Successo per la "Biodomenica 2011": la campagna
nazionale per il biologico di AIAB, Coldiretti e Legambiente, realizzata con il
patrocinio di Mipaaf, Ministero dell'Ambiente, Roma Capitale, Fondazione
Campagna Amica e Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare ha visto ieri,
in tutto lo Stivale, piazze piene di cittadini che hanno testato la convenienza
della filiera corta nei mercatini biologici di vendita diretta.
È stata, quella 2011, un’edizione esplicitamente dedicata ai
valori sociali, ambientali ed economici del bio, per andare incontro alle
esigenze dei cittadini che cercano un consumo sempre più critico e
responsabile.
"Il biologico è una risposata concreta alla crisi
economica e climatica, promuoviamo un modello economico che crea occupazione in
particolare giovanile e pone il rispetto dell'ambiente e la qualità del cibo al
centro del nostro agire", ha commentato Andrea Ferrante, presidente
nazionale dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB).
Come evidenziato nel dossier "I valori del bio"
curato dalle associazioni promotrici di BioDomenica, un diverso modello di
distribuzione e consumo esiste già e continua ad attrarre nuovi estimatori.
L’analisi degli ultimi sei anni di consumi biologici italiani e dei relativi
canali di distribuzione - gruppi di acquisto solidale, spaccio in azienda,
mercatini bio, e-commerce, consumi extra-domestici, agriturismo, mense
scolastiche - dimostra che questi sistemi di distribuzione alternativi sono
cresciti mediamente del 76,4% e che sono ormai competitivi con i sistemi
tradizionali – grande distribuzione organizzata innanzitutto – perché riescono
a garantire la qualità del prodotto insieme a un ritorno economico, sociale e
ambientale conveniente per tutti, e a lungo termine.
I dati confermano che la filiera corta, grazie
all’eliminazione di alcuni passaggi commerciali, consente di abbattere il
prezzo finale, con vantaggi per il consumatore ma anche per il produttore, che
sempre più spesso utilizza questo canale alternativo. Nella formazione del
prezzo, infatti, il peso della produzione supera molto raramente il 50% del
prezzo finale, mentre è notevole il peso percentuale del ricarico del punto
vendita (dal 30% al 40%). Di qui, la convenienza per i consumatori ad
acquistare i prodotti biologici direttamente dai produttori agricoli. Una
convenienza per altro ampiamente dimostrata dalle rilevazioni sui prezzi
dell’Ismea. Ad eccezione di alcune fattispecie, i prodotti ortofrutticoli
acquistati direttamente dal produttore presentano un prezzo che è quasi la metà
di quello della distribuzione tradizionale.
"I consumatori italiani hanno oggi la possibilità di
acquistare prodotti biologici locali di qualità al giusto prezzo direttamente
dagli agricoltori attraverso la nostra rete di vendita diretta di Campagna
Amica (www.campagnamica.it) che può contare su migliaia di punti vendita tra
spacci aziendali, mercati e botteghe, dove hanno fatto acquisti 8,3
milioni di italiani in un solo anno", ha ricordato il presidente della
Coldiretti Sergio Marini, secondo cui "la sfida deve partire dalle scuole
con un milione e mezzo di bambini che ogni giorno pranza in mensa dove
occorre aumentare l’offerta di pasti con cibi di stagione e locali".
Ma il bio non è solo buono, giusto e conveniente, è anche
"green". Un fattore che, in epoca di mutamenti climatici, diventa
sempre più determinante. Non a caso la Commissione europea, per rispettare gli
impegni assunti a livello internazionale di riduzione delle emissioni di gas serra
dell’80-95% entro il 2050 (rispetto ai livelli del 1990), ha fissato degli
obiettivi di mitigazione al settore agricolo che dovrebbero prevedere una
diminuzione tra il 42-49% delle emissioni.
"Il sistema agricolo - ha spiegato il direttore
generale di Legambiente Rossella Muroni presente all’appuntamento romano -
ricopre un ruolo fondamentale nell’ambito del dibattito sul clima, considerata
la relazione di causa-effetto che unisce il sistema agroalimentare ai
cambiamenti climatici e viceversa. Per quanto riguarda l’Italia, le emissioni
di gas serra dell’agricoltura hanno già mostrato un trend in riduzione del 15%,
ma l’agricoltura e la silvicoltura hanno le potenzialità per raggiungere
ulteriori obiettivi di mitigazione, a condizione che vengano messe a disposizione
risorse aggiuntive rispetto a quelle attualmente previste, per
l’incentivazione delle pratiche agricole orientate a una migliore
gestione dei suoli agricoli, dei pascoli, dell’irrigazione, al recupero dei
suoli organici e alla produzione di bioenergia".
Ad oggi, diversi studi scientifici hanno evidenziato come
l’agricoltura biologica rappresenti una valida alternativa a quella
convenzionale per quanto riguarda la minore emissione di gas serra, i minori
consumi energetici e la maggior capacità di adattamento alle variazioni
climatiche. Pratiche sostenibili in agricoltura potrebbero ridurre del 90%
circa le emissioni climalteranti, con effetti positivi anche per la riduzione
di fame e povertà. L’applicazione dei principi cardine dell’agricoltura
biologica permette, infatti, di incrementare la sostanza organica garantendo
una maggiore fertilità dei terreni, di accumulare la CO2 nel terreno e di
risparmiare energia. (aise)
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