venerdì 17 febbraio 2012

Diamo un futuro ai paesi più poveri


HO SOSTENUTO come sindaco numerose iniziative a favore dei paesi in via di sviluppo e ho anche fatto i conti con i problemi posti dall’immigrazione e dalle difficoltà di ordine culturale, sociale, economico che rendono difficili le politiche di integrazione. Quest’anno per conoscere quella parte di mondo dove si muore di fame e di malattia e per misurare l’efficacia degli aiuti, ho visitato il Madagascar, dove la globalizzazione non porta a tutti più diritti e opportunità, ma sfrutta le risorse naturali mettendole in mano straniera. In quelle terre continua a crescere il numero delle auto scassate, dei telefonini, dei prodotti che non utilizziamo più, una grande pattumiera per gli scarti dei nostri consumi. Mentre mi recavo in un villaggio dove le religiose della missione di cui sono stata ospite portavano un sacchetto di riso a ogni capofamiglia, mi chiedevo se quella terra meravigliosa non potesse offrire una possibilità di vita dignitosa, se sia ineluttabile che il nostro sviluppo distorto faccia danni anche a coloro che non ne godono i benefici. In quel villaggio servono attrezzature agricole e sementi, per replicare quanto fatto in altre zone, dove associazioni laiche e religiose gestiscono centri di formazione e aziende di produzione agricola e di allevamento.
SONO tornata con l’idea che si può fare tanto perché i barconi della morte non siano la soluzione obbligata per chi cerca un futuro. Possiamo fare molto per far crescere i progetti di volontariato, per evitare che lungo le strade le bambine spacchino la pietra nera. Proprio il giorno del mio ritorno ho letto di una raccolta di firme promossa dal consigliere regionale Bignami per chiedere al presidente della Regione, Vasco Errani di smettere di finanziare le iniziative di cooperazione internazionale. Si tratta di 1 milione e 372.000 euro che finanziano, tra l’altro, coltivazioni di prodotti locali e orti per la salute in Senegal, il miglioramento delle produzioni agricole in Somalia e in Burundi, la valorizzazione dell’olio d’oliva e sostegno all’agricoltura marginale in Palestina. Negli ultimi tre anni la cooperazione italiana ha perso il 78% delle risorse, e questo, come ha sottolineato il ministro Riccardi, rischia di marginalizzare il ruolo del nostro Paese. Io, caro consigliere Bignami, chiedo al presidente Errani di incentivare queste iniziative, di coordinarle con le altre regioni italiane ed europee affinché possano efficacemente coprire tutti i territori dove la fame e la malattia non sono state sconfitte. Far sì che queste popolazioni acquisiscano dignità e capacità di autodeterminazione è anche la sfida perché l’intero pianeta possa intravedere un futuro dove chi ha avuto una velocità diversa possa godere del vantaggio di un modello di sviluppo più sostenibile.
di Paola Marani, consigliere regionale Pd
Fonte: Il Resto del Carlino

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