domenica 26 febbraio 2012

Si è concluso a Manoppello il Simposio dei Vescovi d'Europa e d'Africa


Con un pellegrinaggio al Santuario del Volto Santo di Manoppello si è concluso il secondo Symposium of Episcopal Conferences of Africa and Madagascar (SECAM) and the Council of Episcopal Conferences of Europe (CCEE).

"L'evangelizzazione oggi: comunione e collaborazione pastorale tra l'Africa e l'Europa", questo è stato il tema del Symposium iniziato il 13 febbraio 2012 a Roma presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, con gli interventi dei cardinali Polycarp Pengo e Angelo Bagnasco, rispettivamente, Presidente del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (SCEAM) e Vice-Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE).
Le giornate di studio e di confronto sono state dirette ad approfondire e riflettere sui rilevanti problemi della Chiesa nei due Continenti, in un clima di amicizia che potrà essere utile per una migliore collaborazione sui temi della pace, dell'immigrazione, della libertà religiosa e della lotta alla prostituzione.
Per il cardinale ungherese Péter Erdc, "i vescovi europei ed africani vogliono affrontare insieme la sfida della nuova evangelizzazione, vivendo la fratellanza nella missione in modo più intenso. Una collaborazione che avviene sulla base di reciproci scambi. Mentre in passato molti missionari partivano dall'Europa per andare in Africa, oggi assistiamo anche a un movimento inverso, con sacerdoti, suore e laici consacrati che dall'Africa vengono in Europa. Abbiamo scoperto tante preoccupazioni comuni, ma ci impegniamo a collaborare nel campo della pastorale, della sanità, dell'educazione, nei problemi sociali. Del resto, il nostro continente ha bisogno di una iniezione di vitalità ecclesiale e questa vitalità può venire dalle giovani Chiese d'Africa".
Sulla stessa linea, il cardinale senegalese Theodore-Adrien Sarr, per il quale "gli immigrati africani potranno aiutare l'Europa a trovare nuova gioventù e freschezza nella fede per il futuro. Nel futuro gli scambi tra vescovi riguarderanno sempre più temi come l'educazione, la lotta alla povertà, la sanità, la formazione dei quadri dirigenti, il dialogo tra le religioni, il commercio delle armi, la tratta degli esseri umani, il debito estero e lo sfruttamento da parte delle compagnie minerarie". Questo percorso di impegno di comunione e solidarietà di mondi tanto diversi deriva dall'appartenenza alla medesima Chiesa, unita in Cristo.
Questo è il senso più profondo da ricercare nel pellegrinaggio conclusivo a Manoppello. È lo stesso Papa che, il giorno precedente, incontrando i vescovi partecipanti al Simposio non nasconde la complessità delle sfide che attendono la Chiesa di oggi, a partire dall'indifferenza religiosa. Nel richiamare l'autorità morale e l'autorevolezza che devono sostenerli nella loro azione pastorale, ha affermato che lo sguardo della fede fissato sul Cristo apre la mente e il cuore dell'uomo alla Verità Prima, che è Dio. Benedetto XVI ha inteso ulteriormente rafforzare il suo pensiero sottolineando che "un vescovo deve essere innamorato di Cristo".
Ecco che gli stringati comunicati ufficiali che prevedevano in fondo al programma appena un rigo per indicare il pellegrinaggio finale a Manoppello si riempiono di significati.
Il Santuario del Volto Santo ha accolto i vescovi in una insolita bianchissima cornice di neve. Non per questo hanno rinunciato ad salire sul colle Tarigni, percorrendo a piedi la Via Crucis. Ad ogni stazione le riflessioni sono state pronunciate da un vescovo diverso. Nella Basilica, l'arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, prima della solenne concelebrazione della messa, nel dare il benvenuto ai fratelli europei e africani, ha illustrato in italiano, inglese e francese, la straordinaria immagine del Volto Santo. Richiamandosi agli studi di P. Heinrich Pfeiffer, di Sr. Blandina Paschalis Schlomer, Andrea Resch, Paul Badde e Saverio Gaeta, ha affermato che è possibile "rispondere affermativamente e con sufficiente certezza morale a due domande che il Santo Volto pone: è il Velo qui custodito la Veronica venerata un tempo in San Pietro? E' questa la preziosa reliquia il sudario posto nel sepolcro sul volto del Cristo morto, come attesta il Vangelo di Giovanni?". Tali riflessioni sono state riprese anche in una lettera personalmente consegnata ai vescovi presenti.
Si tratta di valutazioni significative, che tengono anche conto, forse, che il Vaticano la scorsa estate in un comunicato stampa ha per la prima volta ammesso (a distanza di 484 anni), la scomparsa della Veronica durante il Sacco di Roma del 1527. L'incontro è stata l'occasione per meditare e pregare davanti al Volto Santo, illustrato in dettaglio dallo scrittore e giornalista tedesco Paul Badde. Molti vescovi non hanno nascosto la propria emozione. Una sensazione che ha accomunato mondi lontanissimi, dal vescovo dell'Islanda a quello del Sudafrica. Al termine della celebrazione l'arcivescovo del Ghana Charles Gabriel Palmer-Buckle ha ringraziato per l'accoglienza ricevuta chiedendo a Bruno Forte, a nome di tutti, che in occasione di ogni suo ritorno nella Basilica del Volto Santo si ricordi nelle sue preghiere dei vescovi europei e africani.
Allo stesso arcivescovo Charles Gabriel Palmer-Buckle, che ha fatto parte del nucleo ristretto dell'organizzazione del Symposium, ho chiesto quale fosse il significato per lui e per gli altri vescovi da attribuire al pellegrinaggio al Volto Santo. Il presule ghanese riflette profondamente, prima di rispondermi, che la spinta che viene dall'aver conosciuto il Volto Santo è quella di "predicare un Cristo vero, un Cristo vivo". Anche l'arcivescovo Bruno Forte, al quale chiedo quale sensazione abbia ricevuto dai partecipanti, mi conferma che "tutti sono rimasti profondamente colpiti dal pellegrinaggio a Manoppello".
Presente all'incontro anche Petra-Maria Steiner, che negli ultimi anni si è avvicinata agli studi sul Volto Santo, impegnandosi in una costante opera di divulgazione nei paesi di lingua tedesca. Da segnalare infine il saluto del presidente della conferenza episcopale polacca Jozef Michalik a Immaculata e Caterina, giovani suore giunte dalla Polonia e da alcuni mesi operanti a Manoppello". (antonio bini\aise)

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