mercoledì 21 marzo 2012

Per un’economia giusta


Marcello Viani, Direttore di Reggio Terzo Mondo – Organizzazione Non Governativa di ispirazione cristiana che porta avanti progetti in Madagascar, ha illustrato alcune esperienze attuate nello spirito di un’economia giusta ed equa.
Riflessioni, testimonianze ed esperienze sul tema dell’economia giusta sono state ieri l’altro, 10 marzo, al centro del confronto organizzato dal Polo culturale dei Cappuccini di Reggio Emilia presso il cinema Cristallo di via Ferrari Bonini, in città. Un evento collegato alla mostra “In Arte ed economia” e ad un ciclo di conferenze per il quarto centenario della morte del frate cappuccino San Giuseppe da Leonessa che, fra le sue opere meritorie, favorì l’istituzione di Monti Frumentari per il prestito ai più poveri di grano e orzo per la semina.
Davide Dazzi (Direttore Culturale della Biblioteca dei Cappuccini di Reggio Emilia) ha introdotto il confronto spiegandone gli obiettivi.
Mauro Carboni, Docente di Storia Economica all’Università di Bologna, ha illustrato le origini del credito etico e la nascita e diffusione dei Monti di Pietà e dei Monti Frumentari, due istituzioni assistenziali fortemente volute dai francescani. Il primo Monte venne aperto a Perugia nel 1462 ed il successo fu immediato: nel primo secolo di attività (1462 – 1562) si contarono oltre 200 aperture. In Emilia-Romagna il primo fu a Montefiore Conca nel 1471, seguito da Bologna nel 1473, mentre a Reggio Emilia ciò avvenne pochi anni più tardi, nel 1494. Il Primo Monte Frumentario venne aperto a Foligno nel 1488.
L’economista Stefano Zamagniche molti reggiani hanno imparato a conoscere anche grazie al Festival Francescano, ha coinvolto il pubblico sottolineando, tra i vari aspetti, quello della fraternità. “In Italia, ma anche nel resto del mondo – ha detto Zamagni – stiamo assistendo a un risveglio del pensiero francescano. Il punto di forza di questo recupero è nella parola ‘fraternità’; come sappiamo, infatti, sono stati i francescani a tradurre il principio di ‘fraternità’ dentro l’economia, prima di loro nessuno ci era riuscito. Non è che prima non si parlasse di fraternità, ma la novità è stata quella di tradurre il principio di fraternità nell’agire economico, nel modo di fare impresa, nel modo di fare funzionare i mercati. Non a caso anche il terzo capitolo della Caritas in Veritate, l’ultima Enciclica di Benedetto XVI, ha come titolo ‘Fraternità, sviluppo economico e società civile’. Oggi viviamo una nuova stagione interessante – ha aggiunto tra l’altro Zamagni – un pensiero che sembrava inaridito sta ritornando in superficie e la ragione fondamentale è perché le persone hanno bisogno di felicità”.
Dopo l’intervento di Zamagni, il tema “Per un’economia giusta” è stato affrontato dai partecipanti a una tavola rotonda condotta dal giornalista Massimiliano Ranellucci: Eva Gullo, Stefano Landi, Giuseppe PaganiMauro Ponzi,Margherita Salvioli Mariani e Marcello Viani.
La prima testimonianza è stata portata da Eva Gullo, Presidente di “E. di C. S.p.A.”, società che gestisce il Polo Lionello Bonfanti, inaugurato nel 2006 a Incisa in Val d’Arno (FI), nei pressi di Loppiano, cittadella internazionale dei Focolari, primo polo europeo e punto di convergenza per oltre 200 aziende italiane che aderiscono al progetto di Economia di Comunione. Il progetto – lanciato in Brasile nel 1991 da Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari – ha come obiettivo quello di contribuire a sanare il crescente divario tra ricchi e poveri. Come ha spiegato Gullo, le aziende che liberamente aderiscono al progetto si impegnano a suddividere l’utile in tre parti: una per l’azienda, per il suo sviluppo e sostegno; un’altra per formare ‘uomini nuovi’ e diffondere la ‘cultura del dare’ e della reciprocità; una terza va a costituire un fondo speciale di solidarietà per aiutare le persone svantaggiate, sovvenendo ai bisogni di prima necessità. Il concetto non è la filantropia dell’imprenditore, ma il fratello povero inserito nel sistema impresa – ha sottolineato Eva Gullo – produco sapendo che quello che sto facendo arriverà anche a qualcun altro, che conosco e che, a sua volta, quando sarà uscito dalla cosiddetta soglia di povertà, potrà dare qualcosa agli altri; questa è la cultura che vogliamo innescare. Ci piace sviluppare nuovi progetti e tra i servizi che offriamo ci sono anche quelli di scouting e business plan per i giovani che vogliono avviare imprese con questi principi”.
Stefano Landi, Presidente dell’Associazione Industriali di Reggio Emilia, intervenendo sui salari non ha potuto che convenire sul fatto che, in Europa, quelli italiani sono tra i più bassi: “D’altra parte – ha detto Landi – il costo aziendale è, all’opposto, tra i più alti in Europa. Per poter crescere e produrre ricchezza abbiamo bisogno di essere competitivi e per questo motivo c’è tanto da rivedere. speriamo che questo governo di tecnici, che personalmente stimo, sia in grado di intervenire in modo significativo, ovviamente con la collaborazione delle parti sociali. Per quanto riguarda il lavoro, tra i tanti problemi c’è quello dell’eccessiva flessibilità in entrata e dell’assoluta mancanza di flessibilità in uscita; dobbiamo interrogarci e dialogare anche su questo punto. Per combattere la precarietà, che è un disvalore assoluto, probabilmente – ha aggiunto Landi – abbiamo bisogno di introdurre nuovi meccanismi nel mondo del lavoro e credo che le indicazioni del ministro Fornero siano interessanti. Il mondo del lavoro, in generale, deve essere profondamente modificato”.
