domenica 27 febbraio 2011

Gli Italiani vedono il 2011 con pessimismo.

La Situazione economica del Paese Italia? Un peggioramento generalizzato, dove sempre più spesso dietro una apparente normalità si nascondono situazioni di profondo disagio. È quanto emerge dai dati raccolti dall’Eurispes per la 29esima edizione del "Rapporto Italia 2011" che dedica un focus alla situazione economica percepita dagli italiani rispetto a risparmi e prestiti, non dimenticando rapporti con le banche e le assicurazioni. La maggior parte degli italiani (51,8%) considera la situazione economica del nostro Paese nettamente peggiorata (+4,7% rispetto al 2010). Un dato così significativo si era registrato solo nel 2005 (54%). Se a questi si aggiungono coloro che denunciano comunque un peggioramento anche se lieve (29,8%) si arriva al 81,6% di pessimisti. In questo inizio 2011, sono anche diminuiti gli ottimisti che definiscono la nostra economia lievemente migliorata (3,7%) nel corso degli ultimi dodici mesi e addirittura non vi è nessuno che, nel corso del 2010, abbia individuato un netto miglioramento. E il futuro non è roseo…Dal 2003 ad oggi, accade per la prima volta che la maggioranza del campione (50,7%) preveda situazioni ancora peggiori per i prossimi dodici mesi (26,8% nel 2003; 36,4% nel 2004; 39,3% nel 2005; 30,1% nel 2006; 36,2% nel 2007; 47,7% nel 2008 e 36,3% nel 2010). Di conseguenza raggiunge livelli bassissimi il dato di quanti si dicono convinti di un futuro economico migliore per il nostro Paese (8,9% vs il 18,3% nel 2010 ma nel 2007, solo 4 anni fa, erano il 35,6%). Il 29% degli italiani non intravede la possibilità di grossi cambiamenti e ritiene che la situazione economica resterà sostanzialmente invariata. I residenti delle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est manifestano maggior pessimismo nei confronti della futura situazione economica del Paese: rispettivamente nel 52,4% e nel 52,2% dei casi si dichiarano convinti di un ulteriore peggioramento. Segnali di maggior fiducia provengono soprattutto dai residenti nelle regioni del Centro Italia che, nel 10,6% dei casi, prevedono scenari di ripresa economica. Nel Mezzogiorno (32,2%) e nelle Isole (32,4%) prevale l’opinione secondo cui, nei prossimi 12 mesi, la situazione economica italiana rimarrà stabile. Prezzi in aumento. Quest’anno, rispetto al 2010, è cresciuta in maniera considerevole la quota (70%) di quanti sostengono che i prezzi in Italia siano aumentati. Cala la percentuale di chi sostiene che nel corso dell’anno precedente, i prezzi in Italia abbiano subìto un decremento: il 3% contro il 4,9% del 2010 e diminuisce il numero di chi non ha rilevato alcun tipo di variazione dei prezzi (dal 35% del 2010 al 22,8% del 2011). Ma in che misura si è innalzato il costo della vita? Risulta in aumento la percentuale degli italiani che ha indicato un elevato (46,3%, 45,6% nel 2010) ed un eccessivo (15,5%, 13,6% nel 2010) aumento del costo della vita. Diminuisce di contro la quota di chi asserisce che l’aumento dei prezzi sia stato contenuto e non superiore al 3%: 32,3% contro il 34,5% del 2010. L’aumento elevato dei prezzi (tra il 3% e l’8%) è particolarmente accentuato nell’Italia insulare (55,6%), in quella meridionale (50%) e nell’area Nord-Est (49,1%). La crescita eccessiva dei prezzi, ossia superiori all’8%, è stata avvertita in modo particolare dai residenti del Sud (17,7%) seguiti da quelli del Nord-Ovest (16%) e del Nord-Est (15,3%). Aumentati soprattutto carburanti, generi alimentari e bollette. La quasi totalità degli italiani (95,5%) sostiene che l’aumento dei prezzi abbia colpito in modo particolare il carburante per le auto. A seguire i settori più colpiti sono quello dei generi alimentari (88,4%), le bollette (87,9%), i trasporti (80,8%), le spese per la salute (79,7%), i pasti e le consumazioni fuori casa (77%). Anche le spese per il settore del vestiario e del calzaturiero (65,9%), quelle per la cura della persona (64,4%), le vacanze e i viaggi (59,5%) e l’arredamento per la casa (59,7%) hanno, secondo i cittadini, fatto registrare aumenti. Le spese telefoniche e quelle per il cinema e le attività culturali hanno inciso sul carovita rispettivamente secondo il 59% ed il 57,1% degli intervistati. Incidono in misura decisamente inferiore le spese per il settore tecnologico (41,4%). Sul fronte immobiliare l’aumento dei prezzi è stato segnalato per gli affitti (60,4%) e meno nel mercato della compravendita immobiliare (49,3%). Consumi e comportamenti d’acquisto: continua la tendenza all’adattamento. Si tagliano le spese superflue e si riducono i beni non essenziali, prima fra tutte la spesa per i regali (77,8%, 75,3% nel 2010), per i pasti fuori casa (73,5%) ma anche