mercoledì 28 settembre 2011

Silvio Berlusconi e il "bungabunga": "Ci prendono in giro persino in Madagascar”


Siamo a rischio Madagascar, pur con il Colosseo: che fare oggi, che fare domani? Giorni fa due giovani di ritorno da una settimana in Madagascar con quei noti “pacchetti vacanza” mi hanno raccontato della povertà che circonda quando non assedia queste “cattedrali” del lusso turistico, povertà che più onestamente dovremmo chiamare miseria (che è un’altra cosa …). La cosa mi ha impressionato, ma non sorpreso: è il “trend” del pianeta che globalizza la miseria dei moltissimi in favore della plutocrazia, e lo fa sotto gli occhi anche televisivi e internetticidi tutti. Un villaggio turistico in quella come in altre zone analoghe del mondo è come un plastico, in un deserto dove manca l’acqua: i ragazzi raccontavano, e fortunatamente essendo di ottima pasta umana partecipavano con i fatti avendo lasciato in loco ai miseri soldi, abiti e tutto il non strettamente necessario. Sono tornati “leggeri”, ma insieme “pesanti”. Intendo certo eticamente pesanti.

Invece mi ha colpito il racconto che i bambini in cerca di elemosina a colpi di sorrisi dicessero, rivolgendosi alla stragrande maggioranza di italiani “fedeli della cattedrale” malgascia di cui sopra, “bungabunga” e “Berlusconi”: bungabunga, Berlusconi in Madagascar, ma dove siamo arrivati? (Tradotto per gli adepti di Arcore che leggono degli articoli solo le righe che interessano loro: magistrati cattivi, stampa assassina, guardate dove ci avete trascinato, nel fango dell’Oceano Indiano …). Forse i miei giovani avevano esagerato, ho pensato per sopravvivere. Invece in prima pagina sul “Corriere della Sera”, ti trovo un pezzo di Dario Di Vico che trattando degli industriali del Nord che non sopportano più questo precipizio citava virgolettata l’affermazione “ci prendono in giro persino in Madagascar”.

Senza essere né Sherlock né Watson, ho fatto due più due: se non cambiamo il manico, siamo finiti, e non necessariamente per colpa esclusiva di Berlusconi, come ho scritto anche qui mille volte. Solo che la profondità della crisi fa chiedere a molti “ci dia Lei la ricetta”, come se fosse uno sciroppo da trangugiare con facilità il fatto di scrivere quello che scrivo da anni, in solitudine quasi completa: perché chi dà addosso al Caimano spesso non vede altro che lui con dei colpevoli “paraocchi” da far invidia alla razza equina, o forse specificamente ai muli; chi lo difende ormai solo a colpi di “ e gli altri, come sono gli altri?”, pare non rendersi conto del baratro in cui siamo finiti. Le piazze si stanno già riempendo, e sarà sempre peggio, per forza, con una tensione e una disperazione che si tagliano con il coltello di una sensibilitàanche solo da bambini.

La questione della “ricetta” è mal posta: premetto che non ne ho, e faccio già fatica a stilare diagnosi e prognosi senza committenti alle spalle. Ma è come quando mi chiedono “perché non fa politica Lei direttamente” (e chi mi candiderebbe, anche lo volessi, visto che ho raccontato le magagne complementari di tutti?) oppure “perché non fonda un Partito”, quasi non ce ne fossero già abbastanza. Ma non ne voglio uscire così.

Per non trasformarci in un Madagascar con il Colosseo, comincio con qualche rapido suggerimento:

1) Firmare - e di corsa - per il referendum abrogativo del Porcellum: non risolverà tutto, ma è sempre meglio di questa legge elettorale orrenda

2) Fare pressione popolare perché si formi un governo d’emergenza solo - ripeto solo, con il visto quirinalizio - per mandarci a votare il prima possibile.

