venerdì 18 febbraio 2011

La sconfitta della mia destra?

Cercherò per una volta di non correre dietro ai commenti della cronaca per proporre una riflessione politica che vada al di là della contingenza: “far politica” per me è sincero “servizio” e cercare trasmettere ai cittadini - prima ancora che agli elettori - dei principi, dei modi di comportarsi, di conoscere e vivere la storia, di creare una comunità legata alle proprie radici culturali e nazionali. Ma il problema di fondo è che quando ero all’opposizione (cioè quasi sempre) ero convinto che quando avremmo avuto in mano la responsabilità del Paese saremmo stati davvero capaci di cambiare le cose. Direi che questo l’ho visto affermarsi anche nella pratica fin verso il 2001 poi la spinta si è affievolita man mano che venivano meno le radici ed i blocchi ideologici e tutto man mano si personalizzava nella figura di alcuni leader.
E’ un discorso complesso – magari ci scriverò sopra un altro libro – ma che qui riassumo nel concetto: una politica sempre più in cortocircuito tra sé perde la sua anima vitale, il contatto con le persone e soprattutto impegna troppo tempo (e troppe risorse) per impegni sempre più lontani dall’essenza dell’amministrare.
Dal 1994, con la nascita di Forza Italia, è nata la necessità di una collaborazione a destra e all’inizio ero convinto che saremmo stati capaci di recuperare ed assorbire molta parte di quei voti in Alleanza Nazionale perché più organizzati, più convincenti, più esperti e soprattutto più legati a valori di riferimento. Non è stato così, anzi, e la meteora Berlusconi è diventata man mano un fattore aggregante anche se spesso mi sembrava proponesse alla gente un linguaggio politico diverso dal nostro, molto epidermico ma superficiale, complessivamente meno credibile. Ma cambiato era il paese e non perché “rimbambito” dalle sue TV ma perché Berlusconi sapeva (e tuttora sa) interpretare meglio i sentimenti forse più immediati, superficiali ma comunque sentiti come “veri” della gente...così come altri non lo sopportano, ieri come oggi. Ho creduto in Gianfranco Fini che mi sembrava molto più convincente di Berlusconi, di maggiore spessore, una alternativa vincente che avrebbe interpretato in meglio il “post” Cavaliere.
Quando si è cominciato a parlare di unificazione nel PDL ero scettico: vedevo meglio una stretta alleanza – direi una federazione – dei due partiti, ma mantenendo strutture organizzative autonome e fuse solo nel momento elettorale.
Fini insistette molto (stiamo parlando di nemmeno due anni fa!!) per sciogliere Alleanza Nazionale nel PDL e alla fine quasi tutti dicemmo “si”, non in modo convinto ma con la fiducia che hai verso il tuo leader. Non ho capito perché Fini abbia scelto mesi fa un' altra strada o – meglio – l’ho poi purtroppo capito benissimo, ma un leader non cade nella esasperazione delle provocazioni quotidiane, pensa al domani, soprattutto propone valori alternativi. Gianfranco Fini non lo farà mai con alcuni dei suoi nuovi collaboratori e non raccoglierà mai i voti se sceglierà di allearsi a sinistra, rimanendo comunque subalterno anche se vorrà stare al centro, con gente (Casini) più logicamente posizionata di lui.
Se Fini sembra aver riscoperto in queste settimane alcuni slogan nei comizi del suo nuovo partito, ha però man mano appannato negli anni (è una mia opinione che esprimo con serenità, non voglio offendere nessuno) la capacità di essere - se non alternativo - almeno “migliore” di Berlusconi. Ma lungo la strada, soprattutto, ha perso i valori che furono della Destra. Non tanto e non solo di quella destra partitica, ghettizzata e “fascista” (io peraltro tale non mi sono proprio mai considerato) ma quei valori concreti (concetti di Patria, storia, fedeltà, radicamento ecc.) che erano il “collante” di AN e che in modo più moderno si proponevano agli italiani come vero cambiamento. Fini queste cose non le ha perse nelle parole, ma negli atti concreti.
