Da Kiremba in Burundi Marco Zacchera ci invia un resoconto della
sua visita.
E'
questo uno speciale visto che lo scrivo direttamente in bella da Kiremba, in
Burundi, dove sono per alcuni giorni di riflessione in visita al caro amico don
Carlo Masseroni, missionario "fidei donum" della nostra diocesi di
Novara e che ad 87 anni e' ancora qui - uno degli ultimi missionari italiani
presenti nel paese - a continuare il suo lavoro.
Chi
ha letto il mio libro "Staffette" sa dell'affetto che ci lega e di
come nel 2000 - per fortunate coincidenze prima che per miei meriti -
contribuii a salvargli la pelle dopo che gli avevano sparato. Guarito è tornato
qui dove lavora dal 1967, attraverso guerre e rivoluzioni.
Non
so quanto reggera' il collegamento internet - che era muto da tre giorni -e
quindi devo forzatamente essere breve. Questa visita è un' utile occasione per
"toccare con mano" tanti problemi del sud del mondo ma anche per
rendersi conto di come - pur con tutti i nostri problemi - in Italia siamo
ancora una nazione fortunata e relativamente felice.
Qui
a Kiremba c'è un ospedale sostenuto dalla diocesi di Brescia ma che da tre mesi
e' in piena emergenza: a dieci metri da dove vi scrivo il 27 novembre sono
stati uccisi un volontario italiano ed una suora croata, un'altra suora
bresciana si e' salvata, gravemente ferita, con molto coraggio.
Conseguentemente
i medici e gli assistenti italiani sono stati ritirati per prudenza e 180
persone sono assistite oggi in ospedale solo da tre medici africani in
condizioni decisamente difficili.
Ufficialmente
si trattò di una rapina ma ci sono molti dubbi e forse questo tragico episodio
non e' stato che un esempio di come sia complessa la lettura dei fatti dal
punto di vista africano per una presenza indispensabile ma
"ingombrante" di cooperanti bianchi per governanti e politci locali
spesso immersi nel disordine e nella corruzione. Un lungo discorso che
approfondirò per prudenza in altre sedi, ma che certo mette ancora di più in
luce la dedizione di alcuni missionari - religiosi e laici - che con la propria
attività testimioniano come si possa lavorare concretamente per superare le
divisioni etniche e tribali (il Burundi è stato martoriato per anni nella
guerra civile tra hutu e tutzi).
Come
in buona parte dell'Africa (e non solo) qui i problemi sono enormi e sembrano
insuperabili: una natalità esasperata complica ogni intervento ( Kiremba ha
80.000 abitanti con 11.000 scolari nelle scuole elementari, Verbania ne ha
1.300 su 31.500 abitanti...)e c'è fame vera ma anche mosche, polvere,
sporcizia, degrado di ogni tipo. Certo a Bujumbura (la capitale) ho visto tanti
nuovi palazzi ed una classe di neo-ricchi rampanti, ma il 95% della gente è
poverissima e quando va bene mangia una volta al giorno.
C'è
il problema del lavoro e dello sfruttamento esasperato del territorio: se un
ragazzo arriva faticosamente ad un pur misero titolo di studio poi, che fa?
L'agricoltura è di pura sussistenza, divisa in migliaia di piccoli lotti, campi
famigliari coltivati con la zappa da donne con i bambini legati dietro la
schiena dove si coltivano fagioli e banane e non si riesce a far partire
qualsiasi tipo di attivita' industriale. Solo il caffè "vale" per
l'esportazione, ma la monocultura distrugge la terra ed è influenzata da
clamorosi sbalzi di prezzo sui mercati internazionali.
Molte
altre cose avrei da scrivervi, ma se salta la luce (come tutte le sere)
"salterebbe" il collegamento e quindi preferisco chiudere qui con
l'intima convinzione - però - che quando ci sentiamo stanchi, falliti, incerti
sul nostro futuro basterebbe qualche ora da queste parti per capire le fortune
che abbiamo, le facilità e le opportunita' di vita. Trovo ridicolo lamentarsi
per i nostri ospedali al confronto di quello qui di Kiremba, eppure anche qui
si salvano vite anche se purtroppo mancano spesso l'anestetico, le medicine di
base, l'igiene.
Nulla
è più scontato per noi di fare clik" ed accendere la luce basta una sera
al buio per capire quanto sia utile - ma non scontato - avere l'elettricità, il
gas in casa, l'acqua calda, la tranquillità e la sicurezza che qui proprio è un
optional fin dalla nascita visti gli indici di mortalità infantile o le
percentuali di malati di AIDS.
Ci
ritorneremo, intanto un saluto... ed alla prossima volta!
Fonte il PUNTO di Marco Zacchera
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