L’intervista
Arrivo in Madagascar
Sono venuto in
Madagascar nel 2004. Non era un viaggio di piacere, raggiungevo una missione
cattolica che si trova sugli altopiani del sud est dell’isola:
Ankaditsiary. Ero già adulto, in uno di
quei momenti nei quali la mia vita mi
chiedeva altro, una sorta di conversione verso la Vita stessa.
Ricordo che da Tanà ad Ambositra tutto mi sembrava come
offuscato ancora dai miei pensieri “italiani”, ma in me non c’era la minima paura, nessun
rimpianto verso ciò che “avrei lasciato”.
Quando da Ambatofinandrahana ci siamo inoltrati lungo la
pista che conduceva alla missione (ero con dei giovani, mai conosciuti
prima, che avevano già vissuto presso la
missione ) sono ritornato in me, ho come aperto gli occhi ed ho visto tanta
povertà. Il deserto circondava la toyota land cruiser del prete.....era
segnato da luminosi sorrisi di bambini;
sporchi, senza scarpe, con vestitini antichi, ma quel sorriso riempiva il cuore. Una povertà
così totale e così permanente che si corre il rischio di abituarsi.....
Presentazione
Mi chiamo Toni Vasco,
sono nato ad Enna ed ho svolto la professione di psicologo presso il servizio
di salute mentale. Avevo lavorato per due anni a Trieste, ai tempi di Basaglia
ed ero stato catturato dal fervore di quella che si chiamava
“antipsichiatria”. L’interesse per la
conoscenza diciamo pure “non
convenzionale” mi ha condotto verso le terapie alternative. Sono diplomato in
shiatsu e shin tay. Ho anche conseguito il diploma in Raja Yoga.
L’Associazione
Ma torniamo al Madagascar e alla Associazione che ho fondato
(febbraio 2005 a Ferrara) e di cui sono responsabile in Madagascar. Dal 2005 al
2010 non sono mai tornato in Italia. Le attività dell’Associazione si
riempivano di significato e richiedevano molto impegno. I primi progetti riguardavano l’aiuto
sanitario (e ringrazio il Dr. Luciano Tuseo per la sua disponibilità e i suoi
consigli circa la malaria), la prevenzione, e cominciava a delinearsi con
maggiore chiarezza quello che poi e ad oggi é la priorità della Associazione:
permettere ai giovani ed ai bambini di seguire gli studi così da potere intravvedere un avvenire un pò
meno difficile.
Casa Famiglia
Da tre anni e mezzo l’Associazione ha aperto una casa
famiglia per bambini di strada a Fianarantsoa. Ne accogliamo 19. Tutti vanno a
scuola, hanno le cure sanitarie e tutto
ciò che può servire per crescere meglio. Ci sono poi altre tre case (due a
Fianarantsoa ed una ad Ambositra) dove abitano dei giovani. Anche per loro
l’Associazione garantisce gli studi e naturalmente tutto il resto (cibo, cure
sanitarie, vestiti...)
E ancora é possibile garantire gli studi per altri
bambini e giovani che vivono in
condizioni sfavorevoli, e abitano con le rispettive famiglie.
L’Associazione riesce anche a farsi carico di progetti
straordinari come aiuti sanitari per gravi malattie rivolti a bimbi e meno bimbi.
Progetto
Il futuro prevede la costruzione di una grande casa famiglia
che possa accogliere 60 bambini, e di piccole case per quelle famiglie che desiderano cambiare le loro
condizioni sociali e così avranno la possibilità di lavorare la terra (abbiamo
comprato un grande terreno che permetterà diverse attività). Queste case saranno affittate con il criterio
del riscatto e mi auguro che le persone possano comprendere l’opportunità che gli viene offerta.
Oggi e il domani
Devo dire che vivere con 19 bambini é una esperienza nuova
ogni momento. Quando penso a come li ho conosciuti, in strada, e a come
crescono, vi confesso che faccio fatica a trattenere le lacrime.
Certo non é tutto facile.
Spesso le difficoltà sorgono nel rapporto con gli adulti rispetto
soprattutto alla convinzione, credo molto diffusa, del “quì ed ora”. E’ molto comune il fatto che quando le
persone trovano la quantità di riso
giornaliero, poi si dimenticano del domani. Non mi riferisco all’idea
dell’avvenire secondo una visione
classicamente “straniera e spesso disumanamente civilizzata”, ma proprio
del domani domani. E’ facile immaginare
come questo comporti una costante revisione del mio modo di pensare, e uno
sforzo teso a trovare una via di mezzo
tra questo estremo “quì ed ora” ed uno
sguardo che veda un tantino più al di
là.
Famadihana (la riesumazione)
Quando ero presso la missione, sono stato invitato alla
cerimonia della riesumazione (famadihana). Tre giorni di festa alla quale
partecipa tutto il villaggio, con canti e balli e cibo e toka (alcool
artigianale). Il culto dei morti sembra molto
radicato nella cultura di questo popolo. Certo, mi suona un pò strano se messo a confronto con il “culto
della vita” che a volte sembra un pò meno preso in considerazione. Ma quello che ancora oggi mi viene difficile
comprendere é la facilità di provare gelosia verso chi riesce ad emancipare la
propria esistenza. Sembra che stare un pò meglio sia fonte di vergogna e di gelosia assieme. E allora bisogna
evitare che gli altri si accorgano che
si progredisce, si ha quasi paura di questo, ed evitare così la gelosia o,
peggio, qualche maleficio.
