I
neutrini non sono più veloci della luce. Le misure rilevate nel settembre
scorso sarebbero dovute ad un'anomalia nel funzionamento degli apparati
utilizzati per misurare la velocità dei neutrini.
A
scoprire l'anomalia negli strumenti di misura è stato lo stesso gruppo di
ricerca italiano dell'esperimento Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso),
nel quale un fascio di neutrini viene 'sparato' dal Cern di Ginevra ai
Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica nucleare
(Infn). I ricercatori sono gli stessi che lavorano al rivelatore Opera e che
esattamente cinque mesi fa, il 23 settembre 2011, avevano notato che i neutrini
avevano superato la velocita' della luce.
A
scoprire l'anomalia sono stati quindi gli stessi ricercatori che lavorano al rivelatore Opera e
che esattamente cinque mesi fa, il 23 settembre 2011, avevano notato una
discrepanza di 60 nanosecondi tra la velocità dei neutrini e quella della luce,
a vantaggio dei primi. Proprio dalla collaborazione di Opera è atteso un
aggiornamento, ma ad anticipare il dato è stata la rivista internazionale
Science, che parla di un "errore" dovuto ad una "cattiva
connessione" fra un cavo a fibre ottiche che collega al computer il
ricevitore Gps utilizzato per misurare il tempo di percorrenza di neutrini.
Dopo aver stretto la connessione, prosegue Science, i ricercatori hanno misurato il tempo impiegato dai dati a percorrere la lunghezza della fibra ottica ed
hanno rilevato che questi venivano acquisiti 60 nanosecondi prima del previsto.
Poiché questo tempo viene sottratto al tempo complessivo di percorrenza dei
neutrini, questa anomalia sembra spiegarne l'arrivo più rapido. Saranno
comunque necessari nuovi dati per confermare questa ipotesi.
EREDITATO,
NON E' STATO UN ERRORE -
Non è stato un errore: per il fisico responsabile dell'esperimento Opera,
Antonio Ereditato, "la fine non è ancora arrivata". Con la stessa
prudenza con cui nel settembre scorso aveva insistito sulla necessità di
verificare i dati, oggi è importante verificare se l'anomalia nel collegamento
di una fibra ottica al computer sia davvero all'origine della misura che
indicava i neutrini più veloci della luce. "Come abbiamo avuto i nostri
dubbi all'inizio, li abbiamo ancora. Abbiamo lavorato intensamente per cerca la
causa di questa anomali", ha detto all'ANSA Ereditato riferendosi alle prime
misure secondo cui i neutrini battevano la velocità della luce. "Abbiamo
fatto, rifatto e ancora rifatto tutti i test possibili e ogni volta si imparava
qualcosa di più. Abbiamo cercato a tappeto, esaminando tutti gli aspetti
possibili, e alla fine abbiamo trovato due effetti". Il primo riguarda la
calibrazione dell'orologio atomico utilizzato nell'esperimento: una prima
anomalia "a favore" delle misure di settembre, poiché in base ad essa
i neutrini risultano essere più veloci. Il secondo effetto è invece in contraddizione
con le misure di settembre: "é un effetto molto sottile, legato alla
trasmissione del segnale dalla fibra ottica all'elettronica di acquisizione dei
dati". In condizioni normali la connessione di questo cavo ha due stati:
on e off. "Lo utilizziamo da anni e in passato ha sempre funzionato
correttamente. Ma poi - ha spiegato Ereditato - è successo qualcosa per cui la
connessione non era né accesa né spenta, ma in una posizione intermedia. Adesso
- ha aggiunto - abbiamo il potenziale sospetto che questo effetto possa essere
stato attivo mentre prendevamo i dati sui neutrini".
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