mercoledì 12 ottobre 2011

Armi di emancipazione di massa


Le aree del mondo dove si concentra la maggiore crescita demografica
Intervista a Bill Ryerson del Population Media Center
Il WWF ha diffuso un suo rapporto annuale in cui si può leggere una previsione secondo la quale, nel 2050, occorrerebbe una seconda Terra per far fronte alle necessità di una popolazione umana che in quel momento sarà arrivata a superare gli 8 miliardi (oggi siamo a 6 miliardi e 650 milioni). Per questo a Bill Ryerson,presidente del Population Media Center,iniziamo con il chiedere:quali sono le aree del mondo dove si concentra la maggiore crescita demografica?
L'India è il paese a maggior crescita demografica, con una nuova Bombay ogni anno: 19 milioni di persone che si aggiungono ogni 365 giorni. La Cina è al secondo posto come crescita totale, e al terzo posto ci sono gli Stati Uniti. La crescita mondiale equivale invece ad una nuova Etiopia ogni anno: ogni anno 80 milioni di persone in più, e tutta questa popolazione necessita di cibo, acqua, casa, lavoro, scuole, e di tutte le cose di cui le persone hanno normalmente bisogno.
Quali sono le previsioni rispetto alla crescita complessiva dell'umanità per i prossimi anni,tenendo conto che abbiamo già superato i 6 miliardi e mezzo di persone?
Le Nazioni Unite hanno compiuto varie proiezioni. La proiezione mediana per il 2050 è di circa 9 miliardi di persone. Si dovrebbe fare tutta una serie di calcoli, ma penso che nel 2035 dovremmo arrivare a 8 miliardi di persone.
Qual'è la situazione in Africa e America Latina, due aree del mondo costantemente in crescita? L'Africa è la regione del mondo che cresce più velocemente, l'America sta cominciando a crescere meno velocemente. Per quanto riguarda in particolare il Brasile?
Il Brasile sta ancora crescendo, ma negli ultimi dieci anni la popolazione va verso il raggiungimento del livello di sostituzione, ossia due figli per donna.
Qual è il rapporto tra i tassi di crescita della popolazione e la crescita economica di un paese?
Questo è sicuramente uno dei temi chiave all'interno della questione demografica.Esistono degli studi in proposito?
Esistono parecchi ottimi libri sull'argomento. Uno dei migliori è quello di un professore di Princeton, il cui nome è Hensley Cole, economista e demografo, che ha analizzato in profondità la stretta correlazione esistente tra tasso di natalità e crescita economica. Prima che il Brasile riuscisse ad abbassare il suo tasso di natalità, egli ha realizzato una comparazione molto interessante tra Giappone e Brasile. Subito dopo la seconda guerra mondiale, intorno al 1950, i due paesi avevano lo stesso reddito pro capite. A partire da quel momento però il Giappone si impegnò moltissimo nel convincere la propria popolazione a limitare il numero dei figli per ciascuna famiglia e come conseguenza di questo la povertà scese bruscamente: la popolazione non doveva più spendere tutto il proprio denaro per la mera sopravvivenza, per nutrire e dare un tetto ai propri figli. Così si resero disponibili per la prima volta risparmi per gli investimenti. Questo fece sì che il capitale disponibile per gli affari si espandesse, e con ciò crebbe l'occupazione. Poterono investirlo anche nell'istruzione e, attraverso il governo, nelle infrastrutture. Tutte queste cose portarono ad un incremento della produttività e dell'economia. L'economia giapponese cominciò a migliorare fortemente. Questo avvenne negli anni '50 e '60. Il Giappone faceva una forte pressione affinché la gente riducesse la dimensione delle famiglie. La sua economia decollò e come risultato divenne la prima tigre asiatica. Il Brasile nel frattempo aveva fatto molto poco a proposito del proprio tasso di natalità. Così, dopo circa 20 anni, l'analisi di Hensley Cole mostrò che il prodotto nazionale lordo pro capite dei giapponesi era dieci volte quello del Brasile e ciò era una diretta conseguenza dell'avere ridotto il tasso di natalità.
