Ho scelto i colori e i sapori
per descrivere questo viaggio che nelle parole ci stava proprio stretto. Solo il silenzio, quello vero, e il
movimento libero della mia mano potevano riuscirci.
Ho scelto i sapori più forti, per non scordarmi mai dei pomeriggi
in cucina con i bambini di strada, ho scelto il pepe perché mi entrasse nelle
narici e fino alla gola, perché mi grattasse le corde vocali fino a togliermi
il fiato, proprio come quei piedini sporchi hanno fatto fin dal primo giorno.
Ho scelto il sapore disarmante del cherry per non dimenticarmi mai
della sera in cui mi sono addormentata con lo stupore negli occhi ed il dolore
nel cuore.
Ho scelto i colori più intimi, per non dimenticarmi mai il nostro
cantare insieme guardandoci negli occhi a cuore aperto, per non scordare mai
l'emozione di guardarci dentro e di riconoscerci tra di noi.
Ho scelto la terra perché la terra non si risparmia mai, tutti
almeno una volta senza chiedere permesso ne abbiamo portata via un po', anche
solo sotto la suola delle scarpe. La terra è dono che si dona, la terra è
umiltà perché da sempre si fa calpestare senza lamentarsi del suo ruolo, la
terra è questa gente.
Ho scelto la terra rossa della strada che mi ha portato qui, ho
scelto la terra rossa per il sole, perché questa terra piena di gente mi ha
bruciato la pelle e il cuore, perché questa gente piena di terra mi ha
incendiato l'anima.
Ho scelto la terra di Ambalakilonga perché volevo che qui, nel mio
dono, ci fosse un po' la storia di ognuno di noi, di ognuno dei ragazzi, di
ogni persona che è passata da qui.
Ho scelto che questa terra diventasse mare, perché il mare porta
sotto di sé cicatrici profonde, tesori preziosi e racconta storie.
Ho scelto la gravidanza per questo dono, perché questa sera possa
essere una festa, così come è una festa essere madri, perché tutti noi siamo
madri e contadini, perché gettiamo un seme e attendiamo pazienti che cresca,
non dimenticandoci mai che la raccolta matura nel tempo dell'attendersi.
Questo dono è ad Ambalakilonga che lo voglio lasciare, perché
ognuno di noi è frutto di ciò che Ambalakilonga ha maturato.
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