Le aree del mondo dove si concentra la maggiore
crescita demografica
Intervista a Bill Ryerson del Population Media
Center
Il WWF ha diffuso un
suo rapporto annuale in cui si può leggere una previsione secondo la quale, nel
2050, occorrerebbe una seconda Terra per far fronte alle necessità di una
popolazione umana che in quel momento sarà arrivata a superare gli 8 miliardi
(oggi siamo a 6 miliardi e 650 milioni). Per questo a Bill Ryerson,presidente
del Population Media Center,iniziamo con il chiedere:quali sono le aree del
mondo dove si concentra la maggiore crescita demografica?
L'India
è il paese a maggior crescita demografica, con una nuova Bombay ogni anno: 19
milioni di persone che si aggiungono ogni 365 giorni. La Cina è al secondo
posto come crescita totale, e al terzo posto ci sono gli Stati Uniti. La
crescita mondiale equivale invece ad una nuova Etiopia ogni anno: ogni anno 80
milioni di persone in più, e tutta questa popolazione necessita di cibo, acqua,
casa, lavoro, scuole, e di tutte le cose di cui le persone hanno normalmente
bisogno.
Quali sono le previsioni rispetto alla crescita complessiva
dell'umanità per i prossimi anni,tenendo conto che abbiamo già superato i 6
miliardi e mezzo di persone?
Le
Nazioni Unite hanno compiuto varie proiezioni. La proiezione mediana per il
2050 è di circa 9 miliardi di persone. Si dovrebbe fare tutta una serie di
calcoli, ma penso che nel 2035 dovremmo arrivare a 8 miliardi di persone.
Qual'è la situazione in Africa e America Latina, due aree del
mondo costantemente in crescita? L'Africa è la regione del mondo che cresce più
velocemente, l'America sta cominciando a crescere meno velocemente. Per quanto
riguarda in particolare il Brasile?
Il
Brasile sta ancora crescendo, ma negli ultimi dieci anni la popolazione va
verso il raggiungimento del livello di sostituzione, ossia due figli per donna.
Qual è il rapporto tra i tassi di crescita della popolazione e la
crescita economica di un paese?
Questo è sicuramente uno dei temi chiave all'interno della questione demografica.Esistono degli studi in proposito?
Questo è sicuramente uno dei temi chiave all'interno della questione demografica.Esistono degli studi in proposito?
Esistono
parecchi ottimi libri sull'argomento. Uno dei migliori è quello di un
professore di Princeton, il cui nome è Hensley Cole, economista e demografo,
che ha analizzato in profondità la stretta correlazione esistente tra tasso di
natalità e crescita economica. Prima che il Brasile riuscisse ad abbassare il
suo tasso di natalità, egli ha realizzato una comparazione molto interessante
tra Giappone e Brasile. Subito dopo la seconda guerra mondiale, intorno al
1950, i due paesi avevano lo stesso reddito pro capite. A partire da quel
momento però il Giappone si impegnò moltissimo nel convincere la propria
popolazione a limitare il numero dei figli per ciascuna famiglia e come
conseguenza di questo la povertà scese bruscamente: la popolazione non doveva
più spendere tutto il proprio denaro per la mera sopravvivenza, per nutrire e
dare un tetto ai propri figli. Così si resero disponibili per la prima volta
risparmi per gli investimenti. Questo fece sì che il capitale disponibile per
gli affari si espandesse, e con ciò crebbe l'occupazione. Poterono investirlo
anche nell'istruzione e, attraverso il governo, nelle infrastrutture. Tutte
queste cose portarono ad un incremento della produttività e dell'economia.
L'economia giapponese cominciò a migliorare fortemente. Questo avvenne negli
anni '50 e '60. Il Giappone faceva una forte pressione affinché la gente
riducesse la dimensione delle famiglie. La sua economia decollò e come
risultato divenne la prima tigre asiatica. Il Brasile nel frattempo aveva fatto
molto poco a proposito del proprio tasso di natalità. Così, dopo circa 20 anni,
l'analisi di Hensley Cole mostrò che il prodotto nazionale lordo pro capite dei
giapponesi era dieci volte quello del Brasile e ciò era una diretta conseguenza
dell'avere ridotto il tasso di natalità.
