di Flaminia Giurato
Sono circa 50 i parchi nazionali e le riserve che conservano inalterato il loro habitat, regno incontrastato di animali particolari come i lemuri. E, al di là della natura, anche i molti aspetti delle tradizioni locali contagiano il visitatore con un fascino tutto particolare.
I primi parchi nazionali e riserve del Madagascar furono istituiti nel 1927 sotto la dominazione coloniale francese, per proteggere le specie animali in pericolo di estinzione. Oggi se ne contano circa 50 e coprono circa il 12% del territorio non abitato. La regione più visitata è quella che comprende il Parco Nazionale Montagne d’Ambre, 18.200 ettari formati da un massiccio vulcanico e rocce basaltiche, numerose cascate e una bellissima foresta pluviale, habitat naturale del lemure coronato. La Riserva Speciale Ankàrana è uno spettacolare massiccio eroso, con pinnacoli di grotte carsiche ricche d’acqua, dimora di coccodrilli, lemuri e pipistrelli. Il Perinet, a 140 km dalla capitale Antananarivo, è situato su un rilievo molto accidentato ma ospita l’indri, il più grande di tutti i lemuri, oltre a camaleonti ed altri animali.
Una delle riserve più importanti e famose è la Riserva Speciale Berenty, che si estende su di una foresta di Tamarindi e in cui è possibile vedere molti lemuri da vicino. Il Parco Nazionale Ranomafana si distingue per la sua fitta foresta pluviale su un massiccio montagnoso, ricco di sorgenti e cascate, dove fioriscono meravigliose orchidee, mentre il Parco Naturale dell’Isalo è caratterizzato da numerosi corsi d’acqua che scorrono nei profondi canyons. La Riserva Naturale Integrale di Tsingy de Bemaraha è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità grazie alle sue attrazioni ecoturistiche. Ma grande fascino scaturisce anche dalle tradizioni locali, perché non è solo la natura a fare la sua parte.
Straordinaria è la popolazione: la fusione delle razze provenienti in passato dall'occidente e dall'oriente ha dato origine a 18 tribù che si differenziano sia per quanto riguarda i tratti somatici che per lo stile di vita. Alcuni aspetti della cultura tradizionale continuano ad avere forte influsso sulla vita della gente, come per esempio il culto dei morti, in cui gli antenati, sorgente della forza per i vivi, sono molto venerati dai malgasci.
Addirittura le tombe diventano parte integrante del paesaggio, proprio in funzione del loro collegamento tra i vivi e i morti: queste rispecchiano la condizione sociale che il morto aveva un tempo, sono costruite con molta attenzione e spesso possono costare più dell'abitazione in cui il defunto ha trascorso la vita. Notevole importanza rivestono nella società alcuni personaggi tra cui il guaritore, che ha possibilità di entrare in contatto con gli antenati, e il divino, che ricopre il ruolo di astrologo e viene consultato per predire il futuro. Altra particolarità della cultura malgasca è l’uso di amuleti, composti da vari tipi di materiali come corna di zebù, piante, perle, pezzi di legno. Si pensa che il talismano, in determinate occasioni, aumenti la forza di chi lo possiede.
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