mercoledì 28 settembre 2011

Il rating tagliato di un «notch», l'outlook è negativo: "Governo fragile, limitate capacità di risposta alla crisi"


L'agenzia internazionale di rating Standard & Poor's ha annunciato, a sorpresa, la decisione di tagliare di un gradino, un «notch» in gergo, il voto sul debito pubblico italiano: il «rating» indica in sintesi la capacità di ripagare il debito pubblico da parte di un Paese. Standard and Poor's ha declassato il debito sovrano a breve e a lungo termine dell'Italia portandolo a «A» da «A+» e a «A-1» dal precedente «A-1+». Le prospettive future per l'Italia, spiega l'agenzia americana, sono per giunta «negative».
DEBOLI PROSPETTIVE ECONOMICHE - Nella nota dell'agenzia americana, si sottolinea come il taglio del rating sul debito sia dovuto alle «deboli prospettive» di crescita economica, con il Paese governato da una «fragile coalizione»: la situazione politica e la fragilità della coalizione di governo in Italia, si legge, «limita la capacità di risposta dello Stato» nell'affrontare la crisi, così come la debolezza della crescita economica. Sulla manovra, S&P sostiene che le misure allo studio e le riforme prospettate «riusciranno probabilmente a fare ben poco per rilanciare le performance di crescita dell'Italia». «A nostro parere - si legge ancora nella nota, datata 19 settembre e diffusa a New York nel pomeriggio, notte fonda in Italia (ndr) - una crescita economica più debole probabilmente limiterà l'efficacia del programma di consolidamento del bilancio in Italia». S&P ha rivisto le previsioni sul debito pubblico italiano, il cui picco è previsto ora a un livello più elevato rispetto alle precedenti aspettative. L'agenzia di rating sostiene come «le prospettive di crescita economica dell'Italia si stanno indebolendo. E ci aspettiamo - prosegue il rapporto - che la fragile coalizione di governo e le differenze politiche all'interno del Parlamento continueranno a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera decisa alle sfide macroeconomiche interne ed esterne».Come un imprenditore privato in crisi che va in banca a chiedere un prestito, dopo il declassamento del nostro Paese deciso dall’agenzia di rating americana Standard’s and Poor, l’Italia si troverà a dover pagare interessi più alti, a sostenere costi maggiori e soprattutto, spiegano gli esperti, a subire una maggiore incidenza sul debito.Una bocciatura, quella dell’agenzia americana sulle prospettive per il nostro Paese, arrivata un po’ a sorpresa. Ci si aspettava infatti un declassamento da parte di un’altra agenzia, la Moody’s, la quale però nei giorni scorsi ha fatto sapere di aver bisogno di almeno un altro mese di tempo prima di comunicare le conclusioni del suo esame. Tecnicamente S&P ha abbassato di un punto il voto sul nostro debito pubblico a breve e a lungo termine portandolo da “A+” ad “A” e da “A-1+” ad “A-1” che tradotto significa che le possibilità dell’Italia di ripagare il proprio debito pubblico sono date in calo.
All’origine della decisione, è spiegato nel rapporto, le “deboli prospettive di crescita” economiche, la difficile situazione politica dovuta alla “fragilità della coalizione di governo” che insieme limiterebbero la capacità di risposta dello Stato nell’affrontare la crisi”. Nemmeno la manovra economica passa l’esame: S&P sostiene infatti che le misure allo studio e le riforme prospettate “riusciranno probabilmente a fare ben poco per rilanciare le performance di crescita dell’Italia”.Immediate le reazioni. Di decisione politica, dettata dai media, ha parlato subito il premier Silvio Berlusconi mentre per il ministro dell’Economia Giulio Tremonti si tratterebbe di una decisione “scontata, attesa”. La Confindustria definisce lo stallo “non più tollerabile”, mentre il segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani già ieri sera era tornato a parlare di “mercati in pericolo e Paese a rischio” chiedendo un cambio di governo “ad horas”.Intanto i primi effetti concreti dell’annuncio si sono fatti sentire già questa mattina alla riapertura dei mercati europei in fibrillazione da giorni per le voci sempre più insistenti di un contagio del fallimento greco verso gli altri paesi Piigs tra cui il nostro.A peggiorare il quadro generale contribuiranno a stretto giro di posta l’aumento dei costi per le banche e la diminuzione della fiducia da parte degli investitori. Dopo essere state definite meno affidabili, le banche “degradate” saranno infatti costrette a offrire sul mercato obbligazioni a prezzi più bassi e con interessi più alti. Penalizzati anche gli investitori privati che se vogliono rivendersi i titoli comprati prima del declassamento, per renderli più appetibili, dovranno per forza farci uno “sconto” sopra. Proprio quello che, in questo momento, non ci voleva affatto.
Fonte: corriere.it/

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