Giuseppe Pagani  Presidente della Commissione Turismo, cultura, scuola, formazione, lavoro, sport della Regione Emilia-Romagna - ha partecipato alla tavola rotonda come appartenente all’Ordine Francescano Secolare, costituito da cristiani che, per una vocazione specifica, mediante una Professione solenne, s’impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di S. Francesco, nel proprio stato secolare, osservando una Regola specifica approvata dalla Chiesa. “Siamo andati in crisi – ha detto tra l’altro Pagani – perché siamo disorientati rispetto a principi fondamentali e sul senso di un’impresa e di un’economia che sono stati completamente ribaltati. C’è bisogno di ritornare ai principi fondamentali che devono essere dietro a tutto il discorso economico. La crisi che viviamo è anche quella dell’espunzione del dono dalla nostra comunità; il dono non è solo un fatto emotivo, dobbiamo ritornare a fare sì che animi la ripresa economica e lo sviluppo. Il problema è, però, dove si impara il dono, dove ci si rieduca al dono. Bisogna, allora, ricreare palestre e luoghi dove si insegna il dono, la gratuità e che, ad esempio, avere cura dei propri anziani non è qualcosa da delegare agli altri”.
Margherita Salvioli Mariani, Segretario Generale CISL di Reggio Emilia, ha sottolineato come la crisi che stiamo attraversando metta in evidenza il fatto che il benessere economico non corrisponde necessariamente a un benessere sociale. “Oggi – ha detto tra l’altro Salvioli Mariani – spesso il lavoro non è giusto, fenomeni come la globalizzazione hanno prodotto una grande precarizzazione, a Reggio Emilia l’85 per cento dei nuovi rapporti di lavoro sono all’insegna del lavoro precario. Se davvero vogliamo ricondurre il lavoro al senso attribuitogli dalla dottrina sociale della Chiesa ma, più laicamente, dalla Costituzione, dobbiamo andare ad incidere su un aspetto culturale, sapendo che dobbiamo prendere delle decisioni e un indirizzo che vadano controcorrente rispetto a quello che è stato fino ad oggi”.
Mauro Ponzi, presidente del Consorzio Oscar Romero – nato nel 1990, associa 25 cooperative sociali di tipo A e B – ha sottolineato in particolare la necessità di creare opportunità di lavoro per le persone svantaggiate. “Si è trattato molto – ha detto Ponzi – sul valore sociale e la dignità del lavoro per i pazienti psichiatrici e per i tossicodipendenti, facendo due esempi, ma non ci si è mai fermati sulla riflessione se questo lavoro genera o meno ricchezza. A questo proposito, da una ricerca condotta sulle buste paga, emerge che una persona invalida che lavora in una cooperativa sociale produce tasse – per lo Stato, la regione e l’ente locale – per oltre 4.600 euro. Se il disagio è psichiatrico gli euro diventano 5.300 euro l’anno, 3mila euro per un percorso di uscita dalla dipendenza, quasi 10mila euro l’anno per una misura alternativa al carcere, quasi 6mila per un disagio sociale non certificato. Anche alla luce di questi dati, mi chiedo perché si faccia ancora così fatica a mettere in moto un volano per dare maggiori risposte a queste persone. E non si può continuare solo a pretendere di avere commesse dalla pubblica amministrazione – ha sottolineato Ponzi rivolgendosi a Landi – sarebbe molto bello avere anche un patto tra la cooperazione sociale e l’industria reggiana, nonostante il periodo difficile che stiamo attraversando. Gli strumenti ci sono e bisognerebbe applicarli di più”.
Marcello Viani, Direttore di Reggio Terzo Mondo – Organizzazione Non Governativa di ispirazione cristiana che porta avanti progetti in Madagascar, Brasile, Kossovo e Palestina  – ha illustrato alcune esperienze attuate nello spirito di un’economia giusta ed equa. “In Paesi come il Madagascar – ha detto tra l’altro Viani, riferendosi agli antichi Monti Frumentari e a quanto detto da Zamagni – ha ancora senso parlare di esperienze come i granai di comunità e di villaggio, che affrontano le stesse sfide che potevano essere le nostre di alcuni secoli fa. Questo può provocare in noi tutti un certo imbarazzo. RTM – ha ricordato Viani – è nata nel 1973 e ormai sono partiti per i diversi progetti oltre 300 volontari: a tutti quelli che partono diciamo che non devono avere l’aspettativa di vivere come vive la gente del posto, ma quella di vivere comunque in modo semplice e sobrio”. Il direttore di RTM, collegandosi al concetto di fraternità ha, poi illustrato il Progetto Milk in Kosovo rivolto a 5 Associazioni di Produttori di Latte della regione, composte in media da 45 soci ciascuna. Tra gli obiettivi c’è la creazione di una cooperativa agricola e l’allestimento di un caseificio per la produzione di formaggio. Poche settimane fa alcune persone della cooperativa sono venute dal Kosovo per un periodo di formazione e sono state ospitate da un caseificio reggiano. Uno scambio che ha arricchito tutti.
Fonte: Redacon



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