sabato 20 agosto 2011

Parigi caccia l'agente che denunciò il razzismo

E' un classico dei film noir francesi. Una poliziotta buona che denuncia quelli cattivi, e alla fine perde. Il finale amaro è stato confermato. L'agente Sihem Souid non potrà essere reintegrata nelle forze dell'ordine francesi, così come ha stabilito un tribunale amministrativo. Questa giovane e bella poliziotta aveva denunciato in un libro le discriminazioni contro gli immigrati nella polizia francese. Il suo libro "Omertà dans la police" è stato un duro atto d'accusa, raccontato dall'interno. Episodi di razzismo ordinario, senza tralasciare le complicità ai più alti livelli. Qualche settimana fa, dopo infinite polemiche finite sui giornali, il ministro dell'Interno Claude Guéant, ex braccio destro di Sarkozy all'Eliseo, aveva sospeso la donna dalle sue funzioni per violazione del segreto professionale e per oltraggio al corpo di polizia.

"Richiesta respinta" ha sentenziato ieri la magistratura respingendo l'ennesimo ricorso contro la decisione del ministro, dopo che in altre sedi la donna aveva vinto. La battaglia giudiziaria va avanti dal gennaio 2010, quando Sihem ha pubblicato per la prima volta le sue accuse. Dal 2006 è stata in servizio nella polizia di frontiera a Parigi, in prima linea sui fermi e i respingimenti dei sans papiers all'aeroporto di Orly. Subito dopo la pubblicazione del suo libro, era stato oggetto di un richiamo disciplinare e trasferita in ruolo amministrativo alla Prefettura di Parigi.
La poliziotta ribelle, nata trent'anni fa a Tunisi, non ha però accettato l'imposizione del silenzio. Negli ultimi mesi ha continuato a rilasciare interviste molto dure sugli abusi dei suoi colleghi contro gli immigrati, allargando la sua denuncia a comportamenti omofobi e persino episodi di stupri nei commissariati. Il 26 luglio il ministero dell'Interno ha così decisa una sanzione più pesante: 18 mesi di sospensione. Qualcuno ha paragonato Sihem a un'eroina che vuole ripulire una polizia spesso sotto accusa per le sue "bavures", abusi normalmente tollerati dai superiori. Altri sostengono che è invece solo una donna in cerca di notorietà. "Non potevo tacere. Quello che ho visto è indegno dei nostri principi repubblicani" ripete Sihem. Per lei si è formato un comitato online di sostegno, con una petizione che sarà mandata a Guéant. Di sicuro, il caso non è chiuso qui.
Fonte:Repubblica.it

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