mercoledì 21 settembre 2011

L’Italia riapre i negoziati con la Svizzera

Superare le "difficoltà e le tensioni" che negli ultimi tempi hanno caratterizzato i rapporti dell’Italia con la Svizzera, Paese cui ci lega "grande amicizia e sincera collaborazione".
Questo l’auspicio espresso dal Presidente della Commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini, a nome di tutto il Parlamento a margine dell’incontro tra le delegazioni italiana e svizzera, promosso per discutere in merito al negoziato sulle tematiche fiscali a tutela del lavoro transfrontaliero e sulle regole necessarie per garantire la trasparenza bancaria.
Organizzato dalla Commissione Esteri, all’incontro hanno partecipato oltre a Dini, l’onorevole Franco Narducci, vice presidente della Commissione Esteri della Camera, e Claudio Micheloni, segretario della Commissione Esteri del Senato, entrambi eletti all’estero nel Pd e residenti in Svizzera, Mario Baldassarri, presidente della Commissione Finanze di Palazzo Madama, e il senatore Giampaolo Bettamio (Pdl). Presenti all’incontro il senatore Dick Marty, presidente della Commissione dell'Economia e Tributi, e Filippo Lombardi, vice Presidente del Consiglio degli Stati e Presidente della Delegazione interparlamentare Svizzera-Italia, i rispettivi ambasciatori e i rappresentanti del mondo bancario e delle Camere di Commercio.
Un incontro a livello parlamentare, ha spiegato Dini nell’incontro con la stampa, promosso con l’obiettivo di lavorare al superamento delle "tensioni che nuocciono ai rapporti economici" tra i due Paesi, senza dimenticare che l’Italia "è il secondo partner commerciale della Svizzera, dopo la Germania".
Rapporti tesi, ha aggiunto, "da quando l’Italia ha inserito la Confederazione nella black list" e incancreniti da certe chiusure del nostro Governo che, ha ricordato Dini "non si è seduto al tavolo proposto dalla Svizzera".
La questione riguarda, come noto, la fiscalità dei fondi italiani – persone fisiche e giuridiche – depositati in Svizzera, dunque la trasparenza bancaria: tema su cui la Svizzera ha appena siglato due accordi con Germania e Gran Bretagna. Accordo che ora propone anche all’Italia.
Con esso, ha spiegato Dini, "la Svizzera ha fatto un grande passo avanti: garantisce la tassazione dei fondi depositati e si propone come "sostituto fiscale" di Germania e Gran Bretagna, cui poi versa quanto trattenuto", secondo aliquote diverse. In questo modo "non ci sarà più evasione fiscale, perché quei soldi vengono tassati dalla Svizzera".
In base all’accordo rimangono segreti i nomi delle persone, fisiche e giuridiche, cui è intestato il conto. Punto, questo, su cui finora il Ministro Tremonti era stato irremovibile. Era. Sì perché durante la discussione della manovra, il Ministro, ha riferito Dini, "ha detto che gli accordi con Germania e Gran Bretagna sono in linea con la posizione dell’Italia".
In attesa di una conferma ufficiale, è certo che "il Governo non può più attendere" e che "deve sedersi al tavolo con la Svizzera" per sbloccare una situazione che ha prodotto "tensioni inquietanti". Ecco perché, ha ricordato ancora Dini, "alla Camera l’onorevole Narducci ha presentato quattro mozioni sul tema, tutte votate all’unanimità; mentre il senatore Micheloni ha presentato un ordine del giorno che impegna il Governo a iniziare il negoziato con la Svizzera".
Atti da cui emerge la "chiara volontà politica espressa dal Parlamento", cui dovrebbe far seguito quella del Governo; anche perché, i due accordi "dimostrano che è partita un’iniziativa a livello europeo, non dell’Unione Europea, – ha tenuto a precisare Dini – di risolvere i problemi fiscali. L’Italia non può perdere questo treno".
Di quanti soldi "italiani" siano depositati in Svizzera non si hanno numeri certi (comunque nell’ordine di miliardi di euro. Per avere un’idea: secondo i dati forniti da Marty l’ultimo scudo fiscale ha riguardato 70 miliardi di euro, in parte rimpatriati, in parte no - ndr): ecco perché Dini ha auspicato una sorta di "indagine indipendente e confidenziale" dell’associazione delle banche svizzere "per avere un’idea dei fondi depositati e, quindi, dei proventi della tassazione".
Il compito della Commissione Esteri sarà ora quello di "informare il Ministro Frattini, perché è il Ministero degli Esteri che negozia i trattati internazionali, anche se la materia è, come in questo caso, di competenza del Tesoro, che comunque informeremo, così come faremo con la Presidenza del Consiglio".
