Negli ultimi anni, il Madagascar ha sperimentato un lento e apparentemente inarrestabile declino della propria già fragile economia, aggravando ulteriormente le condizioni di vita di milioni di cittadini.
Dopo due anni e mezzo dell'amministrazione del Governo di transizione di Andry Rajoelina [it] (equivalenti a metà mandato presidenziale), l'economia del Paese è stata classificata dalla rivista Forbes come la peggiore del mondo; a migliaia hanno perso il lavoro, e la crisi alimentare incombe sulla parte meridionale dell'isola.
Nell'ultimo decennio, la regione ha già sperimentato varie carestie, ma di recente un esperto indipendente delle Nazioni Unite ha messo tutti in guardia, affermando che le sanzioni imposte al Madagascar avrebbero reso la situazione insostenibile dal punto di vista della sicurezza alimentare.
Risaie in Madagascar. Immagine dell'utente Flickr Luc Legay (CC BY-SA 2.0).
Una crisi prolungata
E' dal 2009, vale a dire ben 30 mesi, che l'ex sindaco e magnate di media e pubblicità Rajoelina ha preso il controllo del Madagascar attraverso un colpo di Stato; a seguito di ciò, la maggior parte della comunità internazionale ha immediatamente imposto al Paese sanzioni economiche. Secondo Olivier De Schutter, Special Rapporteur dell'Onu sul diritto al cibo, queste ultime stanno avendo un impatto disastroso sulla sicurezza alimentare:
[De Schutter] ha affermato: “Il risultato è che oggi il Paese ha uno dei più alti tassi di malnutrizione infantile nel mondo, con livelli comparabili a quelli dell'Afghanistan o dello Yemen” [..]. La decisione di sospendere lo African Growth and Opportunities Act [it] per il Madagascar da parte degli Stati Uniti è costato almeno 50.000 posti di lavoro nel tessile, settore che in passato costituiva la metà delle esportazioni del Paese.
Inoltre, l'Unione Europea ha posto il veto ad alcuni programmi che stavano per essere firmati poco prima della crisi politica, di fatto ponendo fine a tutti gli aiuti allo sviluppo che venivano incanalati mediante il Governo locale.
William Easterly, economista e addetto al monitoraggio degli aiuti per Aid Watchers,aveva sostenuto qualcosa di simile un anno fa: le sanzioni stavano colpendo gli strati più poveri della popolazione, mancando completamente i veri bersagli, vale a dire la classe dirigente:
Molti critici avevano protestato già quando il Governo degli Stati Uniti aveva minacciato per la prima volta di annullare gli accordi preferenziali di scambio commerciale col Madagascar, con l'auspicio di costringere il discutibile Governo del Presidente Andy Rajoelina a indire nuove elezioni.
L'industria tessile malgascia era un chiaro esempio di business di successo sotto l'egida dell'African Growth and Opportunity Act (AGOA) statunitense, in base al quale venivano rimossi i dazi doganali e le quote massime di esportazione da migliaia di prodotti da Paesi africani che rispondevano ai requisiti richiesti. Le esportazioni malgasce erano triplicate già nei primi tre anni del programma, e il settore tessile, da cui deriva il 60% delle esportazioni nazionali, era arrivato a impiegare direttamente 50.000 lavoratori e indirettamente altri 100.000 [..].
Solo ora cominciamo a vedere gli effetti disastrosi sull'economia formale e informale:
Le fabbriche hanno chiuso, e i posti di lavoro sono andati in fumo: “le fabbriche lasciano a casa i lavoratori, e si registra un'impennata nel numero dei disoccupati” [..].
‘Prima guadagnavo 20.000 ariary (6.4o euro) al giorno’, afferma Soloniaina Rasoarimanana, che per 10 anni ha venduto vestiti in una bancarella. ‘Ora, per colpa della crisi e della concorrenza, ne riesco a portare a casa circa 5.000 (1.60 euro)’” [..]
Ci sono anche effetti che si manifestano nella loro assenza: per esempio, il Governo di Rajoelina non cerca affatto di instaurare accordi per la condivisione del potere, né di introdurre una forma di governo democratica.
Il blogger malgascio Ndimby aggiunge altri elementi alla lista degli effetti negativi delle sanzioni:
De plus, les entreprises sont asphyxiées par la crise, mais aussi par des « redressements d’office » imposés par le Fisc, mais qui semblent plus tenir de la roulette russe que d’une quelconque rationalité.
La paupérisation de la population est une réalité, et les victimes se lancent dans l’informel pour joindre les deux bouts. Cela se voit dans les rues, où les vendeurs sont de plus en plus nombreux. Et cela se voit dans les journaux, où des « salons de massage » en nombre croissant proposent leurs services tout en résorbant le chômage féminin.