Il Brasile ha poi finito per seguire la stessa strada del
Giappone...
Sì,
e anche in Brasile l'economia sta fiorendo e forse avrete notato che l'economia
che sta crescendo di più è quella cinese. Anche loro hanno ridotto il proprio
tasso di natalità. Sfortunatamente hanno utilizzato metodi in contrasto con i
diritti umani. Comunque, il risultato della riduzione del tasso di natalità è
stato che l'economia cinese è in una fase di boom.
Verso quali paesi si è concentrata l'azione del Population Media
Center?
Riconoscendo
che è importante per ogni paese raggiungere una popolazione stabile, i nostri
sforzi si sono concentrati su alcuni dei paesi con crescita demografica più
rapida. Ho menzionato prima l'Etiopia: quando abbiamo cominciato in Etiopia,
nell'anno 2000, la media era di 6-7 figli per coppia. Iniziammo le trasmissioni
nel 2002, dopo aver stabilito là i nostri uffici e aver fatto ricerche sulla
situazione culturale relativa alla dimensione delle famiglie, ai loro processi
decisionali e all'uso della pianificazione familiare. Quando iniziammo, forse
solo il 10% delle donne usava metodi di pianificazione familiare: non faceva
parte delle loro consuetudini farne uso. Noi abbiamo creato un programma, un
dramma radiofonico a puntate, di lunga durata, nel quale i protagonisti
maturavano gradualmente la decisione di usare la pianificazione familiare, di
elevare lo status delle donne, di educare le figlie ad evitare l'infezione da
AIDS e altri problemi analoghi. Questi personaggi divennero modelli positivi
per gli ascoltatori in un periodo di due anni e mezzo. Poiché il programma era
molto attraente, abbiamo ottenuto l'ascolto di metà della popolazione del
paese. Alla fine del programma, abbiamo fatto una indagine a livello nazionale
per confrontarla con quella fatta all'inizio del programma: abbiamo rilevato
che, fra quelli che avevano ascoltato, le donne sposate avevano incrementato il
loro utilizzo della pianificazione familiare. Nella regione amarica, dal 27%
che fino ad allora aveva usato la pianificazione familiare eravamo saliti al
79% alla fine del programma. In sostanza, l'utilizzo della pianificazione
familiare si era triplicato. Anche fra i non ascoltatori vi era stato un
aumento del 20%. Evidentemente erano stati influenzati da discussioni con gli
ascoltatori. Il risultato tra coloro che avevano ascoltato il programma era di
due volte e mezzo più grande che tra quelli che non lo avevano ascoltato.
Abbiamo controllato i dati relativamente a fattori che potrebbero avere
influenzato i risultati, come il reddito, il livello di istruzione e di
urbanizzazione, ma è rimasto chiaro che è stata la trasmissione a determinare
il cambiamento dei comportamenti relativi alla pianificazione familiare.
Indipendentemente dalla nostra ricerca, l'indagine del 2005 sulla popolazione e
sulla salute scoprì che vi era stato un aumento del 133% in tutto il paese
nell'uso della pianificazione familiare rispetto alla precedente indagine.
Nella vostra esperienza qual è il medium più efficace, la
televisione o la radio?
Dipende
dalle società: evidentemente, dove la televisione è diffusa, essa è il mezzo
che ottiene migliori risultati. [...] In Etiopia solo il 4% delle persone ha la
televisione, perciò essa non ha alcuna influenza, non serve. La radio raggiunge
invece più della metà della popolazione, perciò là abbiamo utilizzato la radio.
Nella maggior parte dell'Africa i nostri programmi sono focalizzati sulla
radio. La radio può essere a manovella o a batteria: quella a manovella è più
costosa, ma con essa non si devono cambiare le batterie.
Parliamo dell'India, il secondo paese al mondo per popolazione.
Qual'è la situazione in questo gigante asiatico?