Il Fini di dieci anni fa oggi sarebbe quattro spanne sopra Berlusconi e forse ne raccoglierebbe milioni di voti… ma non lo è più e – sciogliendo AN - si è persa l’occasione di mantenere visibili dei punti di riferimento importanti. Politicamente la scelta di entrare nel PDL è stata strategica e quasi naturale, ma solo se gli ex di AN fossero stati (come dovevamo essere ed avevamo sempre pensato) un sorta di “vaccino” iniettato dentro Forza Italia che la portasse sulla strada dei “nostri” valori condivisi. Invece il PDL purtroppo sostanzialmente non c’è come struttura di partito, è svuotato nell’anima, non ha regole certe, è sostanzialmente un partito “all’americana” che è un ottimo comitato elettorale quando serve, ma non ha una sua “anima”. Un partito, insomma, che sostanzialmente non fa politica perché non ha una ideologia, un programma preciso,
Intendiamoci: in Italia ben pochi oggi marcano una identità: forse solo la Lega, che è molto caratterizzata, con relativi pregi e difetti, ma non lo è certo il PD che è una contraddizione di termini tra ex democristiani ed ex comunisti con valori antitetici al loro stesso interno e forieri di scissioni e liti. Noi, invece, che eravamo molto più simili a Forza Italia, potevamo meglio riuscire nell' ”operazione-destra” come è avvenuto in altri paesi d’Europa, ma per uno strano fenomeno Berlusconi - che è stato da una parte l’artefice dell’esplosione della alternativa nel 1994 (ricordate Occhetto certo di vincere le elezioni con la sua “gioiosa macchina da guerra”?) - oggi blocca con i suoi problemi una evoluzione positiva della politica.
Sono evidenti le pressioni indebite di certi magistrati, i preconcetti, l’esasperazione mediatica, l'attribuire al Cavaliere forzature esagerate e assurde…ma stiamo al concetto: la “rivoluzione liberale” che doveva essere non c’è o almeno non si riesce a costruire.
Mille possono essere le giustificazioni qui non si vuole criminalizzare nessuno,ma stare ai fatti: la “nostra” Destra non solo non si è imposta (ma anzi si è frantumata) all'interno del PDL ma tutto il centro-destra è in crisi, specchio della crisi del suo leader.
Anche per questo ho scelto di fare il sindaco della mia città, perché un certo mondo “romano” mi sta stretto e non lo capisco più, ma soprattutto perchè vedo un Parlamento ridotto a poca cosa e quasi mai un arengo vero di discussione politica “alta” che vada finalmente al di là della cronaca, della polemica.
In parlamento, insomma - come dentro nel PDL ma anche oggi in tutto il Paese - manca aria, respiro, visione strategica dei problemi, volontà comune di affrontarli preferendo la polemica quotidiana.
Soprattutto manca cultura, manca idealità, mancano - coniugati nella pratica - quei Valori di riferimento di cui ( peraltro poche volte) si parla.
Ecco allora un altro aspetto del problema: Berlusconi vuole o no “l’evoluzione della specie”? Credo di no, e non solo perché non ha alle sue spalle un “delfino” dopo l’auto-dissolvimento di Fini, ma perché non sembra crearlo, non sembra volerlo. Tremonti, Alfano, Formigoni, Frattini? Il primo ha indubbie capacità economiche ed ha scritto buoni libri (purtroppo poco letti), il secondo è ancora da scoprire, Formigoni avrebbe forse ottime capacità ma è “confinato” a Milano, di Frattini non so dire, pur avendo una faccia pulita. Eppure dietro le quinte io vedo tante persone serie, ma che non emergono e forse non si vuole che emergano.
Ma d'altronde come potrebbero farlo se i “posti” vengono assegnati anche con altri criteri, spesso molto diversi rispetto a quello del merito? Dov’è l’invocato screening per far crescere una classe politica rinnovata? Alla Camera nel centro destra ci sono molti deputati (e deputate) “under 40” che meriterebbero di essere meglio conosciuti, ma restano tabù.
La casa crolla non solo per le disavventure “sentimentali” di Berlusconi ma perché si è costruito un edificio con poche fondamenta e con progetti troppo abborracciati, belli in copertina, poveri di contenuti. Il paese va avanti senza programmazioni precise, senza decisioni. Tremonti fa il cane da guardia ai conti pubblici (e meno male!) ma poi non c’è una linea delle priorità.

