La vera storia di Ignazio un siciliano in
Madagascar
Le origini
Nato ad
Alcamo da una famiglia di commercianti benestanti nel 1947.
Siamo nel
dopoguerra e il commercio stenta a riprendersi, quindi mio padre decide di
vendere le terre che possedeva e la casa per trasferirsi con la famiglia
in Toscana, dove intraprende una attività commerciale ed una agricola.
Anche in
Toscana i tempi sono gli stessi, e ancora una volta gli affari vanno
malissimo ed allora mio padre vende ancora tutto quello che possiede ,
paga i debiti che aveva contratto per sopravvivere con la famiglia e
ritorna in Sicilia con pochi spiccioli in tasca.
Ad Alcamo
prende in affitto una casa di campagna e delle persone gli affidano
delle mucche da latte e si dedica alla pastorizia con le mucche.
Quindi il
sottoscritto all’età di 5 anni, per aiutare la famiglia , si trova a fare
il guardiano di mucche.
Questa
volta le cose vanno meglio, la crisi del dopoguerra sta per finire, mio padre
vende le mucche ed il terreno, che nel frattempo aveva comprato, ed
apre una attività commerciale e nel giro di pochi anni diventano quattro i
negozi gestiti dalla famiglia.
Ti sei sposato
Nel 1973
decido di prendere moglie, quindi cerco di rendermi indipendente ed apro
una mia attività commerciale nel
campo dell’alimentazione. Gli affari vanno bene, nascono due figli maschi che
collaborano nella attività. Ma un bel
giorno viene diagnosticato a mia moglie un male incurabile. Per prima
cosa decido di vendere il mio discount
per meglio potere seguire la degenza di mia moglie nei vari
ricoveri ospedalieri.
Hai
tentato il suicidio
Ero molto
legato a mia moglie ed in un momento di sconforto, ho pensato di suicidarmi
assieme a lei, ma nell’istante che stavo mettendo in atto i miei
propositi di suicidio, trovandoci in macchina mentre tornavamo dalla
chemioterapia, lei mi guarda, mi sorride, ed io rientro dai miei cattivi
pensieri. In quell’attimo ho deciso che dopo la morte di mia moglie,
avrei dedicato la mia vita esclusivamente ai bisognosi.
Il
missionario
Dopo la
morte di mia moglie, ho iniziato del volontariato presso un centro di
accoglienza emigrati di Alcamo, e successivamente alla missione di Biagio Conti
di Palermo, dove ho maturato l’esperienza di stare a contatto diretto con
i poveri del terzo mondo. Appena ho preso conoscenza delle loro realtà ed
un po della loro cultura, aiutato dal mio padre spirituale don Mariano Viola e
da padre Mario Bonura, direttore ufficio missionario diocesi di Trapani, decido
di partire assieme a due ragazzi, Tony e Lory, del M.G.M. di Trapani, per il
Madagascar.
Il
Madagascar
Partiamo
da Milano il 19 giugno 2004, giorno della festa della patrona di Alcamo, a
cui chiedo protezione.
Dopo 11 ore di volo atterriamo all'aeroporto
di Ivato ad Antananarivo. Durante il viaggio abbiamo potuto ammirare l’alba,
infatti dall’aereo abbiamo visto l’alba boreale uno spettacolo con quei colori
fra azzurro del cielo, il rosso del sole e l’azzurro del mare.
Usciti
dall’aeroporto ci incamminiamo verso la città e resto esterrefatto nel vedere
tanta gente lungo la strada a piedi nudi, e anche se c’era una leggera pioggia,
tutti andavano con delle ceste in testa e alcune donne erano in riva ad un
ruscello a fare il bucato.
Arriviamo
all’arcivescovato di Antananarivo, dove troviamo ad attenderci suor Nive, una
suora peruviana, che avendo soggiornato per un lungo periodo in Italia,
parlava bene l’italiano.
Suor Nive
ci porta nella nostra stanza e poi ci accompagna anche ad assistere alla Messa
al Sacro Cuore, pranzo e visita della città. Restiamo ospiti per tre giorni.
Fianarantsoa
Siamo
partiti alla volta di Fianarantsoa, con l’autista di Padre Zocco, che è il
luogo dove abbiamo svolto il nostro lavoro di missionari. Percorriamo per
andare a Fianarantsoa 450 chilometri in dieci ore. Lungo la strada il
primo contatto con i ristoranti della strada malgasci e con il
primo gabinetto malgascio è stato un trauma. Comunque io e Tony abbiamo
mangiato un poco di riso bianco, Lory non ha mangiato niente. Chiedo del
bagno e trovo una casupola con una pedana e sotto era pieno di melma, ed una
puzza tremenda, mi è passata la voglia di fare il mio bisogno. Arrivati a tarda
sera a Fianarantsoa, siamo ospiti ad Ambalakilonga, una struttura di don Mazzi,
dove troviamo ad attenderci, Stefano responsabile del centro, Marina, Franco e Gavino collaboratori. Vi era
ospite anche Silvia una ragazza di Milano che aveva lasciato il mondo
dorato dello spettacolo per dedicarsi al volontariato.
Dopo le
presentazioni ci accompagnano in un appartamentino, con i letti a castello,
Silvia ci fa trovare un pacchetto di pastina, ed io avevo portato dei dadi da
brodo, sognavamo una bella minestrina calda, ma troviamo i classici vermetti
della pasta. Lory che era molto delicata nel mangiare, ma era digiuna sin dalla
mattina mi chiede cosa fare, dico “per me io la mangio”, ed allora tolti i
vermetti tutti abbiamo mangiato quella pastina, era ottima e
l’abbiamo mangiata tutta.
La
vostra occupazione
Gli alunni
che stanno al centro , la maggior parte provengono dall’orfanotrofio,
frequentano la scuola professionale, e cercano di imparare un mestiere, alcuni
fanno i muratori, altri i falegnami ed altri ancora gli
elettricisti. Io, essendo agronomo, anche se non ho mai esercitato, ma
avendo la passione per l’agricoltura, mi dedico ad insegnare le tecniche
agricole italiane. Soprattutto la potatura degli alberi che in Madagascar si
sconosce. Ho insegnato presso la scuola, ma anche in alcune strutture della
diocesi, e mi hanno anche mandato nei villaggi dei contadini. Mi sono
anche occupato di assistenza domiciliare degli ammalati gravi soli e
abbandonati della parrocchia don Bosco di Fianarantsoa.
Adesso
Ebbene
adesso, visti anche gli anni che incombono, dopo tanti anni di sacrifici
dedicati ai derelitti e bisognosi mi sono ritirato a vita privata, curandomi il
mio orticello, anche se spesso non mancano le occasioni di andare presso le
varie sedi missionarie e rivedere i tanti ragazzi e le suore e i preti con cui
ho collaborato per tanti anni, e spesse volte mi vengono ancora chieste delle
consulenze sull’agricoltura.
Queste
visite sporadiche mi danno l’occasione per continuare con opere benefiche la
mia missione.
Ho locato una piccola casa malgascia ad Antsirabe, dove conduco una vita semplice, continuo a cucinare con il carbone e spero di passare gli anni che mi restano nella pace nella tranquillità e nella preghiera.
Ho locato una piccola casa malgascia ad Antsirabe, dove conduco una vita semplice, continuo a cucinare con il carbone e spero di passare gli anni che mi restano nella pace nella tranquillità e nella preghiera.
Ignazio
siciliano di Alcamo
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