"Auspico una soluzione che ponga fine alle tensioni in atto", ha ribadito Dini, citando il caso del Ticino che ha bloccato i ristorni dei frontalieri – ben 23 milioni di euro nel 2010 versati su un conto bloccato – come uno dei "segnali che mostrano l’esasperazione cui siamo giunti".
Esasperazione lontana oggi anni luce da Palazzo Madama dove invece il senatore Marty è rimasto "molto colpito dall’atmosfera costruttiva degli interlocutori amici italiani e dall’unanimità della posizione delle forze politiche da cui emerge una chiara volontà politica". I problemi ci sono "e sono complessi, ma se ci si rifiuta di affrontarli non si risolveranno mai".
La Svizzera "ha fatto cambiamenti importanti, ha adottato lo standard OCSE nell'assistenza amministrativa in materia fiscale così come previsto dall'articolo 26 del Trattato". In pratica "assicura informazioni alle autorità fiscali estere che invece non garantisce alle autorità fiscali svizzere". Segno che la Confederazione "vuole chiudere con l’immagine di "rifugio per gli evasori" che comunque non ha l’importanza che economica che si crede: sono soldi non investiti e procurano un enorme danno di immagine".
"Più che da quello che impropriamente chiamate "segreto bancario" - ha aggiunto Marty – l’attrattività della Svizzera risiede nella qualità dei servizi bancari, nella sua straordinaria stabilità politica e nella sua finanza pubblica eccezionale".
Con gli accordi negoziati con Germania e Gran Bretagna – raggiunti dopo "intense trattative" - "abbiamo fatto un’offerta per risolvere i problemi passati legati all’evasione. Questo modello viene ora offerto all’Italia" ed è già stato proposto alla Francia.
"È una via pragmatica e poco costosa – ha aggiunto – che colma anche le lacune dell’eurotrattenuta, che infatti non ha avuto l’impatto sperato perché norma nata "zoppa", visto che volutamente è stata fatta valere solo per le persone fisiche e non per le giuridiche. La nostra è una via anche poco burocratica, che comunque rende operativo l’articolo 26 dell’Ocse in casi particolari".
L’accordo "è anche una sanatoria per il passato, con una aliquota da fissare, nell’ambito dei negoziati". Una volta firmato l’accordo, il cliente italiano della banca svizzera dovrà scegliere: "accetta il sistema di tassazione, senza che venga fatto il suo nome; oppure riporta i suoi capitali in Italia; oppure, e qui dovremmo stare molto attenti, andrà altrove e così né l’Italia né la Svizzera avranno alcun beneficio".
In cambio, "la Svizzera vuole essere cancellata dalla black list, cosa inaccettabile per due Paesi amici, e vuole che le aziende svizzere siano trattate in Italia come le italiane lo sono in Svizzera".
"Sono grato al Senato, e in particolare all’onorevole Narducci e al senatore Micheloni – ha detto Marty – che hanno voluto questo incontro estremamente utile. Abbiamo in comune anche la nostra italianità che – ha concluso – ci aiuterà a risolvere problemi che, comunque, sono pochi rispetto ai grandi rapporti che ci legano".
Anche Filippo Lombardi è rimasto "molto colpito dalla forte volontà politica" emersa dall’incontro di oggi. "Credo che il vagone-Italia debba agganciarsi al treno che partirà il 1 gennaio 2013 con Germania e Gran Bretagna", data in cui entreranno i vigore i due accordi. Per il vice Presidente del Consiglio degli Stati, "il sistema alla base degli accordi, ideato da Alfredo Gysi, prevede un quadro, una griglia, uguale per tutti i Paesi, facile da applicare e da negoziare, ma con aliquote diverse, corrispondenti a quelle dei rispettivi paesi".
Sul blocco del ristorno dei frontalieri, anche per Lombardi si tratta di "un appello accorato del Ticino – che è il Cantone più toccato da questa situazione con l’Italia – a trovare una soluzione".
Soluzione che questo accordo dovrebbe garantire: la parola passa al Governo in generale, e a Tremonti in particolare. L’auspicio di tutti è la celerità dell’azione italiana, dopo gli ultimi mesi di stallo: certo è che la mozione Narducci indica come termine per il negoziato il marzo 2012, così da rendere possibile l’entrata in vigore dell’accordo nel gennaio 2013, contemporaneamente agli altri due già siglati, cui sicuramente si aggiungerà quello con la Francia. (m.cipollone\aise)

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