per i viaggi (70%, +4,8%) e il tempo libero (69,3%, +8,8% rispetto al 2010). Un ulteriore punto fermo in clima di recessione economica, l’acquisto dei prodotti in saldo (74,5%, 68,3% nel 2010) o comunque presso punti vendita più economici come grandi magazzini, mercatini o outlet (71,3%, +0,4%). Grandi accortezze anche per l’acquisto di prodotti alimentari: il 67,8% cambia marca di un prodotto se questo è più conveniente ed il 55,6% sceglie punti vendita più economici come i discount. Nel 25,5% dei casi ci si rivolge per gli acquisti al mercato dell’usato (+7,2% rispetto al 2010). L’e-commerce è sempre più diffuso: ben il 36,2% degli italiani ha acquistato prodotti online essenzialmente per risparmiare o per aderire ad offerte speciali. La difficoltà ad arrivare alla quarta settimana, per molti ormai alla terza, è una questione che accomuna milioni di famiglie italiane: un disagio ulteriormente confermato dal 54,7% di quanti confessano che, ad un certo punto del mese, incontrano difficoltà a far quadrare il proprio bilancio familiare (in aumento del 6,3% rispetto al 2010). Crisi: una famiglia su tre intacca i propri risparmi. Sopravvivere alla crisi non vuol dire soltanto modificare le abitudini e gli stili di vita. Molto spesso accade che, nonostante si presti attenzione al bilancio familiare tagliando le uscite superflue, il budget mensile non sia comunque sufficiente a coprire il fabbisogno ed è necessario ricorrere ai risparmi familiari: questo accade a circa una famiglia italiana su tre (36,2%). In sofferenza i mutui e gli affitti. La casa rappresenta da sempre il capitolo di spesa più incisivo per l’economia familiare e, dai risultati della rilevazione, emerge un quadro preoccupante se si confrontano i dati del 2011 con quelli dell’anno precedente: il 40% delle famiglie italiane ha difficoltà a pagare la rata del mutuo (rispetto al 23,2% del 2010) ed il 38,1% (contro il 18,1% del 2010) a pagare il canone d’affitto. Soprattutto il dato sui mutui sembra essere in linea con l’aumento delle insolvenze registrato in questi ultimi anni nel nostro Paese. Anche quando si indaga sulla condizione economica non individuale, ma complessiva della famiglia dell’intervistato, la situazione appare preoccupante: sono in diminuzione le famiglie italiane che, nonostante tutto, riescono a risparmiare qualcosa (26,2% contro il 30,8% del 2010) e a raggiungere l’oramai ambìto traguardo della “fine del mese” (61% vs 66% del 2010). Un traguardo che rappresenta invece uno scoglio insormontabile per il 35,1% delle famiglie (nel 2010 erano il 28,6%); si tratta di un disagio particolarmente acuto nel Sud (43%), nel Nord-Est (37%) e nelle Isole (36,5%). Propensione al risparmio: prevale il pessimismo. Il 33,8% degli intervistati prevede che, con molta probabilità, non riuscirà a risparmiare nulla nel prossimo anno ed il 23,6% ne è proprio sicuro. I pessimisti rappresentano, quindi, il 57,4%. Complessivamente il 30,6% degli italiani sono fermamente convinti (8,4%) o comunque determinati (22,2%) a risparmiare qualcosa nel corso del prossimo anno. Banche e assicurazioni: italiani in crisi di fiducia. In tempi di crisi economica e di recessione è normale attendersi una discesa della popolarità della banche. Se ciò è vero in assoluto, la gravità della crisi che ha caratterizzato la fine del primo decennio del XXI secolo giustifica un calo di fiducia senza precedenti negli istituti bancari, la cui propensione speculativa ha contribuito ad innescare un crollo finanziario che non ha tardato a far sentire i propri effetti sull’economia reale di tutti i paesi più avanzati. Eppure, rispetto agli altri paesi, in Italia l’intervento pubblico a favore delle banche è stato meno pesante, con esborsi di capitale, attraverso i cosiddetti Tremonti bond, per poco più di 4 miliardi di euro. Il nostro sistema bancario è infatti uscito sostanzialmente indenne dal terremoto che ha sconvolto la finanza globale e gli istituti italiani si rivelano relativamente protetti anche davanti al pericolo default dei debiti sovrani che agita oggi Borse e investitori, proprio perché tra i meno esposti in Europa sui mercati esteri.  