Appena arrivato in Madagascar, verso la fine di gennaio, uno dei miei fornitori di fossili e minerali, monsieur Merali, di Akoronga, mi disse che Rossetto era morto. L’avevo conosciuto un anno prima, presso la sua azienda che dava lavoro a una dozzina di operai. Il suo lavoro era cercare fossili e spedirli in Francia, ai musei, all’interno di conteiners. Jean Claude Rossetto, infatti, era un francese d’origini piemontesi e da alcuni era definito un bandito. Il motivo? Presumo per le esportazioni illegali. Quando mi recai da lui per far lavorare un’ammonite grezza da uno dei suoi ragazzi, che la tagliò in senso longitudinale con un disco smerigliato, meglio conosciuto come flesch, mi mostrò stalattiti staccate dalla caverna, già pronte per partire. Alla mia osservazione che in Italia staccare le stalattiti è vietato per legge, Rossetto mi rispose: “Anche in Francia e anche in Madagascar”. Come facesse a esportarle, insieme a ossa di dinosauro, di cui pure è vietata l’esportazione, è presto detto: basta allungare mazzette ai doganieri. Son cose risapute che diventano quasi scontate, però è bene ripeterlo, perché saremmo ipocriti se ci limitassimo a criticare la tendenza alla corruzione dei funzionari malgasci, senza far cenno al fatto che anche noi Vazaha, dalla loro corruzione, a volte, traiamo profitto. Non sempre, perché nella maggior parte dei casi, dover fare sempre “koly koly”, ungere le ruote, ci crea frustrazione, stress e perdita di tempo e denaro.
Poiché le ossa di dinosauro mi affascinano, Rossetto si offrì di vendermi un grosso femore che aveva in deposito a Marsiglia. Ero tentato, ma non se ne fece nulla per l’eccessivo prezzo che m’imponeva e per altre difficoltà logistiche. Sarà stato anche una persona spregiudicata, ma quando venni a sapere che era morto ci rimasi male, perché non aveva ancora sessant’anni e sia Merali che altri miei fornitori di fossili, mi dissero che era stato avvelenato dalla moglie, in combutta con l’amante di lei.
Successivamente, anche mia moglie raccolse le confidenze di un suo amico poliziotto, monsieur Rebas, che confermò l’avvelenamento di Rossetto, mentre ufficialmente i medici avevano stilato un referto di morte per infarto. La notizia, benché sia destinata a rimanere nel limbo dell’incertezza, è almeno plausibile, poiché non è la prima volta che qualche vazaha, possibilmente anziano, sposato con donne malgasce, ci rimette le penne in circostanze sospette. Avevo sentito dire la stessa cosa di un tedesco. Mia moglie mi ha spiegato che esiste una pianta, la “vitsiny”, che normalmente viene usata in polvere sui cibi, come spezia, ma mescolata con alcolici diventa un potentissimo veleno. Immagino, inoltre, che nella farmacopea degli “ombiasy”, gli stregoni, esistano altre sostanze utilizzabili per tali scopi criminali, anche se la maggior parte dei compiti di un “ombiasy” consiste nel richiedere la benevolenza di “Zanahary”, Dio, per scopi benevoli e di profitto economico. Da noi, quando una donna vuole eliminare il marito, usa il topicida, ma credo che poi se ne trovi traccia durante l’autopsia e non sarebbe……una buona mossa.
Avvelenare il prossimo è metodo antico: lo caldeggiava già il Machiavelli nel suo “Principe”, e infatti Borgia e affini, sono passati alla storia anche per tale metodologia. Loro, però, non avevano bisogno di far sparire le tracce perché l’autopsia non era stata ancora inventata. In Madagascar, evidentemente, se ne fanno – quando le fanno – di superficiali e scarsamente significative. I servizi segreti israeliani e la CIA sono invece altamente specializzati, come anche i loro omologhi di altri paesi e Osho Raijneesh, leader spirituale dei cosiddetti arancioni, durante i dodici giorni di detenzione in un carcere USA, fu avvelenato con il tallio, messogli sulla branda dove dormiva. Da noi è famoso il caso del caffé bevuto in carcere da Michele Sindona. Centinaia di altri personaggi scomodi sono stati eliminati con veleni che non lasciano residui, anche se i metodi usati da coloro che hanno licenza di uccidere sono i più svariati, tra cui, primariamente, l’incidente automobilistico. Ho sentito dire che, camminando per strada, basta che qualche passante ti sfiori e, inavvertitamente, ti soffi addosso una polverina, che nel giro di poche ore cominci ad accusare malori che ti condurranno alla morte. C’è chi ha avanzato sospetti anche sulla morte di cantanti famosi, John Lennon, Elvis Presley, Michael Jackson e i nostri Rino Gaetano e Fabrizio De André, per non parlare di Marilin Monroe. Una nazione a capo del mondo che uccide i suoi presidenti, può ben permettersi di far fuori anche cantanti che si sono permessi di criticare l’establishement. Anche se sui cantanti non si potrà mai dire la parola definitiva, è un fatto accertato che centinaia di scienziati e ufologi, oltre ogni ragionevole statistica, siano morti per infarto o in strani incidenti stradali, ovvero siano stati eliminati senza tanto clamore. Perché, poi, gli ufologi? E che fine ha fatto Majorana? Si dice che anche alcuni astronauti che avevano minacciato di rivelare particolari scottanti sulle loro missioni spaziali, siano stati eliminati durante incidenti dei loro costosissimi velivoli: i soldi dei contribuenti americani, al pari delle vite degli astronauti indisciplinati, non sono di alcun valore per certe organizzazioni segrete.
