Scritto da: Massimo A. Alberizzi
La precarietà della situazione politica del
Madagascar si trascina ormai da più di mezzo secolo. Dall'indipendenza,
raggiunta nel 1960, cinque presidenti si sono succeduti e quasi tutte le
elezioni (a parte forse quella di Zafy nel 1993 ) sono state segnate de brogli
e irregolarità, se non chiaramente da prese di potere coadiuvate dall'esercito.
L'ultima in ordine di tempo è stata nel marzo del
2009, l'ascesa al potere del giovane Andry Rajoelina, che aiutato
dall'esercito, da parti dell'opposizione politica e sicuramente dai media (lui
stesso è proprietario di una televisione e di parecchie radio), ha saputo
guidare una rivolta popolare e mandare in esilio il presidente tycoon Marc
Ravalomanana.
La presa di posizione da parte della comunità internazionale,
nettamente contraria a questo colpo di stato, ha creato una forte situazione di
instabilità sia a livello politico, sia a livello economico.
La società malgascia soffre ormai da due anni dei tagli effettuati agli aiuti della comunità internazionale. Per fortuna - nonostante - ciò la situazione non è ancora esplosa e non sono scoppiate rivolte sociali evidenti.
Per contro, gli attori politici stanno tentando un ritorno a uno stato di diritto che porti il più velocemente possibile a elezioni democratiche e a un nuovo riconoscimento da parte della comunità internazionale; grazie soprattutto all'impegno della comunità africana, Sud Africa e Mauritius in primis, numerose tavole rotonde sono state allestite un po dapertutto vista anche la difficoltà dovuta a attori principali ancora in esilio.
Un programma è stato più volte stilato e firmato dalle parti, ma spesso e volentieri non è stato rispettato alla lettera e numerose chiusure alle proposte sono state fin qui effettutate.
Alla fine dell'anno scorso sembrava che l'azione dei mediatori internazionali avesse finalmente ottenuto dei concreti risultati: un governo di consenso, con i membri dell'opposizione nominati alla primatura e ministeri con portafoglio, ma sopratutto il rientro simbolico di quello che è stato il grande dittatore del Madagascar, l'ex presidente Ratsiraka, da 10 anni ormai allontanato in esilio in Francia.
Mancava solo il grande assente: Ravalomanana che, dopo numerosi annunci, sabato ha deciso di prendere un volo di linea per ritornare in Madagascar; ciò ha provocato una manifestazione dei suoi sostenitori davanti all'aeroporto di Antananarivo e una successiva chiusura dello spazio aereo da parte del presidente Rajoelina con il conseguente ritorno del volo in Sud Africa. Quest'incidente di certo non aiuterà il processo di ritorno a uno stato di diritto.
Attualmente il problema si riassume in due
punti essenziali. Il primo di natura formale. Per procedere verso un ritorno
allo stato di diritto in settembre è stato firmato un accordo tra le parti che
prevedeva, tra l'altro, il rientro degli esuli politici ma non una amnistia. Su
Ravalomanana pende da 3 anni a questa parte una pena di lavori forzati a vita
per i 30 morti ammazzati dall'esercito durante l'assalto al palazzo del
presidente nel 2008.La società malgascia soffre ormai da due anni dei tagli effettuati agli aiuti della comunità internazionale. Per fortuna - nonostante - ciò la situazione non è ancora esplosa e non sono scoppiate rivolte sociali evidenti.
Per contro, gli attori politici stanno tentando un ritorno a uno stato di diritto che porti il più velocemente possibile a elezioni democratiche e a un nuovo riconoscimento da parte della comunità internazionale; grazie soprattutto all'impegno della comunità africana, Sud Africa e Mauritius in primis, numerose tavole rotonde sono state allestite un po dapertutto vista anche la difficoltà dovuta a attori principali ancora in esilio.
Un programma è stato più volte stilato e firmato dalle parti, ma spesso e volentieri non è stato rispettato alla lettera e numerose chiusure alle proposte sono state fin qui effettutate.
Alla fine dell'anno scorso sembrava che l'azione dei mediatori internazionali avesse finalmente ottenuto dei concreti risultati: un governo di consenso, con i membri dell'opposizione nominati alla primatura e ministeri con portafoglio, ma sopratutto il rientro simbolico di quello che è stato il grande dittatore del Madagascar, l'ex presidente Ratsiraka, da 10 anni ormai allontanato in esilio in Francia.
Mancava solo il grande assente: Ravalomanana che, dopo numerosi annunci, sabato ha deciso di prendere un volo di linea per ritornare in Madagascar; ciò ha provocato una manifestazione dei suoi sostenitori davanti all'aeroporto di Antananarivo e una successiva chiusura dello spazio aereo da parte del presidente Rajoelina con il conseguente ritorno del volo in Sud Africa. Quest'incidente di certo non aiuterà il processo di ritorno a uno stato di diritto.
Il
secondo punto
è di natura pratica: se Ravalomanana dovesse tornare, sicuramente si
presenterebbe alle elezioni politiche. Poiché avrebbe l'appoggio di gran parte
della popolazione (non è nobile ma figlio di contadini), data la situazione di
crisi in cui versa lo stato malgascio dal giorno del colpo di stato e il potere
che ancora certe parti della vita economica, sociale e politica gli accordano,
le vincerebbe di sicuro.
Inoltre esiste la variabile esercito che ha ancora molta influenza e che in genere è avverso a Ravalomanana e molto fedele al vecchio Ratsiraka, lui stesso ammiraglio.
Ancora. Non è chiara ancora la posizione di tutti quei ministri fedeli a Ravalomanana nominati un paio di mesi fa, un calderone di opinioni e posizioni che sono pronte a cambiare da un giorno all'altro a seconda della convenienza con posizioni che si modificano di giorno in giorno.
Per fortuna il popolo malgascio, eccezione nel continente mantiene incredibilmente la calma e la situazione attuale è ben lontana da quello che ci potrebbe aspettare da un colpo di stato all'africana.
Inoltre esiste la variabile esercito che ha ancora molta influenza e che in genere è avverso a Ravalomanana e molto fedele al vecchio Ratsiraka, lui stesso ammiraglio.
Ancora. Non è chiara ancora la posizione di tutti quei ministri fedeli a Ravalomanana nominati un paio di mesi fa, un calderone di opinioni e posizioni che sono pronte a cambiare da un giorno all'altro a seconda della convenienza con posizioni che si modificano di giorno in giorno.
Per fortuna il popolo malgascio, eccezione nel continente mantiene incredibilmente la calma e la situazione attuale è ben lontana da quello che ci potrebbe aspettare da un colpo di stato all'africana.
Fonte:
Africa Express Corriere it
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