venerdì 25 marzo 2011

SADDAM DOCET

Ci risiamo! Siamo di nuovo in guerra! Meno male che l’Italia la ripudia. Ma chi sono gli ipocriti, i padri costituenti o i politici attualmente in carica? Propendo per la seconda ipotesi. Se si riferiscono ai pacifisti con l’affettuoso appellativo di “pacifinti”, come minimo significa che non hanno capito niente, a voler essere gentili con loro, ma è più probabile che, viceversa, abbiano capito tutto. Cioè, abbiano capito che il motore dell’economia è la guerra e infatti gli Stati Uniti, che ne fanno una via l’altra, hanno un’economia che va forte. Anche i loro vassalli italiani si adeguano e cercano di piazzare i loro prodotti: armi e armamenti. E giustificazioni per usarli. Bisogna riconoscere che hanno una fervida immaginazione e una spiccata dialettica. Riescono a contrabbandare l’occupazione di un paese straniero con il concetto di esportazione della democrazia e a far passare il bombardamento aereo di una città con l’idea di un intervento umanitario.
Quest’ultimo pretesto, per esempio, come sta avvenendo in questi giorni, in pratica significa che la cosiddetta comunità internazionale, dietro cui si nascondono sempre i soliti noti, si arroga il diritto di intervenire nelle faccende politiche di un paese sovrano, minacciando, ponendo ultimatum e alla fine bombardando il suo esercito regolare. E ciò per il solo fatto che ha i mezzi per farlo e l’autorizzazione fornita da un organismo internazionale come l’ONU. Il che mi fa pensare che, come Dio è stato creato dall’uomo per avere la giustificazione morale di uccidere gli animali, uomo compreso, così le Nazioni Unite sono state create affinché gli USA avessero l’autorizzazione a intervenire nelle faccende degli altri paesi. E infatti, se vediamo quando gli eserciti agli ordini dell’ONU intervengono e quando no, si capisce che le vere motivazioni non sono quelle che vengono propagandate ufficialmente. In Ruanda, infatti, non è intervenuto nessuno e c’è stato un milione di morti. Altrove, dove invece ci sono risorse minerarie, l’ONU interviene speditamente. Questo lo sanno ormai anche i bambini!
Quando gli oppositori di un governo – e ce ne sono ovunque – manifestano la propria contrarietà, il regime mette in campo le proprie forze e interviene per sedare gli animi. Noi siamo abituati a vedere scene di guerriglia urbana, in cui poliziotti in assetto antisommossa manganellano di santa ragione giovani scalmanati. E lo troviamo normale. Ci sembra fisiologico che le forze di polizia facciano cariche di….alleggerimento per disperdere le folle urlanti. I manganelli, non dimentichiamolo, si chiamano anche sfollagente. Com’è bello il silenzio e la quiete! Com’è preferibile la piazza sgombra di persone, piuttosto che una calca di esagitati che scandiscono slogan incomprensibili! Perciò è preferibile alleggerire le turbe che si accalcano inutilmente per strada. E’ sacrosanto mettere ordine e pulizia: nessun borghese potrebbe sollevare obiezioni. Si dà il caso che non in tutti i paesi ci si ferma alle manganellate. Se l’Italia e gli altri stati occidentali si autodefiniscono civili, attuano periodiche repressioni a forza di botte e ciò nonostante possono continuare a fregiarsi del titolo di civili, il governo consolidato di un paese africano come la Libia, posto di fronte alla minaccia di veder crollare il proprio regime, usa metodi sbrigativi e spara direttamente sulla folla. Lo fece anche Marc Ravalomanana nel 2009 servendosi di mercenari, anche se non gli servì. Pure Gheddafi ha mercenari, ma il grosso del lavoro di repressione glielo fa l’esercito regolare, chiamato, per l’occasione, lealista. E’ un metodo sbrigativo, quello di sparare sulla folla, perché si evita di perdere tempo a catturare i dissidenti e a ucciderli in prigione. Certo, si deve rinunciare al piacere di torturarli, ma non si può avere tutto dalla vita e in certi casi manca anche il tempo. Inoltre, con i cadaveri nelle prigioni bisogna pensare allo smaltimento, a fornire giustificazioni legali per i familiari e versioni ufficiali per quei ficcanaso dei giornalisti, che non mancano mai. Quanto meglio ammazzare i dimostranti direttamente in strada e lasciare che….i morti seppelliscano i loro morti, tanto per fare una citazione originaria di quelle parti. Medio Oriente, zone calde e assolate, frequentate da oziosi dromedari ed erranti pastori meditabondi, mangiatori di datteri. Zone calme e quiete, tranne quando gli animi non si riscaldano. Ah, come siamo molto più ragionevoli e pacati noi che viviamo in climi freddi! Chi ha voglia di scendere in piazza a combattere con cinque gradi sotto zero?
