HO SOSTENUTO come sindaco numerose iniziative a favore
dei paesi in via di sviluppo e ho anche fatto i conti con i problemi posti
dall’immigrazione e dalle difficoltà di ordine culturale, sociale, economico
che rendono difficili le politiche di integrazione. Quest’anno per conoscere
quella parte di mondo dove si muore di fame e di malattia e per misurare
l’efficacia degli aiuti, ho visitato il Madagascar, dove la globalizzazione non
porta a tutti più diritti e opportunità, ma sfrutta le risorse naturali
mettendole in mano straniera. In quelle terre continua a crescere il numero
delle auto scassate, dei telefonini, dei prodotti che non utilizziamo più, una
grande pattumiera per gli scarti dei nostri consumi. Mentre mi recavo in un
villaggio dove le religiose della missione di cui sono stata ospite portavano
un sacchetto di riso a ogni capofamiglia, mi chiedevo se quella terra
meravigliosa non potesse offrire una possibilità di vita dignitosa, se sia
ineluttabile che il nostro sviluppo distorto faccia danni anche a coloro che
non ne godono i benefici. In quel villaggio servono attrezzature agricole e
sementi, per replicare quanto fatto in altre zone, dove associazioni laiche e
religiose gestiscono centri di formazione e aziende di produzione agricola e di
allevamento.
SONO tornata con l’idea che si può fare tanto
perché i barconi della morte non siano la soluzione obbligata per chi cerca un
futuro. Possiamo fare molto per far crescere i progetti di volontariato, per
evitare che lungo le strade le bambine spacchino la pietra nera. Proprio il
giorno del mio ritorno ho letto di una raccolta di firme promossa dal
consigliere regionale Bignami per chiedere al presidente della Regione, Vasco
Errani di smettere di finanziare le iniziative di cooperazione internazionale.
Si tratta di 1 milione e 372.000 euro che finanziano, tra l’altro, coltivazioni
di prodotti locali e orti per la salute in Senegal, il miglioramento delle
produzioni agricole in Somalia e in Burundi, la valorizzazione dell’olio
d’oliva e sostegno all’agricoltura marginale in Palestina. Negli ultimi tre
anni la cooperazione italiana ha perso il 78% delle risorse, e questo, come ha
sottolineato il ministro Riccardi, rischia di marginalizzare il ruolo del
nostro Paese. Io, caro consigliere Bignami, chiedo al presidente Errani di
incentivare queste iniziative, di coordinarle con le altre regioni italiane ed
europee affinché possano efficacemente coprire tutti i territori dove la fame e
la malattia non sono state sconfitte. Far sì che queste popolazioni
acquisiscano dignità e capacità di autodeterminazione è anche la sfida perché l’intero
pianeta possa intravedere un futuro dove chi ha avuto una velocità diversa
possa godere del vantaggio di un modello di sviluppo più sostenibile.
di Paola Marani,
consigliere regionale Pd
Fonte: Il Resto del Carlino
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