martedì 8 marzo 2011

Misere pietre preziose: “L’oro blu del Madagascar”

Scavano profonde buche nel folto della foresta, strette come budelli, e vi si calano solo alla luce di una candela, senza corde né scale. I cercatori di zaffiri dell'Ankarana, nel nord del Madagascar, sfruttati dagli intermediari e dai mercanti di pietre preziose, cacciati dalla polizia, rischiano la vita ogni giorno spesso per l'equivalente di pochi euro. Non esistono concessioni, le migliaia di cercatori-minatori lavorano nell'illegalità più assoluta. I filoni di zaffiri infatti sono stati rinvenuti all'interno del parco nazionale dell'Ankarana, non lontano dalla città di Diego Suarez, nel nord del Madagascar, dove, in teoria, sarebbe proibita ogni minima alterazione ambientale.
Una trentina di chilometri a sud del parco naturale dell’Isalo, nel sud-ovest del Madagascar, il fiume Ilakaka è testimone di un fenomeno sociologico sempre più frequente nell’isola rossa. Mentre il paese entrava nel XXI secolo senza sfuggire all’estrema povertà, il più piccolo giacimento di pietre preziose che venne alla luce fu l’inizio di una grande e sfrenata corsa all’oro; l’unica differenza è che mentre nel farwest americano si cercava il re dei metalli preziosi, qui ha colpito la febbre blu, quella dello zaffiro. Migliaia di malgasci si sono precipitati in massa intorno al fiume e in qualche mese hanno costruito un villaggio con baracche che sorgevano come funghi; poi è stata la volta di un secondo villaggio, poi di un terzo, e così via. Attualmente, secondo fonti locali, circa 50 mila persone vivono in rifugi di fortuna, o piuttosto di sfortuna: costruzioni di rami e terra, vecchi cassoni di recupero, o baracche di tavole per i più danarosi. Approfittando dell’occasione, si sono stanziati nei villaggi anche centinaia di piccoli commerci per rifornire di viveri ed utensili i cercatori di zaffiri. Si è inoltre creato subito un numero impressionante di alberghetti e locande per cercatori e compratori. Un gran numero di malgasci, contagiati da una vera e propria febbre dello zaffiro, ha abbandonato il posto di lavoro, se ne avevano uno, per venire qui, ma sono veramente pochi quelli che hanno fatto fortuna. La principale di queste cittadine modello far-west è Sakaraha, situata a metà strada tra il parco dell’Isalo e la città portuale di Tulear, sulla costa sud-occidentale. Sotto il sole cocente delle prime ore pomeridiane i cercatori affollano la miniera a cielo aperto, un enorme cratere con le pareti a gradoni scavato con pale e picconi da uomini di tutte le età. Camminando lungo il ciglio della miniera si incontrano alcuni gruppi di persone attorno ad un buco simile ad un pozzo; al suo interno, alcuni metri più in basso, un uomo riempie dei secchi di terra, mentre all’esterno uomini e donne setacciano il contenuto dei secchi in cerca delle pietre preziose. I bambini stanno a guardare trafitti dai raggi infuocati. I cercatori delle miniere come quella alla periferia di Sakaraha, spesso si uniscono in cooperative, così che tutti abbiano di che vivere pur non avendo fortuna nella caccia allo zaffiro. Scendendo verso il centro abitato ecco apparire lungo il fiume le sagome dei cercatori più disparati e meno organizzati: donne, anziani, bambini, giovani di tutte le età setacciano pochi metri del fondale fluviale, ciascuno alternando la ricerca al lavaggio dei panni, al gioco, al riposo. I giacimenti sono sovente controllati da ricchi privati con nuove e luccicanti 4x4 o da grandi società che stanno nell’ombra. Il fatto più grave sono le continue morti; chi sotterrato dalle proprie gallerie, chi per mancanza di cure, per la dissenteria o la malaria, quando non a causa del colera. Quelli che non rimangono uccisi dalla terra o dalle malattie sono costretti comunque ad un’esistenza ricca solo di sforzi, stenti e qualche sbornia, dato che gli zaffiri ci sono, ma i cercatori sono più degli zaffiri e soprattutto perché i compratori ricattano i cercatori pagando le pietre a prezzi irrisori. Lungo la strada nazionale numero sette che da Fianarantsoa porta a Tulear la vita può cambiare in pochi istanti; resta da capire se con una grossa pietra blu in tasca o sotto due metri di terra.

1 commento:

  1. L'articolo è estremamente interessante e descrive benissimo quello che ho visto con i miei occhi durante un mio viaggio in quelle zone

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