Non solo, prima d’ora, non avevo mai sentito parlare di Vittorio Arrigoni, ma non avevo mai immaginato che un occidentale potesse trasferirsi in una zona problematica come la Striscia di Gaza. Avevo un’idea precisa dei missionari e sapevo che sono spinti da un ideale spirituale. Sapevo che ve ne sono di due tipi: laici e religiosi, senza soluzione di continuità tra le due categorie. Sapevo di quella ragazza di Milano che anni fa lasciò lavoro, casa e marito per trasferirsi in Romania, quando il sindaco di Bucarest diede il via al massacro dei cani randagi, seguito a ruota da altri sindaci rumeni. Andò a vivere colà per cercare di salvare i cani, ma non avevo pensato a lei come a una missionaria, bensì come una forma estrema di volontariato, come ne fanno tante pensionate, da noi in Italia, lavorando nei canili.
Tutte le confessioni religiose cristiane, perfino i Testimoni di Geova che, prima di partire per la propria assegnazione, devono seguire la Scuola di Galaad, hanno i loro missionari e in Madagascar, per esempio, si trovano rappresentate tutte le sette protestanti. Anche gli Avventisti del Settimo Giorno. Anche i Battisti e i Pentecostali. Ciascuno con il suo peculiare messaggio da divulgare. Ma Vittorio Arrigoni, ai palestinesi, che messaggio aveva da testimoniare? La solidarietà di una parte di italiani, immagino. Una parte minoritaria.
Mi viene in mente che se si tratta di missionari cristiani, che da almeno tre secoli si sparpagliano in giro per il mondo, venendo talvolta cacciati (Cina) e talvolta uccisi sul posto (Amazzonia), non abbiamo nulla da eccepire e la loro opera ci sembra meritoria ed encomiabile. Ma se si tratta di Imam musulmani che vengono nelle nostre contrade, ecco che ci si rizzano in testa le antenne della xenofobia. Tutt’al più potremmo accettare che il venerdì, i musulmani che lavorano nelle nostre fabbriche, espletino le loro esigenze religiose e per questo gli concediamo l’ausilio di un loro sacerdote, ma che si mettano a fare proseliti, a divulgare il credo maomettano, questo no, per carità! Ché ne abbiamo già abbastanza del nostro. Però, guai a chi ci toglie il crocifisso dalle scuole! Io ci vedo un po’ di eurocentrismo, in questo modo di ragionare, se non addirittura un vero e proprio, sebbene malcelato, razzismo. Ciò che noi cristiani non accettiamo in Europa, ovvero che ci siano addetti ai lavori che ci insegnino il loro credo, gli altri popoli avrebbero tutte le ragioni a non accettarlo nelle loro terre. Eppure, di chiese cattoliche e protestanti ce ne sono in tutto il mondo, tranne forse nei paesi islamici più integralisti. E così il cerchio si chiude: se “loro” non lasciano costruire chiese, “noi” perché dovremmo lasciargli costruire le moschee? E’ una logica da guerra fredda. Ci siamo già passati a partire dal secondo dopoguerra. E non abbiamo imparato nulla, evidentemente.
Torniamo al povero Vittorio. Non era medico e non faceva parte di Emergency. Non era neppure infermiere o elettricista. Era solo un ragazzo trentaseienne morto strangolato per un ideale di giustizia: trovava ingiusta l’occupazione delle terre palestinesi da parte di Israele, un’ingiustizia ormai incancrenita, vecchia di sessantatre anni. Nel feroce dibattito che è seguito al suo assassinio, sui giornali, se ne sono sentite di tutti i colori. C’è stato persino chi ha chiesto perché non se n’è rimasto a casetta sua, a fare la vita di tutti i giovani: un lavoro in fabbrica, la discoteca e lo sballo il sabato e una ragazza. Una vita definita normale. Evidentemente, quel qualcuno non concepiva che, in fondo all’anima umana, di certi uomini, forse troppo pochi, possa albergare un impulso più forte dei piaceri, se così si possono chiamare quelli di una vita….normale. C’è stato chi ha detto che se l’è andata a cercare, cosa che molti affermano quando chiunque finisca nei guai arriva alla ribalta della cronaca. Si pensa la stessa cosa anche quando ad essere rapito è un giornalista, con la differenza che quest’ultimo è pagato dal suo giornale, per andare in zone a rischio, mentre Arrigoni non era pagato da nessuno. C’è chi, in questi casi, arriva a discriminare perfino la testata giornalistica e allora una Giuliana Sgrena, che scrive per il Manifesto, è più criticabile di un Daniele Mastrogiacomo che scrive per la Repubblica, come se certi giornali di Sinistra siano più colpevoli di andare a immischiarsi nelle faccende di Israele, che non altri, tanto più che per “colpa” della Sgrena ci ha rimesso la pelle il povero Calipari, quello sì un vero eroe, altro che Arrigoni!
Qui si vede, in questo modo di selezionare i morti in base all’appartenenza allo Stato o a formazioni extraparlamentari, tutta la faziosità ottusa che siamo soliti manifestare in osteria o nella sede di partito, tra amici che la pensano allo stesso modo. Se muore un alpino in Afghanistan o addirittura un mercenario in Iraq, si fanno funerali di Stato, con tanto di bandiera sulla bara, ma se muore un volontario disarmato, che si prefiggeva di aiutare certe popolazioni problematiche, la gente si chiede chi gliel’ha fatto fare e di funerali di Stato non se ne parla proprio. Pensano: se dovessimo fare funerali di Stato tutte le volte che muore un missionario o una suora, in Africa, staremmo freschi!
