Immaginate di dover passare un anno ad analizzare quattrocento
coppie di fidanzati, conoscenti, amici, colleghi, parenti, insomma con qualche
legame, mentre… sbadigliano. Roba da distorsione mandibolare, ma è proprio
quello che hanno fatto due ricercatori italiani, Ivan Norscia ed Elisabetta
Palagi (rispettivamente dell’Università di Pisa e dell’Istituto di scienze e
tecnologie della cognizione del Cnr di Roma), pubblicando lo studio su PlosONE.
L’obiettivo è stato quello di fornire la prima evidenza
etologica di un fatto sperimentato da tutti: che lo sbadiglio è contagioso,
soprattutto se c’è un legame empatico con lo “sbadigliante”. I due hanno
esaminato oltre un centinaio di adulti di varia nazionalità nei contesti più
disparati: durante i pasti, sul treno, al lavoro, etc., tra l’Italia e il
Madagascar.
L’analisi statistica si è basata su modelli lineari misti,
rivelando che è ininfluente il contesto sociale, l’età, la nazionalità o il
genere. Se sentiamo o vediamo uno sbadiglio (anche questo è indifferente)
imitiamo l’azione se sentiamo la persona in qualche modo a noi vicina, se
nutriamo cioè qualche legame affettivo. Non solo: il contagio avviene ed è più
veloce soprattutto tra coppie e familiari e diminuisce pian piano tra amici,
conoscenti e sconosciuti che ci stanno simpatici.
A favore delle ipotesi dello studio, sostenuto anche dal Giardino
zoologico di Pistoia, dal Parco zoo Falconara (An) e dal Parco zoo Punta Verde
di Lignano Sabbiadoro (Ud), ci sono anche dati neurobiologici. “Esistono studi
che mostrano come le zone del cervello che si attivano durante la percezione di
uno sbadiglio altrui sono in parte sovrapposte a quelle legate alla sfera
emotiva”, precisa Elisabetta Visalberghi. Quindi se il vostro interlocutore
trattiene a stento gli sbadigli, delle due una: siete incredibilmente
noiosi o estremamente simpatici.
Fonte: oggiscienza.wordpress.com
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