martedì 15 marzo 2011

Madagascar chiama, Italia risponde. Con una radio

I volontari di Ingegneria senza frontiere vogliono mettere in comunicazione 600mila contadini dell'isola dell'Oceano Indiano. Un progetto delle università di Cosenza, Firenze e Roma
di Federico Formica

Ci sono universitari italiani ai quali le aule stanno strette. Così organizzano stage all'estero molto particolari per applicare le teorie studiate sui libri ai problemi concreti. E ci sono contadini malgasci ai quali sta stretto il loro fazzoletto di terra. Non che vogliano andarsene, perché alternative non ne hanno. Ma comunicare con altri agricoltori, condividere idee, informarsi, quello sì.
Cosa unisce studenti e agricoltori, Italia e Madagascar? Un'associazione che si chiama Ingegneria senza Frontiere, formata da studenti, ex studenti e alcuni professori di una quindicina di atenei italiani. Tutti volontari. Isf, attiva ormai da anni nel settore della cooperazione, realizza progetti per aiutare le popolazioni del sud del mondo a superare il digital-divide e migliorare la vita di tutti i giorni. Per questo manipolo di giovani ingegneri la prossima sfida è mettere in piedi una radio comunitaria in Madagascar. I numeri in gioco sono impressionanti: si tratta di mettere in contatto circa 600mila contadini sparsi tra la periferia di Fianarantsoa e la regione dell'alta Matsiatra. Parliamo di un'area grande quanto il Lazio e la Toscana messe insieme. Del progetto si occupano i volontari di tre atenei: Cosenza, Roma e Firenze. Al contrario di molti professionisti della cooperazione, i volontari di Isf lavorano solo a progetti su richiesta: le associazioni locali stabiliscono di cosa hanno bisogno e come vorrebbero realizzarlo. Poi chiedono una mano. In questo caso Mangwana, una associazione italiana di promozione sociale, ha raccolto le idee di Jean-Delphin Randriamarofara, presidente dell'associazione malgascia Vanona, e ha proposto a Isf di collaborare. Non ci è voluto molto per capire che Jean-Delphin ha le idee già molto chiare e un palinsesto ben delineato in mente. Dovrà essere una radio fatta da agricoltori per gli agricoltori. Dispenserà consigli pratici per migliorare il lavoro sui campi ma farà anche satira. Far sorridere per far riflettere su due piaghe molto estese nella società rurale del Madagascar: il machismo e lo sfruttamento dei bambini. Poi tanti notiziari. In un paese dove gran parte della popolazione si informa attraverso il passaparola nei giorni di mercato, tradurre le notizie dei giornali malgasci (che pubblicano quasi soltanto in francese) e riportarle via radio a centinaia di migliaia di contadini è una piccola rivoluzione democratica. Soprattutto in un paese che sta facendo i conti con una grave instabilità politica.
Tutto molto bello, ma come si fa? I ragazzi di Ingegneria senza Frontiere sono già stati due volte in Madagascar per i primi studi di fattibilità e alcune sperimentazioni. “ La difficoltà maggiore – spiega Silvio Arcangeli, uno dei coordinatori del progetto – è trovare l'energia con cui alimentare lo studio radiofonico. Adesso l'obiettivo è fissato per giugno 2011, quando dovrebbero cominciare le prime trasmissioni, seppure ancora in forma ridotta. “ Prima di richiedere la licenza di trasmettere in Fm – dicono da Isf –bisognerà aspettare che la situazione politica si stabilizzi. Oggi in Madagascar una radio libera rivolta ai contadini fa ancora paura”.

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