Nel caso dell’Italia, quando non si è più potuto attribuire le stragi alle formazioni anarchiche, poiché giudici intelligenti avevano in mano troppe prove compromettenti per lo Stato, si cominciò a parlare di servizi segreti deviati. Al che, sorge spontanea la domanda: ma i servizi segreti non deviati che fanno, dormono? O tengono gli occhi ben chiusi per non vedere cosa fanno i loro colleghi…deviati? Che li paghiamo a fare, in definitiva?
La verità fa male, dice un vecchio adagio e, a giudicare da come reagisce la gente, certe verità sono destinate a non emergere mai alla superficie della consapevolezza generale: forse anche su questo fenomeno squisitamente psicologico le società segrete fanno affidamento. Fanno i loro interessi criminali, ché tanto l’opinione pubblica non se ne accorgerà, oppure verrà tenuta lontano dalla realtà mediante le famose armi di….distrazione di massa, il calcio, la televisione, ecc.
Ma, a questo punto, è d’uopo fare un’ulteriore considerazione: se l’avvelenamento degli oppositori politici è un metodo collaudato, a cui i servizi segreti, la massoneria e quant’altro fanno abbondante ricorso all’insaputa della gente, non dovremmo stupirci se in Madagascar alcune scellerate mogli ricorrono allo stesso metodo per diventare vedove (allegre?). Cioè, se ci scandalizziamo dei metodi artigianali messi a punto dagli stregoni malgasci, dovremmo parimenti scandalizzarci di quelli attuati dagli 007 nostrani, che agiscono spregiudicatamente con strumentazione sofisticata, pagati con denaro pubblico. In entrambi i casi si tratta di subdole ingiustizie.
Un paio d’anni fa stavo tenendo lezione d’italiano a suor Clemenza, presso l’ospedale di Tulear dove svolge lavoro d’infermiera, che arriva una telefonata di Don Giuseppe Salon, salesiano in servizio al locale Don Bosco, che le chiedeva informazioni su come avere l’autorizzazione dal giudice per effettuare un’autopsia. Già da diverso tempo, presso la parrocchia Mahavatsy di Tulear, si erano verificati decessi di adolescenti, di entrambi i sessi, morti avvelenati. Don Giuseppe temeva che qualche “tromba”, fattucchiera, o qualche “ombiasy” avessero fornito il veleno per uccidere i suoi studenti e voleva chiarire il mistero di quelle morti. Suor Clemenza gli spiegò come doveva procedere, ma dopo un paio di giorni venni a sapere che la quattordicenne e il suo fidanzatino dodicenne si erano avvelenati di loro iniziativa, perché i genitori si opponevano alla loro relazione. La ragazza era morta e il fanciullo (o dovrei chiamarlo ragazzo?) era stato salvato con la lavanda gastrica. Non si trattava di assassinio, come sospettava Don Giuseppe, ma resta il fatto che troppe canzoni in Madagascar, seguitissime dai giovani, hanno per tema la separazione di una coppia e la volontà suicida del partner abbandonato. Poiché cantanti come Tsiliva, Jerry Marcos, Firmin, Brillante e tanti altri hanno nel loro repertorio canzoni con tale tema, varrebbe la pena chiedersi quanta influenza nefasta possano avere tali canzonette sulla mente di adolescenti innamorati, in un’età instabile e in fase di formazione com’è appunto quella adolescenziale. Se il collegamento tra musica leggera e suicidi risulterà di difficile comprensione, a differenza di quello tra alcol e incidenti stradali, vale almeno la pena tenerlo presente e sapere che esiste e che andrebbe risolto, come si cerca di fare, in Europa, tra l’altro. Nel panorama generale del Madagascar, sia i suicidi per avvelenamento, sia gli omicidi con la stessa tecnica, forse non sono il problema sociale peggiore, ma resta il fatto che, personalmente, non mi piacerebbe fare la fine di monsieur Rossetto. Chissà se mia moglie, qui in Italia con me, riuscirà a procurarsi la pianta “vitsiny”?
Freeanimals
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