-Negli scorsi giorni la Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento intimato a un dipendente, che si era recato ripetutamente in Madagascar, nonostante ivi avesse contratto, già in passato, una patologia che lo aveva tenuto lontano dal lavoro per diversi mesi. Si legge nella sentenza che il dipendente, ottenuto un periodo di ferie motivato dal fatto di dover prestare “cure ed assistenza alla madre ammalata”, si era in realtà recato in Madagascar (l’azienda gli contestava di avere interessi specifici in un’attività economica), dove aveva avuto egli stesso necessità di cure, per una malattia contratta in loco e che l’aveva tenuto lontano dal lavoro per tre mesi.
L’azienda rilevava che si trattava della “quarta volta” che il dipendente chiedeva ed otteneva “di essere autorizzato a godere del periodo feriale”, inviando, prima del termine delle ferie, certificazione medica dal Madagascar attestante “la sua inidoneità al lavoro per periodo di tempo assai lungo”.
Il ricorrente si giustificava invocando la libertà di scelta del luogo dove trascorrere le ferie, ma l’azienda lo licenziava.
Impugnato il licenziamento, il dipendente usciva sconfitto sia in Tribunale che in Corte d’appello e decideva, quindi, di ricorrere alla Corte di Cassazione.
L’esito, tuttavia, non mutava.
Il Supremo Collegio ha rilevato che nel caso di specie non si poneva la questione della “sindacabilità della libertà del lavoratore di utilizzare il periodo di ferie nella maniera che ritiene più opportuna”, bensì “della diversa problematica dell’obbligo posto in capo di ogni lavoratore subordinato di tenere comunque una condotta che non si riveli lesiva dell’interesse del datore di lavoro alla effettiva esecuzione della prestazione lavorativa”.
La Suprema Corte ha ritenuto legittimo il licenziamento, in quanto il comportamento del dipendente è stato ritenuto gravemente lesivo degli obblighi “di correttezza e buona fede”, posto che lo stesso, ripetutamente, si era recato in Madagascar dove, per ben quattro volte non rientrava a lavoro, attestando patologie che ivi lo trattenevano anche per diversi mesi.
Secondo il Supremo Collegio, il rapporto di lavoro impone “di tenere comunque un comportamento che non pregiudichi la realizzazione delle rispettive posizioni di diritti ed obblighi”, con la conseguenza che le scelte operate non devono essere lesive dell’interesse dell’altra parte.
Insomma, si scelga pure di andare in Africa, ma se il mal d’Africa fa davvero male, meglio scegliere un’altra meta che non faccia perdere salute e lavoro.
L’azienda rilevava che si trattava della “quarta volta” che il dipendente chiedeva ed otteneva “di essere autorizzato a godere del periodo feriale”, inviando, prima del termine delle ferie, certificazione medica dal Madagascar attestante “la sua inidoneità al lavoro per periodo di tempo assai lungo”.
Il ricorrente si giustificava invocando la libertà di scelta del luogo dove trascorrere le ferie, ma l’azienda lo licenziava.
Impugnato il licenziamento, il dipendente usciva sconfitto sia in Tribunale che in Corte d’appello e decideva, quindi, di ricorrere alla Corte di Cassazione.
L’esito, tuttavia, non mutava.
Il Supremo Collegio ha rilevato che nel caso di specie non si poneva la questione della “sindacabilità della libertà del lavoratore di utilizzare il periodo di ferie nella maniera che ritiene più opportuna”, bensì “della diversa problematica dell’obbligo posto in capo di ogni lavoratore subordinato di tenere comunque una condotta che non si riveli lesiva dell’interesse del datore di lavoro alla effettiva esecuzione della prestazione lavorativa”.
La Suprema Corte ha ritenuto legittimo il licenziamento, in quanto il comportamento del dipendente è stato ritenuto gravemente lesivo degli obblighi “di correttezza e buona fede”, posto che lo stesso, ripetutamente, si era recato in Madagascar dove, per ben quattro volte non rientrava a lavoro, attestando patologie che ivi lo trattenevano anche per diversi mesi.
Secondo il Supremo Collegio, il rapporto di lavoro impone “di tenere comunque un comportamento che non pregiudichi la realizzazione delle rispettive posizioni di diritti ed obblighi”, con la conseguenza che le scelte operate non devono essere lesive dell’interesse dell’altra parte.
Insomma, si scelga pure di andare in Africa, ma se il mal d’Africa fa davvero male, meglio scegliere un’altra meta che non faccia perdere salute e lavoro.
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