venerdì 18 febbraio 2011

Progetto TCI Angonoka (Lavori 2011)

Proseguono i lavori per la salvaguardia delle Astrochelys yniphora del Madagascar.


Continua l’impegno del Tarta Club Italia per la salvaguardia della rarissima Testuggine del vomere (Astrochelys yniphora), chiamata dai locali “Angonoka”, nel centro di Ampijoroa, all’interno del Parco Nazionale Ankarafantsika, nel nord-ovest del Madagascar (regione Boeni).
In collaborazione con l’organizzazione internazionale Durrell Wildlife Conservation Trust.
Nel 2010 il Tarta Club Italia ha installato un innovativo sistema di sicurezza(vedi progetto 2010), con tecnologia tutta Made in Italy, ad alta efficienza e bassi consumi, per proteggere la recinzione della zona di riproduzione di queste rarissime Testuggini, oltre a vari materiali di utilità, donati al centro.
Ora, nel 2011, prevediamo di ampliare il sistema di sicurezza ad un nuovo recinto dedicato solo agli esemplari adulti e iniziamo un nuovo piano di riproduzione degli esemplari, con l’installazione di una incubatrice professionale.
La scelta di passare ad incubazione artificiale è dovuta alle forti perdite di uova, per via dei predatori (termiti e formiche) specialmente quando tardano ad arrivare le piogge stagionali, come nel 2010. L’obiettivo è quello di aumentare decisamente il numero delle nascite e successivamente riuscire a stabilire nel minor tempo possibile il sesso degli esemplari; questo perché le Testuggini, come tutti i rettili sono influenzate in tutto il loro ciclo vitale dalla temperatura, compresa la scelta del sesso. Per questo, la fase successiva, negli anni a venire sarà quella di lavorare per stabilirne il sesso ; importantissimo per correggere eventualmente le temperature di incubazione. In verità lo studio delle temperature d’incubazione e del sistema di sessaggio è già in atto da tempo, da parte degli esperti dell’associazione e del proprio Comitato Scientifico . Per il sessaggio ci sono in atto studi e sperimentazioni per riuscire ad eseguire delle diagnosi in loco, fin dai primi giorni dalla nascita degli esemplari.
Un team di volontari partirà il 30 marzo 2011, carico di attrezzature (scheda elettronica, sensori piezodinamici, cavi elettrici molto pesanti, proiettori a Led e tanti accessori e attrezzi indispensabili alla corretta installazione, oltre ad un prezioso microscopio elettronico) , mentre l’incubatrice essendo molto voluminosa e pesante, verrà spedita, precedentemente, per via aerea, fino alla sede del Durrell nella capitale Antananarivo e poi consegnata al centro di riproduzione di Ampijoroa, distante circa 700 Km, prima dell’arrivo dei volontari del Tarta Club Italia.


Descrizione dei materiali e relativi lavori
Il sistema di sicurezza:
Il centro di recupero, ha deciso di allargare la zona dedicata alla riproduzione delle Angonoka, utilizzando il recinto originale solo per gli esemplari baby o sub-adulti e costruirne uno nuovo da dedicare solo agli esemplari riproduttori, molto importante sia perché gli adulti hanno bisogno di ampi spazi per i rituali che determinano le gerarchie per guadagnarsi il diritto all’accoppiamento (foto4/5) che per le femmine per scegliere i siti di deposizione; comunque gli ampi spazi sono importantissimi per garantire una migliore salute per tutti gli esemplari. Di conseguenza è sorta la necessità di proteggere anche la nuova zona, anche se in genere sono più “appetibili” gli esemplari piccoli da parte dei bracconieri, che però non disdegnano anche qualche adulto, come ben sappiamo dopo il recupero nella precedente spedizione(2010) da parte del Tarta Club Italia del più grande esemplare conosciuto del Madagascar(foto6); questi traffici alimentano soprattutto i mercati asiatici, ma abbiamo informazioni che anche in Europa ne arrivano e di recente ne sono stati sequestrati.
Quindi verrà installata una nuova scheda elettronica ed una nuova linea di sensori piezodinamici che controllerà la nuova sezione, oltre a tre nuovi proiettori a tecnologia LED, per tenere molto bassi i consumi, che saranno installati su un nuovo palo che acquisteremo in loco, oltre a delle striscie di lamiera per la protezione del cavo schermato dei sensori, che ci facciamo preparare per tempo. Al nostro arrivo inizieranno gli scavi che permetteranno ai nuovi cavi schermati e relative guaine di protezione di essere protetti e collegati alla centrale elettronica; La nuova sezione elettronica verrà appaiata a quella esistente e installeremo un nuovo deviatore per permettere di accendere i nuovi proiettori indipendentemente anche in caso di bisogno di illuminazione notturna. Il tutto verrà alimentato dal sistema di pannelli fotovoltaici, batteria di accumulo e regolatore di carica, installato l’anno scorso(la batteria era stata già dimensionata in previsione di questo ampliamento).

L’incubatrice:
Allo stesso tempo provvederemo alla messa in funzione dell’incubatrice professionale, per permettere di stabilizzare i parametri interni (temperatura e umidità). Mentre alcuni si dedicheranno ai lavori più manuali, altri si concentreranno nello studio dei parametri in natura, con l’installazione di una stazione fissa per i rilevamenti dei parametri nella zona di nidificazione.
Molto importante sarà verificare la differenza termica durante notte/giorno che servirà all’impostazione dentro all’incubatrice; questa variazione è uno dei segreti principali per ottenere sia dei neonati sani ma anche maggiori percentuali di schiuse, minori esemplari con scaglie anomale e minori morti bianche (esemplari che muoiono dentro all’uovo senza apparenti motivazioni, spesso anche poco prima della fine dello sviluppo).
Solo dopo qualche giorno si provvederà a dissotterrare le uova già deposte, marcarle e spostarle nella nuova incubatrice. L’incubatrice è dotata di doppio sistema di allarme, sia elettronico che meccanico e di sistema di raffreddamento tramite celle di Peltier, in caso di eccesso di temperatura del luogo di ubicazione della macchina. Inoltre è stata studiata in modo da avere un basso consumo di energia elettrica, importante per via della bassissima potenza di fornitura nel centro; infatti ogni attrezzo elettrico ad assorbimento medio/alto che si utilizza(ad esempio il trapano) è da collegare ad un generatore a scoppio. Per studiare e mettere a punto meglio l’incubazione, uno dei volontari si tratterrà ben due mesi in loco
Il microscopio elettronico :
Un prezioso microscopio trinoculare da laboratorio(con cui è possibile fare anche foto), verrà donato al centro di recupero per permettere di effettuare degli studi su feci e quant’altro si renda importante per il mantenimento degli esemplari ospitati .
Collaborano con il progetto:
-La società DEA Security di Massa (MS) per la donazione della scheda elettronica, dei sensori piezodinamici e del cavo schermato.
-La ditta F.I.E.M. di Como per la cura nella preparazione dell’incubatrice professionale.
-L’ABA (Associazione Benessere Animale) per la donazione del Microscopio trinoculare per analisi: fecali, ematologiche, citologiche e microbiologiche
Oltre al progetto, porteremo materiale di cancelleria come penne, colori, matite, gomme ecc. per i bambini del villaggio vicino al centro di recupero
Costo totale del “Progetto TCI Angonoka 2011” : circa 9.000 euro

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