1 commento:

  1. LA DESTRA HA PERSO LA VIA E NOI TUTTI SIAMO PIÙ POVERI

    SYDNEY
    "Le tue parole On. Zacchera mi hanno fatto pensare; come sai veniamo condividiamo le stesse origini politiche e anche se viviamo in zone opposte del mondo ci poniamo le stesse domande. Mi sono avvicinato alla destra e ai valori che essa rappresenta nel corso dei miei studi di storia europea; dai libri presi in prestito dagli amici di mio padre ho imparato a conoscere le sfide e i principi di Almirante e spero un giorno di poter tornare in Italia e aiutarlo a raggiungere quegli obiettivi che si era posto. Poi all’inizio degli anni ottanta l’On. Mirko Tremaglia mi ha dato l’opportunità di prendere parte al movimento della Destra attraverso il Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo".
    "Ho partecipato a tutte le conferenze di An, da Rimini a Bologna; in quelle occasioni percepivo l’unione e l’amicizia in seno al partito. La struttura era simile al Partito Liberale Australiano, il che mi rafforzava ancor più il mio senso di appartenenza. Con la costituzione del PDL abbiamo raggiunto un obiettivo importante, quello di governare e di far sì che l’intero paese traesse beneficio dai valori della Destra. La gente ci ha votato perché credeva nei valori di nazione, di famiglia, di cristianità, di rispetto e onore, di sicurezza e lotta alla corruzione. Ora queste forze trainanti si stanno a mano a mano indebolendo e i sogni e la fiducia riposti dai nostri elettori si stanno infrangendo di fronte a certi peccati che non troveranno facilmente assoluzione".
    E’ stato il matrimonio tra AN e Forza Italia che ci ha permesso di fare il grande passo, però le cose non sono andate come dovevano andare e certi modi che pensavamo appartenessero ad un’Italia ormai superata sono tornati in auge. Il rapporto si è spezzato, l’unione anziché essere cementata si è dissolta dentro e fuori l’Italia".
    Ora le crepe e la disillusione sono arrivate fino in Australia; vogliamo un governo forte ma il sentore di marciume ha raggiunto anche noi e negli occhi della gente che prima credeva nel governo si legge il dubbio e il disincanto. Le presunte vicende del Premier sono sulla bocca di tutti e si è perso di vista quello che si sta facendo per migliorare la vita delle persone. L’opposizione ovviamente ne approfitta e anziché confrontarsi sul terreno politico cavalca l’onda del gossip".
    "Per noi italiani all’estero il sogno di un ravvicinamento con la madrepatria è svanito di nuovo, ci sentiamo abbandonati per l’ennesima volta. Ormai sono passati i tempi in cui l’On Tremaglia si prendeva cura dei figli perduti dell’Italia; lui ora non ha più la forza di un tempo e noi ci ritroviamo senza voce né struttura, solo promesse non mantenute. Spero solo che qualcuno un giorno si ricorderà di noi e saprà rispolverare i valori che caratterizzato la Destra. Sì Marco, la Destra ha perso la via e noi tutti siamo più poveri. Abbiamo il dovere di guardare avanti e rialzarci, il popolo italiano ce lo chiede". (aise)

    RispondiElimina

Si invitano i lettori ad inviare il loro indirizzo email o di amici interessati per ricevere le NEWS AIM Madagascar: news@aim.mg
Lasciare un commento anche anonimo ci aiuta a migliorare il nostro blog.
Grazie