I ragazzi e le ragazze che hanno partecipato al Week End Nazionale di Ingegneria Senza frontiere (ISF) sono ormai tutti a casa a recuperare le forze e le ore di sonno sacrificate per vivere al meglio ogni secondo delle due giornate. ISF-Trento, per festeggiare il suo decimo compleanno, ha messo a disposizione le sue strutture, la sua accoglienza e la sua pazienza per ospitare circa 80 ragazzi, provenienti da tutta Italia, nel capoluogo trentino.
Ingegneria Senza Frontiere è un’associazione che nasce nel contesto universitario ma non è una prerogativa dei soli studenti di ingegneria, il nome specifica la tipologia degli interventi di cui l’associazione si occupa e non intende circoscrivere le professionalità che sono attive al suo interno. Naturalmente il numero degli ingegneri è prevalente, ma non è raro trovare anche sociologi e architetti.
Foto: Ingegneri SM
L’associazione non interviene in situazioni emergenziali, ma mira a sviluppare progetti di medio e lungo termine capaci di integrarsi al meglio con le risorse e le peculiarità dei territori. I progetti devono prima di tutto essere il pretesto per uno scambio di conoscenze tra il nord ed il sud del mondo e non devono aggredire i territori, ma integrarsi nell’ambiente e garantire le conoscenze necessarie a far sì che le comunità locali siano in grado di scegliere il tipo di intervento e gestirlo in futuro. Per capire al meglio di cosa si tratta è meglio conoscere le esperienze dei volontari che abbiamo incontrato a Trento. Tommaso Gamaleri è socio di ISF-Genova dal 2002, anno in cui presso l’università di Genova studiava ingegneria dell’ambiente “Desideravo poter coniugare i miei studi con il desiderio di dare un contributo alle realtà che lottano contro il divario tra nord e sud del mondo” . In quello stesso anno altri studenti genovesi avevano conosciuto le realtà di ISF Torino, Roma e Trento e da quell’incontro nacque ISF Genova. Tommaso ha poi progettato un acquedotto in Corea del Nord: “Grazie ad Isf-Genova ho svolto quattro mesi di lavoro presso una ong italiana in Corea del Nord: il loro progetto di riabilitazione di un acquedotto è diventata la mia tesi di laurea triennale”. Fabrizio Rama, che fa parte di ISF-Roma, ci ha raccontato del “Progetto Madagascar” che è tutt’ora in pieno svolgimento. A questo progetto collaborano anche le sedi ISF di Cosenza e Firenze oltre ad altre 2 associazioni: “Mangwana” di Lucca e l’agenzia di informazione “Amisnet”. In Madagascar una associazione politico-culturale formata da alcuni contadini locali si è resa conto che i giornali locali sono quasi tutti in lingua francese e questo rendere difficoltosa la comprensione delle notizie per i malgasci. Gli agricoltori hanno quindi deciso di realizzare con l’aiuto di ingegneria senza frontiere un giornale e una radio in lingua malgasci. Fabrizio ci spiega:“Il progetto è cominciato da 2 anni, i tempi sono molto lunghi perché noi non siamo chiamati solo a operare sulla parte tecnica, ma stiamo formando professionalmente delle persone per renderle capaci di decidere autonomamente quale tecnologia usare nei vari villaggi, ad esempio per assicurare la corrente elettrica. La costruzione di una stazione radio è diventato il pretesto per uno scambio circolare delle conoscenze”. L’associazione non si occupa solo di cooperazione nord-sud, ma cerca anche di fornire formazione gratuita a chiunque volesse avvicinasti al mondo del volontariato. Nel campo della formazione il nodo più attivo è ISF-Bari che organizza ogni anno corsi di formazione aperti a tutti e totalmente gratuiti. Il prossimo evento che viene segnalato è il “seminario formativo di autocostruzione edilizia” che si terrà il 27 e 28 ottobre nel politecnico barese. Le alte montagne di Trento sono ora un po’ più silenziose, questi 2 giorni sono stati ricchi di incontri e riflessioni. Ognuno è tornato nella propria regione ha ripreso a lavorare, a progettare e a costruire un mondo più inclusivo.
Dove opera ISF e cosa fa?
L’esperienza italiana di “Ingegneria senza frontiere” parte nel 1995 con l’apertura della sede di Torino, gli studenti del politecnico volevano ricalcare le esperienze già attive in Francia con “Ingenièurs Sans Frontiéres” e in Spagna con “Ingenieria Sin Fronteras”. Dopo Torino in molte università italiane sono state aperte le sedi di Ingegneria Senza Frontiere. Oggi ci sono 21 sedi in tutta Italia, ognuna di esse è indipendente, ma fa rete con le altre dando vita a “ISF Italia”. Ogni sede che fa parte della rete e condivide con le altre la “Carta dei principi” e l’esclusiva volontarietà dei soci che ne fanno parte.
L’esperienza italiana di “Ingegneria senza frontiere” parte nel 1995 con l’apertura della sede di Torino, gli studenti del politecnico volevano ricalcare le esperienze già attive in Francia con “Ingenièurs Sans Frontiéres” e in Spagna con “Ingenieria Sin Fronteras”. Dopo Torino in molte università italiane sono state aperte le sedi di Ingegneria Senza Frontiere. Oggi ci sono 21 sedi in tutta Italia, ognuna di esse è indipendente, ma fa rete con le altre dando vita a “ISF Italia”. Ogni sede che fa parte della rete e condivide con le altre la “Carta dei principi” e l’esclusiva volontarietà dei soci che ne fanno parte.
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