domenica 3 aprile 2011

Bolide 19980X4 in rotta verso la Terra: esiste il rischio di una collisione?

E’ ormai risaputo che tra il pianeta Marte ed il pianeta Giove esiste una fascia di asteroidi situata proprio dove alcuni calcoli matematici avevano previsto l’esistenza di un decimo pianeta del Sistema Solare.
Con grande sorpresa degli astronomi, al posto del pianeta in questione è situata, invece, la suddetta fascia di asteroidi, la quale orbita intorno al Sole nel rispetto delle stesse leggi fisiche che regolano il moto di tutti gli altri corpi celesti che girano attorno alla nostra stella.
L’ipotesi più ovvia è che, quello che fu chiamato convenzionalmente Pianeta X, la cui massa si stima essere stata di poco inferiore a quella di Giove, venne distrutto, in un’epoca tutt’altro che precisabile, a seguito della violenta collisione del pianeta con un grosso corpo errante, di straordinarie dimensioni, la cui natura e provenienza rimangono sconosciute.
Ora, il pericolo che catastrofi cosmiche come quella che ha distrutto il Pianeta X non possano più accadere è tutt’altro che utopico. Anzi, l’esperienza ci insegna che sono migliaia i corpi erranti nel Sistema Solare o vaganti al di fuori di esso che, penetrandovi a causa delle perturbazioni gravitazionali del Sole, si dirigono verso i pianeti più interni, per entrare spesso in collisione con loro.
In proposito si ricordi, ad esempio, il meraviglioso spettacolo fornitoci dalla cometa Schumaker – Levi che si è letteralmente “tuffata”, qualche anno fa, nella ribollente atmosfera di Giove, fornendo agli spettatori una straordinaria visione di immagini e colori.
Certo è che se anziché collidere con Giove la Schumaker – Levi si fosse schiantata sulla Terra forse oggi non saremmo qui a parlarne tranquillamente.
Un ruolo importante nello studio e nell’osservazione del cielo, infatti, è svolto dagli Astrofili. Essi, spesso, diventano così esperti nello scrutare le stelle da guadagnare primati che i professionisti stentano a raggiungere. Questo è proprio il caso di David Levy che con i due coniugi Shoemaker ha scoperto più comete di chiunque altro, tra le quali, appunto, quella che ha bombardato Giove nel 1994.
Grazie al cielo, Madre Natura ha non soltanto dotato i pianeti più interni di una possente schiera di “sentinelle cosmiche”, quali sono appunto i grossi pianeti esterni come Urano, Nettuno, Giove e Saturno che con la loro grande attrazione gravitazionale attirano a sé tutti i corpi provenienti dalle regioni più lontane del Sistema Solare, riducendo notevolmente il numero di quelli che giungono a collidere con i pianeti interni; ma ha anche dotato i pianeti come la Terra di una potente schermatura atmosferica contro, appunto, la caduta di questi corpi celesti.
Inoltre, sono ridotte al minimo le probabilità che i corpi erranti più grossi, tra tutte le direzioni possibili, vadano a percorrere proprio quelle in direzione delle quali si trova la nostra Terra.
Tuttavia, gli scienziati sembrano aver avvistato, con dati scientifici e calcoli matematici alla mano, un grosso Bolide che, provenendo dagli Spazi Siderali, sarebbe già entrato nel Sistema Solare e, avendo superato la potente schermatura gravitazionale dei pianeti maggiori, starebbe dirigendosi, proprio in questo momento, in direzione della Terra.
Le enormi dimensioni di questo grande asteroide hanno messo il mondo scientifico in allarme, poiché la Terra non uscirebbe certamente indenne dalla collisione con un corpo del genere.
E proprio a questo allarme è stato dovuto l’enorme spazio riservato dai mass – media a questa notizia parecchi mesi fa.
Ultimamente, però, non se ne sente più parlare.
Come mai?
E’ forse cessato lo stato di allarme e il grosso Bolide ha cambiato direzione?
A quanto ne so io, no.
Il problema con 1998OX4, così è stato chiamato l’asteroide di cui stiamo parlando, è che… si è perso.
Proprio così!
Nonostante la sua traiettoria in direzione della Terra e il suo diametro di più di seicento metri… non si riesce più a trovarlo!
Succede.
Quando, però, succede con oggetti che rischiano di impattare con la Terra, il problema è decisamente… grosso!
A rigor del vero, tuttavia, è doveroso sottolineare che questi disguidi sui NEO(NEO Near Earth Objects = “oggetti vicini alla Terra” – Per brevità viene usato l’acronimo NEO che indica sia le comete che gli asteroidi – solcano lo spazio secondo orbite fortemente instabili anche quando, spinti fuori dalla Fascia di Asteroidi situata tra Marte e Giove, si avvicinano a noi)non avvengono per colpa di chi osserva il Cosmo.
Purtroppo, infatti, solo metà del cielo è sotto la sorveglianza di telescopi adeguati al compito; e se a questo si aggiunge che la sorveglianza da Terra è possibile solo di notte e che purtroppo i NEO non ci usano la “cortesia” di interrompere il loro cammino di giorno, cioè quando non siamo in grado di seguirli nella loro orbita, le difficoltà del caso diventano evidenti.
