Uno studio sul ricongiungimento familiare è stato presentato
da Gabriele Di Mascio, del Patronato Ital Uil, nel Convegno "Ricongiungere
l’integrazione", svolto oggi a Roma. Lo studio, realizzato dall’Ital
Nazionale grazie anche al contributo delle sedi all’estero, è stato condotto su
otto Paesi e ha messo a confronto le leggi nazionali che regolano il diritto di
ricongiungimento familiare in Italia, Francia Spagna, Belgio, Romania, Svizzera
e Regno Unito. L’analisi mette a confronto vari aspetti del ricongiungimento
familiare come i soggetti richiedenti, i familiari autorizzati, i requisiti
richiesti, la procedura prevista, la struttura competente e i mezzi di ricorso
amministrativo. Dallo studio emerge come la Gran Bretagna, la Spagna, il Belgio
e la Germania riconoscano il ricongiungimento familiare anche ai partner
conviventi non coniugati, mentre solamente la Gran Bretagna permetta il
ricongiungimento anche con fratelli, sorelle, zii e nonni in presenza di
particolari condizioni. In merito ai requisiti richiesti per ottenere il
ricongiungimento si evidenzia che in Francia e in Germania l’autorizzazione è
subordinata al soddisfacimento di determinate misure d’integrazione, requisito
che in Germania si aggiunge al possesso di un’assicurazione sanitaria, prevista
anche in Spagna, Belgio, Romania. Adempimento che in Italia viene richiesto
solo per i genitori ultra sessantacinquenni. Dal confronto europeo spiccano la
puntualità della Svizzera e della Germania nel rilasciare
l’autorizzazione al ricongiungimento, tre mesi contro la media dei nove
effettivi degli altri Paesi considerati nell’analisi. La presentazione dello
studio è stata arricchita dagli interventi video dei responsabili delle sedi
Ital all’estero, testimonianza arrivata dalla Gran Bretagna, Romania e dal
Canada. "L’esempio canadese – ha affermato Di Mascio a conclusione della
presentazione della ricerca – mette in evidenza una differenza concettuale
nella procedura del ricongiungimento familiare rispetto ai Paesi europei. La
figura dello sponsor come soggetto autorizzato a richiedere il ricongiungimento
– ha proseguito Di Mascio – rappresenta un punto di riferimento per i familiari
all’estero che vogliono trasferirsi e una risorsa importante per il Canada nel
processo d’integrazione dei cittadini stranieri". Ricongiungere
l’integrazione, favorire l’inserimento, promuovere l’unione familiare: la
famiglia transnazionale è stata al centro del dibattito di questa mattina che
ha visto le istituzioni, il sindacato, il mondo dell’associazionismo
confrontarsi su un tema attuale ma poco discusso e condiviso pubblicamente. Il
convegno di oggi, anche attraverso i racconti di esperienze vissute dai
rappresentanti delle comunità straniere, ha aperto una porta sul tema
dell’immigrazione, ha fatto riflettere sui numeri, sugli adempimenti, sulle
difficoltà che incontrano i cittadini, le intere famiglie straniere, che
soffrono di per sé già la lontananza dai propri cari. Una relazione della
mattinata ha provato ad immaginare come potrebbe essere il Lazio senza la
presenza degli immigrati, provocazione arrivata da Aldo Forte, Assessore alle
politiche sociali e della famiglia della Regione Lazio, che ha prontamente
risposto affermando che sarebbe sicuramente più povera dal punto di vista
culturale ed economico e più vecchia rispetto a quello anagrafico. Per Claudio
Cecchini, Assessore alle politiche sociali e per la famiglia della Provincia di
Roma, il ricongiungimento familiare rappresenta un elemento di stabilità per
gli immigrati, aumenta il processo d’integrazione e riduce i danni sulla tenuta
dei legami familiari. Concludendo i lavori del convegno, Guglielmo Loy,
Segretario Nazionale della Uil, ha ribadito l’importanza di "favorire i
processi d’integrazione non solo dal punto di vista abitativo e lavorativo, ma
anche dal punto di vista familiare per dare respiro e sicurezza a una politica
d’integrazione sempre più incisiva". Lo studio presentato oggi ha
analizzato un campione di 120 immigrati: l’indagine della Uil di Roma e del
Lazio ha riguardato il 47,5% uomini, il 50,8% donne e l’1,6% transgender. La
stragrande maggioranza degli intervistati, il 66,6% ha un’età compresa tra i 30
e i 50 anni. Il 61% ha dichiarato di non aver avuto difficoltà nell’ottenimento
del ricongiungimento familiare. La comunicazione è risultato un fattore importante
per il collegamento con la famiglia che è rimasta nel Paese d’origine o in
Paesi confinanti: infatti, la totalità degli intervistati dichiara di
comunicare con i familiari con il telefono, e solo in pochi attraverso le
e-mail e la chat. Solo un 30% dichiara di non essere più tornato nel
Paese d’origine, mentre più del 40% va ogni due o tre anni.
La fine del questionario è stata riservata ad una domanda a
risposta aperta legata al mondo dei desideri e delle aspirazioni. Dai
risultati è emerso che gli intervistati dell’America Latina hanno espresso 24
desideri legati alla famiglia e ai sentimenti, 16 legati al lavoro e alla
stabilità economica. L’Asia ha espresso 13 desideri legati all’Italia e 18
legati al Paese di provenienza. Infine gli intervistati provenienti dall’Africa
e dall’Est Europa hanno manifestato molti più desideri legati alla famiglia e
meno legati al lavoro e alla stabilità materiale aise
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