OLTRE 5000 specie di
anfibi (rane, rospi, salamandre,tritoni...) sono minacciate.
Il Global Amphibian Assessment, in collaborazione con
Conservation International e con i maggiori erpetologi, stima che nel mondo il
30% di tutte le specie siano a rischio di estinzione: è la più preoccupante
crisi della biodiversità. Per dare un’immediata
risposta al problema oltre 100 erpetologi si sono
riuniti a Washington e hanno preparato un
piano d'azione: l’Amphibian Conservation Action Plan. Dal 1980 circa 30 specie si sono estinte e altre 90
(almeno) sono attualmente a rischio d'estinzione.
Se poi si considera che molte specie di anfibi aspettano ancora di essere
descritte, la prospettiva è ancora più preoccupante.
Le cause del declino sovente non sono chiare,
ma in molti casi sono in relazione con la diffusione di un fungo microscopico,
il Batrachochytrium dendrobatidis, che infetta soprattutto gli Anuri e che
ormai si è insediato in diverse aree delle Americhe, in Australia e in Europa,
causando la moria di intere popolazioni di rane, rospi e raganelle. Questo
fungo danneggia primariamente la pelle sensibile e traspirante degli anfibi,
ostacolando il passaggio dell'aria e impedendone l'umidificazione. Non è ben noto il motivo della sua
repentina espansione, anche se si sospetta che sia stata favorita
dall'introduzione di specie non originarie dell'area, come la rana toro (Rana catesbeiana), che ne sarebbe un
importante vettore. Oppure tramite il commercio di pesci da acquario, anfibi e
rettili di differente provenienza.
Gli stress ambientali rendono gli anfibi
più sensibili all’attacco, indebolendo il loro sistema immunitario: fra
l'altro, la diffusione del fungo degli anfibi potrebbe avere inattesi rapporti con patologie umane come Aids, Sars e
influenza aviaria. Gli scienziati hanno fornito chiare indicazioni su come
invertire questa tendenza. Si tratta in prima battuta di ottenere una maggiore
protezione degli ambienti naturali, nonché – in casi estremi - di favorire il
recupero delle popolazioni in pericolo con allevamenti e reintroduzioni controllate (a questo fine si è costituita la Amphibian
Survival Assistance). Per la tutela degli
anfibi nei prossimi 5 anni servirebbero 404 milioni di dollari, il costo di due
Boeing 747.
L'idea alla base del progetto di
recupero è comprendere perché alcune specie sono immuni, e di qui arrivare a un
farmaco o ad un vaccino. Un’altra proposta
avanzata è di ottenere dei ceppi resistenti da reintrodurre in natura. Altre
somme serviranno per combattere la sovra-raccolta di anfibi, per cibo, medicine
e per il mercato amatoriale, e per formare un team di pronto intervento che
possa giungere in tempo reale anche in remote foreste tropicali prima che una
particolare una specie scompaia. Nel corso del
meeting due finanziamenti sono stati già concessi, per una cifra complessiva di
700.000 dollari, altri arriveranno tramite la Global Environment Facility.
La strategia di salvaguardia sarà sviluppata in
primis nelle aree a maggiore interesse per la biodiversità (gli "hot
spot"), dedicando una speciale attenzione alla formazione dei naturalisti
locali e alla diffusione delle conoscenze di base. Come sempre, questi
interventi esigono una parallela opera di educazione, che tocca alle associazioni
ambientaliste e ai governi, ma anche a musei di
storia naturale, giardini zoologici e acquari.
(*) Franco
Andreone Declining Amphibian Task Force
IUCN e Museo Regionale
di Scienze Naturali, Torino
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