Nel calcolare l’evoluzione orbitale di un oggetto appena scoperto c’è sempre un margine di imprecisione e solo le successive osservazioni, cioè il cosiddetto follow up, che sono decisive nello stabilire l’effettiva rotta di un NEO, ci permettono di effettuare previsioni attendibili.
E’ questo uno dei casi in cui gli Astrofili danno il loro miglior contributo: essi, pur non essendo dotati di telescopi molto potenti, sanno con estrema precisione dove guardare e questo facilita loro il compito.
Anche altri Neo ci hanno dato dei problemi.
E’ il caso di 1998XF11 e 1999AN10, entrambi abbastanza grandi da costituire un pericolo di portata planetaria.
Il primo ha suscitato un certo subbuglio nella comunità astronomica e una grande eccitazione nei media. La notizia secondo cui ci sarebbe venuto addosso nel 2028, infatti, è stata comunicata al pubblico senza aspettare che il responso degli scienziati ne desse conferma.
Il calcolo della sua orbita, poi, verificato a più riprese, ha reso definitivamente chiaro che la rotta di questo asteroide è del tutto innocua.
Inoltre, una ricercatrice americana, sfogliando i suoi archivi, si è resa conto di aver già fotografato XF11 molti anni addietro: trattasi, dunque, di un asteroide dall’orbita fortemente eccentrica che periodicamente, come fanno le comete, si avvicina innocuamente e silenziosamente alla Terra.
La storia di AN10 è molto simile a quella di XF11. Nella primavera del ’99 il team di Andrea Milani lo aveva avvistato ed, eseguendo dei calcoli matematici sulla sua orbita, aveva dichiarato che l’asteroide rientrava nella categoria degli oggetti a rischio di impatto con la Terra.
Non tutti sanno, infatti, che è stata da poco adottata una scala destinata proprio a classificare i vari gradi di rischio di impatto per asteroidi e comete di cui si conosce l’orbita.
Questa scala si basa sui colori e utilizza i numeri da 0 a 10, dove 0 significa che non vi è nessuna possibilità di impatto, mentre 10 rappresenta la certezza dell’evento.
Tornando a AN10, comunque, esso è, in questo momento, di nuovo a portata dei nostri telescopi e sarà visibile nel cielo ancora per un po’ di tempo; poi sparirà per essere di nuovo alla nostra portata nel 2027.
Ma… sorpresa!
L’asteroide è una vecchia conoscenza. Esso era già stato osservato quarantaquattro anni fa da due astronomi tedeschi che, dopo averne calcolato l’orbita, hanno dichiarato AN10 del tutto innocuo.
Fino alla fine dello scorso decennio il NEO che ci era venuto più vicino era 1989FC.
Questo asteroide, che viaggiava alla velocità di trenta Km/sec e che aveva le dimensioni di una gigantesca portaerei militare, passò ad una distanza pari a circa il doppio della distanza Terra-Luna.
La beffa, però, sta nel fatto che della sua esistenza ci si rese conto solo… tre settimane dopo il suo “incontro ravvicinato”: 1989FC ci ha mancato per sole quattro - sei ore!
Anche 1996JA1 e 1996JC sono stati individuati dai telescopi solo pochi giorni prima del loro massimo avvicinamento alla Terra. Se uno dei due fosse stato in rotta di collisione con noi, l’evento ci avrebbe colti del tutto impreparati.
Un altro caso interessante riguarda la cometa Swift – Tuttle, il cui diametro misura più di 10 Km, più o meno come quella che ha provocato l’estinzione dei dinosauri.
Scoperta da Lewis Swift e da Horace Tuttle durante la guerra civile americana, essa fu nuovamente avvistata nel 1992.
In base ai calcoli effettuati, si stabilì che esiste una piccola possibilità che essa impatti con la Terra al suo prossimo passaggio che avverrà nel 2126. L’eccentricità dell’orbita delle comete, però, fa sì che esse trascorrano molto del loro periodo orbitale vicino al Sole, dove l’orbita è soggetta ad ogni sorta di perturbazione per via dell’attività solare. Al suo riapparire, dunque, la cometa potrebbe presentare:
1) Lo stesso fattore di rischio (di impatto) calcolato dagli scienziati; 2) Un fattore di rischio del tutto inesistente; 3) Un fattore di rischio assai più basso; 4) Un fattore di rischio assai più alto.
Fortunatamente la minaccia è abbastanza lontana e ciò ci permette di rimandare l’organizzazione di un sistema di difesa. Tuttavia il problema dei NEO esiste, è attuale e non dovrebbe essere sottovalutato.
Ci consoli il fatto che quasi tutti gli scienziati del mondo, insieme ai militari della NASA, sono da tempo impegnati a mettere a punto delle misure di intervento che hanno come obbiettivo quello di “far cambiare strada” agli oggetti ad alto rischio di impatto, oppure di distruggerli prima che entrino nel nostro spazio gravitazionale.
L’idea che sembrerebbe avere maggiori probabilità di successo prevede l’utilizzo di missili a testata nucleare da lanciare verso il Bolide in questione o da Basi Militari terrestri o da piattaforme missilistiche in orbita nello spazio, appositamente predisposte.
Cosa accadrà?
Questo, lo sapremo soltanto a tempo debito.
Per adesso, chi può si goda il meritato riposo nell’attesa dell’evolversi degli eventi e… che Dio ce la mandi buona!
Danila Zappala

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