Il Brasile ha poi finito per seguire la stessa strada del Giappone...
Sì, e anche in Brasile l'economia sta fiorendo e forse avrete notato che l'economia che sta crescendo di più è quella cinese. Anche loro hanno ridotto il proprio tasso di natalità. Sfortunatamente hanno utilizzato metodi in contrasto con i diritti umani. Comunque, il risultato della riduzione del tasso di natalità è stato che l'economia cinese è in una fase di boom.
Verso quali paesi si è concentrata l'azione del Population Media Center?
Riconoscendo che è importante per ogni paese raggiungere una popolazione stabile, i nostri sforzi si sono concentrati su alcuni dei paesi con crescita demografica più rapida. Ho menzionato prima l'Etiopia: quando abbiamo cominciato in Etiopia, nell'anno 2000, la media era di 6-7 figli per coppia. Iniziammo le trasmissioni nel 2002, dopo aver stabilito là i nostri uffici e aver fatto ricerche sulla situazione culturale relativa alla dimensione delle famiglie, ai loro processi decisionali e all'uso della pianificazione familiare. Quando iniziammo, forse solo il 10% delle donne usava metodi di pianificazione familiare: non faceva parte delle loro consuetudini farne uso. Noi abbiamo creato un programma, un dramma radiofonico a puntate, di lunga durata, nel quale i protagonisti maturavano gradualmente la decisione di usare la pianificazione familiare, di elevare lo status delle donne, di educare le figlie ad evitare l'infezione da AIDS e altri problemi analoghi. Questi personaggi divennero modelli positivi per gli ascoltatori in un periodo di due anni e mezzo. Poiché il programma era molto attraente, abbiamo ottenuto l'ascolto di metà della popolazione del paese. Alla fine del programma, abbiamo fatto una indagine a livello nazionale per confrontarla con quella fatta all'inizio del programma: abbiamo rilevato che, fra quelli che avevano ascoltato, le donne sposate avevano incrementato il loro utilizzo della pianificazione familiare. Nella regione amarica, dal 27% che fino ad allora aveva usato la pianificazione familiare eravamo saliti al 79% alla fine del programma. In sostanza, l'utilizzo della pianificazione familiare si era triplicato. Anche fra i non ascoltatori vi era stato un aumento del 20%. Evidentemente erano stati influenzati da discussioni con gli ascoltatori. Il risultato tra coloro che avevano ascoltato il programma era di due volte e mezzo più grande che tra quelli che non lo avevano ascoltato. Abbiamo controllato i dati relativamente a fattori che potrebbero avere influenzato i risultati, come il reddito, il livello di istruzione e di urbanizzazione, ma è rimasto chiaro che è stata la trasmissione a determinare il cambiamento dei comportamenti relativi alla pianificazione familiare. Indipendentemente dalla nostra ricerca, l'indagine del 2005 sulla popolazione e sulla salute scoprì che vi era stato un aumento del 133% in tutto il paese nell'uso della pianificazione familiare rispetto alla precedente indagine.
Nella vostra esperienza qual è il medium più efficace, la televisione o la radio?
Dipende dalle società: evidentemente, dove la televisione è diffusa, essa è il mezzo che ottiene migliori risultati. [...] In Etiopia solo il 4% delle persone ha la televisione, perciò essa non ha alcuna influenza, non serve. La radio raggiunge invece più della metà della popolazione, perciò là abbiamo utilizzato la radio. Nella maggior parte dell'Africa i nostri programmi sono focalizzati sulla radio. La radio può essere a manovella o a batteria: quella a manovella è più costosa, ma con essa non si devono cambiare le batterie.
Parliamo dell'India, il secondo paese al mondo per popolazione. Qual'è la situazione in questo gigante asiatico?