A Genova, nel luglio 2001, si sparse la voce che il governo aveva predisposto qualche centinaio di bare, stoccate in misteriosi magazzini. Il numero preciso non si conosceva, perché nessuno le aveva viste, ma la notizia era verosimile. Chi l’avrà messa in giro, quella voce? Berlusconi ospitava il G8 e non voleva fare brutta figura. Voleva fare il bravo padrone di casa e aveva fatto vietare che nel centro storico di Genova la gente mettesse a stendere i panni sui balconi. Fu così che nacque, spontanea, la rivolta delle mutande, esposte in bella mostra. Poi, di morti, ce n’è stato uno solo. Un ragazzo di nome Carlo Giuliani. Ma, colpisci uno per educarne cento, non era uno slogan delle Brigate Rosse? Vuoi vedere che quel gruppo terroristico fu messo in piedi dal governo, con l’aiuto dell’immancabile CIA? Perché avrebbero dovuto fare una cosa del genere? Semplice! Per indirizzare l’opinione pubblica verso un nemico interno, così da creare manicheisticamente una fittizia contrapposizione tra Bene e Male e apparire agli occhi della gente come i custodi del Bene. Come risolutori di problemi. Di passaggio, il governo si è tolto una spina nel fianco, Aldo Moro, che guarda caso non era per niente simpatico agli americani.
E’ una tecnica ormai collaudata e anche con Gheddafi è stata messa in opera. I servizi segreti creano il problema, per esempio attentati terroristici, e i regimi offrono la soluzione: misure di sicurezza e leggi repressive. I cittadini sono contenti. Spaventati, ma contenti (il bastone e la carota), sollevati nell’animo dall’avere un governo così premuroso che li protegge. Se solo sapessero chi è, in realtà, che mette le bombe!
Che cosa ha di diverso Gheddafi dalla regina Elisabetta II? Lui probabilmente è stato messo su dai servizi segreti occidentali, perché a quell’epoca faceva comodo. Lei si è ritrovata ad essere regina per discendenza di sangue: non ha fatto un grande sforzo per occupare quel posto, ma se lo è trovato fra le mani senza colpo ferire. Agli inglesi piace così. Noi, i nostri savoiardi, li abbiamo fatti filare nel secondo dopoguerra, con un plebiscito. Personalmente aborro il concetto stesso di monarchia, ma devo prendere atto che a milioni di uomini, invece, fa piacere sapere di essere governati da un monarca. E, in ogni caso, abbiamo un lungo passato storico in tal senso. Anche se pure la democrazia non scherza, come vetustà, se è vero che è stata inventata nell’antica Grecia. In fondo, nonostante i quasi sette miliardi di esseri umani e l’accresciuta cultura tecnologica, siamo rimasti alla forma mentis tribale e tutti noi vogliamo un re, come le famose ranocchie della favola. Infatti, il più delle volte ci capitano re travicelli. Di modo che, nel bene o nel male, Gheddafi e famiglia potevano continuare a occupare quel posto e i libici dovevano rassegnarsi, poveretti, come noi ci siamo rassegnati a tenerci Berlusconi. Solo con la morte degli interessati, qualcosa potrebbe cambiare, anche se il principio di supremazia di pochi eletti sulle masse resterà per sempre. Mors omnia solvit, non sempre risolve ogni cosa. Anzi, quasi mai lo fa.
E così ci risiamo! Basi militari e aerei messi a disposizione delle forze occidentali. Avranno ancora il coraggio di chiamarla “missione di pace”? Se prima i magrebini scappavano dalla miseria, ora scapperanno anche dalle nostre bombe. Di sicuro, non attraverseranno l’Atlantico per chiedere asilo politico agli Stati Uniti. Indovinate dove i profughi cercheranno rifugio? A me sembra una punizione per l’Italia, con un Premier che ha scontentato i suoi padroni americani e non se ne vuole andare, per tacere dell’arroganza francese con cui Sarkozy ha voluto entrare in guerra a tutti i costi, senza neanche sapere se Berlusconi, ex amico di Gheddafi, era d’accordo. Noi ci facciamo la solita figura barbina: inaffidabili e traditori. I tedeschi anziani ancora si ricordano dell’otto settembre.
Tuttavia Gheddafi sbaglia a pensare che si tratti di una guerra di religione, anche se lo fa per motivi propagandistici, per chiamare il mondo arabo alla guerra santa. A noi occidentali della religione non importa un fico secco e di sicuro viene molto dopo il campionato di calcio. Lo si vede dentro e fuori gli stadi. Piuttosto, bisognerebbe che qualcuno spiegasse al leader libico che i suoi nemici non sono i cristiani, ma massoni ebrei petrolieri e banchieri che hanno come unico vero dio il Denaro. Una specie di Moloch che, come Crono, divora i suoi figli. Un dio geloso che va assecondato in tutti i modo possibili: distruggendo la natura, scatenando crisi economiche, spargendo virus e pandemie fittizie, accendendo focolai di guerra, facendo sparire i dissidenti e in mille altri modi che possano portare soldi nelle loro tasche. Quella maledetta cricca di guerrafondai non guarda in faccia a nessuno. E il Papa del Vaticano può strillare quanto vuole!
In Occidente, i politici in carriera, quando cominciano a puzzare, con la data di scadenza passata da un pezzo, vengono fatti cadere con gli scandali: Craxi con la corruzione, Andreotti con la mafia, Berlusconi con le minorenni. Negli USA, per tradizione, ai presidenti sparano. Ma nei paesi del Terzo Mondo – e la Libia ne fa parte – si usano pochi riguardi, si va per le spicce e una bella guerra civile ben orchestrata, con tanto di processo finale ed esecuzione capitale del leader, è di solito la procedura usata. Saddam docet.

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