3) Pretendere nel frattempo sia a sinistra che a destra che al centro che sopra che sotto primarie “pulite” per i candidati, nel senso che non ci sia di mezzo né la delinquenza organizzata né la burocrazia politica, che insieme strozzano una politica accettabile. Altrimenti non andare a votare.

4) A casa con Berlusconi devono andare anche i protagonisti dell’ultimo ventennio “diversamente sodali” del loro avversario caimanesco, cioè quelli che da troppo tempo occupano il suolo pubblico con la scusa/paravento di essere stati votati. Non votiamoli più. Sono il “vecchio” e soprattutto sono il “vecchio colpevole” o almeno “responsabile” di tale sfascio.

5) Chiedere ai “nuovi” soggetti politici usciti dalle primarie, da fare in fretta e sulla spinta dell’indignazione popolare, non solo un programma per oggi, ma anche una visione del Paese, e del Paese nel mondo, per domani. Se non ne hanno, non si vota neppure per loro.

E’ poco? E’ troppo? E’ utopistico? Vedete voi, da qualche parte bisognerà pur cominciare.
Fonte: notizie.tiscali.it

4 commenti:

  1. CHI DICE CHE VENGONO PRESI IN GIRO??????
    SEMBREREBBE CHE FANNO TUTTO DA SOLI !!!!!!

    RispondiElimina
  2. E' dall'inizio della sua carriera politica che il Pallone Gonfiato ci fa fare figuracce indicibili in Madagascar... quante volte non sapevo cosa rispondere alle domande birichine dei miei ragazzi e della povera gente che sentivano notizie strane per radio, quante volte avevo quasi vergogna che essi sapevano che ero italiano!!! Vecchio missionario, 25anni in Madagascar. siamo arrivati al colmo, zimbelli al mondo!

    RispondiElimina
  3. TUTTI gli ingranaggi stanno scattando all'unisono e il Cavaliere sente la trappola stringerlo alla gola: l'azione delle procure, le intercettazioni, il processo Mills e, da ultimo, il declassamento di Standard & Poor's. Una doccia fredda per il premier che considera la decisione dell'agenzia di rating americana "tutta e soltanto politica". Parte di un "disegno preciso" nato tra i "circoli anglofoni" che avrebbero interesse a speculare sul fallimento dell'euro.

    I suoi consiglieri hanno studiato riga per riga le motivazioni del verdetto di condanna. Ieri giravano alla Camera con una cartellina che conteneva la versione originale del "rating", per spiegare che la stessa agenzia ammette di aver considerato "soltanto i fattori politici, senza assegnare alcuno "score" (punteggio) ai fondamentali dell'economia come la struttura economica, la bilancia commerciale e la politica monetaria".

    Ma questi sono dettagli che all'estero non contano affatto. Se ne sta accorgendo il ministro Franco Frattini, volato a New York per l'assemblea dell'Onu disertata dal Cavaliere. Che sta avendo difficoltà ad avere incontri bilaterali per quello che tutti i giorni i giornali stranieri raccontano dell'Italia.

    Di questo deficit di credibilità del governo è massimamente allarmato il capo dello Stato, che non a caso ha intensificato in queste ore i suoi colloqui politici al Quirinale. Una serie di incontri - prima con Casini, poi con Bersani, ieri Maroni e i capigruppo del Pdl Cicchitto e Gasparri - che appaiono delle vere e proprie "pre-consultazioni" per capire come muoversi nel caso la situazione precipiti. E i segnali di scollamento della maggioranza sono evidenti.

    RispondiElimina
  4. la classe politica tutta ha fallito anno venduto il paese anche se andiamo a votare destra o sinistra non cambia niente la mia soluzione è che ci governi l'europa naturalmente senza vecchi politici italiani

    RispondiElimina

Si invitano i lettori ad inviare il loro indirizzo email o di amici interessati per ricevere le NEWS AIM Madagascar: news@aim.mg
Lasciare un commento anche anonimo ci aiuta a migliorare il nostro blog.
Grazie