del 2006, in Marocco nel 2011 per la prima volta le statistiche hanno rilevato un gruppo di 20 (numero minimo per l'indicazione specifica dello Stato), mentre nella Repubblica Dominicana sono 47. «A Santo Domingo - spiega Paolo Angeletti, 73 anni, ex impiegato, che almeno due mesi li passa nell'isola caraibica - ci sono bagnasciuga soprannominati le "spiagge Inps" tanti sono i pensionati italiani, in particolare bresciani e bergamaschi e romani che si trovano lì ogni giorno, chi per 6 mesi all'anno, chi di più e chi per sempre». I posti più frequentati sono Samanà, Cabarete e Boca Chica. Gli altri, quattro conti se li devono fare: 150 euro al mese per bollette e affitto di un tre locali e 220 euro al mese per mangiare di tutto (ma il vino è molto caro). Mentre per l'assistenza sanitaria bisogna arrangiarsi con una assicurazione privata il cui costo è di circa 600 euro all'anno. «Qui si vive meglio con meno soldi - conferma Tiziana Cestaro al telefono da Santo Domingo -; quando chiedo ai miei amici come va in Italia mi dicono che è sempre peggio. Non mi sono mai pentita, certo mi manca la chiacchiera al mercato con gente che parla la mia lingua».
Ma per sentire un po' di italiano basta andare in spiaggia a Boca Chica o guardare i canali satellitari. Anzi no, forse la tv è meglio di no, perché, come scrive uno scugnizzo napoletano nel libro A voce d''e creature : «In televisione la pubblicità si ricorda solo dei giovani, mentre ai vecchi al massimo è riservata la dentiera». E allora anche ai Caraibi si rischia di restarci male.
Fabio Bonaccorso
Fonte Corriere.it





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