lunedì 14 novembre 2011

Come acqua fresca


In questi giorni si è celebrata la giornata dell'acqua. Questa manifestazione,  cade proprio, con mia grande sorpresa,  in questi giorni in cui ho riflettuto tanto su quest’elemento della natura senza la quale non c’è vita. Tutte cose ovvie, forse banali, ma le voglio condividere con voi.
Un paio di settimane fa,  la nostra pompa ha smesso di funzionare e quindi spesso e volentieri, siamo rimasti senza acqua. Grazie a Dio, il Madagascar non vive i periodi di siccità prolungati e terribili di altri paesi del sud del mondo, ma capita anche qui di rimanere a secco. Non potersi lavare, non poter lasciare scivolare via con l’acqua la stanchezza di una giornata, non poter lavare piatti e pentole… piccoli disagi certo, ma che fanno riflettere.
La settimana scorsa poi, vi sembrerà una cosa stupida, per la prima volta ho visto una donna (Vola)  “rompere le acque”. La guardavo, era li in piedi, impaurita, senza sapere cosa aspettarsi. Un flusso d’acqua che sorprende, che ti avvisa che ci siamo quasi, tra poco darai alla luce una nuova vita. Tra poco, non senza una dose di sofferenza, terrai tra le braccia la creatura che hai portato dentro di te. Questa cosa mi lascia sempre senza parole!
In questi giorni, sempre più spesso, ho visto piangere giovani donne, abbandonate a se stesse con i loro bambini (tanti), lacrime di… non so se scoraggiamento, paura, frustrazione, solitudine, non so, me lo domando sempre, quando incrocio i loro occhi, quando sento che non stanno fingendo, quando provo a confortare, quando stringo la mano che mi tendono. Perché, altri uomini che hanno amato (?) queste donne, sono spariti? perché quegli uomini non sentono l’assenza dei figli che hanno generato? perché se ne fregano e continuano a “seminare” altrove in altre donne ignare di tutto?! Mi chiedo, io, uomo come loro, estraneo a queste donne, forse più di altri, cosa posso “essere” per loro, come posso restare accanto? E’ una domanda aperta, non mi accontento di dar loro del latte in polvere e i soldi per le medicine… ci dovrà essere qualcosa che in questo Esodo possiamo condividere.
Lacrime le piango  anche io… davanti alle storie dei miei ragazzi, davanti al loro coraggio di affrontare la vita nonostante questa ti abbia riservato solo brutte sorprese. Lacrime di dolore e tristezza, quando soffro insieme a loro, lacrime di gioia, vera, incommensurabile, quando gioisco per i traguardi sempre più difficili che sanno raggiungere.
E poi, infine, le immagini, sempre terribili dello tsunami in Giappone. Una massa d’acqua che devasta, che uccide i sogni e la vita di migliaia di persone! Un elemento di vita che diventa distruzione e morte. Fu proprio uno tsunami che mi scosse, ormai sei anni fa, quello del sud-est asiatico. Fu da li che cominciai a chiedermi quale aiuto può portare un educatore in contesti devastati, dalla natura, dalla povertà, dalla guerra, dall’uomo. Tutti si mobilizzano per ri-costruire case, villaggi, città, per far ripartire attività economiche, commerciali…e noi educatori? Restiamo a  guardare? No!  mi dissi, a noi tocca “ri-costruire” l’uomo, ridare fiducia e speranza nella vita! A noi tocca camminare insieme, tenere per mano, stare vicino, sanare le ferite, le nostre e le loro. A noi tocca il coraggio di guardare negli occhi, uomini e donne, vittime degli “tsunami” o degli uragani e tempeste della vita, e dire che si può sempre ricominciare, che se siamo “sopravvissuti” c’è un'altra possibilità di vita, di vita vera.
Insomma, ho scritto di acqua, di due molecole di idrogeno legate ad una di ossigeno; ho scritto dell’elemento che forse diamo più per scontato e che ci accorgiamo essere prezioso quando ci manca; Ho scritto che è vita. Ho scritto che può diventare morte. Acqua e vita, acqua e morte. I nostri piedi, si bagnano in quest’acqua,  certe volte sono pozzanghere, certe volte sono ruscelli, certe altri dobbiamo guadare fiumi, ed altre ancora nuotare con tutte le nostre forze per non annegare, certe volte ci passiamo in mezzo stupiti da un miracolo…
E’ importante per me, OGGI, non dimenticare nessuna di quelle lacrime versate e che mi hanno “lavato” e mi lavano dandomi nuovo coraggio e slancio, sono un tesoro per me!
Bere acqua fresca da una sorgente era una delle cose che più mi piaceva fare nelle campagne della Sicilia,  e mi sembra importante, OGGI, non dimenticare quelle fonti  e le Fonti che mi hanno dato vita nella vita.
WRITTEN BY  ROSARIO VOLPI PUBLISHED IN MADAGASCAR

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