Nonostante questi punti di forza, le banche italiane non sembrano tuttavia godere di grande credito presso i cittadini: per il secondo anno la rilevazione dell’Eurispes fotografa un risparmiatore molto scettico e disincantato rispetto alla capacità delle banche di farsi carico delle necessità delle famiglie, delle imprese e più in generale della crescita dell’economia nazionale. Intervistati sulla situazione economica individuale dell’ultimo anno, la maggioranza assoluta del campione (57,3%) ha indicato un peggioramento: grave nel 23,9% dei casi o lieve nel 33,4%. Rispetto ad un anno fa, il numero dei pessimisti ha subìto una lieve contrazione, pari a 2 punti percentuali; della stessa entità si è rivelata tuttavia la crescita di quanti hanno dichiarato un miglioramento (passati dal 6,9% all’8,8%), mentre è rimasto sostanzialmente stabile il dato relativo a quanti ritengono invariata la propria posizione economica (33,2% contro il 32,9% del 2010). La necessità di chiedere un prestito bancario registra una lieve contrazione rispetto ai dati del 2010: se un anno fa il 34,2% del campione aveva infatti espresso questo bisogno, per il 2011 la percentuale si ferma al 29,5%, contro il 70,5% che dichiara di non aver avuto tale esigenza. Tuttavia, se si analizza il motivo (per questa domanda era possibile più di una risposta) per cui è stato richiesto il prestito: emerge una sensibile contrazione di quanti hanno deciso di accendere un mutuo per l’acquisto di una casa, che in un anno passano dal 47,7% al 40,3%. Ma il dato che più colpisce è quello relativo al bisogno di credito espresso per pagare prestiti contratti in precedenza con altre banche o finanziarie (30,7%) oppure per pagare debiti accumulati (38,9%). Per il 2011 crescono le richieste comprese tra 10.001 e 30.000 mila euro (32,2% contro il 20,9% del 2010); ma soprattutto diminuiscono considerevolmente le richieste superiori ai 100mila euro, che passano dal 23,3% al 14,1 per cento. Un dato, quest’ultimo, che deve essere letto tenendo in considerazione la parallela contrazione registrata nell’ambito dei mutui bancari finalizzati all’acquisto di una casa. Le banche viste dagli italiani. Alla domanda se "il tasso di interesse applicato al suo prestito le è sembrato…" il 43,6% degli intervistati ha infatti risposto "alto" a fronte di un 35,7% che ha invece scelto "adeguato". A distanza di un anno, si ripropone dunque una valutazione molto critica circa l’onerosità dei prestiti concessi ai clienti (nella precedente rilevazione il 45,7% aveva infatti risposto "alto") e ciò nonostante la dinamica dei tassi si sia mantenuta per tutto il 2010 su livelli generalmente bassi. Il 42,5% non è per niente convinto che "le banche siano sensibili nei confronti delle necessità delle famiglie" e il 38% si dice poco convinto. Per contro, l’83,8% è molto (53,3%) o abbastanza (30,5%) d’accordo nel ritenere che gli istituti diano credito solo a chi dimostra già di possedere beni e l’88,3% giudica le banche molto (48,2%) o abbastanza (40,1%) "esose". L’opinione che il sistema bancario "raccolga i risparmi dei piccoli per finanziare i grandi" trova molto d’accordo il 41% e abbastanza d’accordo il 33,2%. Da rilevare inoltre la diffusa convinzione che "le banche diano credito ai potenti indipendentemente dalle garanzie", sulla quale converge il 72,4% delle risposte (il 44,6% si dice "molto" d’accordo e il 27,8% "abbastanza" d’accordo). Il campione si divide in maniera significativa solo davanti alla domanda se le banche siano "importanti perché finanziano le imprese e la crescita dell’economia": se il 46,2% si dichiara abbastanza (31,5%) o molto (14,7%) convinto, il 45% si dice poco (30,2%) o per niente d’accordo (14,8%). Banche: promosse con la sufficienza per il servizio offerto. Il 48,8% dei cittadini ha espresso una valutazione “sufficiente” e il 13,1% una “positiva” nei confronti della propria banca; soltanto il 23,2% si dice in questo caso molto (8,7%) o comunque insoddisfatto (14,5%). I dati sembrano essere in linea rispetto a quelli rilevati nel 2010 con una variazione però a ribasso per la sufficienza (era al 52,1%), così come per i giudizi negativi (21,2% nel 2010) o del tutto negativi (5,1%). Stabile, invece, il numero di quanto esprimono un giudizio positivo (12,9% nel 2010). Le assicurazioni. Nel 64,9% dei casi gli intervistati hanno indicato un aumento dei costi dell’assicurazione sull’auto; pochissimi ritengono siano diminuiti (3,4%) e per alcuni invece (15,9%) sono rimasti invariati. Assicurarsi? Solo per il furto dell’auto e sulla vita. Pur non essendo esplicitamente richiesto in questo caso un giudizio sulla soddisfazione nel rapporto stabilito con le assicurazioni, la maggioranza degli intervistati dimostra di affidarsi poco ai vari tipi di servizi offerti dalle compagnie. Solo il 21,1% ha stipulato una assicurazione sanitaria; bassa anche la percentuale di coloro che hanno scelto una pensione integrativa (19,3%). Il bene ritenuto per eccellenza più importante per gli italiani, la casa, risulta essere stato assicurato soltanto nel 22,7% dei casi, superato dal numero di assicurazioni stipulate sulla vita (25,5%). È invece l’auto a raggiungere la quota più elevata di polizze stipulate contro il furto (42%). (aise)

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