martedì 15 marzo 2011

Bracconaggio e povertà: il Madagascar si mangia i suoi lemuri

Nella notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio a Vohémar, nel nord-est del Madagascar, furono intercettati dei bracconieri con 32 lemuri uccisi e affumicati che operavano con due complici, uno dei quali residente nella zona. L'arresto ha fatto emergere l'esistenza di una vera e propria rete di bracconaggio e commercio di carne di lemuri, anche delle specie più rare «Tra i 32 cadaveri trovati - spiega l'associazione ambientalista malgascia Fanamby - c'era di nuovo il lemure coronato (Eulemur coronatus - nella foto)
che fa le spese di questo traffico macabro. E' anche interessata un'altra specie più piccola, ma non si sa ancora se si tratta della nuova specie di Phaner recentemente scoperta a Daraina»
Quello che è certo è che la carne di lemuri è sempre più richiesta nel nord est della grande île: i ristoranti della regione di Vohémar vendono un piatto a base di carne di indry tra i 6.000 e i 10.000 Ariary (da 3 a 5 dollari). L'indry (Indri indri), che i malgasci chiamano babakoto, è una tra le più grosse specie di lemuri ed ha abitudini diurne.
Ma non c'è solo il bracconaggio che opera spesso di notte, anche le popolazioni che vivono vicino alle foreste, spesso in situazioni di povertà estrema, hanno preso a cacciare i lemuri.
Secondo il primatologo Henri Jonah Ratsimbazafy, nel 2010 si ha notizia della scomparsa di almeno 3.000 lemuri appartenenti a tutte le specie. La retata dell'ultimo dell'anno è probabilmente il risultato di una crescita della domanda e del consumo di carne di lemuri che ha provocato un traffico di queste specie che alla fine ha allarmato anche le molto permissive forze dell'ordine.
Il presidente di Fanamby, Serge Rajaobelina, sottolinea che «Malgrado le azioni che l'Ong e gli altri operatori conducono quotidianamente per la salvaguardia della biodiversità, dei trafficanti avidi di denaro trovano sempre dei modi per eliminare queste specie».
I trafficanti sono facilitati dal fatto che la legge del Madagascar è ancora inapplicata per quanto riguarda le punizioni ai ristoratori ed ai consumatori finali, perchè la réglementation forestière proibisce solo la caccia ai lemuri e prevede solo per i bracconieri una pena che va da 2 a 5 anni di prigione. Praticamente, se un lemure cacciato abusivamente arriva in un ristorante, nessuno è più colpevole.
La fame da una parte e l'avidità dall'altra rischiano di privare il Madagascar di una delle sue fonti di reddito, visto che le specie di lemuri autoctone sono tra quelle che attirano più turisti occidentali nelle sue fooreste messe in pericolo dal taglio illegale di legname pregiato e dalla produzione di carbone di legna. Recentemente è stata presentata da Conservation International la terza edizione della "Lemurs Guide of Madagascar" della quale Fanamby è coautrice. Nel 2010 nella grande île sono state censiti 5 famiglie, 15 generi e 101 specie di lemuri, ma molte sono a rischio di estinzione proprio per la deforestazione e la caccia.

1 commento:

  1. Sarà difficile che i malgasci imparino a rispettare i lemuri, dato che sono i loro stessi presidenti a dare il cattivo esempio. Infatti, se il fratello del presidente in carica (ma quello precedente non era meglio) viene fermato dalla polizia stradale con i camion militari carichi di “bois de rose”, legno pregiato di cui è vietata la commercializzazione, i semplici cittadini, agricoltori, allevatori o carbonai, non ci troveranno niente di male ad arrotondare le loro magre entrate catturando lemuri o tartarughe. La protezione delle specie in pericolo in Madagascar, a mio avviso, è puramente di facciata, annunciata ai quattro venti, con tanto di immancabile taglio del nastro, solo per dare un contentino ai governi stranieri. O meglio, alle associazioni ambientaliste internazionali, a cui sembra che l’esistenza e il benessere dei lemuri e di altri animali stia a cuore in modo speciale. Stranamente.
    Se noi occidentali tiriamo in ballo la povertà dei malgasci, quasi a giustificazione degli atti di bracconaggio, mi chiedo: i nostri bracconieri, di montagna o di pianura, da cosa sono spinti? Dalla povertà o dal piacere intrinseco di sentirsi più furbi dei guardiacaccia?
    Poiché nella psiche di un cacciatore di frodo nostrano alberga soprattutto il gusto di fregare le leggi e di farla in barba alla vigilanza venatoria, in una specie di infantile gioco a guardie e ladri, posso immaginare che anche nei bracconieri malgasci, fatto salvo l’elemento della povertà, agiscano gli stessi meccanismi psicologici. Non riesco ad assolvere né i nostri, né i malgasci, perché se potevano esistere delle differenze di grado negli anni passati, ora che viviamo su un pianeta globalizzato, con la presenza di radio e spesso anche di televisione in ogni capanna, laddove ci sia elettricità ovviamente, nessun bracconiere potrà essere moralmente assolto. La globalizzazione aumenta ogni giorno che passa, ma anche il bracconaggio fa altrettanto. E allora, sarà sempre meno un problema di educazione e di informazione. E’ però possibile che anche la miseria aumenti e questo è un aspetto che merita ulteriore approfondimento.
    In Cina, ho sentito dire che i giudici volevano applicare la pena di morte a un bracconiere che aveva ucciso sedici panda. Non so se poi la pena è stata eseguita, ma una bella punizione, ai cacciatori di lemuri, ci starebbe proprio bene. Che i malgasci si rendano conto dell’importanza dei lemuri per attrarre i turisti, ne dubito. Credo che se ne renda conto solo una minoranza di diretti interessati: albergatori, funzionari, addetti ai parchi e guide, ma tutti gli altri forse pensano che i Vazaha vadano in Madagascar perché i malgasci sono simpatici e ospitali. Non so fino a che punto la gente normale associa le due cose: turisti e fauna. Sarebbe interessante fare un’indagine in proposito.

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