Vaovao
Anni fa sono
ritornato ad Ankaditsiary con dei dentisti italiani ed ho incontrato una
ragazza che avevo conosciuto ancora adolescente. Aveva tra le braccia un
bambino nato da pochi giorni: suo
figlio. In Madagascar la gente si saluta chiedendo “inona ny vaovao” (che
novità?). Mi sono rivolto alla giovane con la stessa domanda e lei mi ha
risposto “tsy misy vaovao” (nessuna novità).
Il fatto é che aveva da pochi giorni avuto un bambino.....e non era una novità. Gli
anziani mi hanno detto che rispondere così é perché, in genere le vaovao sono
notizie tristi e allora....
fihavanana
Sento spesso evocare la fihavanana (solidarietà) come
cardine portante della cultura malgascia. E’ certo una grande forza che può
essere espressa, nella vita quotidiana, nel rapporto con chi ha più bisogno...e
con tutti.
Certo però che ho avuto anche l’occasione di vedere avvilire
questa grande saggezza malgascia, e avvilirla da una forma più o meno
appariscente di accondiscendenza, di simulazione e quasi di vergogna ad esprimere ciò che si
pensa e dare spazio così ad una certa
ipocrisia che impedisce poi la fiducia reciproca e forse mantiene una sorta di
sottomissione verso chi ha più potere (di qualsiasi tipo). E non so se poi
questo possa produrre delle reazioni che infine contraddicono lo spirito degli
antichi, la solidarietà.
E comunque mi chiedo ancora se l’emancipazione sia frutto
del benessere economico o é il contrario, o vanno di pari passo....(la solita
questione dell’uovo e della gallina....?)
Ma alla fine ognuno
fa ciò che può, nel senso che si comporta e crede secondo la propria coscienza.
Nulla accade per caso e allora noi esseri umani seguiamo ciò che la Vita ci
offre e ci permette.
Quante volte magari desideriamo una qualche cosa, e la
desideriamo con tanta forza da perderci il sonno. E poi accade che si verifichi
tutto il contrario e ne rimaniamo delusi. Forse non riusciamo a comprendere il
significato e l’utilità di ciò che é avvenuto. Ma come diceva un maestro
indiano: “la vita é giusta in ogni caso.”
E allora mi chiedo se e come posso dare il mio contributo
senza però volere convincere nessuno delle mie idee verso la vita.
omeo bon bon (mi dai
una caramella)
L’Associazione si chiama “omeo bon bon” (mi dai una
caramella) e la casa famiglia “iriko ny mijery lanitra” (desidero guardare il
cielo). Omeo bon bon perché nei quasi
due anni di permanenza presso la missione ho constatato che i bambini non
chiedevano mai soldi, ma caramelle o biscotti. Mi é rimasto impresso ed ho
pensato che potesse essere bello ricordare ciò con l’associazione. “Iriko ny
mijery lanitra” perché credo che dovremmo ogni tanto alzare gli occhi verso il
cielo per non sprofondare nella illusione della vita materiale e, permettetemi,
ringraziare la Grande Vita per tutto ciò che ci offre.
Il simbolo é un
girasole: un fiore che rivolge la propria corolla sempre verso
la luce del sole.
Qualcuno mi ha chiesto se ho delle ambizioni. Credo di non averne. Quello che però posso
dire con certezza é che ho una chiara intenzione: imparare a servire la Vita in tutte le sue
manifestazioni , e con “presenza”.
Devo dire che non mancano gli impegni. Ma devo anche dire
che non mancano le occasioni di scoramento e, diciamo pure, di irritabilità. Ma
sapete bene come va....
Il Dalai Lama ha detto : “Siate egoisti, pensate agli
altri.”
Sembra un paradosso ma nasconde una grande verità. Quando
vengo preso da questi turbamenti mi
viene voglia di abbassare gli occhi e non vedo
null’altro che me stesso. Mi
rianima essere poi capace di alzare gli occhi e rendermi conto di quanto
sconforto e tristezza ci sia attorno a me. Allora mi dico che il mio scoramento
e la mia irritabilità sono veramente cose da niente. E che tutti siamo
veramente uniti da questa straordinaria
prova che é la Vita. E allora il Dalai Lama ha ragione: nel momento in cui
riapro gli occhi sul mondo mi sento bene e in questo senso do nutrimento al mio
“egoismo”.
E se avrete voglia di venire a trovarci saremo felici di
accogliervi.
da poco mi sono affacciato alla realtà del Madagascar e non ho l'ardire di scrivere quanto mi "frigge" nel cuore. Temo di scrivere ovvietà e di essere ripetitivo. Posso solo dire che, non mi riesce di smettere di pensare ed operare per queste persone. Vincenzo Russo di V.I.M. Volontari italiani per il Madagascar
RispondiEliminaBravi ! Mi inchino a voi , al vostro coraggio alla vostra pazienza e sopratutto al vostro amore x gli altri
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