L'India
ha avuto un grande successo nel ridurre il tasso di natalità: esso è sceso da
sei figli per donna negli anni '60 a tre figli per donna adesso. D'altra parte
l'India è cresciuta così tanto negli ultimi anni che ancora il numero di figli
che stanno avendo è di gran lunga superiore al numero degli anziani che
muoiono. Perciò la popolazione continua a crescere al ritmo di 19 milioni
l'anno. Questo è un problema molto serio per l'India, e lei avrà probabilmente
sentito parlare della crisi dell'acqua che quel paese sta vivendo.
Anche in India è stato utilizzato lo strumento degli sceneggiati
radiofonici e televisivi?
Sì.
Il primo uso di questo metodo è stato portato avanti in seguito ad una visita
in India nel 1982 del nostro presidente onorario David Pointdexter e di Miguel
Sabido. Essi incontrarono Indhira Gandhi e il responsabile della TV indiana
[...] Questi fu molto intrigato da ciò che Miguel Sabido aveva fatto in
Messico, e disse: "Facciamolo anche in India". Sabido addestrò uno
scrittore [...] e realizzarono un programma di nome Hum Log ("Noi
gente"), che fu trasmesso per due anni e mezzo. [...] Ebbe una grande
influenza. Ci sono stati recentemente altri due programmi. Un secondo programma
televisivo chiamato Humraahi ("Vieni con me") prodotto da Roger
Pereira, un produttore di Bombay, che ottenne il primato di ascolti nel 1990
con 230 milioni di spettatori. Feci una ricerca finanziata dalla Fondazione
Rockfeller sui risultati ottenuti da quel programma, che mise in evidenza
effetti molto significativi sugli atteggiamenti culturali relativi ad alcuni
dei problemi che esso affrontava. Più recentemente c'è stato un programma radio
(ancora molte persone in India non hanno accesso alla TV) [...] Si trattava di
trasmissioni nazionali. Erano in lingua Hindi, e furono molto seguite nella
cosidetta "cintura Hindi", dove si parla questa lingua. Oggi in India
si parlano molte lingue ed i media sono stati liberalizzati; risultato, ci sono
oltre 120 canali televisivi e molte stazioni radio, perciò è più complesso di
prima raggiungere un pubblico vasto.
Come si finanzia il Population Media Center?
E'
la domanda che mi pongo ogni mattina quando mi sveglio. Siamo sostenuti da
individui, da alcune fondazioni, da agenzie delle Nazioni Unite come l'UNFPA e
l'UNICEF, da un paio di governi. Il governo dell'Etiopia è uno dei principali
finanziatori del nostro lavoro laggiù, e il governo degli Stati Uniti sostiene
ciò che facciamo in Africa Occidentale e in Giamaica. Abbiamo dunque diversi
tipi di donatori ma siamo sempre alla ricerca di nuovi ed altri aiuti. Uno dei
motivi è che vorremmo espanderci. Attualmente siamo presenti in 12 paesi con
programmi in corso di diffusione del tipo di quello menzionato per l'Etiopia.
Molti di essi sono in Africa, ma ci sono paesi dove è necessario che noi
lavoriamo, dove la situazione della popolazione è alquanto disperata e dove non
abbiamo avuto la possibilità finanziaria di lavorare, come il Pakistan.
Vorremmo anche realizzare un altro progetto in India. Stiamo poi pianificando interventi
in un certo numero di paesi africani e asiatici ma attualmente non abbiamo le
risorse per realizzarli: Mozambico, Madagascar, Kenya, Namibia, Indonesia,
Cina, Vietnam, e abbiamo un progetto nelle Filippine in cui vogliamo fortemente
continuare a lavorare perché la situazione della loro popolazione è molto
seria. I nostri piani sono di espanderci nei paesi a maggiore crescita
demografica nei prossimi dieci anni. Questo richiederà un significativo aumento
del nostro budget. Attualmente è di circa 2 milioni di dollari l'anno e avremmo
bisogno di circa 30 milioni di dollari l'anno per fare un lavoro realmente
efficace nel motivare mutamenti comportamentali nei paesi ad alta crescita
demografica. Tutti sono benvenuti nel supportarci e persone da tutto il mondo
hanno contribuito e possono contribuire nel farlo andando nel nostro sito www.populationmedia. org
di Giovanni de Pascalis,
Guido Ferretti
Fonte: .lucacoscioni.it
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