mercoledì 28 settembre 2011

Addio anfibi Un fungo ne fa strage


OLTRE 5000 specie di anfibi (rane, rospi, salamandre,tritoni...) sono minacciate.
Il Global Amphibian Assessment, in collaborazione con Conservation International e con i maggiori erpetologi, stima che nel mondo il 30% di tutte le specie siano a rischio di estinzione: è la più preoccupante crisi della biodiversità. Per dare un’immediata risposta al problema oltre 100 erpetologi si sono riuniti a Washington e hanno preparato un piano d'azione: l’Amphibian Conservation Action Plan. Dal 1980 circa 30 specie si sono estinte e altre 90 (almeno) sono attualmente a rischio d'estinzione. Se poi si considera che molte specie di anfibi aspettano ancora di essere descritte, la prospettiva è ancora più preoccupante.
 Le cause del declino sovente non sono chiare, ma in molti casi sono in relazione con la diffusione di un fungo microscopico, il Batrachochytrium dendrobatidis, che infetta soprattutto gli Anuri e che ormai si è insediato in diverse aree delle Americhe, in Australia e in Europa, causando la moria di intere popolazioni di rane, rospi e raganelle. Questo fungo danneggia primariamente la pelle sensibile e traspirante degli anfibi, ostacolando il passaggio dell'aria e impedendone l'umidificazione. Non è ben noto il motivo della sua repentina espansione, anche se si sospetta che sia stata favorita dall'introduzione di specie non originarie dell'area, come la rana toro (Rana catesbeiana), che ne sarebbe un importante vettore. Oppure tramite il commercio di pesci da acquario, anfibi e rettili di differente provenienza.
Gli stress ambientali rendono gli anfibi più sensibili all’attacco, indebolendo il loro sistema immunitario: fra l'altro, la diffusione del fungo degli anfibi potrebbe avere inattesi rapporti con patologie umane come Aids, Sars e influenza aviaria. Gli scienziati hanno fornito chiare indicazioni su come invertire questa tendenza. Si tratta in prima battuta di ottenere una maggiore protezione degli ambienti naturali, nonché – in casi estremi - di favorire il recupero delle popolazioni in pericolo con allevamenti e reintroduzioni controllate (a questo fine si è costituita la Amphibian Survival Assistance). Per la tutela degli anfibi nei prossimi 5 anni servirebbero 404 milioni di dollari, il costo di due Boeing 747. 
L'idea alla base del progetto di recupero è comprendere perché alcune specie sono immuni, e di qui arrivare a un farmaco o ad un vaccino. Un’altra proposta avanzata è di ottenere dei ceppi resistenti da reintrodurre in natura. Altre somme serviranno per combattere la sovra-raccolta di anfibi, per cibo, medicine e per il mercato amatoriale, e per formare un team di pronto intervento che possa giungere in tempo reale anche in remote foreste tropicali prima che una particolare una specie scompaia. Nel corso del meeting due finanziamenti sono stati già concessi, per una cifra complessiva di 700.000 dollari, altri arriveranno tramite la Global Environment Facility. La strategia di salvaguardia sarà sviluppata in primis nelle aree a maggiore interesse per la biodiversità (gli "hot spot"), dedicando una speciale attenzione alla formazione dei naturalisti locali e alla diffusione delle conoscenze di base. Come sempre, questi interventi esigono una parallela opera di educazione, che tocca alle associazioni ambientaliste e ai governi, ma anche a musei di storia naturale, giardini zoologici e acquari.
(*) Franco Andreone Declining Amphibian Task Force
IUCN e Museo Regionale
di Scienze Naturali, Torino


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