Io personalmente non farei funerali di Stato, e basta, così non si scontenta nessuno. Giacché, se si fanno funerali in pompa magna, con tanto di riprese televisive, per un militare, significa riversare sui telespettatori, già abbondantemente plagiati, l’ennesimo fiume di retorica patriottica, sdolcinata e nauseante (e in questo, i cappellani militari sanno arrivare al massimo dell’abiezione), ma se si evitano le bandiere, i picchetti d’onore, il silenzio fuori ordinanza e si dà dell’accaduto la giusta interpretazione, si permette all’opinione pubblica di capire realmente cosa stia accadendo a Gaza, ma si vedrebbe che….il re è nudo.
Ovviamente, poiché quando scoppia una guerra la prima a morire è la verità e il motto del Mossad è “Con l’inganno vincerai”, una cosa del genere non accadrà mai. Come ai giornalisti durante le guerre americane vengono passate le informazioni “dal fronte” da un apposito comitato di redazione militare, così all’opinione pubblica sapientemente imbonita vengono passate solo le informazioni politicamente corrette. Ovvero, che Israele ha diritto di esistere al pari dei palestinesi. Che Israele è baluardo di democrazia in una terra dove gli arabi non sanno neppure cosa significhi tale vocabolo. Che gli islamici vogliono conquistare il mondo, come volevano fare i comunisti tra il 1945 e il 1989, e vogliono imporre a noi occidentali la legge della Sharia. E, dulcis in fundo, che Vittorio Arrigoni è rimasto vittima del suo stesso ideale, assassinato da coloro che era andato lì per aiutare, poiché è evidente che l’autorità palestinese costituita non ha il pieno controllo del territorio e che ci sono gruppi di oppositori che intorbidano le acque e che sono ancora più fanatici di Hamas. Ergo, secondo logica, è meglio lasciare che si cuocino nel loro brodo, perché a fare il male è peccato, ma a fare il bene è sprecato. Quando muore un missionario di qualche chiesa cristiana, raramente si arriva a queste conclusioni.
Ammettiamo che anche a Gaza esistano oppositori politici, com’è fisiologico che sia, i cosiddetti Salafiti. Si rendono conto costoro che uccidendo un amico dei palestinesi hanno fatto il gioco d’Israele? Sono così stupidi da non capire che quella morte avrebbe significato darsi la zappa sui piedi? Non hanno preso in considerazione le ripercussioni psicologiche sull’opinione pubblica europea, già abbondantemente manipolata? Per chi lavorano, in realtà, questi Salafiti, che la stessa polizia di Hamas ha tanta fretta di uccidere, affinché non vengano interrogati da qualche giudice? Vuoi vedere che Arrigoni è stato, sì, ucciso da arabi al soldo degli israeliani, ma anche Hamas ha tutto l’interesse a tenere viva la fiamma della guerra, perché con la guerra si fanno affari, ma con la pace si fa la fame. I palestinesi che combattono Israele ricevono armi e finanziamenti e non vogliono far cessare le ostilità, esattamente come gli israeliani che nella militarizzazione del territorio e nelle industrie armiere hanno le basi della loro economia, ampiamente foraggiata dall’alleato americano. In pratica, i capi d’Israele e quelli di Hamas sono concordi nel proseguire la guerra all’infinito, traendo entrambi i loro vantaggi economici. E che le rispettive popolazioni vadano pure all’inferno. Soprattutto la palestinese, che è la meno protetta.
Ai gonzi occidentali lasceremo credere al mito della deportazione avvenuta nel 1948, con l’occupazione delle terre da parte di Israele, esattamente come gli ebrei lasciano che si creda al mito dell’Olocausto. Sia chiaro, la deportazione del ’48 e i forni crematori sono realtà storica accertata, ma qui c’è qualcuno che ci marcia e che trae vantaggio dal presentarsi al mondo come vittima. In questo, gli ebrei sono espertissimi, ormai. Metodo collaudato.
Il cinismo guerrafondaio, con tutte le sue astuzie propagandistiche, applicato alla lettera. I soldi e il potere, ancora una volta, alla base di una delle peggiori infamie dell’umanità. Non la peggiore, perché la peggiore è e resta l’uccisione degli animali, che fra l’altro funge da esercitazione per quella che viene dopo, la guerra fra umani.
Abolendo la guerra che gli uomini fanno alle bestie, si abolirà anche quella che gli uomini fanno tra di loro. Ne sono più che certo.
Freeanimals
Quando leggo contenuti simili mi chiedo se dall'altra parte ci sia una mente sana, che ragiona o che (cosa del tutto probalbile), una mente indottrinata e, per questo, non affidabile. In Italia tutte le religioni si sono integrate ed hanno avuto modo di fare proseliti come e quando ne hanno avuto voglia (vedi buddismo). Quando parliamo di islam, però, non possiamo non riconoscere che non si tratta di una religlione ma, piuttosto, di una ideologia aggressiva che in TUTTO IL MONDO ha cambiato in peggio le persone che l'hanno dovuta subire nonostante la loro ferma opposizione. Di fronte ad un esempio pratico di cui basta informarsi tramite Internet, noi europei ormai vecchi e stanchi (di mente ovviamente) che facciamo?? Ci lasciamo vincere e, pur dio non combattere per la nostra stessa libertà conquistata, nel bene o nel male, con sangue e fatica, ci giriamo dall'altra parte e chiudiamo occhi ed orecchi.
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