sabato 28 aprile 2012

Adis e Gianni Kech




Siamo per gli amici Gianni nato a Torino ed Adis nata a Belluno, più formalmente Giovanni Kech ed Adis Bianchet.
Spieghiamo subito gli interrogativi sui nomi che ci perseguitano sin dall’infanzia:
 Il cognome di Gianni è tedesco e dovrebbe essere scritto Keck, ma quando il nonno paterno lo ha registrato stavano bombardando (ultima guerra mondiale) e c’è stato un errore di trascrizione e la k è stata trasformata in h.
Adis invece è proprio Addis Abeba ( con altro errore di trascrizione all’anagrafe) perché, sempre c’è la guerra di mezzo, il papà di Adis,  ha combattuto laggiù e inopinatamente s’è innamorato di quel posto.


La pensione
Siamo entrambi in età pensione, Gianni l’ha presa giusto in tempo, Adis appartiene alla classe più sfigata della ultima riforma pensionistica, che il giorno della presentazione della proposta di legge, ha fatto piangere il Ministro Fornero, in diretta televisiva, e le sue lacrime non sono servite a ritrattare la proposta e quindi Adis, suo malgrado, è in attesa.

Il lavoro
Entrambi abbiamo avuto una normale vita lavorativa che ci ha assorbito per tantissimi anni e che ci ha visti nel Top Management della Citicorp, della Chase Manhattan e nel gruppo Fiat.
Poi gli ultimi 6 anni di attività li abbiamo trascorsi ristrutturando Banche Italiane e anche qualche Banca dell’est europeo.

Il Madagascar
Una vacanza in Madagascar nel 2004 ci ha portati casualmente, senza grande convinzione, a trascorrere una settimana nel sud ovest,  precisamente ad Andavadoaka, dove abbiamo incontrato un hotel italiano che in quel momento aveva, oltre a noi, solo altri due clienti.
Le giornate  erano però allietate dalle frequentazioni con la simpatica popolazione del posto che appartengono alla etnia Vezo, ma soprattutto con i loro tanti bambini.
Il sole, il mare, le spiagge, ma soprattutto la gente ci ha fatto pensare che la nostra pensione(sic!) che era  prossima, avrebbe potuto godere di tutto questo, e ci siamo immaginati anche che potevamo dare qualche aiuto alla gente del posto che non naviga nell’oro.

La casa
Nel 2005 iniziamo a costruirci una casa ove trascorrere almeno alcuni mesi all’anno.
Dopo aver trascorso una vita a fare strategie di sviluppo per le banche, forse per reazione, abbiamo iniziato a prendere decisioni giorno per giorno trascinati dalle emozioni più che dal ragionamento.

Le difficoltà
Abbiamo avuto momenti difficili, in particolare quando il nostro amico, che si stava occupando della costruzione della nostra casa delle vacanze, è morto improvvisamente.
È stata un’esperienza che non avevamo mai provato in Italia, anche perchè la morte in Madagascar viene affrontata in un modo del tutto particolare.
Qui ad Andavadoaka, la morte ti coinvolge in prima persona e ti obbliga ad occuparti di questioni cui non avresti mai voluto fare l’esperienza.
Adis ed io ci troviamo unici Vazaha (stranieri europei) presenti ad occuparci dell’amico deceduto, senza alcuna cognizione sul da farsi. 
Anche procurarsi il legno per il feretro è stato un problema,  e poi dovevamo rispettare le usanze locali.

La cultura
Fu il nostro battesimo nella cultura Malgascia, un contatto non ricercato e sgradevole, che ci ha lasciato anche qualche amarezza.
Cerchiamo di essere rispettosi delle credenze malgasce e pensiamo che tutte le culture si siano sviluppate a seguito della necessità di dare risposte ai problemi posti dall’ambiente, ma noi siamo italiani e siamo anche orgogliosi della nostra cultura e quindi pensiamo che rispetto non significhi anche condivisione.
Quell’esperienza ha messo in risalto alcune tradizioni locali che tuttora riteniamo inadatte al nostro modo di intendere la vita.

La scoperta
Pero’ col tempo abbiamo anche scoperto alcuni valori da noi ormai perduti, come per esempio la famiglia, il cui ruolo sociale, in Madagascar, primeggia in modo molto evidente, anche se talvolta diventa un complesso insieme di obblighi che pesa su molte scelte individuali.
Vivere ad Andavadoaka ci porta a riconoscere che non possiamo parlare della nostra conoscenza del popolo Malgascio, ma molto più limitatamente pensiamo di esserci addentrati nella cultura Vezo che incominciamo a intuire, senza necessariamente condividerla.
Vivere tra loro comunque significa non poter ignorare le sofferenze che affrontano quasi sempre con il sorriso e con un fatalismo disarmante. Essere qui e non farsi trascinare dai loro problemi ci sembrava impossibile.