Come se non bastasse, sono molte le aziende che agonizzano non solo a causa della crisi, ma anche per via delle cosiddette “misure fiscali di recupero” imposte dall'amministrazione, che sembrano obbedire più a una logica da roulette russa, che non da motivazioni di carattere razionale. [NdA: Le “misure fiscali di recupero” sono uno strumento tristemente noto che mira a punire le aziende invise al Governo]. L'impoverimento della popolazione è ormai realtà, e le vittime sono costrette a ricorrere al mercato informale, per arrivare alla fine del mese. L'aumento dei venditori da strada ne è la prima prova. Un secondo indicatore è dato dall'incremento sui giornali delle pubblicità di “centri massaggi” che offrono ogni serie di servizi e fanno la loro parte nel ridurre la disoccupazione femminile.
L'aumento della prostituzione è stata dettagliatamente documentata da IRIN news, che ha illustrato l'ingente aumento del numero di ragazze che cercano di pagarsi le tasse scolastiche vendendo il proprio corpo. A seguire, la testimonianza di Nadine, 16 anni, che ci racconta la sua giornata:
L'ambizione di Nadine, dopo il corso al college in design tessile, è di aprire una boutique di abbigliamento. Nel frattempo, però, assieme alle amiche, per pagare la retta si è dovuta dare alla prostituzione. Si fa pagare 4.80 euro a “incontro”, e lavora nella periferia povera di Antananarivo, nel quartiere di 67 Hectares. […] “La maggior parte delle mie amiche sono messe come me; riescono a dare una mano ai genitori, grazie alla prostituzione”, ha detto Nadine […]. Miroarisoa Rakotoarivelo, che dirige il Groupe Développement Madagascar, riferisce di un recente sondaggio condotto su 129 “operatrici sessuali” che svelerebbe un allarmante aumento della prostituzione minorile. “Il dato è aumentato, e come prova posso fornirvi le statistiche del periodo gennaio-aprile 2011″, ha detto a IRIN, aggiungendo che il numero dei minori di 18 anni nel campione delle operatrici sessuali era della metà del totale.
Quali soluzioni all'orizzonte?
Il Governo di transizione era stato instaurato perché preparasse a elezioni trasparenti. Sono già trascorsi due anni, e ancora dev'essere stabilita una data precisa per l'appuntamento elettorale. Rivonala Razafison afferma:
Il team di mediatori insiste che non si possono ancora fissare le elezioni finché l'amministrazione Rajoelina non implementerà le condizioni necessarie per attivare il percorso politico proposto dalla South African Development Community a inizio anno per porre fine alla crisi politica. Il piano presentato dal capo-mediatore della SADC, Leonardo Simao, aveva raccomandato che chiunque volesse candidarsi alle elezioni lasciasse l'incarico attualmente svolto. La cosa non è piaciuta affatto a Rajoelina […]. Secondo lui, era già in vigore un piano precedente, e quindi non è possibile imporre nuove condizioni. Nel novembre 2010, il Paese ha approvato una nuova costituzione che ha abbassato l'età minima per la candidatura alla Presidenza, che è così stata portata a 36 anni.
Va ancora trovata una soluzione anche dal punto di vista economico. Cosa ancora più allarmante, gli accordi terrieri che hanno dato il la al rovesciamento dell'ex Presidente Ravalomanana sono stati reintrodotti a pieno regime, ora che il Governo ha concesso in leasing cinquantennale all'India alcuni terreni al prezzo di 10.40 euro per acro (0.4 ettari).
Gli accordi terrieri costituiscono la principale delle preoccupazioni dei cittadini malgasci, dato l'aumento degli sgomberi dei contadini dalle terre coltivabili.
Bekoto, ex cantante e attivista per i diritti dei contadini, ha proposto un nuovo paradigma col quale occuparsi del dramma dei coltivatori. Secondo lui, questi ultimi dovrebbero ricorrere alle nuove tecnologie per informare i media degli sfratti forzati dalle proprie terre a opera delle autorità, e come strumento di negoziazione per garantirsi il diritto di accedere al cibo e lavorare le terre su cui vivono.
De Schutter propone di trovare a livello locale una soluzione alla crisi alimentare:
Sappiamo che il sistema di coltivazione intensiva del riso, un'invenzione tutta malgascia, consente di raddoppiare, triplicare e persino quadruplicare i raccolti.
Una strategia nazionale per sostenere questo tipo di produzione ecologica potrebbe rendere l'isola indipendente dalle importazioni di riso nell'arco di tre anni.
Dal punto di vista politico, Ndimby sostiene che solo le elezioni potrebbero offrire una via d'uscita alla crisi e alleviare le sanzioni economiche. Inoltre, egli ritiene necessario per le prossime elezioni introdurre un limite di un solo mandato presidenziale . Questo potrebbe garantire che le prossime elezioni forniscano basi concrete per una democrazia sostenibile.
scritto da Lova Rakotomalala
tradotto da Stefano Ignone
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