L'India ha avuto un grande successo nel ridurre il tasso di natalità: esso è sceso da sei figli per donna negli anni '60 a tre figli per donna adesso. D'altra parte l'India è cresciuta così tanto negli ultimi anni che ancora il numero di figli che stanno avendo è di gran lunga superiore al numero degli anziani che muoiono. Perciò la popolazione continua a crescere al ritmo di 19 milioni l'anno. Questo è un problema molto serio per l'India, e lei avrà probabilmente sentito parlare della crisi dell'acqua che quel paese sta vivendo.
Anche in India è stato utilizzato lo strumento degli sceneggiati radiofonici e televisivi?
Sì. Il primo uso di questo metodo è stato portato avanti in seguito ad una visita in India nel 1982 del nostro presidente onorario David Pointdexter e di Miguel Sabido. Essi incontrarono Indhira Gandhi e il responsabile della TV indiana [...] Questi fu molto intrigato da ciò che Miguel Sabido aveva fatto in Messico, e disse: "Facciamolo anche in India". Sabido addestrò uno scrittore [...] e realizzarono un programma di nome Hum Log ("Noi gente"), che fu trasmesso per due anni e mezzo. [...] Ebbe una grande influenza. Ci sono stati recentemente altri due programmi. Un secondo programma televisivo chiamato Humraahi ("Vieni con me") prodotto da Roger Pereira, un produttore di Bombay, che ottenne il primato di ascolti nel 1990 con 230 milioni di spettatori. Feci una ricerca finanziata dalla Fondazione Rockfeller sui risultati ottenuti da quel programma, che mise in evidenza effetti molto significativi sugli atteggiamenti culturali relativi ad alcuni dei problemi che esso affrontava. Più recentemente c'è stato un programma radio (ancora molte persone in India non hanno accesso alla TV) [...] Si trattava di trasmissioni nazionali. Erano in lingua Hindi, e furono molto seguite nella cosidetta "cintura Hindi", dove si parla questa lingua. Oggi in India si parlano molte lingue ed i media sono stati liberalizzati; risultato, ci sono oltre 120 canali televisivi e molte stazioni radio, perciò è più complesso di prima raggiungere un pubblico vasto.
Come si finanzia il Population Media Center?
E' la domanda che mi pongo ogni mattina quando mi sveglio. Siamo sostenuti da individui, da alcune fondazioni, da agenzie delle Nazioni Unite come l'UNFPA e l'UNICEF, da un paio di governi. Il governo dell'Etiopia è uno dei principali finanziatori del nostro lavoro laggiù, e il governo degli Stati Uniti sostiene ciò che facciamo in Africa Occidentale e in Giamaica. Abbiamo dunque diversi tipi di donatori ma siamo sempre alla ricerca di nuovi ed altri aiuti. Uno dei motivi è che vorremmo espanderci. Attualmente siamo presenti in 12 paesi con programmi in corso di diffusione del tipo di quello menzionato per l'Etiopia. Molti di essi sono in Africa, ma ci sono paesi dove è necessario che noi lavoriamo, dove la situazione della popolazione è alquanto disperata e dove non abbiamo avuto la possibilità finanziaria di lavorare, come il Pakistan. Vorremmo anche realizzare un altro progetto in India. Stiamo poi pianificando interventi in un certo numero di paesi africani e asiatici ma attualmente non abbiamo le risorse per realizzarli: Mozambico, Madagascar, Kenya, Namibia, Indonesia, Cina, Vietnam, e abbiamo un progetto nelle Filippine in cui vogliamo fortemente continuare a lavorare perché la situazione della loro popolazione è molto seria. I nostri piani sono di espanderci nei paesi a maggiore crescita demografica nei prossimi dieci anni. Questo richiederà un significativo aumento del nostro budget. Attualmente è di circa 2 milioni di dollari l'anno e avremmo bisogno di circa 30 milioni di dollari l'anno per fare un lavoro realmente efficace nel motivare mutamenti comportamentali nei paesi ad alta crescita demografica. Tutti sono benvenuti nel supportarci e persone da tutto il mondo hanno contribuito e possono contribuire nel farlo andando nel nostro sito www.populationmedia. org

di Giovanni de Pascalis, Guido Ferretti

Fonte: .lucacoscioni.it

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