lunedì 14 novembre 2011

Madagascar: rivoluzione e delusione nel paese dei lemuri


Il Madagascar è conosciuto nel mondo occidentale per i suoi aspetti prettamente “esotici”, le bellissime spiagge del paese sono preda di innumerevoli turisti che alloggiano in meravigliosi villaggi sul mare, rigorosamente isolati dalle città. Sul sito del ministero degli esteri italiano, si sconsiglia vivamente di effettuare spostamenti dai villaggi turistici alle città interne; a causa dell’instabilità politica cronica, c’è il rischio per un povero viaggiatore occidentale d’imbattersi in manifestazioni violente e se è sfortunato di beccarsi qualche pallottola, sparata da un galantuomo delle forze dell’ordine. Il Madagascar è un paese dove regna il caos, ad eccezione di poche aree turistiche che assumuno il ruolo di “Fortezze” contro il disordine. La mia rubrica si occupa di questa grande isola dell’Oceano Indiano perchè vorrei spiegare ai baldi occidentali che cosa accade oltre la “Fortezza”. Raccomando ai miei fans di non far leggere questo articolo ai bambini che, avendo visto la serie di cartoni animati: “Madagascar e Madagascar 2″, potrebbero rimanerci molto male; infatti non è solo il paese dei lemuri che ballano con i pinguini, purtroppo le giraffe non sono così gaudienti, gli ippopotami sono molto infelici ed i leoni, pensando alla situazione politica della nazione, perdono l’entusiasmo nel socializzare con le zebre.
Gli elementi caratterizzanti del Madagascar sono due: la rivoluzione e la delusione. Dal 1960 fino ai giorni nostri ci sono state ben quattro sollevazioni popolari contro il regime politico in carica; la dinamica è sempre la stessa: ogni volta c’è un rovesciamento del governo in carica e si crede che il leader rivoluzionario sia un messia capace di traghettare il paese verso lo sviluppo, poi però la popolazione ha sempre provato un sentimento di forte delusione nei confronti del “nuovo” regime o leader.
Il 13 maggio 1972, numerose manifestazioni di piazza portano alle dimissioni il presidente in carica Philibert Tsiranana, il “padre” dell’indipendenza del paese dalla Francia ottenuta nel 1960. La principale colpa di Tsiranana è quella di privilegiare gli interessi dell’ex madre-patria a scapito dell’economia nazionale, infatti si considera la data del 13 maggio come la “vera indipendenza” del paese. Nel 1974 s’insedia al potere l’ammiraglio Didier Ratsiraka; il paese ha una svolta, permeato da ideali marxisti, il “leader della rivoluzione” avvia una riforma agraria e promette le nazionalizzazioni dei settori economici strategici per la nazione. Purtroppo la riforma agraria non riesce a scalfire le proprietà terriere delle “grandi famiglie” del paese, così l’ammiraglio cambia straregia ed adotta il liberismo a malincuore. Nel frattempo la povertà aumenta e cresce la delusione nei confronti del governo “rivoluzionario”, così nel 1991 il popolo scende nuovamente in piazza, gli scontri con la polizia sono sanguinosi, si contano più di cento morti, ma la rivolta ha esito positivo. Inizialmente Ratsiraka abbandona il potere ma lo riacquista tre anni dopo, dando miracolosamente uno slancio diverso al paese che riesce ad avere una crescita economica. Nel 2001 si assiste alla “terza rivoluzione”, il sindaco della capitale Antananarivo, Marc Ravalomanana, afferma di aver vinto le elezioni presidenziali, il vecchio ammiraglio lo contesta, ne nasce un conflitto; ancora una volta le manifestazioni di piazza sono numerose e fanno conquistare a Ravalomanana il posto di presidente. Si spererebbe che stavolta il paese ha trovato la tanto agognata stabilità, invece no; nel 2009 la popolazione prova l’ennesimo sentimento di delusione, l’economia non è cresciuta e tre quarti dei malgasci vivono sotto la soglia di povertà. Il giovane e rampante sindaco della capitale Andry Rajoelina(classe 1976) sfrutta il malcontento del popolo e ne nasce una “quarta rivoluzione”, stavolta contro il presidente Ravalomanana. Antananarivo diventa teatro di ferocissimi scontri tra polizia e manifestanti, si contano più di cinquanta morti, e, come le altre volte, la sommossa popolare ha buon esito. Rajoelina diventa presidente di una fantomatica autorità di transizione, di fatto capo indiscusso del paese, egli promette d’indire libere elezioni quando la situazione dell’ordine pubblico nel paese si sarà normalizzata.
Concludo: ad oggi, 2 novembre 2011, il giovane presidente non ha ancora stabilito la data delle elezioni, gli osservatori internazioanli sono concordi nel definire “colpo di stato” il suo insediamento al potere. L’economia malgascia è stagnante perchè nessun governo serio intacca i patrimoni delle “grandi famiglie” del paese, infatti una ristretta minoranza della popolazione possiede più del 90% delle risorse. C’è speranza per il Madagascar o solo delusione?
A. Albertini
Fonte: Paperblog

Nessun commento:

Posta un commento

Si invitano i lettori ad inviare il loro indirizzo email o di amici interessati per ricevere le NEWS AIM Madagascar: news@aim.mg
Lasciare un commento anche anonimo ci aiuta a migliorare il nostro blog.
Grazie