Gli esseri umani non sono gli unici primati a invecchiare bene, anzi si inseriscono perfettamente nel percorso di vita e di invecchiamento degli altri primati: è quanto emerge da uno studio realizzato dalla Duke University (North Carolina, Stati Uniti) e pubblicato su Science.
I ricercatori hanno combinato i dati di studi a lungo termine condotti su sette specie di primati - le scimmie cappuccino del Costa Rica, scimmie muriqui del Brasile, babbuini e scimmie blu dal Kenya, scimpanzé dalla Tanzania, i gorilla del Ruanda e i lemuri sifaka del Madagascar - e si sono concentrati sul rischio di mortalità di ciascuna specie. Quando hanno confrontato il tasso di invecchiamento umano - misurato come il tasso a cui aumenta il rischio di mortalità in base all'età - ai dati analoghi raccolti su quasi 3.000 esemplari tra scimmie e lemuri hanno notato che i dati del rischio di mortalità relativo agli uomini cadeva esattamente all'interno dei dati degli altri primati. I risultati, inoltre, confermano anche per scimmie e lemuri un andamento osservato negli esseri umani: i maschi muoiono prima delle femmine. «Alcuni studi sull'uomo suggeriscono che potremmo essere in grado di vivere molto più a lungo di quanto facciamo adesso, am non sappiamo quanto - spiega Susan Alberts, che ha supervisionato lo studio - Cercare il paragone con l'invecchiamento di altri primati ci potrebbe aiutare a risolvere questo quesito».
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