Il contributo
Con un gruppo di amici italiani abbiamo dunque pensato di contribuire in qualche modo aiutando dei giovani per dare loro l’opportunità di affrontare un futuro migliore e con qualche strumento culturale in più.
La cultura Vezo non ragiona quasi mai in termini di “futuro”, il quotidiano è così pesante che assorbe tutte le loro energie. Questo pone il problema dello sviluppo dei giovani che sempre meno trovano occupazione nelle attività tradizionali di pesca. Di conseguenza una preparazione scolare di base diventa sempre più fondamentale per garantire qualche opportunità di trovare occupazioni alternative.
Abitiamo a Valahantsaka, nella zona di Andavadoaka e quindi il gruppo di amici da noi costituito, porta lo stesso nome e sostiene la scuola cattolica locale fornendo il pagamento della retta ed il materiale scolastico richiesto dall’istituto.
L’aiuto va alla scuola Cattolica in quanto è l’unica struttura esistente in loco che può garantire continuità di insegnamento. I nostri contributi però  non hanno alcuna identità religiosa e quando se ne presenterà l’occasione potranno coinvolgere anche gruppi o comunità di diverso orientamento confessionale.

I bungalow
Con il passare del tempo la nostra casa, finita nel 2007, si è ingrandita di tre bungalow e di un ristorante , trasformando un ozioso soggiorno in un lavoro che ci mantiene impegnati e vivi e ci lega sempre di più alla gente  del posto.

I rapporti
Abbiamo con tutti ottimi rapporti, che sono in continua evoluzione sia perchè noi riusciamo poco alla volta a immagazzinare il loro modo di pensare e i loro usi e costumi e quindi cominciamo a capire le loro tradizioni, senza rinunciare al nostro passato e alle nostre tradizioni italiane.




Il Resort
Ed ecco dunque il nostro impegno lavorativo, il Resort Valahantsaka www.valahantsaka.com che punta sulla qualità dei servizi e dei prodotti della cucina che da oltre un anno i nostri clienti  apprezzano.
Quello che offriamo innanzi tutto è una grande tranquillità in una zona lontana dal villaggio, ma non tanto, da non consentire con una facile passeggiata di visitarlo. I settanta ettari di terra di pura foresta spinosa offrono un’alternativa alle solite passeggiate, percorrendo i sentieri costieri; le donne del villaggio usano gli stessi sentieri per raggiungere le zone di raccolta dei polpi nei momenti di bassa marea.

Le infrastrutture
Ad Andavadoaka abbiamo dovuto procurarci l’energia elettrica con l’impianto solare e l’acqua scavando pozzi nei dintorni del Resort.
Infatti, qui lo Stato non è presente in alcun modo con infrastrutture e servizi, tutto dipende dagli investimenti di tempo e denaro dei pochi privati, tra cui eccelle la costruzione dell’ospedale italiano Hopitali Vezo ed il nuovo aeroporto che avrà voli interni Airmad ad iniziare dal giugno 2012 costruito dagli investitori della società Corail. Non possiamo poi non citare la benefica opera ambientale e sociale svolta dalla ONG Blue Venture che salvaguarda il patrimonio ittico con parchi marini e contribuisce a sostenere l’istruzione di un centinaio di bambini e che ha messo a disposizione un consultorio famigliare per i tanti problemi affrontati quotidianamente dalle donne del posto.




Residenti
Nonostante l’età  siamo dei novellini in Madagascar e quindi non abbiamo nulla da raccontare che altri vazaha, residenti da più tempo di noi, non sappiano già, in particolare non abbiamo nulla da insegnare o da suggerire perché riteniamo che venire a vivere per lunghi periodi (Gianni trascorre almeno 9 mesi all’anno ed Adis 7) in un paese tanto diverso dalla nostra cultura sia un percorso assolutamente personale ed intimo che ognuno deve misurare con il proprio metro della disponibilità e talvolta della sopportazione.
Quando ci domandano se siamo residenti talvolta dobbiamo riflettere prima di rispondere, segno che abbiamo ancora le radici nella nostra casa italiana, anche se i documenti dicono che siamo residenti in Madagascar.

Italiani innazi tutto
Abbiamo difficoltà di rinunciare al nostro essere italiani, forse una delle esperienze che più ci pesa è quella della rinuncia al bello.
Sembra paradossale, affermare cio’ in un paese come il Madagascar, osannato per le bellezze dei suoi luoghi, per il  suo clima, per la biodiversità della sua flora e fauna.
Ma per un Italiano la bellezza è il prodotto dell’ingegno ed in questo noi siamo esigenti e credo che sentiamo sempre la necessità di ritornare nel nostro paese per fare il pieno di quella bellezza che secoli di storia ha sedimentato nelle nostre città d’arte nei nostri territori forgiati da architetti ed artisti, non dimenticando che anche la nostra natura è talvolta ugualmente eccezionale.

Sulla nostra iniziativa sarà facile documentarsi accedendo al nostro sito www.valahantsaka.com



1 commento:

  1. Piacere mi chiamo Massimiliano Savino dell'anno 1974 e voglio trasferirmi nel Madagascar sono parrucchiere unisex e sono di Pompei




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